lunedì 1 maggio 2017

Camminata sui luoghi della Shoah a Udine sud

Dici Auschwitz e pensi alla Shoah, ai Campi di sterminio nazisti. C’è la grande storia. Non immagineresti mai che gli ebrei prigionieri nei vagoni piombati passavano sotto casa tua, vicino agli orti (les cumieres, in friulano) di Baldasseria, a Udine. Così è stato in Via Monfalcone, in Via Romans e allo scalo di Via Buttrio.
Udine - L'assessore comunale alla Cultura, Federico Pirone, Elio Varutti (al microfono) e Germano Vidussi

Si è svolta domenica 30 aprile 2017 con l’accompagnamento del professor Elio Varutti la camminata sui luoghi degli ebrei. È stata organizzata dalla Parrocchia di San Pio X, in collaborazione con l’Associazione “Insieme con Noi” e con il gruppo Alpini di Udine sud.
Dopo il saluto di don Paolo Scapin, parroco di San Pio X e di Federico Pirone, assessore alla Cultura del Comune di Udine, la comitiva di oltre 150 partecipanti ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime della Shoah.
«Oggi c’è la camminata sulle tracce degli ebrei a Udine – ha detto Federico Pirone – sulla memoria della deportazione e della resistenza nella zona della stazione. È stata promossa dalla parrocchia di San Pio X e da alcune associazioni locali a Udine sud con la collaborazione del Comune di Udine. Quante esperienze positive, dal basso, ha la nostra città. Quanto è importante la memoria di ogni quartiere per il senso di coesione e di partecipazione di una comunità».
La partenza è avvenuta verso le ore 11,25 dalla Parrocchia di San Pio X, Via Mistruzzi, 1. Questa strada è stata intitolata nel 1972.
La Cappella di San Pio X è del 1958, nascita della parrocchia di San Pio X (precisamente il 7.10.1958). Se l’è costruita don Adelindo Fachin (Tarcento 1922 - Udine 1966) con i mattoni recuperati dalle case diroccate dai bombardamenti anglo-americani di Via Bertaldia. I muratori erano i ragazzi di don De Roia.
La Chiesa parrocchiale è del 1960, opera dell’architetto Giacomo Della Mea (1907-1968). Su un suo progetto sono pure le case INA di Via Amalteo – Via di Brazzà (strade intitolate nel 1953) e il centro sociale, oggi scuola dell’infanzia. È un complesso di condomini per 132 famiglie. Le vicine Via Bombelli e Via Celebrino sono state intestate nel 1955, mentre via Del Torso è dell’anno successivo.
Udine - Don Paolo Scapin, parroco di San Pio X e l'assessore comunale alla Cultura, Federico Pirone

La scuola materna “E. Linda” è del 1968,  su progetto dell’architetto Gianni Avon, che viveva nella zona.
Poi è stata spiegata la Lapide della canonica, collocata nel 1953, già Casa Nogara inaugurata nel 1954, per gli sfollati di guerra del Villaggio Metallico.
La lapide in latino dice: “Opera / Mons. G. Nogara / MCMLIII / XXV De Episcopato”. Come ha raccontato don Aldo Moretti per il 25° anniversario di vescovado di Monsignor Giuseppe Nogara invece di un calice, una stola o di un pastorale, fu scelto di dedicare al vescovo una casa per ospitare famiglie povere. Il terreno fu offerto dalla Parrocchia del Carmine. I materiali da costruzione furono offerti dalle parrocchie di Udine, dal Comune, dalla Banca Cattolica del Veneto, dalla Cassa di Risparmio e da altri enti. Il 1° settembre 1954 furono assegnati i sei alloggi, secondo un regolamento, a 3 famiglie del Villaggio Metallico e ad altre tre (del Carmine, del Cormòr e di San Marco).
Via Celebrino (intitolata nel 1955) – Via Pradamano 21 (intitolata nel 1911), ex-GIL Scuola “E. Fermi”, Lapide Centro Smistamento Profughi istriani, del 2007. L’edificio è stato un Collegio convitto O.N.B., costruito nel 1934-1936, su progetto dell’architetto Ermes Midena, prestigioso esponente del razionalismo. Contiene opere affrescate di Afro Basaldella, restaurate nel 1987. Tale collegio convitto poi è appartenuto alla G.I.L., fino al termine della guerra. È stata una caserma nazista e, poi nel 1945 degli inglesi. Dal 1947 ha funzionato come Centro di Smistamento Profughi, ospitando alla meno peggio oltre cento mila esuli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, nel periodo 1947-1960. Essi venivano assegnati a 140 Centri Raccolta Profughi sparsi in tutta Italia.
Elio Varutti

