martedì 5 luglio 2022

Carlo Mihalich, pittore veneziano nato a Fiume, nel Quarnaro

Chi è il pittore Carlo Mihalich? Nasce a Fiume il 9 aprile 1934 da genitori di tradizione e cultura mitteleuropea. Fin dalla tenera età dimostra una grande e marcata predisposizione per il disegno e il colore. Trascorre l’infanzia e la fanciullezza tra le dolci e profumate colline del Carso e l’azzurro del mare del Quarnaro.

Col 6 aprile 1941 le truppe tedesche, italiane, bulgare e ungheresi, invadono la Jugoslavia, abbattendo il regno jugoslavo dei Karageorgevich e spartendosi le zone occupate. Le autorità militari di Fiume e di Zara, nel Regno d’Italia, fanno evacuare le città. C’è chi finisce sfollato nelle Marche, come la famiglia di Silvio Cattalini, di Zara, o in Sardegna, come ha raccontato Miranda Brussich in Conighi, riguardo a certe famiglie di Fiume. E a Carlo Mihalich cosa succede? “Con la famiglia mi trovo sfollato a Oriago di Mira (Ve) – ha detto Mihalich – dopo un mese si rientra a Fiume, ma le giornate si fanno sempre più tristi per la guerra e perché il padre è alle armi”. 
Venezia 1949, la famiglia Mihalich. Il padre Nereo e la madre Ida con in braccio la figlia Rita, nata a Venezia. Carlo è il primo a sinistra, sotto i fratelli Mauro e Alfio. A fianco della madre, il fratello Vittorio. Collezione Carlo Mihalich.

Dopo l’8 settembre 1943 i tedeschi occupano Fiume, l’Istria e la Dalmazia. Iniziano i bombardamenti angloamericani su Fiume, Zara e Pola. Il 3 maggio 1945 entrano a Fiume i titini, dopo che i tedeschi hanno fatto saltare con l’esplosivo gli impianti ferroviari e portuali. Che fanno i Mihalich? “Dopo la fine della seconda guerra mondiale e con l’occupazione slava – è la risposta – in attesa del trattato di pace tutta la famiglia, nell’ottobre del 1946 si trasferisce a Venezia, ospite di conoscenti veneziani. Oltre a papà Nereo e alla mamma Ida Africh, siamo noi fratelli: Carlo, Mauro, Alfio e Vittorio. Più tardi, a Venezia, nascerà la sorella Rita”.

Poi cosa succede? “Poi mio fratello Vittorio ed io veniamo accolti all’Istituto Artigianelli di don Orione – ha concluso il testimone – dove passiamo dei momenti di angoscia e di tristezza, senza la presenza dei genitori e degli amici d’infanzia”.

La famiglia conosce anche Centro raccolta profughi ‘Luigi Foscarini’ di Venezia. Nel 1948 Carlo entra nel convitto ‘Fabio Filzi’ di Grado (GO), ritrovando la cultura e l’educazione mitteleuropea dell’infanzia. Col 1950 frequenta per qualche tempo l’Istituto d’Arte dei Carmini di Venezia senza trovare soddisfazione, mentre si appassiona in Piazza San Marco agli acquerelli di Carlo Cherubini e studia da autodidatta.

Carlo Mihalich, Vendette sociali, politiche e personali del 1945, incisione su lamiera di zinco, acquaforte, cm 19,5 x 20, 1988. Courtesy del'artista.

Nel 1955 Carlo Mihalich lavora alla Montedison, ma continua a dipingere e sposa Mariagrazia, che gli dà tre figli: Roberto, Rossella e Susanna. È proprio la moglie a stargli vicino, nella seconda metà degli anni ’50, quando nella sua pittura alterna varie tecniche dagli acquerelli agli oli su tela.

Negli anni ’70 frequenta l’ambiente culturale veneziano, dove conosce il poeta Mario Stefani, che apprezza i suoi acquerelli e lo incoraggia a continuare a dipingere. Espone dal 1976 in varie località del Veneto. Negli anni ’90 è in mostra pure in Friuli Venezia Giulia, Piemonte, in altre regioni d’Italia, oltre che all’estero: Toronto, Parigi, Londra, Melbourne, Città del Messico e Stoccolma. A Mestre, dal 9 settembre al 20 novembre 2021, si è tenuta la mostra antologica “Emozioni della vita nell’arte pittorica di Carlo Mihalich” nelle sale espositive della Galleria d’Arte D’EM Venice Art Gallery. L’artista vive a Martellago (VE).

