venerdì 23 febbraio 2024

‘Me vergognavo de eser profuga’. Voci dell’esodo da Zara, Cittanova, Rovigno e Pirano, 1943-1960

Stefano Gilardi mi ha raccontato come è stato l’esodo della sua nonna. Si chiamava Redenta Orlich, nata a Zara nel 1919 e deceduta ad Alghero nel 2013. È da premettere che risale all’Ottocento la fondazione della Gilardi & Bettiza di Spalato, la più antica e la più importante di tutte le fabbriche dalmate. L’impresa affronta i sempre più grandi e frequenti ampliamenti e rimodernamenti a cavallo dell’Ottocento e Novecento, per terminare con la vendita alla famiglia croata Ferić, negli anni Venti del Novecento, messa in atto a causa un susseguirsi di circostanze storiche e politiche sfavorevoli. Ci fu un primo esodo dei Gilardi da Spalato a Zara, unico territorio dalmata nel Regno d’Italia, dal 1918 al 1943.

Redenta Orlich, sposata a Lorenzo Gilardi, scappò un’altra volta da Zara, probabilmente nel 1943, in treno, transitando per Trieste e la destinarono al Centro raccolta profughi di Reggio Calabria, poi la famiglia trovò un alloggio a Fertilia, nel Comune di Alghero, provincia di Sassari. Fertilia è una città di fondazione del fascismo, sorta nel 1936, ma non completata per lo scoppio della Seconda guerra mondiale. L’opera di colonizzazione in Sardegna si bloccò e la maggior parte degli edifici rimase di fatto inutilizzata. Nel dopoguerra giunsero gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, diventando un microcosmo linguistico culturale vicino a quello di Alghero, di lingua catalana.

Sentiamo un’altra voce. Carla Pocecco, esule da Cittanova, mi ha detto che “semo vignudi via nel 1955 iera la Zona B appena passada sotto la Jugoslavia col Memorandum de Londra, mentre i fratelli de mia nonna iera stadi spedidi in Italia nel 1947”. È passata da qualche Campo profughi? “Sì, certo ierimo al Centro raccolta profughi de Valmaura a Trieste – ha aggiunto la Pocecco – me ricordo che ierimo tel fango e andavo a giogar al Campo profughi de San Sabba con tutte quelle scritte sui muri, chi ge gaveva dà el permesso de scriver su pei muri?” Poi la signora Pocecco, da grande, scopre che erano graffiti dei prigionieri ebrei, che furono deportati al Campo di sterminio di Auschwitz.

Perché siete fuggiti dall’Istria? “La gente italiana subiva atti di intimidazione e di violenza fisica –  ha proseguito la Pocecco – che non potevano risolversi diversamente che nella scelta dell’esodo, avevo fatto le scuole croate, dopo me vergognavo de essere profuga e domandavo papà cosa xe successo?”. Solo quando compì diciassette anni, il babbo che era carabiniere spiegò alla signora Carla Pocecco i fatti accaduti alla famiglia e la fuga dall’Istria, abbandonando i vari beni economici. “I miei decisero di partire prima che fosse troppo tardi – ha detto – mi dispiace, gò perso la cultura agraria e della pesca dei nonni, quella xe la mia storia”.

Fabbrica Gilardi e Bettiza a Spalato
Daniele De Fazio, mio amico d’infanzia, ha sposato Idanna Veggion, figlia di Antonio, esule da Rovigno, passato dal Centro smistamento profughi di via Pradamano a Udine. “Pensa che verso il 1984-1985 – ha riferito De Fazio – per il prezzo più basso, andavo a fare il pieno di benzina in Jugoslavia, con mia moglie e mio suocero Antonio Veggion, ebbene lui si faceva scaricare in Italia e ci aspettava al confine, da tanta paura che aveva ancora degli jugoslavi titini”.

Andare via da Pirano con il “lasciapassare il 20 maggio 1960”. È capitato a Mario Dugan esule a Marina di Ravenna. Egli ha voluto “ritornare in Istria nel mese di ottobre 1964 – ha concluso – e ho dovuto fare il passaporto italiano e aspettare il visto jugoslavo; non vi dico i controlli alla frontiera, molte volte le persone venivano spogliate, biancheria intima compresa. Buona giornata”.

