venerdì 17 maggio 2024

Il bastone da Passeggio di Italo Svevo a San Lorenzo di Sedegliano, evento dell’ANVGD Udine

Ecco una storia di amicizia dei fiumani e triestini Posser, Dorini e Bolaffio con Italo Svevo e famiglia tra Trieste, Fiume e il Friuli. È stata raccontata il 15 maggio 2024 alle ore 16 in presenza e in diretta streaming nella sede della Società Filologica Friulana di Udine. L’evento era in occasione della XI edizione della “Settimana della cultura friulana-Setemane de culture furlane”, la rassegna di eventi culturali promossa dalla stessa Società Filologica Friulana, con il contributo, tra i tanti, del Ministero della Cultura e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Dopo il saluto della dottoressa Alessandra Piani, in rappresentanza del professor Federico Vicario, presidente della Società Filologica Friulana, ha parlato il relatore, professore Elio Varutti, portando i saluti di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine.

Elio Varutti e Chiara Dorini. Foto di Fulvio Pregnolato
“È un racconto di gentilezza, di umanità e di accoglienza al confine orientale – ha detto il relatore – Chiara Dorini, esule di Fiume, possiede un anello donatole da Letizia Schmitz-Svevo, figlia di Italo Svevo. Poi lei ha riferito che la nonna Maria Bolaffio di Trieste aveva ricevuto in dono dal grande scrittore il bastone da passeggio. Nonna Bolaffio lo utilizzava per le sue passeggiate a San Lorenzo di Sedegliano (UD), dov’era riparata nella casa avita dei suoceri nel 1944. Anche Cleofe Posser e Lidia Posser, di Fiume, rispettivamente bisnonna e nonna di Chiara Dorini, hanno avuto delle frequentazioni con la famiglia Svevo”.

È stata illustrata poi la figura di Letizia Svevo Fonda Savio, nata a Trieste il 20 settembre 1897 da Ettore Schmitz (noto per lo pseudonimo di Italo Svevo) e da Livia Veneziani. Compiuti gli studi nella sua città, nel 1919 sposò il triestino Antonio Fonda Savio (1895-1973). Dal matrimonio nacquero i figli Piero (1920), Paolo (1921) e Sergio (1924). Tutti e tre studenti universitari quando scoppiò la seconda guerra mondiale; i primi due furono dichiarati dispersi sul fronte russo, nel 1943, mentre il terzo morì a Trieste il 1° maggio 1945, durante l’insurrezione contro i tedeschi.

Antonio Fonda Savio, con il grado di tenente colonnello e comandante partigiano (col nome di battaglia Manfredi) del Corpo Volontari della Libertà triestino, legato al CLNAI, guidò assieme ad Edoardo Marzari l’insurrezione cittadina di Trieste del 30 aprile 1945 contro gli occupanti tedeschi. In quella occasione il figlio Sergio perse la vita, colpito da una granata durante i combattimenti. Volontario irredento e decorato di medaglia d’argento nella Grande Guerra, Antonio Fonda Savio nel 1938 vide l’onta delle Leggi razziali cadere sulla moglie e sulla suocera, poi perse i tre figli nella seconda guerra mondiale (Pupo R 2022 : 159).

Il bastone da passeggio di Italo Svevo in possesso a Chiara Dorini. Foto E. Varutti
Nel dopoguerra Letizia collaborò attivamente con la madre Livia alla diffusione e alla valorizzazione delle opere di Svevo e, dopo la morte della madre (1957) e quella del marito (1973), continuò da sola tale attività. Commendatore al merito della Repubblica italiana, Letizia fu presidente onorario del Consiglio nazionale Donne italiane e presidente del Comitato provinciale dell’Associazione nazionale delle famiglie dei caduti dispersi in guerra. Letizia Schmitz-Svevo Fonda Savio morì il 26 maggio 1993 nella sua bella casa fra i quadri e i libri di famiglia.

Un’altra fonte - Paola Quargnolo - ha detto che: “So che la signora Letizia Svevo Fonda Savio vestiva sempre di viola o con colori di lutto in memoria dei tre figli caduti nella seconda guerra mondiale e in ricordo del marito; era il 1980 ed ero laureanda alla facoltà di Lettere e Filosofia di Trieste con una tesi sul teatro di Italo Svevo”.

Una ebrea che si salvò dalla deportazione è una componente della famiglia Bolaffio di Trieste. Ha raccontato la signora Chiara Dorini: “Mio papà Arno Dorini e mia mamma Silvana Chiesa si sposarono nel 1944 a San Lorenzo di Sedegliano, in provincia di Udine. Dalla casa della famiglia Chiesa erano appena andati via i tedeschi della Wehrmatch, che dopo l’8 settembre 1943 avevano stabilito lì il loro comando, lasciando 4-5 stanze per la famiglia proprietaria”. Arno Dorini frequentò la prima classe del ginnasio, nell’anno scolastico 1927-1928, secondo l’Annuario del regio Liceo Ginnasio “Dante Alighieri” in Fiume.

