martedì 24 settembre 2024

Esuli ritornano a Laterina. Visita di Anna Maria Manzoni all’ex Campo profughi

Per gli esperti è il turismo del ricordo. Cresciuti tra le baracche, a volte gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia ritornano per vedere il loro posto di accoglienza dopo la seconda guerra mondiale. Nel campo profughi giocarono, andarono a scuola, ricevettero il pacco della befana, pregarono nelle processioni, fecero la prima comunione e la cresima. Sono ricordi indelebili. Così la signora Anna Maria Manzoni, nata ad Albona, provincia di Pola, nel 1940, esule a Torino, è ritornata nel Valdarno per vedere i luoghi della sua giovinezza dove giunse nel 1948 in fuga dalle violenze titine. 

Ponticino (AR), mostra “Forme e Colori”. Da sinistra: Gilberto Borri, Rita Tassini, Anna Maria Manzoni, Alessandra Chighine, Claudio Ausilio e Roberto Montevecchi


Non è stato un soggiorno mordi e fuggi, perché si è fermata dal 15 al 21 settembre 2024 presso una nota Casa vacanze. Al bar del paese ha pure casualmente incontrato e volentieri chiacchierato con Jacopo Tassini, sindaco di Laterina Pergine Valdarno (AR). Accompagnatori nella singolare visita d’istruzione erano Roberto Montevecchi, amico d’infanzia di Anna Maria e Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR). 
Oltre a vedere cosa resta oggi del vecchio Campo profughi, la comitiva ha visitato l’interno di una ex baracca, ristrutturata a laboratorio artigianale della ditta “B&B Creazioni Moda” con Lucia e Lorenzo Bianchi. Non è mancata un tappa al santuario di Santa Maria in Valle, situato nei pressi dell’area artigianale (ex Campo profughi) del Comune di Laterina Pergine Valdarno. Pure gli esuli giuliano dalmati si recarono in quel luogo di culto nel periodo 1946-1963, finché durò aperto il Centro raccolta profughi, posto vicino all’Arno. 
Non è mancata la visita ad Arezzo, a seguire la visita a Monterchi e Citerna, antichi borghi tra Rinascimento e grandi paesaggi, al confine tra Toscana e Umbria, due piccole cittadine che custodiscono speciali opere d’arte in un contesto rurale. Nei vari giorni di permanenza la signora Manzoni è stata poi ospitata a un pranzo dalla dottoressa Manuela Micchi, figlia del farmacista Aldo Micchi che, nel 1954, aiutò in modo disinteressato e pieno di umanità la signora Vincenza Ruta Bracchitta, ospite del Centro raccolta profughi, che intendeva barattare la propria fede nunziale per un po’ di latte in polvere da neonati. 

Anna Maria Manzoni a Laterina (AR) nel 2024


C’è stato anche un altro momento culturale. Con i fidi accompagnatori (Ausilio e Montevecchi) la signora Manzoni ha visitato la mostra di pittura e scultura “Forme e Colori” a Ponticino, frazione del Comune di Laterina Pergine Valdarno. Aperta presso il Centro Culturale di Memorie e Contemporaneità la rassegna collettiva contiene opere dello scultore Gilberto Borri, della pittrice Rita Tassini, di Francesco Sordini, pittore Ponticinese e di Mark Soetebier, pittore fotografo e videomaker olandese. All’incontro era presente pure Alessandra Chighine, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Laterina Pergine Valdarno e Filippo Neri, della Commissione di Biblioteca. 
Laterina, Visita alla ditta “B&B Creazioni Moda”. A sinistra: Anna Maria Manzoni, Lucia Bianchi e Lorenzo Bianchi

Un nuovo libro - La vicenda del farmacista Micchi assieme a tanti altri fatti storici del territorio è ben descritta nel prossimo libro di Elio Varutti elaborato in collaborazione con Claudio Ausilio. Dopo il grande successo de La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, di Aska edizioni di Firenze, edito nel 2021, è in fase di stampa una nuova iniziativa editoriale. 
Si intitolerà “La patria cercata. Ricordi di italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia in Toscana”. La pubblicazione è prevista per il ‘Giorno del Ricordo’ 2025. 
Ci saranno le memorie giunte dall’Italia, persino dagli USA, Argentina e dal Canada. Ci fanno capire la vita quotidiana e i momenti di incontro-scontro con la popolazione locale, fino alla completa integrazione sociale all’estero o in patria, mediante i matrimoni con gli autoctoni e, soprattutto, col lavoro e con l’assegnazione delle case popolari. Ci saranno le storie delle famiglie Badini, Baici, Barbieri, Benvegnù, Bracchitta, Cattonar, Daddi, Daici, Danielis, Dobri, Manzin, Manzoni, Mladossich, Pacori, Paoli, Prete, Radolovich, Rauni, Rocchi, Sestan, Spogliarich, Sponza, Stipcevich, Tomissich, Travaglia, Tropea, Varesco, Vellenich ed altri ancora. 

Santuario di Santa Maria in Valle, nel Comune di Laterina Pergine Valdarno (AR), Anna Maria Manzoni e Roberto Montevecchi


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Cenni bibliografici - Elio Varutti, Esodo da Fiume a Laterina. La s’ciavina per parete di giorno e per dormire la notte, 1948, on line dal 1° settembre 2020 su varutti.wordpress.com

- E. Varutti, Esodo di Annamaria Manzoni da Albona, 1948. A Trieste, Udine, Laterina e Torino, on line dal 26 settembre 2021 su  varutti.wordpress.com

- Glenda Venturini, Nel Giorno del Ricordo il racconto di Anna Maria Manzoni, arrivata al Campo profughi di Laterina a 8 anni, on line dal 9 febbraio 2020 su  valdarnopost.it

Laterina - Anna Maria con la Dottoressa Manuela Micchi

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Progetto e ricerche di Claudio Ausilio. Elaborazione e Networking a cura di Girolamo Jacobson, Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Lettori: Claudio Ausilio, Roberto Montevecchi (email al Cur. del 23.9.2024), Sergio Satti (ANVGD Udine) e i professori Annalisa Vucusa, Enrico Modotti e Marcello Mencarelli. Copertina: Anna Maria Manzoni a Laterina nel 2024.