Fonti orali - Le interviste (int.) sono state condotte a Udine con taccuino, penna e macchina fotografica da Elio Varutti, se non altrimenti indicato.

- Daniele De Fazio, Udine 1956, int. del 24 luglio 2017.

- Mario Dugan, Pirano 1942, vive a Marina di Ravenna (RA), messaggio in FB del 2 luglio 2017.

- Stefano Gilardi, Fertilia di Alghero (SS) 1983, int. del 24 novembre 2018.

- Carla Pocecco, Cittanova 1949, int. al telefono del 27 novembre 2018; componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione delle Comunità Istriane, Trieste.

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Progetto di Elio Varutti, docente di Sociologia del ricordo. Esodo giuliano dalmata all’Università della Terza Età (UTE) di Udine. Ricerche e Networking di Tulia Hannah Tiervo, e E. Varutti. Lettori: Sebastiano Pio Zucchiatti e Enrico Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Fotografie da collezioni private e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

venerdì 9 febbraio 2024

Giorno del Ricordo 2024 all’Istituto ‘Levi’ di Montebelluna (TV)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un comunicato stampa dall’ingegnere Ezio Toffano, Dirigente Scolastico dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Primo Levi” di Montebelluna (TV) su un evento originale riguardo al Giorno del Ricordo del 2024(a cura di Elio Varutti).


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Partire e restare: scelte che portano divisione e sofferenza, storia di un esilio reale e un esilio interiore

Si informa che sabato 10 febbraio 2024 alle ore 20,30, nell'aula magna dell'IIS "Primo Levi" di Montebelluna, gli studenti del liceo presenteranno lo spettacolo teatrale dal titolo "Partire e restare – Storia di una famiglia di Zara”, momento di riflessione, recitazione e musica, in occasione del Giorno del Ricordo.

La rappresentazione ha come obiettivo quello di proporre una riflessione sulla storia del Confine Orientale negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento e in particolare sulle motivazioni che spinsero alcuni istriani fiumani e dalmati a restare nelle loro terre d’origine e molti altri a partire. Attraverso letture, coreografie, esecuzioni musicali e una rielaborazione del testo “La zaratina” di Silvio Testa, gli studenti portano in scena in particolare la storia di una famiglia di Zara, le cui vicende e decisioni sono influenzate dai noti tragici eventi storici.

L’azione scenica è curata dalle professoresse Rossella Zanni e Laura Caccavale, e verrà trasmessa in diretta dall'emittente radiofonica d'istituto al link  www.bit.ly/WebRadioLevi

Lo spettacolo è aperto al pubblico. Si allega locandina. La cittadinanza è invitata a partecipare.

Montebelluna, 08.02.2024

mercoledì 17 gennaio 2024

Giovanni Fio, dalmata di Lesina, esule a Bari, in Trentino e a Udine dopo il 1943

“Se può interessare – ha detto Sergio Marino – racconto una vicenda che vissero mio suocero e mia suocera, italiani fuggiti dalla Dalmazia. Questo fatto me l’ha riferito mio suocero Giovanni Fio, ora deceduto, quando lo accompagnai per la prima volta a Lesina, o Hvar, come si chiama in croato, verso il 1998-1999. Mi ha raccontato che fuggì dalla sua città con la moglie Antonietta Fabris, rifugiandosi a Bari. Abbandonarono tutto, casa e terreni in centro del paese. Riuscì a lavorare subito come cuoco di albergo, poi andò a San Martino di Castrozza (TN), a Tarvisio (UD) presso l’Hotel ‘Lussari’ e infine a Udine nell’Hotel ‘Cristallo’. Noi andammo a Lesina a rivedere i luoghi della loro infanzia, la casa e i terreni. La casa era stata occupata da tre famiglie dell’entroterra. Per quello che so, in tanti anni ha cercato di avere dei rimborsi dallo stato italiano per i danni subiti, ma non ha mai avuto nulla. A Lesina vive ancora suo fratello più giovane che abbracciò la causa di Tito, forse per convenienza – ha concluso Sergio – è un piccolo impresario edile che ha diversi figli emigrati in America”. 