Negli anni Sessanta è stata succursale per il biennio dell’Istituto “A. Malignani”, come attestato anche dai giornali periodici pubblicati in quel periodo dalla stessa scuola. Di qui nel 1965-1966 partivano gli scioperi organizzati dagli studenti universitari, vicini al nascente "Movimento Friuli", che si portavano i ragazzi del Malignani in piazza Libertà, assieme ad altre scuole superiori, per chiedere l’istituzione della Facoltà universitaria di Medicina a Udine. Oggi è una scuola media.  
Si prosegue verso Via Cernaia, intitolata nel 1860, quando fu aperta la ferrovia a Udine. La strada è dedicata alla Guerra di Crimea del 1855, quando i bersaglieri Sardo-piemontesi e i Francesi vincono i Russi sul fiume Cernaia.
Si passa a fianco delle case dei Ferrovieri, che ospitavano oltre 100 famiglie. Il cavalcavia di Piazzale Palmanova è stato inaugurato nell’ottobre 1926. Progetto dell’ingegnere Ferruccio Voghera e realizzazione dell’impresa Dri di Tricesimo. I lampadari di ghisa e ferro battuto e le ringhiere sono della fonderia Pignone di Firenze (M. Quargnolo, Vecchia Udine, p. 143). Qui c'è il video sulla presentazione del cavalcavia del 1926 e con la testimonianza di Rina Bernardis.
Passiamo ora ad ascoltare la testimonianza della professoressa Caterina Eleonora Bernardinis, che operava nella Croce Rossa Italiana (C.R.I.). Ecco le sue parole, riferite al 1944-1945: “(…) aiutavamo anche i prigionieri alleati, i partigiani italiani… i partigiani slavi (meravigliati, non finivano di ringraziarci) e gli ebrei (povera gente! Erano i più vigilati e i più bisognosi di tutto). Davamo loro da bere, qualche pezzo di pane, qualche sigaretta”.
«Siamo partiti dalle carceri di Udine – ha riferito un’altra fonte, il signor Mauro Drigo – allo scalo merci eravamo in tanti. Il treno merci era lungo; era, mi pare, il giorno 14 gennaio 1945. I vagoni vennero piombati e scortati dalle SS e dalla polizia di Trieste la Sipo… giungemmo in Germania, nel campo di Flossenbürg, Comando di Hersbruch, il giorno 29 gennaio 1945. Mi fu assegnato il n. 41747 di matricola». I deportati sono circa 489. Identificati sino al 1984: 110.
Si giunge al Sottopasso pedonale Treni Italia e poi si arriva al binario 1 della stazione dei treni.
Un’altra fonte eccezionale sull’aiuto dato ai prigionieri dei nazisti a Udine diretti ai campi di concentramento è senza dubbio la signora Clelia Messina, nata il 13 novembre 1917. Come ha scritto Giacomina Pellizzari sul «Messaggero Veneto» del 15 gennaio 2017. Era il 1945 e Clelia Messina, abitante in Via Medici – a Udine sud - pur di sfamare i deportati, con la sua bicicletta, andava a chiedere del cibo ai contadini di Pradamano e di Cussignacco.
Qui c'è il video sull'intervento riguardo all'aiuto della signora Clelia Messina.