Cenni critici sul maestro Carlo Mihalich - Dei suoi mirabili acquerelli veneziani hanno scritto in molti. Sin dal 1988, Domenico Bon riporta nei suoi riguardi le seguenti parole: “L’abilità tecnica di Mihalich si fonda sulla padronanza del segno, ora espanso in vivaci pennellate nelle tempere, ora incisivo e scarno negli acquarelli. Ciò dimostra che l’impianto costruttivo d’insieme ha solida base. Autenticità, verità ed espressività sono le qualità che definiscono l’indole artistica di Carlo Mihalich” (Bon D 1988 : 6). In questo artista, come ha scritto Angelo Dolce “con un percorso diverso dal solito, parte dal figurativo per giungere all’astratto, tale è la ricchezza d’impulsi, di stati d’animo e di sintesi che si addensano nel tema proposto tanto nelle opere ad acquerello, quanto nelle tempere e i quadri a olio” (Dolce A 2021 : 8).

Carlo Mihalich, Esodo, olio su tela, cm 120 x 80, 1977. Courtesy dell'artista.

Ritengo a questo punto che Mihalich possa essere avvicinato ad altri grandi pittori di Fiume. Un nome per tutti: Romolo Venucci (1903-1976). Anch’egli ha saputo spaziare tra il figurativo ed altre suggestioni pittoriche, come il futurismo ad esempio e l’astrattismo (Rocchi I 2022 : 38).

Non nascondo che nelle pagine presenti mi interessi parlare delle opere di Mihalich riguardanti l’esodo giuliano dalmata, poiché vissuto dall’artista in prima persona. Inizio con la sua acquaforte del 1988 intitolata “Vendette sociali, politiche e personali del 1945”. Nell’opera grafica c’è una gran confusione, com’era nel momento delle uccisioni nelle foibe da parte dei titini. Filo spinato, mani legate dietro la schiena, teschi, corda, tanta corda. Opera netta, cruda e piena di verità, non lascia spazio a interpretazioni varie.

Passo a esaminare la pittura a colori intitolata “Esodo”, del 1977, opera esposta in una mostra a Mestre (VE). Ha fatto venire un tuffo al cuore a vari esuli giuliano dalmati. Quella fila indistinta di persone in cammino in salita da destra verso sinistra, sotto un cielo plumbeo, anzi scuro è presagio di tempi bui. Sulla stessa onda si pone anche un olio su tela del 1977 intitolato “Profughi”, che mostra una coppia traballante in cammino verso l’orizzonte, verso il resto d’Italia. Verso quella patria agognata che non saprà accoglierli se non con degli insulti e, solo in seguito, con un minimo di decenza.

Carlo Mihalich, Profughi, olio su tela, cm 30 x 40, 1977. Courtesy dell'artista.

Altre ombre indistinte e figure schematicamente impresse possiamo trovare nella pittura a colori intitolata “Attesa per il rancio” e come sottotitolo: “In C.R.P. Marco Foscarini di Venezia”. Il gruppo è in coda, appunto, perché dovevano mangiare così in ogni Centro raccolta profughi. L’Italia matrigna ne ha aperti oltre cento di tali strutture disagevoli per gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia. In qualche caso è accaduto che qualcuno avvelenasse loro l’acqua, oppure il cibo, perciò le autorità furono costrette a non fare la mensa per tutti, ma a risolvere la questione col classico: ognun per sé e dio per tutti.

Un’altra opera del maestro Mihalich, così lo definisce Elena Petras Duleba, è un’acquaforte dedicata a tutti i defunti  profughi giuliano-dalmati in ogni parte del mondo. Si intravvedono alcune figure, forse dei sepolcri, ma la forma astratta è prevalente e dà un tono suggestivo e sublime all’insieme.

C’è, infine, un’opera composita, come intricato e tortuoso è stato l’esodo giuliano dalmata. Si intitola “Fiume città... dolce... amara”, dal progetto Frazioni di vita. È un’originale amalgama di  tecnica mista, olio e vernici su tela, del 2022. È un quadro che dimostra una grande sensibilità e complessità visiva. Abbiamo chiesto all’autore di descrivere la composizione che assomiglia alle deliziose cartoline a mosaico, dei primi del Novecento. La sua combinazione è il risultato di un travagliato collage di sentimenti per fare la sintesi di una vita. Si possono scorgere varie immagini, come il mesto acquerello sul litorale del Quarnero, oppure l’acquaforte del Carso, o la foto dell’asilo ‘Ai Gelsi’. In basso a sinistra si intravvede uno spargher, la veccia cucina a legna; è la riproduzione di una sua acquaforte intitolata affettivamente Il nido. Non potevano mancare la Cittavecchia, le vendette politiche e personali del 1945, el Cameron del Centro profughi Foscarini di Venezia, o il Collegio per orfani Artigianelli. Il tutto rivisto a olio e vernici.

Carlo Mihalich, Attesa per il rancio, sottotitolo In C.R.P. Marco Foscarini di Venezia, olio su tela, cm 40 x 50, 1958. Courtesy dell'artista.

