Certi esuli preferiscono
dimenticare tutto e andare avanti. Lasciano perdere, per non avere rancori, per
non riaccendere i dolori e i patimenti subiti, forse perché erano molto giovani
durante la seconda guerra mondiale. Mi è sembrato il caso di Celina Maracich
Pardi, nata a Veglia nel 1933 ed esule a Ripafratta di San Giuliano Terme (PI).
“Son venuta via da Veglia il 19 marzo
1949, avevo 16 anni – inizia così il racconto della testimone – con me c’erano la mia mamma Maria
Fiorentin e il babbo Giovanni Maracich, nati alla fine dell’Ottocento”. La signora
Celina è la sorella di Maria Maracich, scappata clandestina nel 1944 con una
zia e le cugine, per sfuggire dalle grinfie dei titini e dei nazisti di cui ho già descritto
la sua esperienza nel 2016.
La scuola italiana di Veglia nel 1920. Fonte: da Internet
Celina, Mario e Maria
Maracich, sono tre fratelli che, con i genitori e parenti vari, fanno parte di
quel gruppo di esuli di Veglia (Krk, in croato) definiti “italiani all’estero”,
in quanto nati in un’entità statale diversa dall’Italia, anche se molto vicina
territorialmente a Fiume e al Regno d’Italia. Bisogna accennare al fatto che, nel
mese di aprile 1941, l’Italia di Mussolini, con truppe di altri stati, invade
la Jugoslavia, che adotta tale denominazione dal 1929. Gli italiani di Veglia vengono
evacuati fino a Verona, per tre settimane. Si tratta di oltre 1.500 individui.
Gli optanti alla cittadinanza italiana a Veglia città, nel 1927, sono 1.162.
Poi l’isola è annessa all’Italia, fino al 1943, quando arrivano i partigiani di
Tito e i nazisti che la riprendono per poco tempo. Oggi fa parte della Croazia.
“Ricordo
che si andava a messa nella chiesa di San Quirino, vicino al Duomo – aggiunge
Celina Maracich – e la funzione era in
italiano; avevamo le scuole italiane e il Consolato italiano in città, poi noi con
l’esodo si fa tappa al Centro smistamento profughi di Udine”.
Come mai siete finiti
in Toscana? “Mio fratello don Mario Maracich,
nato nel 1925, dopo l’esodo studia a Udine, Venezia e poi a Pisa, dove dal 1948
è arcivescovo monsignor Ugo Camozzo, prima vescovo di Fiume – risponde la
signora Celina – così, per motivi di
famiglia, ci hanno destinato al Centro raccolta profughi (CRP) di Migliarino Pisano, dove mia sorella
Maria si è sposata nel 1950, mentre il mio matrimonio è del 1960 ed a
Ripafratta è cominciata un’altra vita. Certo, ho perso tutti gli amici d’infanzia
e a Veglia sono ritornata una volta sola nel 1986 con mia sorella, il cognato e
il marito”.
Perché siete andati a
Ripafratta? “Mons. Camozzo, nel 1951,
assegna la parrocchia a mio fratello don Mario Maracich proprio lì – replica
la signora – così noi siamo potuti uscire
dal CRP di Migliarino Pisano, dato che siamo andati a vivere in canonica. Il babbo
si lamentava, perché essendo emigrato negli Stati Uniti d’America, negli anni ’20,
aveva guadagnato i soldi per comprarsi la casa a Veglia, poi abbiamo perso
tutto. Papà sperava che gli dessero un indennizzo per i beni perduti, ma non ha
avuto mai nulla. Don Mario ha vissuto con me per 22 anni ed è deceduto nel
2006, è stato un parroco benvoluto da tutti, perché ricordava proprio il prete
di campagna vicino alla sua gente”.
Dove sono oggi i suoi
parenti? “Oggi mi ritrovo con una nipote
in Australia – conclude Celina Maracich
– ed altri parenti in Olanda e in Finlandia; eh già, gli istriani, fiumani e
dalmati sono sparsi per il mondo".
Cartolina di Veglia con porta Pisana, ricordo delle Repubbliche marinare: Venezia, Pisa, Amalfi e Genova
Nota
storico-geografica. Tante bandiere, un campanile
La basilica romanica di
San Quirino, a Veglia (Krk) è appoggiata alla cattedrale, notevole monumento
architettonico della città, come ha scritto Zdenko Šenoa, pag. 47. Tale
basilica reca dei ricchi ornamenti plastici sulle facciate e frammenti di
dipinti murali in stile romanico. La cattedrale, originariamente basilica
paleocristiana, è un edificio a tre navate, costruito e ampliato a più riprese.
Fabbricata nelle forme attuali all’inizio del XII secolo, ha un campanile
eretto tra il XVI e il XVII secolo. Nella navata di sinistra è situata a
Cappella dei Frankopani, del XV secolo, con volta gotica a rete. Tra le varie
opere notevoli si nota la Deposizione di
Cristo di Giovanni Antonio Pordenone nel cappella in fondo alla navata
destra. Veglia (Krk) è l’antica Splendidissima
civitas Curictarum, che in epoca romana era un abitato con amministrazione municipale.
Dal VI secolo è sede vescovile. La dedizione di Veglia a Venezia è del 1481,
mentre l’Istria e il Friuli lo fanno nel 1420. Nel 1797, col Trattato di
Campoformido, Veglia passa all’Austria come le Isole quarnerine (Cherso e
Lussino), per volere di Napoleone. Nel 1805, dopo la cosiddetta terza
coalizione contro Napoleone, divenuto imperatore dei francesi il 2 dicembre
1804, l’Austria perde Venezia e Dalmazia (con Veglia) passate al Regno
d’Italia, la corona del quale è di Napoleone stesso. Nel 1809 sorge lo stato
napoleonico delle Provincie Illiriche dell’Impero francese con Trieste, Pola,
Fiume (Isole quarnerine incluse), Zara, Spalato e Ragusa, con capitale Lubiana.
