È un pezzo di storia ormai dimenticata. Sono stati assai
importanti i preventori antitubercolari di Sappada, in provincia di Belluno, per
i bimbi gracili degli italiani esuli d’Istria, di Fiume e della Dalmazia. L’esodo giuliano dalmata ha comportato tanti disagi, tristezze, perdite umane, di affetti
e di patrimoni economici.
Sappada, borgata Lerpa - Preventorio più basso per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata, chiamato "Venezia Giulia".
La salute dei bambini dei profughi fu messa in salvo
dall’idea di Aldo Clemente (Trieste 21.10.1920 – Roma 13.11.2014). Egli fu il Segretario
Generale dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, con sede a
Roma; si tratta di un ente nazionale per lavoratori rimpatriati e profughi, che
fu attivo dal 1947 al 1978.
Aldo Clemente già nel 1945, poco più che ventenne, fondò,
infatti, a Trieste un collegio per orfani di guerra e il primo preventorio
antitubercolare di Sappada. Quello sorto nella ridente località alpina, ai
confini con la Carnia, fu chiamato “Venezia Giulia”.
Fu utilizzato un edificio già esistente, come si
può notare dal filmato “A Sappada con i piccoli profughi giuliani” del 23
aprile 1952, edito dalla Settimana Incom, citato alla fine del presente
articolo (e visibile con una cliccata). Sia per il primo preventorio femminile
(sorto nel 1945), che per il secondo, quello maschile (del 1949) furono adibite
due case sappadine. Negli anni successivi furono edificate due apposite
costruzioni: il preventorio “Dalmazia”, del 1953-1954 e quello intitolato alla
“Venezia Giulia”, del 1960-1964. Ambedue gli edifici sono su progetto
dell’ingegnere Angelo Morelli De Rossi di Udine. Al progetto del 1960 ha
operato anche Diomede Morossi, come pure nell'ampliamento dell'edificio "Dalmazia" nel 1971.
Angelo Morelli De Rossi, Prospettiva del preventorio "Dalmazia" di Sappada, progetto del 1954. Archivio del Comune di Sappada.
Theodoro de Lindemann, pediatra triestino, fu il consulente
scientifico per la realizzazione dei due Preventori di Sappada. Negli ani ’50 de
Lindemann da Trieste raggiungeva la località montana ogni sabato per
sovrintendere alle nuove istituzioni per i bimbi dell’esodo, così ha dichiarato
Aldo Clemente il 23 marzo 2007, durante un convegno a Trieste sull’esodo
giuliano dalmata, organizzato dall’Associazione delle Comunità Istriane.
In chiave estetica i progetti dei preventori di
Sappada elaborati da Angelo Morelli De Rossi e da D. Morossi possono essere
avvicinati agli stilemi del razionalismo. Soprattutto il preventorio
“Dalmazia”, del 1953-1954, a mio parere ha una linea che si accosta ad alcune
opere dell'architetto Ermes Midena, esponente friulano del razionalismo.
Tra l’altro l’ingegnere Morelli De Rossi
(1909-2006), che fu militare di naia a Fiume, ha operato proprio a favore dei
profughi giuliano-dalmati, dedicandosi alla costruzione dei villaggi a loro destinati a Gorizia, Grado,
Monfalcone, Udine e Marghera.
Il primo preventorio, quello del 1945, aveva una capacità
iniziale di 50 posti letto ed era riservato alle bambine. Era organizzato con
scuola materna e scuola elementare per le piccole utenti a rischio di malattie
polmonari. Dato che le piccole ospiti dovevano soggiornare per vari mesi o
anche per più tempo, fu un’occasione di lavoro per il personale locale: medico, infermiere, maestre, assistenti, cuoche, operai ed altro.
Sappada, 1925 - ed. e foto E. Danieli, S. Stefano di Cadore
Oggi gli edifici di tali preventori, in borgata Lerpa di
Sappada, non sono più utilizzati per la loro funzione originale. La gente del luogo li chiama: colonie. Il 22
aprile 1994 sono stati impiegati per soggiorni di bambini della diocesi di
Trieste. Essi assunsero una nuova intitolazione. Il preventorio “Dalmazia”
divenne “Casa San Giusto”, mentre l’edificio del “Venezia Giulia” situato più
in basso fu chiamato “Casa Trieste”. Ciò in base alla domanda di Monsignor
Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste (nato a Pola nel 1932), in qualità di
legale rappresentante della Chiesa Cattedrale di San Giusto Martire di Trieste,
come emerge dall’Archivio del Comune di Sappada (F 13, n. 28/25).