Lesina 18 novembre 1918. Accoglienza alle truppe italiane. Cartolina a cura del Circolo Dalmatico “Jadera” di Trieste nel decennio della sua costituzione 1960-1970. Collezione Giuseppe Bugatto, esule da Zara a Udine


Giovanni Fio nacque a Lesina il 16 gennaio 1925 e morì a Udine il 2 febbraio 2005. Il suo funerale si celebrò nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Carmine in via Aquileia, assai nota agli esuli giuliano dalmati. Sua moglie Antonietta Fabris nacque il 3 ottobre 1925 e morì a Udine il giorno 11 novembre 2022. Il loro esodo da Lesina risale, probabilmente, al settembre 1943 dato che in seguito all’invasione comunista jugoslava furono interrotti i collegamenti con la Puglia 
Antonietta Fabris raccontò varie volte ai figli e nipoti che la fuga da Lesina fu così precipitosa “da lasciar la pentola de la pastasuta sul fogo”. Poi con una barca si rifugiarono in un’isola vicina, nutrendosi per una settimana di sola uva dalle viti, in mancanza di altro cibo, fino ad avere la possibilità di un’altra imbarcazione diretta in Puglia.

Esodi e fucilazioni – Nel mese di novembre 1918 la gente italiana di Lesina, con bandiere bianco-rosso e verdi e la fanfara aspettarono sulla riva l’arrivo delle navi italiane, ma l’isola fu assegnata al Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Diverse famiglie italiane di Lesina, con molte vestigia veneziane, allora dovettero affrontare un primo esodo nel 1920. In seguito a tali spostamenti forzati, gli italiani si riversarono nella vicina Lagosta, unica tra le grandi isole dalmate assegnata al Regno d’Italia dal trattato di Rapallo, oppure a Zara, unica città dalmata annessa al Regno d’Italia, o a Fiume. Nonostante le leggi antitaliane dei nuovi arrivati, nel 1927, si contavano sull’isola 509 italiani, concentrati soprattutto a Lesina città. Dal 1941 al 1943 Lesina fece parte del Governatorato della Dalmazia, pertinenza amministrativa del Regno d’Italia. 

Udine, Hotel Cristallo, piazzale D’Annunzio, cartolina viaggiata 1965


Altri dalmati italiani di Lesina furono costretti ad andar via con l’arrivo dei violenti titini, dopo il 1943, trasferendosi in Puglia o in altre regioni italiane. Non giovarono ai rapporti fra croati e italiani le rappresaglie partigiane, né il comportamento delle truppe italiane, come i reparti delle camicie nere. Il giorno 11 settembre 1943 Guido Rocchi Lusic, di 68 anni, venne prelevato dai titini jugoslavi nella “Casa del Vecchio” e portato, insieme a una bara, nel cimitero di Lesina. Venne arrestata anche la figlia Dora di 24 anni. In piena notte, abbracciati, furono fucilati mentre gridavano: “Viva l’Italia”. Nello stesso cimitero venne fucilato Fortunato Marchi, dopo essersi scavato la fossa, come riportato da Wikipedia, alla voce “Lesina (isola)”.
 L’isola di Lèsina (in croato Hvar, in dialetto locale ciacavo Hvor o For, in greco antico Phàros, Φάρος, in latino Pharia) è la più lunga fra le isole della Dalmazia, situata nel mare Adriatico tra le isole di Brazza, Lissa e Curzola. L’isola, ha 11.077 residenti (dati del 2015), che ne fanno la quarta più popolosa delle isole della Croazia. È una ricca fonte di turismo sin dai primi del Novecento. L’esodo del 1943-1945 portò molti dalmati di Lesina verso la Puglia. Si sa che in terra di Bari c’erano ben otto Centri raccolta profughi. Come ha scritto Nico Lorusso “in terra di Bari i CRP erano otto”, per un totale di oltre due mila posti. Quello di via Napoli fu edificato verso il 1935, quando c’era la guerra d’Etiopia. Con l’arrivo degli alleati angloamericani prese il nome di “Campo Badoglio” e fu destinato a custodire i prigionieri tedeschi. Poi accolse gli Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia come si vede dalla tabella n. 1.