Hanno scritto di lui - Tra i critici e gli esperti d’arte che hanno scritto dell’opera di Carlo Mihalich troviamo: Elena Petras Duleba, Angelo Dolce, Guglielmo Gigli, Renato Musetti, Guido Perocco, Filomena Spolaor, Mario Stefani, Domenico Bon, Nereo Laroni, Fulgenzio Livieri, Oliviero Pillon e Ferdinando Ranzato.

Conclusioni – L’amore per la propria terra è assai forte tra le genti dell’esodo giuliano dalmata. Ne è prova il seguente messaggio. “Sono Fiumana, padre Fiumano, madre Istriana. Dalle scuole elementari fino alle superiori ho sempre frequentato la scuola Italiana di Fiume. Poi ho continuato gli Studi Universitari a New York. Però Fiume è sempre nel mio cuore. Un caro saluto, Iolanda Radovcich Ferri, da New York”.

Vorrei chiudere questo elaborato con le sagge parole di un esule istriano. È l’ingegnere Sergio Satti, classe 1934, esule di Pola e vicepresidente dell’ANVGD di Udine dal 1987 al 2015, ai tempi della presidenza dell’indimenticato ingegnere Silvio Cattalini, esule di Zara. “Il mio messaggio di pace – ha detto Satti – è rivolto a tutte le genti istriane, fiumane e dalmate; siamo italiani rimasti e sparsi in tutto il mondo per ricordare e non dimenticare le tragedie della guerra che non risparmia vittime, senza distinzione tra vincitori e vinti”.

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Fonti orali e digitali – Le interviste sono a cura di Elio Varutti che ha operato a Udine con penna, taccuino, macchina fotografica, se non altrimenti indicato.

Miranda Brussich vedova Conighi (Pola 1919-Ferrara 2013), esule da Fiume, int. a Ferrara del 21 agosto 2013 con Daniela Conighi.

Silvio Cattalini (Zara 1927-Udine 2017), int. del 10 febbraio 2016.

Carlo Mihalich, Fiume 1934, vive a Martellago (VE), messaggi in Messenger del 14-20 giugno e 6 luglio 2022.

Jolanda Radovcich Ferri, Fiume 1937, esule a New York (USA), messaggio del 6 luglio 2022 in Messenger.

Sergio Satti, Pola 1934, esule a Udine, int. del 4 luglio 2022.

Carlo Mihalich, A tutti i defunti  profughi giuliano-dalmati in ogni parte del mondo, incisione su lastra di zinco, acquaforte, cm 19,5 x 14,5, 1990. Opera ispirata ascoltando la Messa da Requiem K 626 di Mozart. Courtesy dell'artista.

Documenti originali

Carlo Mihalich, Biografia e note critiche degli acquerelli, testo in Word con fotografie, 2021, pp. 6.

Bibliografia

- Domenico Bon, “L’opera pittorica di Carlo Mihalich”, «L’Arena di Pola», 3 dicembre 1988, p. 6.

- Angelo Dolce, “Saggio sull’arte di Carlo Mihalich”, in Elena Petras Duleba et alii, Carlo Mihalich pittore fiumano di origine veneziana…, cit.

- Guido Perocco et alii, Carlo Mihalich, opere 1970-1990, Provincia di Venezia, Assessorato alla Cultura, Comune di Venezia, Assessorato alla Cultura, Venezia 1991, p. 40.

- Elena Petras Duleba et alii, Carlo Mihalich pittore fiumano di origine veneziana tra le pietre d’Istria e i silenzi veneziani. Catalogo antologico delle opere, D’EM Venice Art Gallery, Venezia Mestre, 2021, pp. 228.

- Ilaria Rocchi, “Romolo Venucci maestro fiumano ed europeo”, «Panorama», Rjieka-Fiume, LXX, 11, 15 giugno 2022, pp. 37-39.

- Filomena Spolaor, “Nelle opere di Carlo Mihalich angoli e colori della laguna”, «Il Gazzettino», Cronaca di Venezia, 11 gennaio 2022.

Carlo Mihalich, Fiume città... dolce... amara, tecnica mista, olio e vernici su tela, cm 120 x 80, 2022. Courtesy dell'artista.

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Recensione di Elio Varutti, Docente di “Sociologia del ricordo. Esodo giuliano dalmata” – Università della Terza Età, Udine. Testi di Carlo Mihalich. Ricerca e Networking a cura di Girolamo Jacobson, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie della collezione di Carlo Mihalich, che si ringrazia per la gentile concessione alla pubblicazione delle sue opere; si è riconoscenti, in particolare, alla “D’EM Venice Art Gallery” di Mestre (VE) per la valorizzazione artistica dello stesso Mihalich. Lettori: Carlo Mihalich, Sergio Satti (ANVGD di Udine), Jolanda Radovcich Ferri, Daniela Conighi e Silvia Zanlorenzi (ANVGD di Venezia).

Altri materiali dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

Carlo Mihalich, Rio della Toletta n. 1, acquerello, cm

30 x 22, 2000. Courtesy dell'artista.

Carlo Mihalich, 2021