Udine - La scolaresca del Liceo Stellini alla partenza del Trekking del Ricordo. Da sinistra: Francesca Noacco, Elio Varutti, Bruna Zuccolin, Monica Delfabro e lo "Stelliniano" Giorgio Gorlato
Si tratta di un’eccezionale proposta innovativa nel campo
della formazione e dell’istruzione, curata dall’ANVGD di Udine. Le sei tappe
della Camminata del Ricordo sono segnate e commentate poco più oltre in questo
articolo, in memoria dell'esodo giuliano dalmata.
La giornata del 22 marzo ha avuto inizio nell’atrio della scuola, prima
del trekking, quando Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD, Comitato
Provinciale di Udine, ha portato il saluto ufficiale del sodalizio. “Colgo
l’occasione di questo incontro – ha detto la Zuccolin – per donare il libro di
Simone Cristicchi, intitolato Magazzino 18, alla biblioteca del vostro liceo assieme ad altri libri editi a cura
dell’ANVGD del Friuli Venezia Giulia”. Erano presenti alla consegna dei libri
anche Monica De Nardi, vice preside del liceo e
Francesca Noacco, bibliotecaria dell’Istituto.
Ha inteso portare il suo saluto alla scolaresca anche Giorgio
Gorlato, esule da Dignano d’Istria, nel 60° anniversario del suo diploma di
liceale allo Stellini stesso. “In
questa scuola – ha detto Gorlato – ho trovato degli ottimi compagni di classe
che mi hanno aiutato molto nella vicenda del mio esodo istriano, avendo perso
il papà poiché imprigionato dai titini il 3 maggio 1945 e poi scomparso”.
Il Giorno del Ricordo
al liceo Stellini
Era il 6 febbraio 2018. Alle ore 10, in aula magna, tre classi
della scuola accompagnate dai professori Elisabetta Gini, Enrico Posenato e
Monica Delfabro, avevano seguito una lezione particolare col titolo: “Insegnare
il Giorno del Ricordo”. Più in particolare si è parlato col professor Elio Varutti
di “Esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia a Udine. 1944-1962”.
In aula magna aveva aperto i lavori dell’incontro la
professoressa Chiara Fragiacomo, referente del progetto didattico del liceo
udinese, con un cenno storico alla situazione del confine orientale italiano verso la
fine della seconda guerra mondiale. Era poi intervenuta Gabriella Zanocco,
dirigente scolastica reggente, per togliere “i fatti dell’esodo giuliano
dalmata dalla nebbia del passato, facendo crescere la capacità di meditare e di
riflettere per trasmettere i fatti stessi nel futuro”. In seguito avevano preso
la parola sia Bruna Zuccolin che Giorgio Gorlato.
La giornata del 6 febbraio prevedeva due attività: in aula
magna diapositive in Power Point di 45’
sul tema: "Villaggio metallico, i Campi profughi e i Villaggi giuliani di Udine, 1944-1962". La seconda azione è stata una “Camminata del Ricordo
2018”. Si è trattato di un vero Trekking urbano diviso in sei tappe o stazioni
indicate qui sotto, che è stato ripetuto il 22 marzo per la classe 2^ E del
liceo.
Michele Piva, Sestante, 1999. Questa scultura di trova a Grado (GO). Foto di E. Varutti
Udine, scuola "E. Fermi", già sede del Centro Smistamento Profughi di via Pradamano. Camminata sui luoghi della memoria, 30 aprile 2017, organizzata dalla Parrocchia di San Pio X. Fotografia di Giorgio Ganis
Trekking del Ricordo
con l’ANVGD di Udine 22.3.2018, ore 11-13 -
Liceo “J. Stellini” Udine. “Esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia a Udine.
1944-1962”. Camminata del Ricordo commentata da Elio Varutti. Trekking urbano
diviso in 6 stazioni:
a) piazza Libertà, 3 leoni marciani, “consolazione per gli
esuli” (come diceva Silvio Cattalini, esule da Zara e presidente ANVGD di Udine dal 1972 al 2017). Loggia del Lionello, su iniziale
progetto di Bartolomeo Costa Sbardilini da Capodistria,
detto delle Cisterne, poi proseguita dall’orafo Lionello. L’origine della
loggia risale al 24 gennaio 1441, quando "in pleno consilio" venne
proposta la costruzione di un nuovo palazzo comunale.
Bartolomeo Costa Sbardilini, genero di Giovanni da Udine,
progettò la ricostruzione del Duomo di Cividale del Friuli, che era stato
distrutto dal terremoto del 1448, il battistero e il campanile del Duomo di
Udine. Diresse i lavori di costruzione della Loggia del Lionello in Udine.
