Hanno fatto pure una cartolina del CRP di Laterina
Dal 1948 vi transitarono alcune migliaia di esuli in fuga
dalle violenze titine della Jugoslavia. Molti di loro passarono prima da
Trieste (che era nel Territorio Libero di Trieste sino al 1954, poi fu
riannessa all’Italia) e poi dal Centro smistamento profughi di Udine. I
profughi, infine, furono sventagliati verso il CRP di Laterina, in provincia di
Arezzo ed in altri 140 CRP sparsi per il Belpaese.
“Il 19 agosto 1948 veniva aperto il Centro Profughi di
Laterina nelle vicinanze di Arezzo – così scrive nella sua tesi di laurea
Francesca Lisi, a p. 138 –. Questo Centro, che dipendeva dal Ministero
dell’Interno, a differenza di quello di Arezzo, era in grado di ospitare un
numero maggiore di profughi ed aveva un’organizzazione molto più efficiente”. La
struttura chiuse i battenti il 30 settembre 1963 (p. 224). Francesca Lisi si è laureata
all’Università di Firenze, nell’anno accademico 1990-1991, con una tesi proprio
sul Centro Raccolta Profughi di Laterina.
Archivio del Comune di Laterina
Sono 4.693 i nominativi riportati nell’Elenco alfabetico profughi giuliani, custodito nell’Archivio del
Comune di Laterina. La lista si apre col nome di Abba Lucia, che reca queste
indicazioni: “n° 167 del fascicolo, data di eliminazione (dalla residenza)
4.6.1957; Comune di nuova residenza: Roma”. Si chiude con: “Zonca Silvana, n°
1428 del fascicolo, data di eliminazione non nota, irreperibile”.
Certo, è una
rubrica con poche indicazioni. Non si sanno, infatti, la data e il luogo di
nascita, ma è assai utile a definire il numero di persone transitate per il CRP
di Laterina, che per uscirne fornivano il luogo della nuova residenza, anche
all’estero (Francia, Svezia, Brasile, Argentina, Australia, USA). Forse il
numero potrebbe essere più alto di 4.693 individui, dato che le ultime registrazioni
manuali si riferiscono al 1961, mentre si sa che il CRP chiuse nel 1963.
Mancano, quindi, almeno due anni di registrazioni, con le ultime uscite di
persone dal Campo profughi.
Loretta Rusich
riguardo al CRP di Laterina ha lasciato questo conciso messaggio in Facebook
nel gruppo Un Fiume di Fiumani: “Presente, avevo 4 anni, mi ricordo il
freddo, il fango l'odore dell'acqua stagnante, l'odore dell'unico gabinetto in
fondo alla baracca, il gracidare delle rane”. Anna Mavar, infine, nello stesso social
media scrive: “Mi son nata a Laterina nel 1958, ma semo stadi poco”.
Collimazioni con l’Elenco alfabetico profughi giuliani
Nelle mie ricerche sull’esodo giuliano dalmata dal 1996 ho
avuto l’occasione di condurre oltre 350 interviste agli esuli e ai loro
discendenti. Alcuni dei loro nomi compaiono nelle registrazioni nell’Elenco alfabetico profughi giuliani dell’Archivio del Comune di Laterina. Lo scrivo a
titolo di conferma, se ce ne fosse bisogno, riguardo alla collimazione delle
fonti, quelle orali dei miei questionari e quelle manoscritte del registro
alfabetico citato.
Penso alla signora Elvira Dudech, che mi raccontava della sua
Zara e dei quattro anni e mezzo passati nel CRP di Laterina. Il già citato Elenco
alfabetico contiene i nomi di “Elvira, Rita e Simeone” che cambiano
residenza il 18 dicembre 1952, per Udine; invece Giuseppe Dudech il 24 aprile
1953, passa da Laterina a Roma. La signora Dudech mi ha raccontato che i
toscani dicevano ai loro figli che “se non sarà boni ve faremo magnar dai
profughi”.
Una cartolina di Veglia degli anni 1930-1935
Un’amica di Elvira Dudech ha scritto queste parole sulla
facciata posteriore di certe fotografie: “Elvira Dudech era nata a Zara il 22
luglio 1930. Fu esule da Zara dal 15 giugno 1948, nel CRP di Laterina per
quattro anni. È ripartita per Udine nell’anno 1952. Un incontro breve, ma
intenso; una persona di cui fino a quel giorno ignoravo l’esistenza; una
esperienza di vita che mi ha portato…”.