Fotografie della collezione di Claudio Ausilio. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Altre fotografie da collezioni citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin, che fa parte pure del Consiglio nazionale del sodalizio e, dal 2024, è Coordinatore dell’ANVGD in Friuli Venezia Giulia. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi.  Sito web:  https://anvgdud.it/

L’articolo presente è dedicato alla memoria di Aldo Micchi, farmacista buono di Laterina.

Laterina, 2024.  A volte ritornano. La visita di Anna Maria Manzoni, cucciola del Campo profughi

Mark Soetebier tiene banco nel gruppo di visitatori della mostra d’arte a Ponticino 


venerdì 30 agosto 2024

I Basso di Fiume esuli al Campo profughi di Brescia. L’assenza del mare il trauma maggiore

Certi fiumani in esilio sopportarono di tutto. Le condizioni disagevoli del Campo profughi, la mancanza di lavoro, l’incertezza del futuro, la mala accoglienza, ma non riuscirono a superare un “cerchio del dolore”, come viene descritto dagli storici che studiano i traumi e i lutti del Novecento. È il gran dolore per la mancanza del mare del Quarnaro. È un dolore da capire.

Testo della cartolina di Roma inviata da Sergio Basso ai genitori Silvio Basso e Maria Superina a Brescia nel 1950, prima di emigrare in Venezuela. Collezione Marco Mazzoleni

Questa è una storia dell’esodo, ma raccontata dai giovani. È interessante che a scoprire le proprie radici fiumane siano esuli di seconda generazione. Il signor Marco Mazzoleni, di Romano di Lombardia (BG), ci racconta la vicenda dei suoi antenati fiumani. “Mia nonna Iolanda Silvana Basso, detta Jole, lavorò come dattilografa presso la raffineria R.O.M.S.A. di Fiume. Mi è stato raccontato poco del campo profughi di Brescia, dove riparò nei primi anni ‘50 – ha detto Mazzoleni – probabilmente lo shock del trasferimento e le condizioni di vita cui erano sottoposti gli esuli nella caserma dove erano stati raccolti hanno determinato in lei una sorta di rifiuto nell’affrontare il tema. Va detto che il campo profughi le offrì l’occasione di conoscere mio nonno, Luigi Martignon, con il quale si sposò e dalla cui unione nacque mia madre Lidia. Luigi Martignon fu pittore, incisore e disegnatore, anch’egli profugo dalla Germania, appena uscita dalla guerra, rientrato a Brescia dalla sorella, insieme al figlio Franco, dopo una serie di gravi vicissitudini”.

Come vivevano in Campo profughi? “Uno dei frammenti di cui ho memoria riguarda la sistemazione in grandi camerate, all’interno delle quali le zone assegnate ai singoli nuclei famigliari erano divise da grandi tende – è la risposta – mi ha sempre colpito che dell’arrivo a Brescia nonna Jole dicesse: ‘Il trauma maggiore fu il percepire l’assenza del mare”.

Dagli Archivi di Arolsen (Germania) si sa che una parte della sua famiglia emigrò in Venezuela, fuggendo dalle violenze titine, come già documentato (Varutti E 2023), ricorda qualcosa d’altro?

Il fiumano Sergio Basso (1927-2016) in Venezuela nel 1952. Collezione Marco Mazzoleni

In questi giorni sono riuscito a recuperare del materiale relativo al mio bisnonno Silvio Basso e la bisnonna Maria Superina, come l’attestazione ufficiale dello status di profugo firmata dall’allora prefetto di Brescia del 23 febbraio 1949. Poi c’è una cartolina scritta dal mio prozio Sergio Basso, (1927-2016) da Roma, che conferma il citato articolo del 2023 e la successiva partenza da Bagnoli di Napoli per il Venezuela, dove poi si stabilì, oltre ad alcune fotografie dello stesso Sergio Basso scattate in Venezuela nel 1952”.

Signor Mazzoleni è mai stato a Fiume, la città dei suoi antenati? “Io sono nato e cresciuto in Lombardia – ha concluso il testimone – per tutta una serie di coincidenze e storie di vita, come accadde per molte famiglie. Vero è che, nonostante sia stato a Fiume solo in due circostanze da bambino, sento ancora oggi una piccola parte delle mie radici, del mio sangue, legato a quella terra”.

Secondo Massimo Superina la Raffineria di Olii Minerali Società Anonima  (ROMSA) si occupava di: “benzina extra raffinata Avio e Auto, petrolio Cristallo, Tre Stelle e Due Stelle, acquaragia minerale, olii lubrificanti, olio per motori diesel, grasso consistente, paraffina, candele, asfalto, coke di propria produzione. La sede e gli stabilimenti erano in viale Italia n. 76, direttore Wagner Z. ed uffici in via Mazzini (1922 e 1925). Fino al 1922 fu di proprietà della ‘Photogen’ di Amsterdam, poi fu nazionalizzata e la maggioranza delle azioni andò al Governo Italiano con sede in viale Italia n. 76-80 (1931): Olii per auto Italoil, olii lubrificanti minerali Romsa, grassi Lubrifix e paraffine, in viale Italia n. 78 (1937 e 1939). Infine, nel 1941-1942, la sede centrale passò in viale Costanzo Ciano n. 66, ufficio finanziario in viale Ciano n. 74 e stabilimento al civico n. 78” (Superina M 2023 : 150).

