Il 3 dicembre 2016, presso la sala San Cristoforo in Vicolo
Sillio numero civico 4/B, a Udine è stato presentato il nuovo libro di poesie
di Annalisa Vucusa. Il titolo è: Intrecci
di luce. Dialogo tra parole e forma. Opere dell’artista
Jolanda Comar.
Silvio Cattalini, Annalisa Vucusa e Alessandra Spizzo
Ha aperto l’incontro l’ingegnere Silvio Cattalini, esule da
Zara nonché storico presidente del Comitato di Udine dell’Associazione Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). «L’autrice Vucusa, col papà che era di
Zara – ha detto Cattalini – è già al suo terzo libro di poesie e poi ha scritto
anche altri tre libri sul tema del viaggio e dell’esodo giuliano dalmata».
All’evento, organizzato dal Comitato Provinciale di Udine
dell’ANVGD, erano presenti anche l’autrice e Alessandra Spizzo, artista
con una tesi di laurea all’Università di Udine sugli scritti d’arte di Niccolò
Tommaseo. La Spizzo ha letto magistralmente alcune delle 70 poesie della
raccolta e ha dialogato con la Vucusa tra l’attenzione e la partecipazione del
non folto pubblico.
La Vucusa ha sottolineato l’importanza delle riproduzioni
delle opere dell’artista Jolanda Comar contenute nel volume stesso, nel
tentativo di collegare i componimenti scritti con i quadri “neolucisti” della
Comar. Alcuni critici d’arte hanno definito “neolucista” il prodotto
culturale della Comar in quanto
si basa su taluni effetti e su particolari giochi di luce creati dalle
particolari superfici riflettenti delle sue opere. Queste produzioni stimolano
la mente a nuove cognizioni per una proiezione in spazi universali. Il collegamento culturale è da farsi con Mikhail Lariònov che,
nel 1913, inventò il «lucismo» («лучизм») e pubblicò un libro omonimo che era
praticamente il primo manifesto dell'arte astratta in Russia.
Ritornando alla poetessa, la Vucusa ha detto di essersi “illusa
di trovare le radici nella scrittura e in me stessa, perché mi sento soggetta
ad uno sradicamento riguardo all’appartenenza territoriale”. Allora l’artista
Spizzo ha incalzato la poetessa con la seguente domanda: “I ricordi sono
radici?”. E la Vucusa ha risposto affermativamente, anche se “non riesco a
vedere radici nelle case, mi ricordo che mia madre mi diceva: Sembra che la casa ti caschi addosso, perché
ero sempre in giro e mai a casa”.
Il pubblico in sala
Alcune poesie fanno apparire un sottofondo di malinconia,
come afferma la stessa autrice. Ciò che emerge più di tutto, tuttavia, sono i
valori della famiglia, delle persone vicine e dei luoghi della memoria e del
cosmo: Zara, il mare, le isole dalmate, il nonno in esilio, i tramonti rossi
sul Mare Adriatico ed altro ancora.
È sconvolgente la ricerca delle radici per l’Annalisa figlia
di uno zaratino. Cito, a titolo di esempio, la poesia intitolata “Radici”. «Sicura certezza della mia vita / Solida roccia di un magma
antico / che ha i profumi della terra. / La tua terra. / Alla ricerca delle mie
radici» (p. 53).
Sarà pure una “sradicata”,
come si autodefinisce la Vucusa, autrice appunto di “Sradicamenti” nel 2001, però
quando decide di scrivere dei versi mette in mostra un grande spirito creativo
ed un potente desiderio di comunicare.
Annalisa Vucusa è una “cucciola dell’esodo”. Il riferimento
va, è chiaro, all’esodo giuliano dalmata. È cresciuta in un clima familiare con
continui riferimenti all’esilio del suo babbo da Zara e, allo stesso tempo, con
non molte informazioni sulla famiglia dalmata. Le sue poesie ci comunicano
anche questo stato d’animo. L’essere italiani di Dalmazia cacciati dalla propria
terra e accolti nell’italico stivale, diciamo così messosi in una posizione piuttosto
di matrigna arcigna, anziché di una patria
in senso stretto.
Dobbiamo la affettuosa definizione di “cuccioli
dell’esodo”, per riferirsi alla prima generazione nata in varie città d’Italia,
dopo la fuga dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia degli anni 1943-1960, a un
altro scrittore veramente interessante. Si tratta di Michele Zacchigna, nato a
Umago d’Istria, nel 1953 e morto a Gemona del Friuli nel 2008. Di lui è stato
pubblicato a Trieste, per Nonostante Edizioni nel 2013 il Piccolo elogio della non appartenenza. Una storia istriana, con una
Postfazione di Paolo Cammarosano.
A questo punto mi permetto di ricordare un altro esule di
Zara, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere. Mi colpisce che pure lui abbia
usato le parole che si riferiscono all’aspetto, diciamo così, del lavoro
contadino: sradicare, estirpare, spezzare, rompere, stroncare, togliere una
pianta di mezzo, fare in modo che non cresca più lì. Le piante, nel 1943-1944,
a Zara erano gli italiani. È il professor Giuseppe Bugatto, (Zara 1924 - Majano
2014), con il suo pamphlet
di poesie nell’affascinante dialetto zaratino ha scritto El ramo scavezzà, edito dall’ANVGD di Udine, nel 1990. Un altro
bel libro da meditare.
Silvio Cattalini, presidente del Comitato di Udine dell'ANVGD dal 1972; è un "vecchio leone dalmata" che non perde mai lo smalto!
Biografia di una
poetessa “sradicata”
Annalisa Vucusa, nata a Vimodrone, in provincia di Milano,
nel 1949 dal padre di Zara, è stata un’insegnante. Dopo una raccolta di poesie
intitolata “Sprazzi di luce”, del 1999, si è presentata al pubblico friulano e
nazionale con “Sradicamenti”, nel 2001. Tale volume è stato molto apprezzato
per gli squarci di famiglia raccolti nella casa di Zara dai nonni e nelle case
dell’esodo. Metteva subito in luce quello che pare il futuro della letteratura
dell’esodo. Esaltava cioè le figure speciali di dalmati e di istriani, come la
cantante lirica Maria Sala, apprezzata in Argentina, figlia di costruttori
zaratini.
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Annalisa Vucusa, Intrecci di luce. Dialogo tra parole e forma. Opere dell’artista Jolanda Comar, Pasian
di Prato (UD), L’Orto della Cultura, 2016,
pagg. 88, 12 fotografie a
colori, euro 13.
ISBN 9788899588175
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Suggerimento
bibliografico sull’esodo giuliano dalmata
Per il lettore curioso, propongo un lavoro di ricerca
collettivo, pubblicato nel web, cui ho partecipato nel 2015: Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960.
Sui cuccioli dell’esodo si veda: Michele Zacchigna,
Piccolo elogio della non appartenenza.
Una storia istriana, Trieste, Nonostante Edizioni, con una Postfazione di
Paolo Cammarosano, 2013, pagg. 68, euro 10.
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