C’è poi Ireneo Giorgini, di Fiume, anche lui approdato con la
famiglia a Laterina il 5 dicembre 1950. “La storia del mio esodo fiumano inizia il 29 novembre 1950 –
ha raccontato Ireneo Giorgini, nato a Fiume nel 1937 – cinque anni dopo la fine
della guerra. Mio padre, Alessandro Juricich, optò per la cittadinanza
italiana, ma la richiesta fu respinta una prima volta con la motivazione:
lingua d’uso croata”. Curioso è che nel citato Elenco manchi il signor
Ireneo, suo padre Alessandro sia sotto il nominativo “Giorgini”, che sotto
“Juricich”; manca pure la mamma di Ireneo, la signora Norma Milotich. Ecco
allora che si dimostra come i documenti scritti non sempre facciano la storia.
Di un’inaudita violenza morale è la vicenda riferita da Luisa
Pastrovicchio, nata a Valle d’Istria, provincia di Pola, il 16 maggio 1952. Fu
immatricolata al CRP di Laterina il 25 giugno 1958 col n. 5377, come emerge
dalla sua scheda di registrazione. Ecco la sua storia dell’esodo giuliano
dalmata, con una valigina di cartone. Al confine di Divaccia la famiglia
Pastrovicchio subì una indegna perquisizione da guerra fredda. I profughi
furono fatti tutti spogliare, rimanendo in mutande, davanti ai Drusi. Con le
Druse (le doganiere) intente a ispezionare le parti intime delle profughe, in
cerca di dinari, gioielli o altri soldi. Cose dell’altro mondo! Col termine di
“Drusi” gli italiani d’Istria, di Fiume e Dalmazia indicano i partigiani
comunisti jugoslavi. Deriva dallo storpiamento della parola serbo-croata
“drug”, che significa “compagno”. Tutti e cinque i Pastrovicchio sono
registrati nel suddetto Elenco.
Istria, Zona B - primi anni '50, manifesto inneggiante a Tito, "ma le vetrine dei pochi negozi le iera svode"
Un altro profugo ricorda il Campo profughi di Laterina,
perché lì gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia tra quelle baracche subiscono
l’avvelenamento da cibo da parte di persone locali. “I ne gà avelenado –
afferma il signor Giuseppe Marsich, scappato da Veglia nel 1949 e pure lui per
tre giorni ospite al CSP di Udine – e se doveva corer tuti ai bagni, dopo me
ricordo che a Laterina jera una baraca ciesa, el campo sportivo e la riva
dell’Arno, dove noi gente de mar se podeva far qualche nodadina; gli abitanti
dei paesi vicini i faseva manifestazioni contro de noi profughi; eh, nel 1949
no se podeva andar in ciesa in Jugoslavia, perché te ieri indicado a dito e
acusado in publico de clericalismo, i faseva come un processo davanti a tuti;
un mio conoscente che jera ufizial de la marina de Tito, gà dovuto sposarse in
ciesa de note, per no farse veder dai titini, se no perdeva el posto”.
Giuseppe, Livio e Pietro Marsich sono segnati nell'Elenco menzionato
dato che il 29 settembre 1953 vanno a prendere la residenza da Laterina a
Udine.
Alfio Mandich, di Fiume, ha riferito che “i profughi di
Laterina si sentivano come pellerossa in una riserva con tanto di quel filo
spinato che circondava il campo profughi”. Il suo itinerario? Ovvio: il Campo Profughi del Silos a Trieste, poi il Centro di Smistamento di Udine, il CRP di
Ancona e, infine, Laterina.
Un lasciapassare del 1984. Coll. Conighi
Il signor Luciano Pick, inoltre, mi ha comunicato che: “La
mia nonna materna e mio zio Bepi Svob hanno soggiornato a lungo preso il Campo
Profughi di Laterina e, quando hanno raggiunto Padova, dove noi eravamo esuli,
non ricordo che abbiano esaltato il loro soggiorno forzato”.