Angelo Morelli De Rossi, Diomede Morossi, Prospetto nord del preventorio "Venezia Giulia" a Sappada, progetto del 1960. Archivio del Comune di Sappada.
Aldo Clemente fu il direttore del collegio “Venezia Giulia”,
secondo «La Voce di Fiume» e anche per «La Nuova Voce Giuliana», del 2010, ma
non si sa se tale istituto sia proprio quello appena sorto di Sappada nel 1945.
Chi fosse interessato a vederli, quasi come in un itinerario
del Giorno de Ricordo a Sappada, si dovrà recare alla borgata di Lerpa, verso
ovest e il Cadore. Dopo il distributore
di benzina, che sta sulla sinistra, si vedrà a destra la Cappella di Santa Maria
Ausiliatrice. Lì si deve salire lungo la strada fino in quota. Tra la spessa
vegetazione, si incontra il primo grande edificio a sinistra (il "Venezia Giulia"), mentre il secondo (il "Dalmazia") è raggiungibile da una seconda stradina sempre a sinistra, dato che sta ancora
più in alto, in località "Oberlerpa".
Sappada, borgata Lerpa, la Cappella di Santa Maria Ausiliatrice
La Cappella di Santa Maria Ausiliatrice è stata così dedicata
nel 1954. Come scrive Carlo Malaguti’s Lasars, a pag. 26 del suo “Griesse vam Plodn / Saluti da Sappada”,
fu costruita nel 1815 da Giovanni Battista Solero, in ringraziamento al Santo
Patrono – perciò intitolata a San Giovanni Battista – per avergli evitato la
naia obbligatoria nella disastrosa Campagna di Russia di Napoleone Bonaparte. A
metà del Novecento mutò l’intitolazione, come detto.
Grazie ad una serie di visite al Comune di Sappada
e alla disponibilità e collaborazione delle autorità e degli operatori del
municipio si è potuto reperire, studiare e fotografare un insieme di documenti
originali determinanti per una buona riuscita della ricerca sui preventori
sappadini.
Sappada, borgata Lerpa - Tra la folta vegetazione il preventorio più basso, "Venezia Giulia", per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata
Criteri per l'ammissione ai Preventori di Sappada
Riprendo da «L’Arena di Pola», del 7 giugno 1960, un articolo
con i criteri d’ammissione ai Preventori sappadini.
È documentata l’ampia azione d’assistenza svolta dall’Opera per
l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati nel settore dei minori. Particolare
rilevanza ricoprono i Preventori antitubercolari di Sappada, in provincia di
Belluno. In tale località, dal 1950, sono stati restituiti alle famiglie degli
esuli giuliano-dalmati, completamente ristabiliti e rinforzati centinaia di
bambini dai 4 ai 12 anni.
Negli Istituti sappadini funzionano la scuola elementare parificata
e la scuola materna. È appena il caso di precisare che non si tratta di
Istituti destinati a bambini ammalati conclamati, bensì esclusivamente a bimbi
gracili o con precedenti sanitari. Il più rigoroso controllo viene fatto all’atto
delle ammissioni e solo i “clinicamente sani” sono ammessi nei preventori. È
necessario che di questa bellissima assistenza possano beneficiare
effettivamente i bambini più poveri e i più gracili, per cui si invitano le
famiglie a presentare domande di ammissione.
Alcuni posti nei Preventori saranno liberi col prossimo
luglio 1960, per cui le domande vanno indirizzate subito all'Opera per l’Assistenza
ai Profughi Giuliani e Dalmati, Roma - Piazzale di Porta Pia 121, che
provvederà a fornire ogni utile notizia alle famiglie interessate. Per Trieste
le domande vanno presentate alla Delegazione dell’Opera per l’Assistenza ai
Profughi Giuliani e Dalmati, Via del Teatro, 2 Trieste.