Attestazione di profugo per i fiumani Basso Silvio e Superina Maria, firmata dal Prefetto di Brescia il 23 febbraio 1949. Collezione Marco Mazzoleni, pp. 1 e 2.



Su Luigi Martignon, il nonno del testimone, si è scoperto che passò a Mittenwald, nel Campo transitorio per rifugiati, gestito dall’UNRRA (“United Nations Relief and Rehabilitation Administration” - Amministrazione delle Nazioni Unite per l'assistenza e la riabilitazione). Nella sua scheda personale è definito di professione: “Kunstmaler” (artista). Alloggiò nella baracca n. 5, camerata n. 11. Mittenwald è un comune tedesco, situato in Baviera, vicinissimo al confine con l’Austria. Martignon entrò in quel Campo il 28 giugno 1946 e fu rilasciato il 7 luglio seguente per l’Italia, secondo i dati dell’Archivio di Arolsen (Germania), pubblicati da poco nel web (DocID: 68191964).

Furono oltre 9 milioni i tedeschi cacciati dalle proprie case di mezza Europa Centro Orientale e finiti, assieme ad altri sfollati, nei campi profughi come in quello di Mittenwald. Fu notato pure a Udine, dal mese di giugno 1945, il passaggio di tanti disperati usciti dai campi di concentramento, dai vari fronti di guerra o dalle terre conquistate e annesse dai vincitori. Secondo padre Pietro Damiani si trattò di oltre 500 mila individui (Damiani P.C. 1946). Una cifra enorme, dato che la città contava 55 mila abitanti circa. Eppure andarono avanti tra mille difficoltà. Si sta studiando e omaggiando proprio la figura di padre Pietro Damiani (Pesaro 1910-1997), cappellano militare del primo Campo profughi giuliano dalmati e reduci a Udine (1945-1946) sito in un vecchio edificio scolastico, vicino al Villaggio Metallico di Via Monte Sei Busi (1947-1956) dove furono accolti Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in patria. Nel 1946 don Damiani, partendo da Udine, fondò il Collegio Zandonai a Pesaro per accogliere i figli degli esuli, togliendoli così dalle baracche dei campi profughi (Sturmar B 2024).

L’eleganza italiana del fiumano Sergio Basso in Venezuela il 15 settembre 1952. Collezione Marco Mazzoleni

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Fonte digitale - Marco Mazzoleni, di Romano di Lombardia, 1981, email del 22 e 26 agosto 2024. Autorizzazione alla diffusione e pubblicazione del 28 agosto 2024.

Archivi consultati – Arolsen Archives, Archiv zu den Opfern und Überlebenden des Nationalsozialismus, Bad Arolsen, Deutschland, personen Martignon Luigi, geburtsdatum 26.11.1911, in Milano.

- Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli, Padre Pietro Calvino Damiani, “Relazione sull’attività del Campo N. 4 AMG DP Centre Udine”, 1° febbraio 1946, Cartella T1, f 7, presso la Biblioteca Arcivescovile di Udine.

Cenni bibliografici e dal web

- Rodolfo Decleva, Piccola storia di Fiume 1847 – 1947, II edizione, Sussisa di Sori (GE), [s.e.] impaginato da ilpigiamadelgatto, 2017.

- Barbara Sturmar, “La prima nota di un canto d’amore. Padre Damiani da Udine al Collegio Zandonai”, in via di pubblicazione su «La Panarie», giugno 2024, n. 231, LVII.

- Massimo Superina, Fiume a lavoro. Industrie, negozi e mestieri tra Ottocento e 1946, Padova, Associazione Fiumani Italiani nel Mondo, 2023.

- Testimonianze per un documentario sul Centro Raccolta Profughi di Brescia, on line dal 15 settembre 2023 su anvgd.it

- Elio Varutti, Sognare l’Australia per i Basso di Fiume esuli a Brescia, poi 3 vanno in Venezuela, 1951, on line dal 22 dicembre 2023 su eliovarutti.blogspot.com

Scheda personale di Luigi Martignon, il nonno del testimone, che passò a Mittenwald, nel Campo transitorio per rifugiati nel 1946. Special thanks to Arolsen Archives

Ringraziamenti - Per alcune immagini grazie al Museo di Carattere Nazionale C.R.P. di Padriciano, Trieste. Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi di Arolsen (Germania) e dei siti web menzionati, si ringrazia Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo) per la collaborazione alla indagine.

Progetto e attività di ricerca di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Primo lettore: Marco Mazzoleni. Altri lettori: Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Mauro Tonino, Sergio Satti (ANVGD di Udine) e i professori Enrico Modotti, Marcello Mencarelli e Ezio Cragnolini. Copertina: Testo della cartolina di Roma inviata da Sergio Basso ai genitori Silvio Basso e Maria Superina a Brescia nel 1950, prima di emigrare in Venezuela.  Fotografie – Collezione familiare Marco Mazzoleni, Brescia.

Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 - primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. - orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/

Una camerata del Campo profughi di Brescia nel 1949. Fotografia del Museo di Carattere Nazionale C.R.P. di Padriciano, Trieste



 

mercoledì 7 agosto 2024

Dall’Australia a Udine, Servigliano e Firenze per vedere i luoghi dell’esodo della sua famiglia

Per gli economisti è il turismo del ricordo. Si riferisce ai viaggi sui luoghi dei propri avi. Per i ricercatori si tratta di analizzare il turismo della memoria in una prospettiva geopolitica. Questa è solo una storia di grandi emozioni. Batte forte il cuore se leggi il nome dei tuoi nonni nell’elenco dei rifugiati di un campo profughi toscano. È successo alla signora Afrodita Pengelly. Al centro raccolta profughi di Laterina, provincia di Arezzo, passarono oltre 10 mila fuoriusciti soprattutto cacciati dall’Istria, Fiume e Dalmazia a causa della violenza comunista dei titini. Molti di loro provenivano da Udine.