Udine, Salone d'onore 'Pelizzo' della Società Filologica Friulana. Pubblico il 15 maggio 2024
“È incredibile che in casa ci fosse pure mia nonna che era ebrea, convertita alla chiesa protestante e poi cattolica – ha detto Chiara Dorini – Quei tedeschi là, tuttavia, non le hanno torto un capello. La nonna era Maria Bolaffio, originaria di Trieste, che morì nel 1995. Aveva sposato Pietro Chiesa, di San Lorenzo di Sedegliano. La famiglia Bolaffio di Trieste ha avuto persone sparite o arrestate dai nazisti e mai più tornate dalla Germania. Mia nonna Maria Bolaffio si salvò, ma non voleva nominare il fatto di essere ebrea, si confidava solo con me. Mi ricordo che chiedevo a mia madre di raccontarmi della nonna Bolaffio, ma mi rispondeva che erano cose vecchie e finiva lì il discorso”.

Ci sono altre vicende su Fiume? “Mio nonno Pasquale Dorini lavorava al macello di Fiume e abitava con la famiglia in una villa – ha concluso la signora Dorini – perciò una parte della famiglia stava nella città portuale del Quarnaro. Dopo l’occupazione jugoslava del 3 maggio 1945, nonno Pasquale fu imprigionato dai miliziani titini e, per fortuna, scarcerato dopo pochi mesi. Ma tanti suoi amici furono prelevati dalla polizia e scomparvero. Alla villa c’era stata una perquisizione e ormai si temeva il peggio. Mio papà Arno, che aveva combattuto contro gli jugoslavi, e mia mamma Silvana riuscirono a raggiungermi in Friuli, da altri parenti”.

La storia delle famiglie Bolaffio, Chiesa e Dorini, tra Trieste, Fiume e le campagne del Codroipese, è stata riportata nel 2004 da Mario Blasoni sul «Messaggero Veneto». Da ultimo si tenga presente che la conoscenza e la frequentazione tra le famiglie triestine degli Svevo e dei Bolaffio è documentata anche da Umberto Saba, come ha scritto nel suo “Scorciatoie e raccontini” (Saba U 1963 : 78, 170).

Elio Varutti e Livio Sessa. Foto di Piero Fabbro
In seguito ha preso la parola la stessa Chiara Dorini, socia dell’ANVGD di Udine, leggendo un toccante intervento sui rapporti familiari della famiglia Svevo con i Dorini e i Bolaffio. Livio Sessa, un altro socio dell’ANVGD, ha aggiunto che: “Da ragazzo ho conosciuto Letizia Svevo Fonda Savio, perché era tra le patronesse del mio collegio, avendo io perso il papà, perché prelevato dai titini a Trieste e poi scomparso, e la signora Letizia era sempre molto gentile con noi orfani che le porgevamo un mazzo di fiori”. Ha concluso gli interventi Lorenzo Zanon che ha voluto ricordare “certi personaggi della cultura nati a Sedegliano, come padre David Maria Turoldo, Gilberto Pressacco, Gianfranco Plenizio e Tiziano Tessitori”. Ha ricordato, infine, la presenza di due famiglie istriane profughe di Parenzo, stabilitesi nello stesso paese della pianura friulana.

Chiara Dorini ha poi mostrato agli interessati presenti nel Salone Pelizzo un album familiare di vecchie fotografie e alcuni cimeli donati dagli Svevo Fonda Savio a lei e ai suoi familiari. Al termine dell’incontro, grazie all’Università Popolare di Trieste, sono state distribuite agli studenti alcune copie del giornale più longevo della Croazia, scritto in lingua italiana, «La Voce del Popolo» stampato a Fiume/Rijeka. Fondato nel 1889, è il quotidiano italiano dell’Istria, di Fiume e del Quarnero, edito dalla casa editrice Edit.

L'intervento di Lorenzo Zanon alla conferenza. Foto di Fulvio Pregnolato
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Fonti orali; interviste di Elio Varutti con taccuino, penna e macchina fotografica del 28 marzo 2022 a San Lorenzo di Sedegliano (UD), se non altrimenti indicato.

 - Chiara Dorini, Fiume 1945.

- Paola Quargnolo, Udine 1958, int. a Udine del 31 marzo 2022.

- Giacomo Urbani, Venezia 1946.

 

Bibliografia e fonti del web

- Annuario del regio Liceo Ginnasio “Dante Alighieri” in Fiume, anno scolastico 1925-1928.