Sappada, borgata Lerpa - Altra immagine del preventorio "Venezia Giulia", situato più in basso, per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata
Alte notizie sui Preventori
Maria Escher, direttrice del Preventorio maschile
“Dalmazia”, quello edificato più in alto, il 17 dicembre 1963 scrive al sindaco
di Sappada per ricevere il “diritto di maggiorazione” per l’ultimo trimestre in
corso riguardo al cosiddetto “caro pane” per i minori ricoverati nella
struttura. Il documento dattiloscritto fa parte dell’Archivio del Comune di
Sappada (F 13, n. 299).
Nel 1964 a Sappada viene inaugurata la nuova sede del
preventorio “Venezia Giulia”, la costruzione situata più in basso, per le femmine, progettata sin dal
1960 dall’ingegnere Angelo Morelli De Rossi e da Diomede Morossi, di Udine.
In quell’occasione il pittore sappadino Pio Solero donò un suo quadro che ritrae il preventorio stesso, inserito nella gradevole valle alpina. Ecco come descrive l’evento il giornale «L’Arena di Pola», del 18 febbraio 1964.
In quell’occasione il pittore sappadino Pio Solero donò un suo quadro che ritrae il preventorio stesso, inserito nella gradevole valle alpina. Ecco come descrive l’evento il giornale «L’Arena di Pola», del 18 febbraio 1964.
«RIANDANDO col pensiero alle nostre prime visite al
grazioso paese montano di Sappada, quando si stava cercando una sistemazione,
almeno provvisoria, per il Preventorio Antitubercolare dell'Opera, ci
risovvengono gli incontri fatti e le prime affettuose accoglienze avute. Tra
coloro che ci sono stati subito vicini, ricordiamo la bella figura, alta e
vigorosa del prof. Pio Solero, di cui visitammo lo studio e dove potemmo
ammirare le opere inconfondibili, trattate con la spatola, quasi a ricreare
l'incisività elegante del paesaggio alpino, lo staglio netto ed ardito delle
sue pareti strapiombanti, dei suoi picchi aguzzi o la vita prepotente racchiusa
nei meravigliosi fiori delle vallate dalla gamma infinita di colori. Pio Solero
è un pittore forte (…)
Della sua generosità e sensibilità abbiamo avuto ulteriore
conferma recentemente, in occasione dell'inaugurazione della nuova sede del
Preventorio “Venezia Giulia”. Il prof. Solero ha voluto donare un suo quadro
all'Istituto, perché si arricchisse così la sua dotazione artistica. È una
bella opera con fiori di montagna e non poteva essere fatta scelta migliore, né
dono più gradito agli stessi bimbi accolti nel Preventorio: una presenza,
dunque, non solo artistica e di alto valore, non solo estetica, ma anche educativa,
perché i bimbi hanno bisogno di imparare e porteranno sempre con sé il ricordo
delle cose belle e gentili che li hanno circondati nella loro fanciullezza e
che hanno aperto i loro animi a nuove commozioni. Ma soprattutto questo dono
testimonia la partecipazione cordiale ed affettuosa di un Amico, il cui cuore
ha la stessa ampiezza di respiro della conca alpina dove il Siera, le Terze, il
Rinaldo, il Peralba, giganti buoni alimentano il sacro Piave ancora rigagnolo
perché, appunto, nato appena dal loro grembo».
Sappada, borgata Lerpa - Mappa con i due preventori, disegnati in alto al centro, a sinistra del corso d'acqua
In seguito sul periodico «L’Arena di Pola» si leggono le
seguenti notizie in un articolo, del 4 novembre 1970, intitolato così: L’Opera istituti educativi riaperti ai
giovani.
«A Sappada, nella splendida cornice delle Dolomiti, il
segretario generale [dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati,
ossia Aldo Clemente] ha visitato i preventori “Venezia Giulia” e “Dalmazia”,
che accolgono 120 tra bambine e bambini gracili, bisognosi di cure climatiche,
anche di età prescolare. I bimbi che sono ospitati per periodi variabili,
trascorrono serenamente il periodo di soggiorno, alternando alla scuola, a
seconda delle stagioni, passeggiate, cure elioterapiche, lezioni di sci e
pattinaggio o giochi sulla neve. Nei due istituti, retti secondo le norme della
più moderna didattica e pedagogia, i bimbi godono di un trattamento
affettuosamente familiare».