Le Provincie Illiriche dell’Impero francese (1809-1813), comprendono l’Istria,
Dalmazia, Ragusa, Cattaro, con ampie presenze di italofoni, assieme a Carinzia
(Austria), Carniola (Slovenia) e a una parte della Croazia, con le quali le
prime entità, in precedenza, nulla avevano avuto a che fare, secondo Flavio
Fiorentin. L’effimero stato franco-imperiale si sgretola nel 1813, con la
disfatta di Napoleone, Veglia ripassa all’Austria-Ungheria, che la possiede
sino al 1918, al termine della Grande Guerra. Nel 1919 Veglia è occupata dai
Legionari di D’Annunzio e, per qualche tempo, fa parte della Reggenza italiana
del Carnaro. Poi è parte di un nuovo stato: il Regno dei Serbi, dei Croati e
degli Sloveni, che muta denominazione in Jugoslavia nel 1929. Come già
accennato Veglia è occupata e annessa al Regno d’Italia nel 1941 fino al 1943,
con l’arrivo dei partigiani di Tito, che l’assegnano alla Jugoslavia. Al discioglimento
iugoslavo, nel 1991, Veglia diventa croata.
Le cartoline di Veglia
Oltre che di editori asburgici, molte cartoline illustrate di Veglia, prodotte sin dal 1896, sono opera con tutta probabilità del fotografo Ilario Carposio. Nato a Trento nel 1852, Carposio muore a Fiume nel 1921. Quale fotografo di Fiume, attivo dal 1869, è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume, come sostiene Margita Cvijetinović Starac, curatrice delle collezioni fotografiche del Museo di Fiume. Nel 1869 Carposio fotografa la visita a Fiume dell’Imperatore Francesco Giuseppe e la visita imperiale alla Raffineria del 1891. Esegue dei ritratti a tale Germana Canarich, nel 1889, con dicitura: “Cherso, Fiume” (Arch. Anvgd, UD), dimostrando di avere uno stabilimento fotografico a Cherso, isola vicina a Veglia, nel Golfo del Quarnero.
Le cartoline di Veglia
Oltre che di editori asburgici, molte cartoline illustrate di Veglia, prodotte sin dal 1896, sono opera con tutta probabilità del fotografo Ilario Carposio. Nato a Trento nel 1852, Carposio muore a Fiume nel 1921. Quale fotografo di Fiume, attivo dal 1869, è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume, come sostiene Margita Cvijetinović Starac, curatrice delle collezioni fotografiche del Museo di Fiume. Nel 1869 Carposio fotografa la visita a Fiume dell’Imperatore Francesco Giuseppe e la visita imperiale alla Raffineria del 1891. Esegue dei ritratti a tale Germana Canarich, nel 1889, con dicitura: “Cherso, Fiume” (Arch. Anvgd, UD), dimostrando di avere uno stabilimento fotografico a Cherso, isola vicina a Veglia, nel Golfo del Quarnero.
L'Isola di Veglia, in alto, vicino a Fiume
Fonte
orale
Celina Maracich Pardi,
Veglia 1933, vive a Ripafratta di San Giuliano Terme (PI), intervista telefonica
di Elio Varutti del 14 aprile 2020. L’autore ringrazia il signor Roberto Loru
per la collaborazione ricevuta.
Sitologia
e bibliografia
- Maria Maracich, Il Viaggio di Meri, Codroipo (UD), Edizioni Beltramini, 2013.
- Zdenko Šenoa, Litorale jugoslavo. Guida e atlante. Trieste, Lukovo, Cres, Lošinj, Krk, traduz. italiana di Dušanka e Roberto Orlandi, Jugoslavenski Leksikografski Zavod, Zagreb, 1971.
- Flavio Fiorentin, L’eredità del Leone, dal Trattato di
Campoformio (1797) alla Prima Guerra Mondiale (1918), Udine, Aviani &
Aviani, 2018.
- Lauro Giorgolo, “50 anni
di sacerdozio di don Mario Maracich, di Veglia”, «Il Dalmata», IV, n. 3, maggio
2000, p. 10.- Maria Maracich, Il Viaggio di Meri, Codroipo (UD), Edizioni Beltramini, 2013.
- Zdenko Šenoa, Litorale jugoslavo. Guida e atlante. Trieste, Lukovo, Cres, Lošinj, Krk, traduz. italiana di Dušanka e Roberto Orlandi, Jugoslavenski Leksikografski Zavod, Zagreb, 1971.
- E. Varutti, Il viaggio di Meri. Esodo da Veglia, 1944,
on line dal 21 febbraio 2016.
Musei
e Archivi citati
- Archivio dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine.
- Museo Marittimo e
Storico del Litorale Croato di Fiume (Croazia).
--
Servizio giornalistico
e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E.
Varutti. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato
Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI – 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di
Udine è Bruna Zuccolin.
Ciao Elio, grazie di questa testimonianza. Nel 2021 se il virus lo permetterà e se vorrai potremo in febbraio fare un incontro pubblico. Grazie. Un caro saluto a te e Daniela. Angelo
RispondiEliminaSiamo sempre disponibili. Aspetto un tuo contatto. Grazie per il messaggio. Cordialità.
Elimina