Claudia Sain, La Decisione. Il dramma dell’esodo. Difficile decisione di dover partire e lasciare tutto, pittura, 2020. Immagine diffusa in Facebook il 13 febbraio 2024. Taglio redazionale

È partita dalla lontana Australia la signora Afrodita Pengelly per arrivare a Udine, in via Pradamano 21, dove dal 1946 al 1960 esisteva il più grande Centro di smistamento profughi d’Italia per accogliere gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, ma pure di altri paesi del Centro Europa e dell’area dei Balcani. Dal 2007 una lapide ricorda il passaggio di oltre 100 mila fuoriusciti in quel posto. Oggi nell’edificio c’è la scuola ‘E. Fermi’.

Ho fatto un viaggio molto emozionante visitando tutte le città che ho letto nei timbri sul passaporto di mia madre – ha scritto Pengelly – il suo fu un viaggio in veste di rifugiata dalla Romania. Potete immaginare le mie lacrime quando ho letto quella targa posta sul muro della scuola di Udine in ricordo dei profughi. E poi prendere un caffè nel bar vicino, che fu aperto verso il 1948, lo stesso anno in cui mia madre era al Centro di smistamento. Forse aveva cenato in quel bar”.

Proprio al bar Franzolini, di via delle Fornaci, a pochi metri dall’ingresso dell’ex campo profughi, la signora Pengelly parlando con la barista Giannina, ha scoperto che c’è un’associazione con dei ricercatori che raccontano le vicende dell’esodo, perciò ha lasciato il suo recapito per eventuali contatti. Così è nata la ricerca presente.

Marietta Battoja, la mamma di Afrodita, nacque a Sinaia, in Romania. La grafia “Battoja” risulta dai documenti d’identità dell’archivio familiare. Poi nell’esodo, assieme a lei, c’erano suo nonno Luigi Battoja, la nonna Elena Melnich e la zia Lucia Battoja. La famiglia è di origine italiana.

Luigi Battoja, imprenditore in Romania e ospite del Centro raccolta profughi di Laterina, passando per quello di Udine. Collezione Afrodita Pengelly

Il cognome Battoia (scritto con la “i”), infatti, è molto diffuso in Friuli, come a Cassacco, in provincia di Udine. Il passaporto di Maria Battoja (con la “j”) fu rilasciato il 17 dicembre 1946 dalla Legazione d’Italia in Bucarest a firma di L. Dominici (Collezione Afrodita Pengelly). È diffuso pure in Toscana. Battoia è cognome endemico di Cesariis, in Comune di Lusevera, provincia di Udine, documentato sin dal Settecento. Forse deriva dal nome di santo e di persona, Battista (Costantini E 2002 : 76).

A Lusevera è presente anche con la seguente grafia: Battoja. Ciò è dimostrato, oltre che dagli archivi italiani, pure da quello di Bad Arolsen (Germania) International Center on Nazi Persecution. Si riporta, sperando di non fare confusione al lettore, anche la grafia usata dagli italo-rumeni per lo stesso cognome: Battoya.

I coniugi Battoja di questa storia, con le loro figlie, sono stati per diversi anni nei campi profughi italiani e persino in uno austriaco. “Dopo la seconda guerra mondiale, mia madre Marietta riuscì a ottenere i passaporti italiani in Romania per la sua famiglia – ha aggiunto Pengelly – prima di fuggire dal regime comunista, attraversando l’Ungheria, l’Austria, la Slovenia e poi arrivare in Italia. Erano una famiglia benestante con una fabbrica di ceramica, alloggi per i lavoratori, servitù nella casa di famiglia e due automobili americane (Ford e Dodge). Fu molto inquietante lasciare la loro patria”.

Dopo essere passata per i Centri raccolta profughi (Crp) di Servigliano, oggi in provincia di Fermo, nelle Marche, nel Crp di Laterina, in provincia di Arezzo, la famiglia Battoja nel 1955 si stabilì a Firenze. “Tuttavia, mia madre si sposò in uno di quei campi – ha detto la testimone – e poi emigrò in Australia nel 1951, ma visse in altri due campi profughi. Abbiamo visitato insieme l’Italia nel 1975-1976. Fu l’unica volta che io e mia madre rivedemmo la sua famiglia. Potete immaginare quanto fu emozionante una riunione del genere dopo 25 anni”.

Maria Battoja nella fotografia del passaporto del 1946. Collezione Afrodita Pengelly

In effetti Luigi Battoia (con la “i”), sua moglie Elena Melnich e la figlia Lucia Battoia risultano nell’Elenco alfabetico profughi giuliani del Comune di Laterina, al fascicolo n. 36. Secondo tale registro, in conclusione, mamma e figlia risultano uscite dal Crp “il 10 dicembre 1955” per la nuova residenza di Firenze, mentre Luigi Battoia va a Sansepolcro (AR) il 6 febbraio 1956, ma potrebbero esserci degli errori. E la ricerca genealogica della signora Afrodita Pengelly non finisce qui.

Nelle mie ricerche avevo un contatto con l’istriano Armando S., di Gallignana, classe 1940. Ho saputo che dopo varie vicissitudini familiari, nel 1958, la famiglia ottenne l’opzione e giunse al Campo profughi di via Pradamano. Un cugino di Armando S. è stato ucciso dai titini comunisti assieme ad altri ragazzi del paese, perché stavano scappando verso l’Italia. Armando S. ha poca voglia di raccontare adesso e si può capirlo. Oggi Gallignana, in croato Gračišće, è un paesino con molte case abbandonate.