Giorgio Ganis, Tiziana Menotti, don Paolo Scapin e Elio Varutti alla presentazione del volumetto "Ebrei a Udine. Luoghi e storie fra deportazioni e campi di concentramento"

Poi con altre donne andava in stazione per passare quel cibo ai prigionieri italiani, stipati nei vagoni bestiame, mentre qualche guardia tedesca lasciava fare, ma qualcuno sparò. In stazione c’era il caos – segno che le donne e le ragazze che aiutavano i deportati erano davvero tante – e la signora Clelia voleva distribuire una minestra con un pentolone. «I prigionieri ci chiamavano mamma, la guardia sparò e il proiettile mi sfiorò le gambe. Da allora non ho più visto un film di guerra».
Binario 1, lapide dei ferrovieri caduti in guerra nel periodo 1943-1945, per aiutare i deportati prigionieri dei nazisti. Qui c'è il video riguardo alla lapide dei ferrovieri che aiutavano i deportati ai campi di concentramento nazisti.
Questi sono i binari ove sostavano i treni di deportati ed ebrei per i campi di sterminio. Stazione, atrio. La stazione ferroviaria di Udine è del 21 luglio 1860. 
Qui c'è il video sulla presentazione della lapide delle Donne Resistenti, con la citazione dell'arresto del barone e senatore Elio Morpurgo, primo sindaco ebreo in Italia.
Piazzale della Stazione, lato taxi, Lapide per ricordare le Donne resistenti, collocata dal Comune di Udine nel 2011. A questo punto è intervenuta la professoressa Daniela Rosa, presidente dell’Associazione Donne resistenti, fondata con la collega e consigliere provinciale scomparsa nel 2015 Paola Schiratti. Qui c'è il video sul suo intervento.
Percorso di Viale Europa Unita (intitolato nel 1958), prima era Viale della Stazione – Piazzale D’Annunzio (intitolato nel 1940), prima era piazzale Palmanova.
La comitiva in Via Celebrino. Fotografia Giorgio Ganis

Federico Esposito, ufficiale del regio esercito italiano, è arrestato dai tedeschi e deportato a Flossenbürg con partenza da Udine col trasporto del giorno 11 gennaio 1945, come ha scritto Flavio Fabbroni. L’ufficiale Esposito ricorda la moltitudine di donne e di bambini che si accalcavano alla stazione di Udine prima della partenza del treno della morte. C’è folla anche sulle strade limitrofe, come in Viale Trieste che, dopo Viale XXIII Marzo 1848, congiunge il Piazzale Palmanova (oggi Piazzale D’Annunzio), dove c’è Porta Aquileia, al Viale della Stazione (oggi Viale Europa Unita).
Ecco le parole di Federico Esposito: “Quella mattina c’era la neve, mezza Udine che faceva ala lungo Viale Trieste, gente che ci salutava… chi piangeva, chi salutava, qualcuno all’ultimo momento consegnava cibi, pacchi. Io ho avuto l’impressione che tutta la città si fosse radunata in Viale Trieste. E la gente ci ha seguito fino sotto i vagoni. Eravamo chiusi nei vagoni piombati regolarmente e la gente era sotto, sul marciapiede. I tedeschi facevano fatica a trattenere quella marea di gente: soprattutto donne e bambini, era uno spettacolo per me un po’ straziante” (p. 55).
Si percorre il Sottopasso pedonale e veicolare per Via Cernaia. Poi ritorniamo in Via Pradamano. Si incrocia Via Strassoldo (intitolata nel 1957). In fondo ci sono i binari ove sostavano i treni di deportati ed ebrei per i campi di sterminio.
Si transita in Via Torviscosa (intitolata nel 1958), ancora binari. Via Capriva (intitolata nel 1953-55) ultimi binari ove sostavano i treni di deportati ed ebrei per i campi di sterminio e sguardo sullo scalo merci di Via Buttrio (intitolata nel 1911). Qui c’è la Sottostazione elettrica di Rete Ferroviari Italiana (RFI).
Il gruppo di camminatori in Via Pradamano. Fotografia Giorgio Ganis