Un leone veneziano si trova sopra l’Arco Bollani, costruito
nel 1556 su progetto di Andrea Palladio, sulla salita per il colle del
Castello. Questo terzo leone della piazza ebbe un’esistenza travagliata, forse
perché il più imponente. Esso ha però un collegamento diretto con i leoni di
Dalmazia. Fu, infatti, nel 1933 sotto il podestà Gino di Caporiacco, che la
giunta comunale udinese deliberò di ricollocare il leone, in risposta
all’abbattimento dei leoni veneziani, avvenuto a Traù, in Dalmazia, da parte delle autorità del Regno di Jugoslavia.
Così negli anni ’30 fu riposto un modello di gesso. L’originale, pesante 35
quintali, realizzato dall’artista vicentino Egisto Caldana, fu posizionato
sopra l’arco palladiano la sera del 6 luglio 1953, con la elegante novità che
il felino volge la fronte, anziché la coda ai cittadini che transitano ai suoi
piedi.
Udine, 22 marzo 2018 - Ecco la scolaresca in Piazza Libertà alla ricerca dei tre leoni della Serenissima Repubblica di Venezia. Fotografia di Bruna Zuccolin
b) Sestante
(1999), scultura in ferro di Michele Piva (Fiume
1931 – Udine 2013), piazza Belloni.
c) Chiesa della B.V. del Carmine, qui si celebrarono centinaia di matrimoni di esuli del CSP di via Pradamano nel 1953-1956.
Il convento dei frati Carmelitani e la chiesa della B.V. del Carmine ebbero
origine in via Aquileia nel Cinquecento; la chiesa fu consacrata nel 1525.
La famiglia dei frati carmelitani rimase fino al 1770, quando
un decreto della Repubblica veneta deliberò che venissero soppresse alcune
corporazioni religiose quando fossero formate da meno di 10 componenti; i
Carmelitani di Udine dovettero abbandonare il loro convento e trasferirsi a
Venezia.
Vi subentrarono i Frati Minori Conventuali di S. Francesco,
che lasciarono il loro convento e la chiesa per la costruzione del nuovo
Ospedale di Santa Maria della Misericordia. Con sé portarono nella Chiesa del
Carmine l’urna con le spoglie del Beato Odorico da Pordenone (sarcofago di Filippo De Santi del 1331) e la
devozione a S. Antonio da Padova. I Francescani rimasero fino al 1806, quando
per le leggi napoleoniche numerosi conventi udinese furono demanializzati,
compreso quello di via Aquileia.
Odorico da Pordenone, al secolo Odorico Mattiussi o Mattiuzzi
(Villanova di Pordenone, tra il 1265 ed il 1270 Udine, 14 gennaio 1331), è
stato un presbitero e religioso italiano dell'Ordine dei Frati Minori;
evangelizzò in Oriente, fino in Cina e fu beatificato nel 1755. Suoi miracoli
sono attestati nel Trecento a Pirano,
Parenzo e Isola D’Istria.
d) Parco Vittime delle Foibe, del 2010,
via Bertaldia angolo via Manzini. Cippo con targa in ricordo delle Vittime
delle foibe.
e) Centro Smistamento Profughi di via Pradamano, 1945-1960. Di qui passarono in fuga dalle violenze titine oltre
100 mila esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, per essere sventagliati in oltre 140
campi profughi d’Italia. Lapide del Comune di Udine del 2007.
f) Stazione treni,
lapide del Comune di Udine e delle Donne resistenti, 2011. Ricorda le ragazze e
bambine che nel 1944-1945 aiutavano i deportati ebrei di Fiume e di altre zone, oltre i militari italiani imprigionati e
condotti dai nazisti al Campo di sterminio di Auschwitz.
Lapide in memoria del Centro Smistamento Profughi di Via Pradamano a Udine. Fotografia di E. Varutti
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Il pensiero dei ragazzi
dello Stellini
Ecco il resoconto sulla
giornata dedicata al Trekking del Ricordo col liceo classico “Stellini”. Il testo
è stato scritto e firmato da alcuni studenti partecipanti all’attività. Lo pubblichiamo
con piacere, avendolo ripreso dal sito web della scuola udinese, dove si
possono vedere anche tre fotografie dell’esperienza formativa. (E.V.)
“Trekking urbano nei luoghi del Ricordo
Quale modo migliore di ricordare, se non quello di
ripercorrere nel vero senso della parola i luoghi della Storia?
Questa è stata l’esperienza di “Trekking urbano” che noi
ragazzi della 2^ E abbiamo effettuato a Udine il 22 marzo scorso. Guidati dal
professor Elio Varutti, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia
e Dalmazia (Comitato Provinciale di Udine), abbiamo così visto con i nostri
occhi i luoghi che hanno fatto da sfondo a una parte della storia che
appartiene a tutti: quella degli esuli istriani.