Lettera originale autografa con cui Aldo Clemente, segretario generale dell'Opera per l'Assistenza ai profughi giuliani e dalmati, chiede al Comune di Sappada di costruire il preventorio "Dalmazia", 1953. Archivio del Comune di Sappada.
La Prima comunione dei bimbi esuli, 1969
Ancora da «L’Arena di Pola» del 1969 si leggono i nomi dei bimbi
esuli giuliano-dalmati che si accostano alla prima comunione.
Ecco le parole del giornalista de «L’Arena di Pola».
Giornata di commozione e di festa per i 120 bambini e bambine ospitati nei
preventori “Dalmazia” e “Venezia Giulia” di Sappada. Domenica 8 giugno 1969 a
Sappada, circondata dalle montagne tutte bianche di neve e luccicanti al sole,
19 bambini dei due preventori, emozionati da sembrare quasi intimiditi, si sono
accostati a Gesù per la prima volta, ricevendo dalle mani del loro parroco la
sacra e bianca particola della comunione.
Usciti dalla chiesa i piccoli sono stati ospiti
nella canonica per una merenda gentilmente offerta dal parroco, don Tarcisio
Lucis (che nel 2016 ha celebrato il 65° di sacerdozio!), e poi finalmente tutti per i loro cari, fino all’ora della partenza del
pullman. Il distacco per una volta è stato più facile, perché tutti, grandi e
piccini, si sentivano contenti per il grande momento vissuto e per la festosa
giornata trascorsa. Ecco i nomi delle bambine e bambini che hanno ricevuto la
prima comunione: Anna Rosa Copina, Gianna Coslovich, Marina Mauri, Renata
Tonin, Irene Zadnich,Domenica Zerbin, Edi Altin, Marino Becher, Maurizio
Belleno, Livio Bencich, Antonio Catino, Alain Caverne, Gianfranco Coretti,
Roberto Coslovich, Maurizio Ferletta, Italo Ferrara, Lorenzo Giugovaz, Marino
Gombac, Claudio Mondo. Al parroco, alle suore che hanno preparato i bambini e
al personale tutto degli Istituti, vanno i più sentiti ringraziamenti
dell'Opera e delle famiglie.
Sappada - La Prima comunione dei bimbi esuli, 1969. Fotografia da «L’Arena di Pola».
Da un articolo su «L’Arena di Pola», del 10 gennaio 1978, infine,
si sa che «un
riconoscimento è stato offerto in particolare alla sig.na Anna Maria Artico,
valida dirigente dei Preventori di Sappada prima e delle Case del Fanciullo di
Trieste poi». Ecco, infine, il nome della dirigente dei preventori sappadini
negli anni ’70: Anna Maria Artico. Costei, nel 2010, risulta tra gli insegnanti
dell’Università della Terza Età di Livorno.
Sappada, borgata Lerpa - Preventorio "Dalmazia", più in alto, per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata
Dal 1979 ad oggi
Dal 1979 circa gli edifici che accoglievano i bimbi
dell’esodo giuliano dalmata sono passati in gestione dapprima dall’Opera
Diocesana di Assistenza (ODA) di Trieste, presieduta da don Pasquale Crivici. In base ai
documenti dell’Archivio del Comune di Sappada (F 13, n. 299) in particolare il
23 settembre 1985 don Crivici con una lettera manoscritta chiede al Comune di
Sappada di “ristrutturare il tetto della Casa Trieste, la cui lamiera è stata
divelta il 7 agosto 1985 da un improvviso colpo di vento”. È richiesta anche la
dichiarazione per la riduzione dell’IVA al 2% riguardo a tali lavori “urgenti e
straordinari”.
Poi passarono all’attività dell’Ente Cattedrale di San Giusto, alla fine degli anni ‘80. In seguito e fino ad oggi fanno parte delle attività dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di Trieste.
Poi passarono all’attività dell’Ente Cattedrale di San Giusto, alla fine degli anni ‘80. In seguito e fino ad oggi fanno parte delle attività dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di Trieste.