«Nessuno aveva segnalato al Posto di Pronto Soccorso della stazione di Udine – scrive Rina Bernardinis – l’arrivo di quel treno. Le disposizioni erano state impartite in sordina, dalla superiore autorità tedesca, direttamente ai propri dipendenti.
Quattro vagoni staccati dal convoglio al cosiddetto “scalo Buttrio”, erano finiti su un binario morto, lontano dalla stazione, lontano dalla vista di tutti.
Erano i vagoni degli ebrei, di quelli più sfortunati che non avevano avuto una porta amica a cui bussare o non avevano osato rivolgersi agli amici, per non esporli alle feroci rappresaglie naziste, in caso di delazioni, perquisizioni, rastrellamenti.
Numerosi della zona di Trieste e nei paesi vicini, avevano visto esplodere l’odio contro di loro».
Si passa da Via Romans, per giungere in Piazzale Cavalcaselle (intitolato nel 1985-1990).
Qui si ricorda Enzo Bellina 1922-1944, fisarmonicista come Gorni Kramer. Figlio di Massimo Bellina, casellante al passaggio a livello di Via Pradamano, dove c’era la sua scuola di musica. Le prove erano sul terrapieno della ferrovia o nel tinello di casa del casellante Bellina (M. Quargnolo, Udine o cara, p. 37-43).
A 70 anni di distanza di viaggi della speranza verso la Palestina, l’organizzazione Keren Hayesod Italia, in collaborazione con la Comunità ebraica di Venezia ha inteso celebrare questa parte di storia mai raccontata. La manifestazione del 26 marzo 2017 proprio a Pellestrina, ha inteso ricordare quel 5 novembre 1947, quando salpa la nave “Kadima” (“Avanti”), con 794 ebrei a bordo, sfuggiti alle persecuzioni razziali, alle deportazioni e ai campi di sterminio.
I sopravvissuti ebrei ai lager entrano in Italia da Tarvisio, provincia di Udine – come si legge nell’articolo di Vettor Maria Corsetti sul «Gazzettino». In seguito c’è l’imbarco dal porto di Pellestrina. Lo stesso autore riporta l’aiuto offerto ai fuggitivi dall’organizzazione clandestina “Bricha”.
Parla Daniela Rosa, presidente delle Donne Resistenti, che hanno collocato la lapide col Comune di Udine in stazione nel 2011. Fotografia Giorgio Ganis

Tali azioni di espatrio erano gestite dalla Brigata ebraica e dall’Haganah, precisa Corsetti. Un ruolo determinante è svolto da Ada Sereni, coordinatrice degli esodi ebraici dai porti italiani verso Haifa. Corsetti conferma l’esistenza di un ufficio a Milano, per instradare l’esodo dei sopravvissuti dell’Est Europa. Addirittura operava un’azienda agricola a Magenta, in provincia di Milano, nella veste di luogo di accoglienza e di formazione dei futuri lavoratori dei kibbutz. Per quanto concerne il centro di accoglienza di ebrei a Milano, esso viene citato anche in documenti trovati dalle nostre ricerche all’Archivio di Stato di Udine (ASUd).
Come riferito dallo storico Yehoshua Amishav nelle sue indagini sulle partenze da Pellestrina, è emerso che anche la settecentesca Villa Friedenberg, di Mestre, viene utilizzata dalla Bricha come centro d’accoglienza degli ebrei in attesa d’imbarco. Quello stesso sito, scrive ancora Corsetti, per ironia tragica della storia, fu utilizzato dai nazifascisti quale luogo di detenzione provvisoria degli ebrei destinati ai campi di sterminio di Hitler.
Il viaggio di Kadima fu intercettato da un aereo inglese il 15 novembre 1947. Ciò obbligò la nave ad attraccare ad Haifa, da dove i passeggeri furono portati nei campi d’internamento di Cipro. Una sorte analoga spetta alle altre due navi salpate da Pellestrina. La “Wingate”, partita il 14 marzo 1946, porta 238 persone, mentre la “Lamed Hey”, salpata il 17 gennaio 1948, reca a bordo 273 ebrei. Nonostante l’internamento e l’opposizione delle autorità del Mandato inglese sulla Palestina, conclude Vettor Maria Corsetti, i sopravvissuti alla Shoah, partiti da Pellestrina (Venezia), raggiungono più tardi le sponde anelate, andando a costruire lo stato d’Israele.


