Si sono rintracciati altri documenti originali, oltre alle
schede anagrafiche, nell’Archivio del Comitato Provinciale di Udine
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), in fase di
riordino.
Moschiena, anni 1925-1930. Cartolina da Internet
I materiali sono del 2006 e ci permettono di costruire un’altra vicenda
istriana con semplici parole. Non è un caso eccezionale quello che si sta per
descrivere, ma a suo modo è emblematico. È la vita di un qualsiasi socio
dell’ANVGD di Udine. Dimostra intraprendenza, voglia di lavorare senza restare
con le mani in mano, anche dinanzi alle avversità della vita, come l’esodo giuliano dalmata. «Ritornando indietro con gli
anni – scrive Gloriano Rubinich nel suo Diario
– la Jugoslavia di Tito mi privò di tutti i miei beni terreni e casa».
È possibile illustrare la biografia di Gloriano Rubinich,
nato a Moschiena (Fiume) il 13 agosto 1921, per mezzo delle poche parole di un
suo limitato Memoriale, manoscritto
in una casa di cura, con tutta probabilità dopo il 2001, anche se non firmato.
Gloriano Rubinich muore a Udine il 3 novembre 2006. Il suo funerale si tiene
nella parrocchiale a Feletto Umberto, di Tavagnacco, alle porte di Udine.
Lascia la moglie Rosalia Degano, della classe 1932, e i figli Antonietta e G.
Antonio.
Nel riprodurre il breve Diario,
oltre a sciogliere punteggiatura e certi errori, in parentesi tonde si sono
aggiunte alcune precisazioni, per una lettura più agevole.
Dall’Epistolario
Cattalini, custodito presso l’Archivio dell’ANVGD di Udine, Carte Rubinich
Solo con lo scopo di perpetuare la memoria di altri italiani
di Fiume, ci permettiamo di corredare l’articolo presente con altre due
immagini reperite in Facebook. Si tratta di un “loving memory” messo in circolo
nel web dai discendenti, con fotografia di Wanda Verban, nata a Fiume il 19
aprile 1927 e deceduta a Chicago il 17 agosto 2017, negli Stati Uniti d’America.
Poi si dà spazio alla bella fotografia di due giovani ripresi
a Fiume nel 1935. Si tratta di Giovanni Mariutti e Maria Fop, mostrati in
Facebook, il 9 ottobre 2017, da Enrica Soldani, nel gruppo intitolato “Un Fiume di Fiumani”. Si ringraziano i discendenti per la diffusione e la pubblicazione
delle immagini.
Dall’Epistolario Cattalini, custodito presso l’Archivio dell’ANVGD di Udine, Carte Rubinich
Le parole del Diario
Rubinich
«Partii militare il 15 gennaio
1942, destinazione Pola, poi a Latisana (in provincia di Udine). Mi
feci male ad una mano e mi mandarono all’Ospedale di Trieste. Facevo parte del
278° Reggimento cannoni. I miei compagni partirono per la Russia. Ritornarono
pochissimi. Intanto facevo a Torviscosa (in provincia di Udine) la guardia ai prigionieri neozelandesi e
sudafricani.
Torviscosa, il campo PG 107 nel disegno di Silvestro Perotti, carabiniere
di guardia al campo
Tra tante peripezie ritornai
a Palazzolo dello Stella (in
provincia di Udine) avendo trovato la
fidanzata, fra tante disgrazie della sua famiglia. Rimasi cinque anni. Poi mio
fratello, che viveva a Milano, mi aiutò ad emigrare in Argentina. Prima di
partire mi sposai e ho avuto una bambina. Avevo ventisei anni, siccome le
pratiche (dell’emigrazione) erano lunghe,
per essere pronte, partii da solo nel giugno 1948. Trovai dei parenti di mia
moglie che mi ospitarono. Intanto trovai lavoro e un anno e mezzo dopo potei
far emigrare la moglie con la bambina.
Lavorando sodo, ho fatto
fortuna, avendo un ristorante che gestii per venti anni circa. La è nato il
maschio, però la sfortuna ha voluto colpire ancora mia moglie. Fu colpita da
cancro al polmone. Dieci mesi di vita. Morì il 19 dicembre 1962. Poi (dopo) tante
disavventure, ritornai in Italia, con i bambini, vendendo tutto in Argentina.
In Italia ho messo un ristorante argentino a Lignano (Lignano Sabbiadoro,
provincia di Udine) “La Rueda Gaucha”. (Esistente ancor oggi!)
In seguito ho colto
l’occasione di gareggiare all’appalto del bar Gervasutta (è un Ospedale nella zona sud di Udine). Trovai una seconda moglie che mi ha molto
amato. Avevo cinquantacinque anni, eravamo nel 1976, l’anno del terremoto. Ritornando
indietro con gli anni la Jugoslavia di Tito mi privò di tutti i miei beni
terreni e casa.