Altri discendenti di
esuli si chiedono se c’è qualche parentela tra i lettori del social media,
come Maria Tuntar, di Capriata d’Olbia, provincia di Alessandria, che ha
scritto: “Chissà Romano Tuntar forse era parente nostro? Io sono nata a
Laterina, Arezzo”.
Archivio del Comune Laterina, Elenco alfabetico profughi giuliani, pagina 8
Quello di Laterina era un CRP assai importante
Era una grande struttura, sorta in origine, verso il 1942, per concentrare i prigionieri dell’Impero britannico catturati in Africa dalle forze dell'Asse. Il Campo ne poteva contenere 3.500-4.000, come si legge nelle carte dell’Archivio di Stato di Arezzo (ASAr), nel fondo intitolato Centro Raccolta Profughi (CRP) di Laterina, secondo l’indagine di Francesca Lisi.
Era una grande struttura, sorta in origine, verso il 1942, per concentrare i prigionieri dell’Impero britannico catturati in Africa dalle forze dell'Asse. Il Campo ne poteva contenere 3.500-4.000, come si legge nelle carte dell’Archivio di Stato di Arezzo (ASAr), nel fondo intitolato Centro Raccolta Profughi (CRP) di Laterina, secondo l’indagine di Francesca Lisi.
Poi il campo di concentramento accolse, nel 1945-1946, circa
400 prigionieri italiani catturati dagli alleati. Si trattava di repubblichini
o di giovani disertori in divisa fascista avvicinatisi alla linea del fronte,
per consegnarsi agli angloamericani. La maggior parte dei reclusi, tuttavia,
proveniva dai campi di prigionia degli USA, come ha scritto Francesca Lisi, a
pag. 141 della sua tesi.
“All'inizio del 1949 nel C.R.P. di Laterina – ha aggiunto
Francesca Lisi, a pag. 143 – erano in funzione solo 19 baracche adibite ad
alloggio per i profughi e altre baracche che servivano rispettivamente come
cinema, scuola, barbiere, centralina elettrica, infermeria, alloggio per gli
addetti al Centro, asilo, chiesa e magazzini vari”.
Istriani abbandonano le loro case e le loro terre della Zona B nel 1954, dopo l'assegnazione alla Jugoslavia di quell'area. Foto da Facebook
Dopo circa un mese dalla sua apertura, il Centro ospitava già
1.000 profughi, aggiunge la Lisi. Questo fatto dimostra che era uno dei più
importanti tra quelli esistenti in Italia. Già nell’ottobre 1948 la condizione
degli alloggi era migliorata grazie ai lavori effettuati e rispetto alla
situazione di molti altri Centri compreso quello di Arezzo, poteva essere
ritenuta soddisfacente anche dal punto di vista dell’igiene e delle comodità
(p. 149 della tesi di F. Lisi).
“L’appalto della mensa fu concesso alla Società Appalti e
Forniture (S.A.E.F.), che svolgeva tale servizio per gli 800 profughi del
Centro. Nel 1961 la mensa fu dotata di due cucine (offerte dalla ditta
Vannini), ciascuna delle quali poteva soddisfare il fabbisogno di 400 persone. La
mensa forniva, secondo quanto stabilito dal contratto di appalto, tre pasti
quotidiani”. Poi viene precisato che “la colazione prevedeva: una bevanda calda
e zuccherata (latte e caffè) e pane, mentre il pranzo e la cena variavano a seconda
delle disponibilità. Era previsto un supplemento giornaliero di vitto, fino a
Lire 50 pro-capite, per i profughi malati e bisognosi di cibi particolari”. Ciò
a pag. 187 della tesi di laurea di Francesca Lisi.
Retro della Scheda di registrazione al Centro Raccolta Profughi di Laterina. Nella prima riga si legge la provenienza dal Centro smistamento profughi di Udine. Coll. Luisa Pastrovicchio
C’è un ulteriore dato molto interessante riguardo alla
presenza di individui nel CRP di Laterina. Sempre nei cartolari del fondo C.R.P.
di Laterina, presso l’ASAr,
Francesca Lisi ha trovato il numero delle presenze alla mensa del Centro.