Elio Varutti vicino al Centro Smistamento Profughi giuliano dalmati (1947-1960) in Via Pradamano. Fotografia di Martina Varutti

Verso le 13,20 arrivo in Via Mistruzzi, 1, area sagra della Parrocchia di San Pio X. Tiziana Menotti,Giorgio Ganis e don Paolo Scapin presentano il volumetto di 32 pagine intitolato Ebrei a Udine. Luoghi e storie fra deportazioni e campi di concentramento; l’opera è stata scritta dagli studiosi Giorgio Ganis, Elio Varutti e Tiziana Menotti, 2017.

La Shoah dongje les cumieres di Baldassarie
La Shoah vicino alle zolle d’orto di Baldasseria. L’idea di questa ricerca è sorta nel 2016 nella parrocchia di San Pio X, che fa parte di Udine sud, tra la studiosa Tiziana Menotti, l’architetto Giorgio Ganis, il parroco don Paolo Scapin e il ricercatore Elio Varutti, nell’ambito di un progetto che prevedeva un incontro pubblico sul tema da effettuarsi verso il 27 gennaio 2017, Giornata della Memoria, oltre ad un pellegrinaggio culturale da svolgersi sui luoghi della memoria della Shoah udinese e una piccola mostra fotografica. Progetto realizzato con successo.
L’ipotesi che abbiamo verificato è che a Udine sud, nell’area dello scalo ferroviario, tra Via Buttrio, Via Pradamano e Via Monfalcone, chiamata un tempo suburbio di Baldasseria, stazionarono i treni merci provenienti dalla Risiera di San Sabba o dal Carcere del Coroneo, o al comando delle Waffen SS, in Piazza Oberdan, a Trieste, col trasporto di ebrei, per lo più askenaziti, e di altri prigionieri dei nazisti concentrati a Udine nelle prigioni di Via Spalato.
Non si immaginava che gli ebrei prigionieri nei vagoni piombati fossero passati sotto casa, vicino agli orti (les cumieres) di Baldasseria. Così è stato in Via Monfalcone, in Via Romans e nello scalo di Via Buttrio, che dunque sono dei luoghi della memoria.
Davanti alla scuola "E. Fermi", ex-GIL, opera dell'architetto Ermes Midena. Fotografia Giorgio Ganis

Secondo i dati del 2016 di Mauro Tabor, la deportazione nei lager dalla Risiera di San Sabba a Trieste, fulcro del concentramento nell’Adriatisches Küstenland, avendo colpito anche l’ebreo “misto” (ossia l’assimilato e il discendente da individui di altra fede, rintracciabile dalla sola evidenza del cognome) la cifra complessiva degli internati va oltre le 1200 persone, considerando che gli ebrei a Trieste, nel 1938, ammontavano a oltre 6000 unità, tra le quali letterati, pittori, scienziati, medici e amministratori d’aziende. Solo 1500 sono i sopravvissuti e rientrati.
Nel 1944 vengono arrestati quattro ebrei di Udine dalle Waffen SS, secondo Pietro Ioly Zorattini. Tra di essi c’è il barone Elio Morpurgo (1858-1944), prelevato ultraottantenne e ammalato in ospedale il 26 marzo 1944. Deportato e morto per strada.
La deportazione era diretta al Campo di concentramento di Auschwitz, di Dachau e altri lager simili, passando per Tarvisio, nel periodo 1943-1945. Bruno Maida ha scritto che il 21 giugno 1944 dai vagoni merci carichi di deportati ebrei da Trieste verso Auschwitz si alzavano le voci: «Acqua! Acqua!». Quei vagoni transitarono anche per Udine e si fermarono allo scalo di Via Buttrio. Nella parte opposta dell’ingresso a detto scalo ferroviario, sito in Via Buttrio, si trovano Via Monfalcone, Via Romans e Via Pradamano.
Ancora davanti alla scuola "E. Fermi", ex-GIL, opera dell'architetto Ermes MidenaFotografia Giorgio Ganis