È stata chiamata “Casa San Giusto” la struttura superiore,
dopo il 1994. “Casa Trieste” è il nome della struttura più in basso, secondo le
informazioni di Marino Vlacci, dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di Trieste, confermate dai documenti dell’Archivio del Comune
di Sappada (F 13, n. 28/25 e n. 299).
Sappada, borgata Lerpa - Immerso in un ambiente bucolico, il preventorio "Dalmazia", situato più in alto, per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata
Note dal web
Il signor C.F., nato nel 1960, ci ha scritto da Clermont Ferrand
(Francia), il 24 luglio 2018, per posta elettronica, dopo aver letto l’articolo
soprastante. Ha voluto inviarci le seguenti dolenti note riguardo all’essere
bambini presso i Preventori antitubercolari di Sappada. È un crudo commento il
suo, con forti accenti di esagerazione, che non abbiamo voluto tagliare. Ci dice che la sua
impressione negativa può essere confermata dal fratello A.F., di Parigi e dalla
sorella che hanno avuto la stessa esperienza di ospitalità con duro trattamento.
Ecco il commento di C.F. riferito alla fine degli anni ’60. Peccato che non ci abbia scritto per esteso il proprio nome e cognome. Le opinioni anonime hanno meno valore.
“Lei ha fatto un articolo, nel 2016,
sui collegi di Sappada sezione maschile e sezione femminile, ero lì io, con mio fratello e mia sorella, siamo
stati un anno, io avevo forse 8 anni, mia sorella gemella e mio fratello 10. Io
sono del 1960. I miei non avevano le possibilità per mantenerci e, da Roma, ci
hanno mandato a Sappada. Le posso dire che di pedagogico non vi era nulla. Un
bicchiere d’acqua al giorno, ci facevano mangiare il vomito, e la sera in fila
ci facevano togliere le mutande e con le mani le dovevamo allargare, in fila
dovevano essere visionate dalle sorveglianti e se c’era una macchiolina ce le
mettevano in testa e dovevamo rimanere in piedi, senza andare a dormire per due
ore. Invito tutti i bambini, ormai adulti, a dire cosa succedeva in questi due
casermoni a Sappada, che si sappia la verità e non aggiungo altro, una vergogna”.
Bibliografia ragionata
Sui Preventori di Sappada, si vedano questi articoli:
- Gare sciatorie al
Preventorio di Sappada, «L’Arena di Pola», n. 652, 16 marzo 1949, pagina 4.
- Un nuovo preventorio
a Sappada, «L’Arena di Pola», n. 684, 9 novembre 1949, p. 3.
- Criteri per
l'ammissione ai Preventori di Sappada, «L’Arena di Pola», n. 1227, 7 giugno 1960, p. 4.
- Un quadro di Pio Solero
al preventorio di Sappada, «L’Arena di Pola», n. 1411, 18 febbraio 1964, pag. 2.
- Sappada, Prima comunione nei preventori, «L’Arena di Pola», n. 1675, 23 giugno 1969, p. 376.
- Sappada, Prima comunione nei preventori, «L’Arena di Pola», n. 1675, 23 giugno 1969, p. 376.
- L’Opera istituti
educativi riaperti ai giovani, «L’Arena di Pola», n. 1712, 4 novembre 1970, p. 272.
- «L’Arena di Pola», n. 2016, 10 gennaio 1978, pag. 1.
- Luciano De Majo, Gran
festa degli studenti per il Risorgimento, «Il Tirreno», edizione di
Livorno, cronaca, 7 maggio 2010.
- I 90 anni di Aldo
Clemente, «La Nuova
Voce Giuliana», X, n. 229, 16 novembre 2010, pag. 6.
- I 90 anni di Aldo
Clemente, «La Voce
di Fiume», XXXXIV, n. 12, 31 dicembre 2010, pag. 13.
Riguardo all’Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e
dalmati, vedi: Ente nazionale per lavoratori rimpatriati e profughi; I.R.C.I.; Opera per l'assistenza ai profughi giuliani
e dalmati, Riepilogo dell'attività assistenziale degli enti : 1947-1978 :
ristampa elaborata degli opuscoli 1958-1964-1977 in occasione del 50°
dell'esodo e della nascita dell'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e
dalmati ed ai rimpatriati / a cura dell'Istituto regionale per la cultura
istriana, Trieste, 1997.