Torviscosa, il Campo prigionieri PG 107 diventa Villaggio Roma per operai nella tarda metà del '900
Ritornando a noi, ho cercato
di dare il bar Gervasutta ai figli nel 1990, ma non hanno retto. Poi siamo
ritornati noi nel 1992 fino al 1996. Poi abbiamo venduto sperando di stare bene
e di poter vivere serenamente. È subentrata la mia malattia, che gradatamente è
peggiorata, fino (al trasferimento) all’ospedale e poi ricovero alla Quiete (Casa
di cura). Sono passati cinque anni,
andando sempre peggio…».
Come già scritto, Gloriano Rubinich muore a Udine il 3 novembre
2006, dopo aver vissuto le peripezie dell’esodo dalla sua Moschiena fino in
Argentina e col ritorno in Friuli.
La storia del PG 107
dove Gloriano era di guardia
Nel 1942 nel territorio del Comune di Torviscosa fu insediato
il campo per prigionieri di guerra n. 107, dove furono internati circa mille
militari di nazionalità neozelandese e sudafricana catturati dall’esercito
italiano durante la prima battaglia di El Alamein. Sorto su richiesta della
SAICI – SNIA Viscosa per sostituire con i prigionieri i propri operai partiti
per la guerra, fu il primo campo di lavoro per prigionieri di guerra in Italia.
Funzionò come campo di prigionia fino al settembre del 1943 e in seguito fu trasformato
in villaggio operaio. Oggi
è chiamato: Villaggio Roma.
Cimeli da Fiume, scarpine per bambola. Fotografia di Franca Manzin
Una storia di Fiume che
viene da Napoli
«Quando ero piccola – ha raccontato in Facebook Franca Manzin, di Fiume – ammiravo sempre queste scarpette
nella vetrina a casa della signora Guerina (classe 1923) che mi diceva sempre:
“no toccar sa, xe de mia mama, ghe le ga fate un ciabatin de Fiume co la iera
giovane”. Quelle scarpine, in pelle e cuoio di dieci centimetri sono rimaste
sempre nel mio cuore. Un giorno la signora Rina, dopo tantissimi anni e ormai
prossima alla fine, mi disse: “Vien qua, te devo dar una roba... so quanto ti
eri afezionada de picia a queste scarpine, bon, mi no go nissun e dopo che moro
finirà tutto in scovaze, son sicura che ti te le tegnerà ben, son sicura”.
È indescrivibile la gioia che ho provato nel ricevere questa tanto
ambita "eredità" e per la fiducia che ha riposto in me. Io ho queste
scarpine da un po' di anni e ho detto alle mie figlie che un giorno saranno
loro, una a testa. Ho detto di conservarle con cura perché sono ricche di
storia, di drammi e d’amore... hanno coinvolto la vita di tante persone...
Chissà chi era quel grande ciabattino?»
Una fiumana morta a Chicago
Fonti inedite
- Scheda anagrafica di Gloriano Rubinich, nato a Moschiena (Fiume) il 13 agosto
1921, Archivio dell’ANVGD di Udine. Si ringrazia la segreteria per la collaborazione.
- Fanno parte dell’Epistolario Cattalini, custodito presso
l’Archivio dell’ANVGD di Udine, i seguenti documenti manoscritti o stampati e
fotografie:
- Gloriano Rubinich, Diario,
dopo del 2001, ms e fotografia.
Fonti digitali sull’esodo
da Fiume
- Arianna Gerbaz, Certificato di morte di Francesco Mazzer, suo
nonno, Fiume 26 luglio 1945. Arianna Gerbaz, è nata a Latina e vive Torino.
- Franca Manzin, di Fiume, vive a Napoli. Post di Facebook del
15 settembre 2017, nel gruppo “Un Fiume di Fiumani”.
- Enrica Soldani, fotografia commentata mostrata in Facebook,
il 9 ottobre 2017, nel gruppo intitolato “Un Fiume di Fiumani”.
Fiume, 1935. Giovanni Mariutti e Maria Fop, mostrati in Facebook, il 9 ottobre
2017, da Enrica Soldani
Altre fonti nel web sul
Campo di prigionia di Torviscosa
- Lorena Zuccolo, Mareno Settimo (a cura di), PG 107 - Villaggio Roma, dal campo di concentramento
per prigionieri di guerra al villaggio operaio della SAICI - SNIA Viscosa, Torviscosa
(UD), 2014.
- Antonio Manfroi, Il
soldato Harold. Un neozelandese a Erto, L’omino rosso, Graphistudio Arba
(Pordenone), 2014.
- Susan Jacobs, Combattendo
con il nemico. I prigionieri di guerra neozelandesi e la resistenza italiana,
Venezia, Mazzanti, 2006.
Certificato di morte, Fiume 26 luglio 1945. Collezione Arianna Gerbaz, nata a Latina, che vive Torino; Francesco Mazzer è suo nonno. Si noti, in fondo, la scritta (indelicata, su un certificato di morte) "Morte al fascismo e libertà ai popoli...
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Ricerca storica e servizio di networking a cura di Sebastiano
Pio Zucchiatti, Girolamo Jacobson e di Elio Varutti. Fotografie
dall’Epistolario Cattalini, ove non altrimenti indicato.