Secondo Tristano Matta, alla Risiera di San Sabba furono imprigionati, in attesa dei convogli in direzione di Auschwitz o di altri campi di concentramento del Reich, oltre 1450 ebrei, provenienti dal Friuli, dalla Venezia Giulia, dal Veneto e dalla Croazia. Furono 700 i deportai razziali triestini, dei quali solo una ventina di essi fece ritorno vivo dai campi della morte. Di 28 ebrei è stata accertata l’uccisione diretta nel lager di San Sabba, in quanto considerati non in grado di sopportare il trasporto, poiché vecchi o malati, o accusati di infrazioni alla disciplina.
Dal 3 giugno 1963 la Risiera di San Sabba è un monumento nazionale. Il processo per i crimini commessi nell’unico lager nazista esistente in terra italiana si svolse nel 1976, come ricordato nel volume sulla Storia della Shoah in Italia, di Marcello Flores ed altri autori, del 2010.
Si chiamava Rosenberg e aveva 12 anni. Era un ragazzo, un fantat (in lingua friulana). Viveva da parenti o amici sotto falso nome a Gorizia. Fu arrestato davanti ai compagni di scuola dalle Waffen SS, nella sua classe, presso la scuola media e fu portato via. Non si seppe più nulla di lui, anche dopo la guerra. Il testimone di questa esperienza è il maestro Alfredo Orzan. Nella sua biografia, egli ricorda le retate naziste nelle scuole di Gorizia, per deportare i figli dei partigiani e i ragazzi ebrei che si nascondevano, grazie ad  ignoti “Giusti”.
Un po' di folclore con Luigi, "il re del rinfresco"

Bibliografia
- Rina Bernardinis, Nel mio autunno ricordo, Udine, Giovanni Aviani, 1982.
- Vettor Maria Corsetti, “Kadima, da Pellestrina fino alla Terra promessa”, «Il Gazzettino», 15 marzo 2017, p.18.
- Flavio Fabbroni, La deportazione dal Friuli nei campi di sterminio nazisti, Udine, Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, 1984.
- Giorgio Ganis, Elio Varutti e Tiziana Menotti, Ebrei a Udine. Luoghi e storie fra deportazioni e campi di concentramento, Udine, Parrocchia di San Pio X, 2017.
- Giacomina Pellizzari, “Le storie. Portavo da mangiare ai deportati sui treni”, «Messaggero Veneto», Cronaca di Udine, 15 gennaio 2017, p. 24.
- Giacomina Pellizzari, “Shoah in Baldasseria. Quando si fermavano i treni dei deportati”, «Messaggero Veneto», Culture, 24 gennaio 2017, p. 47.
- Franco Sguerzi, Elio Varutti, La nostra parrocchia di San Pio X a Udine. 1958-2008 Cinquant’anni di memorie condivise, Udine, Academie dal Friûl, 2008.
- Mario Quargnolo, Vecchia Udine, Vita, Udine, 1982.
- Mario Quargnolo, Udine o cara, SVE, Udine 1989.
- Italo Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall’Italia ai Lager nazisti. I «trasporti» dei deportati 1943-1945, Milano, Franco Angeli, Consiglio Regionale del Piemonte (1.a edizione: 1994), 1995.
- Elio Varutti (a cura di), Baldasseria vista da Alfredo Orzan. Storia e cultura della periferia di Udine sud, Udine, Associazione Insieme con Noi, 2014.
Vicino alla Chiesa di San Pio X. Fotografia Giorgio Ganis

Sitologia

- E. Varutti, Ebrei a Udine sud e dintorni, 1939-1948. Deportazione in Germania e rientri, 2016.

- E. Varutti, Auschwitz luogo della Shoah, 2017.

Fotografie di Leoleo Lulu, che si ringrazia per la concessione alla diffusione, ove non altrimenti specificato. i video allegati al presente articolo sono opera dell'Associazione Insieme con Noi.


In stazione ferroviaria. Fotografia Giorgio Ganis

In via Pradamano. Fotografia Giorgio Ganis


Partenza dalla Cappella San Pio X, costruita nel 1958 e ristrutturata nel 2000. Fotografia Associazione Insieme con Noi

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Rassegna stampa:

- dal sito web di friulionline : Camminata nei luoghi della memoria a Udine Sud

- dal portale di Tursmo FVG : Ebrei a Udine sud_Camminata

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