Le vecchie pietre mi
affascinano. Nel sito archeologico di Tharros ce ne sono a bizzeffe. Vero è che
fa la differenza se, a spiegarti l’importanza storica del luogo, è una guida turistica
locale, orgogliosa di tutto ciò che sardo o nuragico è.
Tharros, area portuale. Foto di Elio Varutti
Il porto e la città di
Tharros sono d’origine fenicio-punica, poi romana, nella Sardegna centro-occidentale. A dirla tutta, la sua storia
è ancor più antica, visti i resti di un villaggio dell’età del Bronzo medio,
con sepolture, databili a partire dall’ultimo quarto del VII sec. a.C.; esse
sono per lo più delle fosse scavate nella sabbia o nella roccia, dove furono
deposti i resti incinerati dei defunti, con corredi ceramici e oggetti
personali. Tutta la Penisola del Sinis, in Comune di Cabras, provincia di
Oristano, è un luogo di grande interesse archeologico. La bellezza di questo
posto è tutta da apprezzare e da gustare in chiave estetica, oltre che storica.
Forse, per me è più
facile, essendo di formazione aquileiese. Da ragazzo ho partecipato alla gita
scolastica sulle antichità classiche di Aquileia romana, fondata nel 181 a.C.
in una regione un po' gallo-celtica, che più tardi si chiamerà Friuli, da Forum
Iulii: il foro di Giulio (il mercato e il sito giudiziale di Giulio Cesare).
Poi le antichità Alto Adriatiche mi hanno sempre più interessato. Da insegnante
ho seguito certi corsi universitari di archeologia a Udine e ad Aquileia.
Saranno stati bravi i professori di quei corsi, o non so cos'altro, ma per me
ogni tessera musiva, ogni lucerna, ogni ambra lavorata finemente erano meraviglie
da ammirare. Poi ad Aquileia ho accompagnato le mie classi di studenti. Ricordo
che, con una vecchia Fiat Panda, ci ho portato perfino alcuni miei nipoti,
interessati più ai negozi di Benetton che ai mosaici della Basilica del
Patriarcato di Aquileia. Poi i nipotini furono tutti soddisfatti.
Tharros, 11.9.2019, i visitatori al sito archeologico superano le 100 mila presenze
Non c'è solo Tharros. A
una dozzina di chilometri di lì, è stata individuata niente meno che una
megalopoli sul Mont'e Prama. A trovarla, col suo georadar, è stato Gaetano
Ranieri, professore di Geofisica applicata presso la Facoltà di Ingegneria
dell'Università di Cagliari. Ne ha dato notizia «La Nuova Sardegna» del 24
settembre 2019, ripresa poi da Stefano Bucci sul «Corriere della Sera» il
giorno seguente. La novità è ghiotta per gli archeologi. Pare che ci siano “16
ettari da scavare” nel sito di Mont'e Prama. Sono vicino allo stagno di Cabras,
dove nidificano i fenicotteri rosa. Il sito individuato dall’ecoscandaglio
terrestre è gigantesco. Per estensione è più vasto di Pompei. Poi è molto più
antico, dato che risalirebbe al 950-730 a.C. Il georadar mostra delle anomalie,
ossia aree di non solo terreno, con
grandi pietre squadrate. Le lunghe linee rette danno l’idea di strade. Altre
tracce di antropizzazione potrebbero essere delle costruzioni, templi, case,
tombe e edifici di ampie dimensioni. Come mai il professor Ranieri, coadiuvato
dal fior fiore degli archeologi dell’Università di Sassari ha trovato tutto
questo ben di dio? È andato a sondare il terreno dove, nel 1974, casualmente,
vennero alla luce i Giganti di pietra. Da quell’anno, con le campagne di scavo
del 1975-1979 e dal 2014-2017 sono saltati fuori i 27 Giganti di Mont'e Prama.
Cagliari, Museo archeologico nazionale, 12.9.2019, i Giganti di pietra. Foto di Elio Varutti
Oggi quei colossi
scultorei stanno arricchendo le sale del Museo archeologico nazionale di
Cagliari e di quello civico “Giovanni Marongiu” di Cabras. È una gran botta culturale.
Si pensava che la civiltà nuragica fosse riassunta in qualche torre difensiva o
funeraria. Dalle scoperte dei Giganti di pietra e dal sito archeologico di
Barumini, o Area Archeologica “Su Nuraxi”, in provincia del Medio Campidano, il
mondo è cambiato. È emersa una civiltà forte che navigava, commerciava,
costruiva nuraghi per viverci, per celebrare il culto dell’acqua e per custodire
con rispetto i resti ossei dei propri avi dal 1900 a.C. Nell’Età del Bronzo i
nuragici avevano una fonderia per fabbricare statuette votive presso ogni
santuario. Lo stesso luogo di culto era dotato di arrangiamenti – si direbbe
oggi – bed & breakfast per i numerosi pellegrini. I nuraghi sono migliaia;
si dice 7-8 mila. Diversi tali complessi abitativi e difensivi fanno da
fondamenta per costruzioni venute in seguito con la dominazione romana e aragonese,
come Casa Zapata a Barumini. Le statuette bronzee e le sculture dei 27 Giganti
di Mont’e Prama ci mostrano dei sacerdoti, arcieri, pugilatori e guerrieri raffinatamente
agghindati. È stato smentito che pensava ai nuragici come rozzi predatori che
vestivano di pelli ovine.
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Bibliografia
- Cristiana Baietta
(coordinamento editoriale), Guida
d’Italia. Sardegna (1.a ediz. 1918), Milano, Touring Club Italiano, 6.a
ediz., 2008.
- Stefano Bucci, “La Pompei
nascosta di Sardegna. C’è una megalopoli sottoterra”, «Corriere della Sera», 25
settembre 2019, p. 41.
Tharros, 11.9.2019, i visitatori al sito archeologico
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Servizio giornalistico
e di fotografia di Elio Varutti. Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo,
Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti.
Tharros, particolare costruttivo