- Mario Blasoni, “Chiara Dorini, ritorno a Fiume dopo 60 anni”, «Messaggero Veneto» del 28 giugno 2004.

- Raoul Pupo, Trieste ’45. Dalla risiera alle foibe (1.a ediz.: Bari-Roma, Laterza, 2010), Milano, RCS MediaGroup, 2022.

- Paola Quargnolo, L' "officina laboriosa" - il teatro di Italo Svevo, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia di Trieste, relatore prof. Roberto Damiani, anno accademico 1980-1981.

- Umberto Saba, Scorciatoie e raccontini (1.a ediz.: 1946), Milano, Mondadori, II ediz., 1963.

- Letizia Svevo Fonda Savio, Mio padre, Italo Svevo, a cura di Sergio Falcone, on line dal’11 novembre 2015 su  forumcommunity.net

Inizio della conferenza di Elio Varutti. Foto di Piero Fabbro
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Progetto e ideazione di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine. – Interviste a cura di Elio Varutti, docente di Sociologia del ricordo. Esodo giuliano dalmata all’Università della Terza Età (UTE) di Udine. Ricerche e Networking di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Chiara Dorini, Fulvio Pregnolato. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie da collezioni private della famiglia Dorini e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/


L'intervento di Chiara Dorini con le fotografie e i cimeli degli Svevo Fonda Savio. Foto di Fulvio Pregnolato
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Ecco il  LINK della registrazione della conferenza dal sito web di   setemane.it  grazie alla Società Filologica Friulana.

giovedì 9 maggio 2024

La libertà e un mandarino. Testimonianza di Massimo Speciari esule di Fiume in Brasile, 1951

Buongiorno, gentile Massimo Speciari, nato a Fiume nel 1937: come era la vita nel Centro smistamento profughi di Udine? Ricorda qualcosa? Grazie. “Siamo rimasti solo pochi giorni a Udine, era il 1951 – ha detto il testimone – poi siamo partiti subito per il Campo profughi di Servigliano e da lì per il campo IRO, poi in nave per il Brasile. La mia mamma, Anna Stradiot Speciari fece domanda di opzione per l'Italia nel 1947”. 

Carta del Registro stranieri di San Paolo del Brasile, del 14 luglio 1952, intestata a Massimo Speciari.  Collezione Massimo Speciari

Il comune di Servigliano è in provincia di Fermo, nelle Marche. Si ricorda che l’IRO era l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati ("International Refugee Organization" = IRO) che organizzò partenze delle navi di migranti da Bagnoli, presso Napoli, verso le Americhe e l’Oceania.

“Io mi ricordo che appena arrivati a Udine verso sera, da Fiume, eravamo tutti affamati – ha aggiunto Speciari – ci hanno dato la cena più un mandarino che io ho salvato per consumarlo più tardi. Durante la notte mi sono svegliato per gustarmelo e ho mangiato anche le scorze. Erano proprio buone tutte quelle bucce del mandarino da tanta fame che avevo, perché eravamo partiti da Fiume alla mattina, siamo stati tutto il giorno in treno senza mangiare niente, non lo dimenticherò mai quel mandarino. Un abbraccio Fiumano dal Brasile”.

Il transito dal Campo profughi di Bagnoli della famiglia Speciari-Squasa è documentato da una carta d’imbarco dell’Archivio di Bad Arolsen (Germania). Si tenga presente che gli Archivi Arolsen sono un Centro internazionale di documentazione sulla persecuzione nazista. Costituiscono l’archivio più completo al mondo riguardo alle vittime e i sopravvissuti del nazionalsocialismo. Lì sono confluiti pure certi documenti sui movimenti dei rifugiati nel dopoguerra. Si deve sapere che determinati Campi di concentramento nel dopoguerra vennero utilizzati per accogliere rifugiati, sfollati, apolidi e optanti per l’Italia provenienti dall’Istria, Fiume e Dalmazia appena annesse alla Jugoslavia, secondo il trattato di pace del 10 febbraio 1947. Erano i Campi IRO e furono utilizzati per il disbrigo delle pratiche concernenti l’emigrazione, solitamente Oltre oceano.

Ruolo nominale del trasporto via nave, il penultimo nucleo familiare in elenco è quello della famiglia Squasa Speciari, partita da Bagnoli (NA) il 27.11.1951. Arolsen Archives, Bad Arolsen, Germany

C’erano Campi IRO a Trieste, a Carinaro (CE), a Trani (BA), a Pagani (SA), a Bagnoli, di Napoli, a Palese (BA) e in altre parti d’Italia. Ce n’erano anche in certi paesi d’Europa, come a Bremerhaven, Aurich e a Berlino (Germania), come hanno raccontato i Salucci Bazzara, passando dall’Istria all’Australia, con incubi tremendi sulle uccisioni nelle foibe.