Scrive a pag. 186, nella nota 78: “Riportiamo il numero delle presenze alla
mensa del Centro nel 1948-'49; nel 1948 c’erano state 29.976 presenze, mentre
nel 1949 ce ne erano state 33.675”. Da quest’ultimo dato si può calcolare una
presenza media mensile di 2.806 individui, mentre per il 1948 il dato medio è
pari a 2.498 persone.
Non a caso in altre pagine della tesi della Lisi si può
leggere che “Il Centro, nei momenti di massima affluenza, arrivò ad ospitare
fino a 2 mila persone, accogliendo oltre ai profughi della Venezia Giulia,
anche quelli provenienti dall’Africa” (p. 230).
Allora pare sottostimato il numero di profughi giuliano
dalmati riportato da Laura Benedettelli nel suo pur documentato studio
intitolato I profughi giuliani, istriani,
fiumani e dalmati in provincia di Grosseto, del 2017. Scrive la
Benedettelli che “Nella provincia di Arezzo i 588 profughi che arrivarono nei
vari anni vennero accolti nel CRP di Laterina (…) che poteva contenere fino a 12.000
persone” (p. 48).
La torre civica di Fiume con aquila monocefala, disegno di G. Garavaglia, Settimo raduno nazionale dei Fiumani, Genova 27-28 settembre 1969. Coll. Carlo Leopoldo Conighi, Udine
Nei vari anni, più precisamente dal 1948 al 1963, il CRP di
Laterina ospitò almeno 4.693 persone, secondo i nominativi riportati nel già
citato Elenco alfabetico profughi
giuliani, custodito nell’Archivio del Comune di Laterina. Non solo 588! Anche
il numero dei prigionieri inglesi e dei “Dominions” è impreciso, dato che
furono reclusi nel Campo Italiano N° 82, dal 1941 al Settembre 1943, una media di 2.500-3.000 prigionieri.
Vedi il sito web di http://valdarnopost.it
ad esempio.
Inoltre da altra letteratura di carattere storico disponibile
nella rete (vedi: http://www.storiaememorie.it/villaoliveto/MostreCampi/Laterina/PannelloLaterina2.htm)
si sa che “La scarsa igiene, la sottoalimentazione, provocavano nei prigionieri
malattie debilitanti: dissenteria e tifo”. Figurarsi cosa sarebbe successo con
12 mila prigionieri?
Riguardo alla provenienza territoriale degli esuli Francesca
Lisi, in base al fondo C.R.P. di Laterina, presso l’ASAr, nota che “La maggior
parte dei profughi presenti nel Centro proveniva dalla città di Fiume ed
esercitava mestieri connessi con la navigazione e con le attività portuali. La
zona di Laterina, che era prevalentemente agricola, non poteva offrire lavori
congeniali a questi profughi. Per questo motivo il Direttore chiedeva al
Prefetto di fare pressione al Ministero dell’Interno perché si agevolasse il
trasferimento dei profughi, in modo da indirizzare a Laterina quelle persone le
cui originarie condizioni di vita (coloni, braccianti, ecc.) non fossero troppo
in contrasto con la situazione della provincia aretina” (p. 150, nota 22).
Scheda di registrazione n. 5.375 al Centro Raccolta Profughi di Laterina, intestata a Gaudenzio Pastrovicchio di Valle d'Istria. Nel 1958 quando arrivano ricevono il n. 5.375 nella scheda, segno che prima di lui erano stati schedati altri 5.374 esuli.
Coll. Luisa Pastrovicchio
Una ultima considerazione può essere fatta sugli ospiti del
CRP di Laterina. È di carattere politico, dato che influenzò la politica
toscana e italiana del tempo. Luisa Pastrovicchio, ospite da bambina del CRP di
Laterina, ha scritto in un suo memoriale, del 2017, che “I profughi istriani
del campo di Laterina hanno contribuito all’elezione del Ministro Amintore
Fanfani. Si è ritrovato nell’album della direzione, datato 1956, un telegramma
del ministro dell’interno Fanfani (collegio elettorale di Arezzo) che ringrazia
i profughi perché su 519 votanti del campo 462 avevano votato per il suo partito
[la Democrazia Cristiana], togliendo ai comunisti l’amministrazione del Comune
di Laterina. I profughi poi trasferiti in un altro campo, dopo il 1958, furono
invitati a non trasferire l’iscrizione anagrafica per non ripetere lo stesso
scherzo di Laterina, nelle successive elezioni”.