Sulla biografia di Aldo Clemente ci sono molte fonti
adeguate; vedi, ad esempio tra le opere più recenti: «Neresine», Foglio
quadrimestrale della Comunità degli Esuli Neresinotti, IX, n. 24, febbraio
2015, pag. 45.
Per quanto concerne la Cappella di Santa Mari Ausiliatrice,
ex Cappella di San Giovanni Battista, si veda l’ottimo volume di cartoline
illustrate: Carlo Malaguti’s Lasars, Griesse
vam Plodn / Saluti da Sappada, Sappada (provincia di Belluno), Associazione
Plodar, 2015.
Per i riferimenti biografici all’ingegnere Angelo
Morelli De Rossi, direttore dell’ufficio interregionale dell’UNRRA Casas
(Veneto - Friuli Venezia Giulia), vedi: Mario Blasoni, “Protagonista della ripresa postbellica”, in M. Blasoni, Cento udinesi raccontano, Udine, La
Nuova Base, volume III, 2007, pagg. 182-184.
Da "L'Arena di Pola" del 12/06/1957. Si sono comunicati per la prima volta: Rosaria Achille, Nadia Bertoch, Graziella Loredan, Giuliana Moro, Livia Punis, Nadia Struia, Franca Vidali; Boris Babich, Bruno Bullo, Silvio Chermaz, Fulvio Ellero, Sergio Loganes, Nadio Milos, Gianfranco Minca, Mario Pulcich, Olivio San, Ferruccio Specchi.
Sono riconoscente per questa segnalazione al Gruppo di Facebook "Preventorio Femminile “Venezia Giulia" e Preventorio Maschile “Dalmazia"
Informatori
- Il signor C.F., nato nel 1960, che vive a Clermont Ferrand
(Francia), messaggio di posta elettronica in un social network del 24 e 26
luglio 2018.
- Marino Vlacci, dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di
Trieste, e-mail all’autore del 23 luglio 2016.
---
Servizio giornalistico e fotografico di Elio Varutti
Sappada, borgata Lerpa - Preventorio più in basso "Venezia Giulia", per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata, visto dalla strada statale per il Cadore
Sappada, borgata Lerpa - Colonna del cancello del preventorio più alto, il "Dalmazia" per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata
Sappada, borgata Lerpa - Parte retrostante del preventorio più in alto, il "Dalmazia", per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata
Sappada, borgata Lerpa - Piano Regolatore Generale, aggiornato al 30.11.2009. Gli edifici dei due preventori sono situati nelle aree in colore viola in alto al centro: "Aree per attrezzature turistico ricettive (Case per ferie, colonie...)"
Sappada, maggio 1975. Prima comunione insieme a Anna Maria
Zanella. Altri riconosciuti nella fotografia: Rita Campisi, Bianca Campisi,
Rosanna F., Pier Paolo Zanella, Cangiano, Davide Taste, Carmen, Antonio F…..
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A questo punto propongo un video di Gimmj Crosara, del 2012,
intitolato “Preventorio Femminile Venezia Giulia e Preventorio Maschile Dalmazia”,
assieme a Milva Freddie Mimì, dell’omonimo
Gruppo di Facebook.
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Molto interessante è il video dell'Istituto Luce, intitolato:“A Sappada con i piccoli profughi giuliani” del 23 aprile 1952, edito
dalla Settimana Incom. Mi è stato cortesemente segnalato dall'amministratore del gruppo di Facebook ESODO ISTRIANO PER NON DIMENTICARE; ecco il LINK
https://www.youtube.com/watch?v=JecJIkUxe58
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Questo articolo rientra nelle attività del Centro di ricerca, documentazione e produzione culturale sull’esodo giuliano dalmata, del 2016, per raccogliere, testi, documenti, interviste e fotografie di quei particolari momenti storici.
Il Centro di ricerca è sorto all’interno del Laboratorio di storia dell’Istituto Stringher di Udine, di cui è referente il professor Giancarlo Martina.
È parte del progetto, sostenuto dalla Fondazione Crup, “Storie di donne del ‘900”, che ha ottenuto, tra gli altri, il patrocinio di: Provincia di Udine, Comune di Udine, Club UNESCO di Udine, Società Filologica Friulana, ANED, ANVGD di Udine.