Reso pubblico da poco tempo, il documento di Arolsen, alla data del 27 novembre 1951, nel porto di Bagnoli, contiene il riferimento a Eugenio Squasa, nato a Fiume nel 1917, patrigno del nostro testimone, di mestiere carpentiere in legno. Il documento lo cita come: “Squassa”. Poi c’è Anna Stradiot, già vedova Speciari, la mamma di Massimo, nata a Fiume nel 1912, sotto l’Austria-Ungheria. Ci sono, infine, i fratelli del testimone, tutti nati a Fiume: Aldemira Speciari, fu Gualtiero, detta Mira, nata nel 1935 e Gualtiero Speciari, detto Walter, nato nel 1939. Poi c’è un fratellastro: Angelo Cantiello del 1941.

Udine, marzo 1951, Eugenio Squasa (patrigno di Massimo Speciari) e sua moglie Anna Stradiot, vedova Speciari, sul cavalcavia della stazione, vicino al Centro smistamento profughi. Collezione Massimo Speciari

Dai documenti familiari si sa che Eugenio Squasa ottiene la qualifica di profugo per sé e tutti i familiari il 31 dicembre 1951 dal prefetto di Ascoli Piceno, dato che Servigliano, a quel tempo, era in provincia di Ascoli Piceno. Si viene a sapere, com’era d’uso, che il prefetto nel concedere la qualifica al richiedente sentì “il parere del Comitato Provinciale Venezia Giulia e Dalmazia, sede di San Benedetto del Tronto”. Quest’ultimo comune italiano è della provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche.

La famiglia fiumana Speciari Squasa sbarcò a Rio de Janeiro il 30 gennaio 1952 in esilio e cominciò una nuova vita, molto lontano dal Golfo del Quarnaro.

Per sfuggire alle violenze titine e col desiderio di libertà, in conclusione, si sa che circa 70 mila esuli giuliano dalmati emigrarono in Canada, Argentina, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Brasile e altri parti del globo, mediante l’intervento dell’IRO (Micich M 2023 : 155).

Attestato di profugo di Eugenio Squasa e 5 familiari, tra i quali Massimo Speciari, rilasciato dalla Prefettura di Ascoli Piceno il 31 dicembre 1951. Collezione Massimo Speciari

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Fonte digitale – Massimo Speciari, Fiume 1937, esule a Itatiba, San Paolo, Brasile; messaggi in Messenger dei giorni 8-10 aprile 2024 ed autorizzazione alla pubblicazione del giorno 8 maggio 2024.

Fonte archivistica (consultazione del 2.5.2024) – Arolsen Archives, Archiv zu den Opfern und Überlebenden des Nationalsozialismus, Bad Arolsen, Deutschland, personen Speciari Massimo, geburtsdatum 12.08.1937 geburtsort Fiume. Doc. ID: 81730254

 

Cenni bibliografici e del web 

- Marino Micich, "Il lungo esodo dall'Istria, Fiume e Zara (1943–1958)", in: Giovanni Stelli, Marino Micich, Pier Luigi Guiducci, Emiliano Loria, Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma delle terre giuliane e dalmate, Roma, Aracne, 2023, pp. 67-177.

- E. Varutti, Vines. Mio marito con Harzarich in foiba a tirar su italiani uccisi dai titini, on line dal giorno 8 ottobre 2020 su  evarutti.wixsite.com

Dichiarazione della Scuola Magistrale Italiana di Fiume circa la frequenza della quarta classe di Massimo Speciari, rilasciata il 23 marzo 1951. Notare la sigla finale “M. F. – L. P.” che sta per: “Morte al fascismo - Libertà a popoli”. Collezione Massimo Speciari

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Progetto e attività di ricerca di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Massimo Speciari, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Bruno Bonetti, la professoressa Elisabetta Marioni (ANVGD di Udine), i professori Stefano Meroi e Enrico Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Copertina: Documento brasiliano dal Registro stranieri di Massimo Speciari. Fotografie della collezione di Massimo Speciari, esule in Brasile. Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Oltre a ringraziare la direzione degli Archivi di Arolsen, grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Sito web: https://anvgdud.it/

Centro smistamento profughi Udine, 1957; fonte: ISTORETO, Torino

Passaporto di sola andata di Anna Stradiot Speciari tra gli altri con i timbri, del 1951, del Centro smistamento profughi di Udine e del Centro raccolta profughi di Servigliano. Collezione Massimo Speciari


"Abbiamo viaggiato sottocoperta (ultima classe) con la nave 'Florida' fino in Brasile" - ha raccontato Massimo Speciari. Ricerche di Massimo Speciari, di Fiume, esule a Itatiba, San Paolo, Brasile