Laterina, corso muratori Istriani al CRP, 1958-1959.
Coll. Pastrovicchio
Perché scappare da
Fiume nel dopoguerra
Furio Percovich ha pubblicato il documento sottostante con un messaggio
in Facebook il 7.3.2018 nel gruppo “Un Fiume di Fiumani”, per spiegare i motivi
di fuga da Fiume, da Zara e dalla Venezia Giulia, dall’avvento del regime di
Tito. Il documento è custodito presso la Società di Studi Fiumani – Archivio
Museo storico di Fiume sito in Roma, Documenti per la storia giuliano-dalmata
nel secondo dopoguerra. Il servizio è gratuito a soci, simpatizzanti e a quanti
tengono conferenze nelle scuole.
L’oggetto della documentazione è riferito alla fine della
seconda guerra mondiale, con la nazionalizzazione jugoslava delle imprese e di
attività commerciali e artigianali nelle terre occupate nel maggio 1945. Il caso
specifico è accaduto a Fiume il 5 febbraio 1946.
Si tratta di un documento molto importante per comprendere
una delle diverse motivazioni che spinsero alla fuga gli italiani di Fiume e di
altre parti della Venezia Giulia occupata dagli jugoslavi che imposero anche un
regime comunista.
In questo caso si vede il documento bilingue (italiano e
croato) che comprova il passaggio della proprietà (dal cavalier Ettore Rippa)
di una ditta di Fiume nelle mani dei poteri popolari jugoslavi. Il proprietario
in questo caso subì solo qualche mese di detenzione, ma divenne poi operaio
della sua stessa ditta. Quando poté Ettore Rippa, riparò in Italia anche per
ricostruirsi una vita in un sistema democratico e parlamentare. Ricerca e testo
di Marino Micich.
Fiume 1946, esproprio alla ditta dell'ottico Ettore Rippa, degradato dal Comitato Popolare Cittadino a: operaio. Archivio Museo storico
di Fiume, sito in Roma. Documenti per la storia giuliano-dalmata nel secondo
dopoguerra, fondo esodo
Aggiornamento del 2021 - Da recenti ricerche è emerso che il totale dei profughi passati per il Crp di Laterina non sono nemmeno 4-5.000 bensì oltre 10 mila. Vedi: Elio Varutti, La
patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi
Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Firenze, Aska, 2021.
Bibliografia, fonti
originali e ringraziamenti
Sono riconoscente al signor Claudio Ausilio, dell’ANVGD di
Arezzo, per la insostituibile collaborazione nella ricerca dei materiali
originali su cui studiare. Mi riferisco alle due tesi di laurea consultate, a
documenti vari d’archivio, a numerose fotografie, ai memoriali e ai contatti con
alcuni esuli ospitati nel CRP di Laterina negli anni ’50.
Altri documenti, cartoline e fotografie sono stati reperiti
in Internet, quando non altrimenti indicato. Desidero rivolgere i miei ringraziamenti al sindaco e gli
operatori del Comune di Laterina, per la disponibilità riservata al signor
Claudio Ausilio nella ricerca di documenti e registri sul Campo profughi.
Ringrazio gli esuli intervistati e i loro discendenti per i vari materiali
messi a disposizione della ricerca, come fotografie, cartoline, memoriali,
documenti privati e cimeli dell’esodo.
- Dichiarazione sulla
ditta Ettore Rippa, ottico di Fiume, Archivio Museo storico di Fiume, sito in Roma. Documenti
per la storia giuliano-dalmata nel secondo dopoguerra, fondo esodo, con
commento di Marino Micich, diffuso in rete da Furio Percovich, 5 febbraio 1946,
dattiloscr.
- Elenco alfabetico
profughi giuliani, Archivio
del Comune di Laterina, 1949-1961, ms.
- Sabrina Caneschi, L’Assistenza
post-bellica in Italia. Organizzazione e settori d’intervento, Tesi di
Laurea, Università di Firenze, Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”,
Relatore prof. Sandro Rogari, Anno Accademico 1990-1991, pp. 263+LXXIV.