Da ultimo, si ricorda che l’impiegato presso la direzione del Centro smistamento profughi di Udine fu il signor Leonardo Cesaratto, che era nato proprio a Bucarest, in Romania, discendente della grande emigrazione friulana verso i Balcani.

Il bar “Franzolini” a pochi metri dall’ingresso dell’ex Centro di smistamento profughi. Fotografia di E. Varutti 2024

Fonti orali e digitali – Leonardo Cesaratto (Bucarest 1926-Udine 2011), int. a Udine del 26 gennaio 2004. – Afrodita Pengelly, Melbourne 1958 (Australia), vive a Sidney, e-mail all’A. del 26 giugno e 7 luglio 2024 in lingua inglese. – Armando S., Gallignana 1940, risiede in Friuli, notizie di fine luglio 2022, grazie alla professoressa Maria Piovesana.

Archivi consultati – La presente ricerca è frutto della collaborazione fra l’ANVGD di Arezzo e il Comitato Provinciale dell’ANVGD di Udine. La consultazione e la digitalizzazione dei materiali d’archivio aretini è stata effettuata nel 2015 e 2022 a cura di Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR). Grazie al Comune di Laterina Pergine Valdarno (AR) per la collaborazione all’indagine. Un sincero ringraziamento vada, infine, alla signora Giannina Rieppi, del bar Franzolini di Udine. Grazie a Claudia Sain per la copertina.

– Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, pp. 1-78, ms.

La lapide in memoria del Centro smistamento profughi di Udine. Fotografia di E. Varutti 2024


Cenni bibliografici – Enos Costantini, Dizionario dei cognomi del Friuli, Udine, Editoriale Friuli Venezia Giulia, 2002.

- E. Varutti, Il campo profughi di via Pradamano e l'associazionismo giuliano dalmata a Udine: ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell'esodo. 1945-2007, Udine,  Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato provinciale di Udine, 2007.

- E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Aska edizioni, Firenze, 2021. In formato e-book dal 2022. Seconda edizione cartacea dal 2023.

L’artista di copertina - Claudia Sain (Bahía Blanca, Buenos Aires, anni ’60?), vive a Puerto Madryn (Argentina). L’artista si è ispirata ai ricordi di suo padre esule fiumano per dipingere una serie di quadri in occasione del Giorno del Ricordo 2024. È il suo modo di rendere omaggio ai propri genitori, entrambi fiumani, e a tutti gli esuli che hanno vissuto le stesse vicissitudini. Suo padre Arnaldo (Aldo) Sain, nato a Fiume il 26.10.1927 e morto a Buenos Aires il 18.08.2003, emigrò in Argentina a 22 anni, nel 1950. Da giovane era stato soldato alpino ed era sempre orgoglioso del cappello alpino con la penna nera e della stella alpina, trovata sui monti.

  La scuola secondaria di primo grado “Enrico Fermi”, via Pradamano 21 a Udine, dove dal 1946 al 1960, funzionò il Centro smistamento profughi più grande d’Italia. Fotografia di E. Varutti 2024 

Progetto e testi di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking e traduzioni a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Afrodita Pengelly, Bruna Zuccolin, Cesare Costantini, Annalisa Vucusa, Barbara Rossi (ANVGD di Udine), Claudio Ausilio e i professori Marcello Mencarelli, Stefano Meroi, Ezio Cragnolini e Enrico Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull'esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Copertina: Claudia Sain, La Decisione. Il dramma dell’esodo. Difficile decisione di dover partire e lasciare tutto, pittura, 2020. Immagine diffusa in Facebook il 13 febbraio 2024. Taglio redazionale. Fotografie di Afrodita Pengelly e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell'ANVGD di Udine. Sito web:  https://anvgdud.it/

Udine, ingresso dell’ex Centro smistamento profughi e, a destra, il bar Franzolini. Fotografia di E. Varutti 2024


Elenco del Centro raccolta profughi Laterina con il nome dei Battoia


venerdì 17 maggio 2024

Il bastone da Passeggio di Italo Svevo a San Lorenzo di Sedegliano, evento dell’ANVGD Udine

Ecco una storia di amicizia dei fiumani e triestini Posser, Dorini e Bolaffio con Italo Svevo e famiglia tra Trieste, Fiume e il Friuli. È stata raccontata il 15 maggio 2024 alle ore 16 in presenza e in diretta streaming nella sede della Società Filologica Friulana di Udine. L’evento era in occasione della XI edizione della “Settimana della cultura friulana-Setemane de culture furlane”, la rassegna di eventi culturali promossa dalla stessa Società Filologica Friulana, con il contributo, tra i tanti, del Ministero della Cultura e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Dopo il saluto della dottoressa Alessandra Piani, in rappresentanza del professor Federico Vicario, presidente della Società Filologica Friulana, ha parlato il relatore, professore Elio Varutti, portando i saluti di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine.

Elio Varutti e Chiara Dorini. Foto di Fulvio Pregnolato
“È un racconto di gentilezza, di umanità e di accoglienza al confine orientale – ha detto il relatore – Chiara Dorini, esule di Fiume, possiede un anello donatole da Letizia Schmitz-Svevo, figlia di Italo Svevo. Poi lei ha riferito che la nonna Maria Bolaffio di Trieste aveva ricevuto in dono dal grande scrittore il bastone da passeggio. Nonna Bolaffio lo utilizzava per le sue passeggiate a San Lorenzo di Sedegliano (UD), dov’era riparata nella casa avita dei suoceri nel 1944. Anche Cleofe Posser e Lidia Posser, di Fiume, rispettivamente bisnonna e nonna di Chiara Dorini, hanno avuto delle frequentazioni con la famiglia Svevo”.