Tab. n. 1 – Centri raccolta profughi a Bari e vicinanze 1949-1956

Nome di CRP

Anno

Via o località

N° posti

Piazza San Sabino

1952

Bari vecchia. Dietro la Cattedrale, nello stabile di una caserma della Guardia di Finanza, poi Facoltà di Teologia

146

Santa Chiara

 

Bari vecchia. Qui c’era la direzione dei CRP d Bari. Danneggiato nel 1945 da scoppio nave “Henderson”, poi “Casa del Profugo”. Ora sede dei Beni culturali

270

Positano

 

Bari vecchia. Caserma “Regina Elena”, ex convento di San Francesco alla Scarpa, poi sede Soprintendenza

328

Le Baracche

1952

Via Napoli, ex Campo “Badoglio” per prigionieri tedeschi

420

Lido Massimo a Fesca

1952

Colonia “Ferruccio Barletta”

240

Altamura

1950

 

500

Barletta

1950

ex Caserma “Ettore Fieramosca”

200?

Santeramo in Colle

1950

 

200?

Fonti: N. Lorusso, “Quell’esodo dei mille dall’Egeo, Noi italiani, trattati come stranieri”, «la Repubblica», 17 febbraio 2004. Katia Moro, “Il Villaggio Trieste di Bari, lì dove trovarono rifugio mille profughi”, nel web «Barinedita» dal 16 aprile 2015. Testimonianza di Sergio Servi, Bari, del 18.11.2017, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea 'Giorgio Agosti'. Messaggio in Facebook, del 24 ottobre 2019, nel gruppo “Un Fiume di Fiumani!” di Giancarlo Straub, Castellaneta (TA); permesso di diffusione nel blog del 15 dicembre 2022.

Cartolina viaggiata dell’Hotel “Elisabeth” di Lesina-Hvar, 1912. Editore B. Kovačević. Fotografo P. Ruljančić. Collezione privata

Fonti orali, digitali e ringraziamenti - Sergio Marino, Udine 1950, int. del giorno 11 novembre 2023 e 10 gennaio 2024 a Udine con e-mail del 18 maggio, 10 novembre 2023 e 17 gennaio 2024. Grazie a Sara Marino, figlia di Sergio, per la ricerca genealogica familiare sui suoi nonni dalmati di Lesina. Grazie al professor Guido Rumici, ANVGD di Gorizia, per la collaborazione alla ricerca.  

- Sergio Servi, Parenzo 1939, messaggi in Facebook del 18-20 novembre 2017.

Collezioni private e archivi

- Giuseppe Bugatto, esule da Zara a Udine, cartolina del 1918.

Bibliografia

- Nico Lorusso, “Quell’esodo dei mille dall’Egeo. Noi italiani, trattati come stranieri”, «la Repubblica», 17 febbraio 2004.

- Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia, Firenze, Le Lettere, 2007.

- Katia Moro, “Il Villaggio Trieste di Bari, lì dove trovarono rifugio mille profughi”, nel web dal 16 aprile 2015.

- Giuseppe Rizzo, “I magnaccioni dei centri”, on-line dal 13 luglio 2017.

- Marzio Scaglioni, La presenza italiana in Dalmazia, 1866-1943, Università di Milano, Facoltà di scienze politiche, anno accademico 1995-1996. Tesi di laurea, relatore prof. Edoardo Bressan, correlatore prof. Maurizio Antonioli.

– E. Varutti, Campo profughi Le Baracche e gli altri CRP di Bari, on line dal 21 novembre 2017 su eliovarutti.blogspot.com

Progetto del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Primo lettore: Sergio Marino. Altri lettori: Emilio Fatovic, Livio Sessa, Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa, Ezio Cragnolini e Elisabetta Marioni. Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.

Ricerche e Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Copertina: Lesina 18 novembre 1918. Accoglienza alle truppe italiane. Cartolina a cura del Circolo Dalmatico “Jadera” di Trieste nel decennio della sua costituzione 1960-1970. Collezione Giuseppe Bugatto, esule da Zara a Udine. Altre fotografie dalle fonti citate e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

Comunità Italiani di Lesina -Zajednica Talijana Hvar. Foto da Facebook