Cartolina della Coll. Conighi
- Francesca Lisi, L'Assistenza
post-bellica ad Arezzo Il Centro Raccolta Profughi di Laterina, Tesi di
laurea, Università di Firenze, Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Relatore
prof. Sandro Rogari, Anno Accademico 1990-1991, pp. 268+XC.
- Luisa Pastrovicchio, Campo
profughi di Laterina (Arezzo), testo videoscritto in PDF, 2017, pp. 1-5.
- Aldo Tardivelli, Un
filo spinato… non ancora rimosso, testo videoscritto in Word, s.d. [ma:
post 2004?], pp. 1-7. [Risposta circostanziata alle tesi di Ivo Biagianti,
pubblicate nel 2000].
Riconoscimento della qualifica di profuga alla signora Miranda Brussich, di Pola, esule da Fiume. Notare che il prefetto di Belluno impiega solo un mese a rilasciare detto attestato. Coll. Conighi
Collezioni private
- Coll. famiglia Conighi, Udine, documenti d’esodo e cartoline.
- Coll. Luisa Pastrovicchio, esule da Valle d’Istria, vive a
Pessinetto, città metropolitana di Torino, documenti stampati, fotografie e
memoriale dattiloscritto.
Fonti orali e del web
Fonti orali e del web
Ringrazio per la disponibilità dimostrata nella raccolta
delle informazioni gli esuli da me intervistati a Udine, con taccuino, penna e
macchina fotografica, se non altrimenti indicato. Per i contatti con i signori
Giorgini, Pastrovicchio e Tardivelli sono riconoscente a Claudio Ausilio,
dell’ANVGD di Arezzo, per avermi agevolato nelle ricerche.
- Elvira Dudech (Zara 1930 – Udine 2008), int. del 28 gennaio
2004 e 15 dicembre 2007.
- Ireneo Giorgini, Fiume 1937, esule a Torino, intervista
telefonica del 30 gennaio 2017.
- Giuseppe Marsich, Veglia “italiano all’estero” (Regno dei
Serbi, Croati e Sloveni) 1928, int. dell’11 febbraio 2004 e del 10 febbraio
2018.
- Anna Mavar, Laterina (Arezzo) 1958, vive a Piossasco (TO),
messaggio in Facebook del 10 marzo 2018.
- Luisa Pastrovicchio, Valle d’Istria, provincia di Pola, 1952,
esule a Pessinetto, città metropolitana di Torino, int. al telefono del 28
febbraio 2017.
- Luciano Pick, Fiume 1940, esule a
Pertegada di Latisana, provincia di Udine, messaggio in Google del 24 gennaio
2017.
- Loretta Rusich, Fiume 1946, messaggio
in Facebook del 9 marzo 2018.
- Aldo Tardivelli, Fiume il 20 settembre 1925, esule a Genova,
int. telefonica e per e-mail del 20-24 gennaio 2017.
- Maria Tuntar, nata nel CRP di Laterina, provincia di Arezzo,
vive a Capriata d’Olbia, provincia di Alessandria, messaggio in Facebook del 20
gennaio 2017.
Bibliografia, fonti
edite e nel web
- Laura Benedettelli, I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto, Istituto
Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISGREC), on-line dal
giorno 8 febbraio 2017.
- Ivo Biagianti (a cura di), Al di là del filo spinato. Prigionieri di guerra e profughi a Laterina
(1940-1960), Comune di Laterina, Stampa Centro editoriale toscano, s.d.
[2000].
- Glenda Venturini, Giorno del Ricordo: la testimonianza di Alfio Mandich, ex calciatore passato dal campo
profughi di Laterina, on-line dal 9 febbraio 2018.
- E. Varutti, Esodo disgraziato dei Tardivelli, da Fiume a Laterina 1948, on-line dal 22
gennaio 2017.
- E. Varutti, Da Valle d’Istria a Laterina. I Drusi ne gà lassà in mudande, on-line dal 28
febbraio 2017.
- E. Varutti, Laterina, Campo profughi istriani tra accoglienza, clientele e razzismo, on-line dal 5 marzo 2017
- E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine / Provincie di Udin, 2017.
- E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine / Provincie di Udin, 2017.
Trieste 1945 - Manifestazione a favore di Tito, cui seguivano i pestaggi contro gli italiani
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