È stata illustrata poi la figura di Letizia Svevo Fonda Savio, nata a Trieste il 20 settembre 1897 da Ettore Schmitz (noto per lo pseudonimo di Italo Svevo) e da Livia Veneziani. Compiuti gli studi nella sua città, nel 1919 sposò il triestino Antonio Fonda Savio (1895-1973). Dal matrimonio nacquero i figli Piero (1920), Paolo (1921) e Sergio (1924). Tutti e tre studenti universitari quando scoppiò la seconda guerra mondiale; i primi due furono dichiarati dispersi sul fronte russo, nel 1943, mentre il terzo morì a Trieste il 1° maggio 1945, durante l’insurrezione contro i tedeschi.

Antonio Fonda Savio, con il grado di tenente colonnello e comandante partigiano (col nome di battaglia Manfredi) del Corpo Volontari della Libertà triestino, legato al CLNAI, guidò assieme ad Edoardo Marzari l’insurrezione cittadina di Trieste del 30 aprile 1945 contro gli occupanti tedeschi. In quella occasione il figlio Sergio perse la vita, colpito da una granata durante i combattimenti. Volontario irredento e decorato di medaglia d’argento nella Grande Guerra, Antonio Fonda Savio nel 1938 vide l’onta delle Leggi razziali cadere sulla moglie e sulla suocera, poi perse i tre figli nella seconda guerra mondiale (Pupo R 2022 : 159).

Il bastone da passeggio di Italo Svevo in possesso a Chiara Dorini. Foto E. Varutti
Nel dopoguerra Letizia collaborò attivamente con la madre Livia alla diffusione e alla valorizzazione delle opere di Svevo e, dopo la morte della madre (1957) e quella del marito (1973), continuò da sola tale attività. Commendatore al merito della Repubblica italiana, Letizia fu presidente onorario del Consiglio nazionale Donne italiane e presidente del Comitato provinciale dell’Associazione nazionale delle famiglie dei caduti dispersi in guerra. Letizia Schmitz-Svevo Fonda Savio morì il 26 maggio 1993 nella sua bella casa fra i quadri e i libri di famiglia.

Un’altra fonte - Paola Quargnolo - ha detto che: “So che la signora Letizia Svevo Fonda Savio vestiva sempre di viola o con colori di lutto in memoria dei tre figli caduti nella seconda guerra mondiale e in ricordo del marito; era il 1980 ed ero laureanda alla facoltà di Lettere e Filosofia di Trieste con una tesi sul teatro di Italo Svevo”.

Una ebrea che si salvò dalla deportazione è una componente della famiglia Bolaffio di Trieste. Ha raccontato la signora Chiara Dorini: “Mio papà Arno Dorini e mia mamma Silvana Chiesa si sposarono nel 1944 a San Lorenzo di Sedegliano, in provincia di Udine. Dalla casa della famiglia Chiesa erano appena andati via i tedeschi della Wehrmatch, che dopo l’8 settembre 1943 avevano stabilito lì il loro comando, lasciando 4-5 stanze per la famiglia proprietaria”. Arno Dorini frequentò la prima classe del ginnasio, nell’anno scolastico 1927-1928, secondo l’Annuario del regio Liceo Ginnasio “Dante Alighieri” in Fiume.

Udine, Salone d'onore 'Pelizzo' della Società Filologica Friulana. Pubblico il 15 maggio 2024
“È incredibile che in casa ci fosse pure mia nonna che era ebrea, convertita alla chiesa protestante e poi cattolica – ha detto Chiara Dorini – Quei tedeschi là, tuttavia, non le hanno torto un capello. La nonna era Maria Bolaffio, originaria di Trieste, che morì nel 1995. Aveva sposato Pietro Chiesa, di San Lorenzo di Sedegliano. La famiglia Bolaffio di Trieste ha avuto persone sparite o arrestate dai nazisti e mai più tornate dalla Germania. Mia nonna Maria Bolaffio si salvò, ma non voleva nominare il fatto di essere ebrea, si confidava solo con me. Mi ricordo che chiedevo a mia madre di raccontarmi della nonna Bolaffio, ma mi rispondeva che erano cose vecchie e finiva lì il discorso”.

Ci sono altre vicende su Fiume? “Mio nonno Pasquale Dorini lavorava al macello di Fiume e abitava con la famiglia in una villa – ha concluso la signora Dorini – perciò una parte della famiglia stava nella città portuale del Quarnaro. Dopo l’occupazione jugoslava del 3 maggio 1945, nonno Pasquale fu imprigionato dai miliziani titini e, per fortuna, scarcerato dopo pochi mesi. Ma tanti suoi amici furono prelevati dalla polizia e scomparvero. Alla villa c’era stata una perquisizione e ormai si temeva il peggio. Mio papà Arno, che aveva combattuto contro gli jugoslavi, e mia mamma Silvana riuscirono a raggiungermi in Friuli, da altri parenti”.

La storia delle famiglie Bolaffio, Chiesa e Dorini, tra Trieste, Fiume e le campagne del Codroipese, è stata riportata nel 2004 da Mario Blasoni sul «Messaggero Veneto». Da ultimo si tenga presente che la conoscenza e la frequentazione tra le famiglie triestine degli Svevo e dei Bolaffio è documentata anche da Umberto Saba, come ha scritto nel suo “Scorciatoie e raccontini” (Saba U 1963 : 78, 170).