La prima tappa è stata piazza Libertà, così chiamata nel
1945, perché qui per la prima volta
sventolò la bandiera della libertà. Essa era particolarmente cara agli
esuli, che in essa ritrovavano somiglianze con le piazze simili delle città che
avevano dovuto abbandonare. La piazza – con i due leoni, simbolo della
repubblica di Venezia – ci è stata presentata come uno dei più begli esempi di
arte veneziana sulla terraferma. Il professor Varutti ci ha informato che
l’antistante Loggia del Lionello è stata progettata da un architetto istriano,
Bartolomeo Costa Sbardillini. Nella piazza, oltre all’arte, abbiamo potuto
ascoltare anche le storie delle violenze compiute da parte dell’OZNA (i servizi
segreti iugoslavi) ai danni degli italiani.
La seconda tappa è stata la vicina Piazzetta Belloni, con la
scultura in ferro rappresentante un sestante, dello scultore, anche lui fiumano,
Michele Piva.
Ci siamo quindi spostati in via Aquileia, per la terza tappa,
la Chiesa della Beata Vergine del Carmine: qui, tra il 1953 e il 1956, si celebrarono
i matrimoni – anche 30/40 al giorno- tra giovani esuli, prima di emigrare in
Germania con la speranza di rifarsi una nuova vita. La tappa è stata anche
l’occasione per parlare della chiesa, con i suoi affreschi e il sarcofago del
beato Odorico da Pordenone, grande missionario del ‘300, che giunse fino in
Cina.
Attraverso viale Ungheria siamo arrivati alla quarta tappa,
il Parco “Vittime delle Foibe“, dove si trova un cippo monumentale a ricordo
degli eccidi, eretto nel 2010.
La penultima tappa è stata quella più carica di significato,
questa volta non per l’importanza storico-artistica, ma per quella umana: si
tratta dell’ex centro di smistamento di via Pradamano, che oggi è la sede della
scuola media “Enrico Fermi”. Questo edificio accolse tra il 1945 e il 1960
oltre 100.000 persone, che condivisero insieme sogni e paure, ignorando quale
destino li avrebbe attesi.
La nostra camminata si è conclusa, come in un viaggio, alla
stazione ferroviaria: qui, sul muro esterno, è appesa dal 2013 una targa in
onore delle donne e delle bambine che aiutarono “senza armi” i deportati. E’
straziante pensare alle sofferenze di quegli uomini, ma riempie il cuore di
gioia sapere che delle bambine, anime pure in mezzo all’orrore, abbiano
raccolto lettere e biglietti lanciati dai treni da portare alle famiglie per
poter dire loro: “Il vostro caro è passato di qua”.
Vogliamo esprimere un ringraziamento sincero al professor
Varutti, alla sua erudizione e semplicità con cui ci ha accompagnati in questa
esperienza di trekking urbano: grazie a lui abbiamo compreso che, camminando
nella nostra città, camminiamo da sempre nella dolorosa e indelebile storia
degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia.
(testo redatto da Michelle Ricciardi Calderaro e Martina
Rimicci della classe 2^E, con il contributo di Caterina Cosatto, Matteo Mete,
Errique F.V. Orfino, Gioia Panizzo).
Sitologia
- E. Varutti, L’esodo giuliano dalmata a Udine visto da Gli Stelliniani, on-line dal 5 maggio
2016.
- E. Varutti, Giorno delRicordo al Liceo Stellini di Udine, 2018 , on-line dal 7 febbraio 2018.
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E.V. Ove non altrimenti detto le fotografie sono della collezione di Giorgio Gorlato, esule da Dignano d’Istria, che si ringrazia per la fattiva collaborazione.
Targa commemorativa sul Cippo al Parco Vittime delle Foibe a Udine. Fotografia di Claudio Bugatto, con avi di Zara, nel giorno dell'inaugurazione: 25 giugno 2010
Varutti, accanto alla professoressa Monica Delfabro, mentre spiega il ruolo di Bartolomeo Costa Sbardilini da Capodistria, detto delle Cisterne, nel progetto e nella costruzione del Palazzo comunale di Udine, detto Loggia del Lionello, verso la metà del Quattrocento. Fotografia di Bruna Zuccolin
Varutti, accanto alla professoressa Monica Delfabro, mentre spiega il ruolo di Bartolomeo Costa Sbardilini da Capodistria, detto delle Cisterne, nel progetto e nella costruzione del Palazzo comunale di Udine, detto Loggia del Lionello, verso la metà del Quattrocento. Fotografia di Bruna Zuccolin