Elio Varutti e Livio Sessa. Foto di Piero Fabbro
In seguito ha preso la parola la stessa Chiara Dorini, socia dell’ANVGD di Udine, leggendo un toccante intervento sui rapporti familiari della famiglia Svevo con i Dorini e i Bolaffio. Livio Sessa, un altro socio dell’ANVGD, ha aggiunto che: “Da ragazzo ho conosciuto Letizia Svevo Fonda Savio, perché era tra le patronesse del mio collegio, avendo io perso il papà, perché prelevato dai titini a Trieste e poi scomparso, e la signora Letizia era sempre molto gentile con noi orfani che le porgevamo un mazzo di fiori”. Ha concluso gli interventi Lorenzo Zanon che ha voluto ricordare “certi personaggi della cultura nati a Sedegliano, come padre David Maria Turoldo, Gilberto Pressacco, Gianfranco Plenizio e Tiziano Tessitori”. Ha ricordato, infine, la presenza di due famiglie istriane profughe di Parenzo, stabilitesi nello stesso paese della pianura friulana.

Chiara Dorini ha poi mostrato agli interessati presenti nel Salone Pelizzo un album familiare di vecchie fotografie e alcuni cimeli donati dagli Svevo Fonda Savio a lei e ai suoi familiari. Al termine dell’incontro, grazie all’Università Popolare di Trieste, sono state distribuite agli studenti alcune copie del giornale più longevo della Croazia, scritto in lingua italiana, «La Voce del Popolo» stampato a Fiume/Rijeka. Fondato nel 1889, è il quotidiano italiano dell’Istria, di Fiume e del Quarnero, edito dalla casa editrice Edit.

L'intervento di Lorenzo Zanon alla conferenza. Foto di Fulvio Pregnolato
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Fonti orali; interviste di Elio Varutti con taccuino, penna e macchina fotografica del 28 marzo 2022 a San Lorenzo di Sedegliano (UD), se non altrimenti indicato.

 - Chiara Dorini, Fiume 1945.

- Paola Quargnolo, Udine 1958, int. a Udine del 31 marzo 2022.

- Giacomo Urbani, Venezia 1946.

 

Bibliografia e fonti del web

- Annuario del regio Liceo Ginnasio “Dante Alighieri” in Fiume, anno scolastico 1925-1928.

- Mario Blasoni, “Chiara Dorini, ritorno a Fiume dopo 60 anni”, «Messaggero Veneto» del 28 giugno 2004.

- Raoul Pupo, Trieste ’45. Dalla risiera alle foibe (1.a ediz.: Bari-Roma, Laterza, 2010), Milano, RCS MediaGroup, 2022.

- Paola Quargnolo, L' "officina laboriosa" - il teatro di Italo Svevo, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia di Trieste, relatore prof. Roberto Damiani, anno accademico 1980-1981.

- Umberto Saba, Scorciatoie e raccontini (1.a ediz.: 1946), Milano, Mondadori, II ediz., 1963.

- Letizia Svevo Fonda Savio, Mio padre, Italo Svevo, a cura di Sergio Falcone, on line dal’11 novembre 2015 su  forumcommunity.net

Inizio della conferenza di Elio Varutti. Foto di Piero Fabbro
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Progetto e ideazione di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine. – Interviste a cura di Elio Varutti, docente di Sociologia del ricordo. Esodo giuliano dalmata all’Università della Terza Età (UTE) di Udine. Ricerche e Networking di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Chiara Dorini, Fulvio Pregnolato. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie da collezioni private della famiglia Dorini e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/


L'intervento di Chiara Dorini con le fotografie e i cimeli degli Svevo Fonda Savio. Foto di Fulvio Pregnolato
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Ecco il  LINK della registrazione della conferenza dal sito web di   setemane.it  grazie alla Società Filologica Friulana.

giovedì 9 maggio 2024

La libertà e un mandarino. Testimonianza di Massimo Speciari esule di Fiume in Brasile, 1951

Buongiorno, gentile Massimo Speciari, nato a Fiume nel 1937: come era la vita nel Centro smistamento profughi di Udine? Ricorda qualcosa? Grazie. “Siamo rimasti solo pochi giorni a Udine, era il 1951 – ha detto il testimone – poi siamo partiti subito per il Campo profughi di Servigliano e da lì per il campo IRO, poi in nave per il Brasile. La mia mamma, Anna Stradiot Speciari fece domanda di opzione per l'Italia nel 1947”. 

Carta del Registro stranieri di San Paolo del Brasile, del 14 luglio 1952, intestata a Massimo Speciari.  Collezione Massimo Speciari

Il comune di Servigliano è in provincia di Fermo, nelle Marche. Si ricorda che l’IRO era l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati ("International Refugee Organization" = IRO) che organizzò partenze delle navi di migranti da Bagnoli, presso Napoli, verso le Americhe e l’Oceania.

“Io mi ricordo che appena arrivati a Udine verso sera, da Fiume, eravamo tutti affamati – ha aggiunto Speciari – ci hanno dato la cena più un mandarino che io ho salvato per consumarlo più tardi. Durante la notte mi sono svegliato per gustarmelo e ho mangiato anche le scorze. Erano proprio buone tutte quelle bucce del mandarino da tanta fame che avevo, perché eravamo partiti da Fiume alla mattina, siamo stati tutto il giorno in treno senza mangiare niente, non lo dimenticherò mai quel mandarino. Un abbraccio Fiumano dal Brasile”.

Il transito dal Campo profughi di Bagnoli della famiglia Speciari-Squasa è documentato da una carta d’imbarco dell’Archivio di Bad Arolsen (Germania). Si tenga presente che gli Archivi Arolsen sono un Centro internazionale di documentazione sulla persecuzione nazista. Costituiscono l’archivio più completo al mondo riguardo alle vittime e i sopravvissuti del nazionalsocialismo. Lì sono confluiti pure certi documenti sui movimenti dei rifugiati nel dopoguerra. Si deve sapere che determinati Campi di concentramento nel dopoguerra vennero utilizzati per accogliere rifugiati, sfollati, apolidi e optanti per l’Italia provenienti dall’Istria, Fiume e Dalmazia appena annesse alla Jugoslavia, secondo il trattato di pace del 10 febbraio 1947. Erano i Campi IRO e furono utilizzati per il disbrigo delle pratiche concernenti l’emigrazione, solitamente Oltre oceano.

Ruolo nominale del trasporto via nave, il penultimo nucleo familiare in elenco è quello della famiglia Squasa Speciari, partita da Bagnoli (NA) il 27.11.1951. Arolsen Archives, Bad Arolsen, Germany

C’erano Campi IRO a Trieste, a Carinaro (CE), a Trani (BA), a Pagani (SA), a Bagnoli, di Napoli, a Palese (BA) e in altre parti d’Italia. Ce n’erano anche in certi paesi d’Europa, come a Bremerhaven, Aurich e a Berlino (Germania), come hanno raccontato i Salucci Bazzara, passando dall’Istria all’Australia, con incubi tremendi sulle uccisioni nelle foibe.

Reso pubblico da poco tempo, il documento di Arolsen, alla data del 27 novembre 1951, nel porto di Bagnoli, contiene il riferimento a Eugenio Squasa, nato a Fiume nel 1917, patrigno del nostro testimone, di mestiere carpentiere in legno. Il documento lo cita come: “Squassa”. Poi c’è Anna Stradiot, già vedova Speciari, la mamma di Massimo, nata a Fiume nel 1912, sotto l’Austria-Ungheria. Ci sono, infine, i fratelli del testimone, tutti nati a Fiume: Aldemira Speciari, fu Gualtiero, detta Mira, nata nel 1935 e Gualtiero Speciari, detto Walter, nato nel 1939. Poi c’è un fratellastro: Angelo Cantiello del 1941.

Udine, marzo 1951, Eugenio Squasa (patrigno di Massimo Speciari) e sua moglie Anna Stradiot, vedova Speciari, sul cavalcavia della stazione, vicino al Centro smistamento profughi. Collezione Massimo Speciari

Dai documenti familiari si sa che Eugenio Squasa ottiene la qualifica di profugo per sé e tutti i familiari il 31 dicembre 1951 dal prefetto di Ascoli Piceno, dato che Servigliano, a quel tempo, era in provincia di Ascoli Piceno. Si viene a sapere, com’era d’uso, che il prefetto nel concedere la qualifica al richiedente sentì “il parere del Comitato Provinciale Venezia Giulia e Dalmazia, sede di San Benedetto del Tronto”. Quest’ultimo comune italiano è della provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche.

La famiglia fiumana Speciari Squasa sbarcò a Rio de Janeiro il 30 gennaio 1952 in esilio e cominciò una nuova vita, molto lontano dal Golfo del Quarnaro.

Per sfuggire alle violenze titine e col desiderio di libertà, in conclusione, si sa che circa 70 mila esuli giuliano dalmati emigrarono in Canada, Argentina, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Brasile e altri parti del globo, mediante l’intervento dell’IRO (Micich M 2023 : 155).

Attestato di profugo di Eugenio Squasa e 5 familiari, tra i quali Massimo Speciari, rilasciato dalla Prefettura di Ascoli Piceno il 31 dicembre 1951. Collezione Massimo Speciari

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Fonte digitale – Massimo Speciari, Fiume 1937, esule a Itatiba, San Paolo, Brasile; messaggi in Messenger dei giorni 8-10 aprile 2024 ed autorizzazione alla pubblicazione del giorno 8 maggio 2024.

Fonte archivistica (consultazione del 2.5.2024) – Arolsen Archives, Archiv zu den Opfern und Überlebenden des Nationalsozialismus, Bad Arolsen, Deutschland, personen Speciari Massimo, geburtsdatum 12.08.1937 geburtsort Fiume. Doc. ID: 81730254

 

Cenni bibliografici e del web 

- Marino Micich, "Il lungo esodo dall'Istria, Fiume e Zara (1943–1958)", in: Giovanni Stelli, Marino Micich, Pier Luigi Guiducci, Emiliano Loria, Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma delle terre giuliane e dalmate, Roma, Aracne, 2023, pp. 67-177.

- E. Varutti, Vines. Mio marito con Harzarich in foiba a tirar su italiani uccisi dai titini, on line dal giorno 8 ottobre 2020 su  evarutti.wixsite.com

Dichiarazione della Scuola Magistrale Italiana di Fiume circa la frequenza della quarta classe di Massimo Speciari, rilasciata il 23 marzo 1951. Notare la sigla finale “M. F. – L. P.” che sta per: “Morte al fascismo - Libertà a popoli”. Collezione Massimo Speciari

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Progetto e attività di ricerca di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Massimo Speciari, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Bruno Bonetti, la professoressa Elisabetta Marioni (ANVGD di Udine), i professori Stefano Meroi e Enrico Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Copertina: Documento brasiliano dal Registro stranieri di Massimo Speciari. Fotografie della collezione di Massimo Speciari, esule in Brasile. Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Oltre a ringraziare la direzione degli Archivi di Arolsen, grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Sito web: https://anvgdud.it/

Centro smistamento profughi Udine, 1957; fonte: ISTORETO, Torino

Passaporto di sola andata di Anna Stradiot Speciari tra gli altri con i timbri, del 1951, del Centro smistamento profughi di Udine e del Centro raccolta profughi di Servigliano. Collezione Massimo Speciari


"Abbiamo viaggiato sottocoperta (ultima classe) con la nave 'Florida' fino in Brasile" - ha raccontato Massimo Speciari. Ricerche di Massimo Speciari, di Fiume, esule a Itatiba, San Paolo, Brasile