Per gli economisti è il
turismo del ricordo. Si riferisce ai viaggi sui luoghi dei propri avi. Per i
ricercatori si tratta di analizzare il turismo della memoria in una prospettiva
geopolitica. Questa è solo una storia di grandi emozioni. Batte forte il cuore
se leggi il nome dei tuoi nonni nell’elenco dei rifugiati di un campo profughi
toscano. È successo alla signora Afrodita Pengelly. Al centro raccolta profughi di Laterina, provincia di Arezzo, passarono oltre 10 mila fuoriusciti
soprattutto cacciati dall’Istria, Fiume e Dalmazia a causa della violenza
comunista dei titini. Molti di loro provenivano da Udine.
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Claudia
Sain, La Decisione. Il dramma dell’esodo.
Difficile decisione di dover partire e lasciare tutto, pittura, 2020.
Immagine diffusa in Facebook il 13 febbraio 2024. Taglio redazionale |
È partita dalla lontana
Australia la signora Afrodita Pengelly per arrivare a Udine, in via Pradamano
21, dove dal 1946 al 1960 esisteva il più grande Centro di smistamento profughi
d’Italia per accogliere gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, ma pure di altri
paesi del Centro Europa e dell’area dei Balcani. Dal 2007 una lapide ricorda il
passaggio di oltre 100 mila fuoriusciti in quel posto. Oggi nell’edificio c’è
la scuola ‘E. Fermi’.
“Ho fatto un viaggio molto emozionante visitando tutte le città che ho
letto nei timbri sul passaporto di mia madre – ha scritto Pengelly – il suo fu un viaggio in veste di rifugiata
dalla Romania. Potete immaginare le mie lacrime quando ho letto quella targa
posta sul muro della scuola di Udine in ricordo dei profughi. E poi prendere un
caffè nel bar vicino, che fu aperto verso il 1948, lo stesso anno in cui mia
madre era al Centro di smistamento. Forse aveva cenato in quel bar”.
Proprio al bar
Franzolini, di via delle Fornaci, a pochi metri dall’ingresso dell’ex campo
profughi, la signora Pengelly parlando con la barista Giannina, ha scoperto che
c’è un’associazione con dei ricercatori che raccontano le vicende dell’esodo, perciò
ha lasciato il suo recapito per eventuali contatti. Così è nata la ricerca
presente.
Marietta Battoja, la mamma
di Afrodita, nacque a Sinaia, in Romania. La grafia “Battoja” risulta dai
documenti d’identità dell’archivio familiare. Poi nell’esodo, assieme a lei,
c’erano suo nonno Luigi Battoja, la nonna Elena Melnich e la zia Lucia Battoja.
La famiglia è di origine italiana.
Luigi Battoja,
imprenditore in Romania e ospite del Centro raccolta profughi di Laterina,
passando per quello di Udine. Collezione Afrodita Pengelly |
Il cognome Battoia
(scritto con la “i”), infatti, è molto diffuso in Friuli, come a Cassacco, in
provincia di Udine. Il passaporto di Maria Battoja (con la “j”) fu rilasciato
il 17 dicembre 1946 dalla Legazione d’Italia in Bucarest a firma di L. Dominici
(Collezione Afrodita Pengelly). È diffuso pure in Toscana. Battoia è cognome
endemico di Cesariis, in Comune di Lusevera, provincia di Udine, documentato
sin dal Settecento. Forse deriva dal nome di santo e di persona, Battista (Costantini E 2002 : 76).
A Lusevera è presente
anche con la seguente grafia: Battoja.
Ciò è dimostrato, oltre che dagli archivi italiani, pure da quello di Bad
Arolsen (Germania) International
Center on Nazi Persecution. Si riporta, sperando di non fare
confusione al lettore, anche la grafia usata dagli italo-rumeni per lo stesso
cognome: Battoya.
I coniugi Battoja di
questa storia, con le loro figlie, sono stati per diversi anni nei campi
profughi italiani e persino in uno austriaco. “Dopo la seconda guerra mondiale, mia madre Marietta riuscì a ottenere i
passaporti italiani in Romania per la sua famiglia – ha aggiunto Pengelly –
prima di fuggire dal regime comunista,
attraversando l’Ungheria, l’Austria, la Slovenia e poi arrivare in Italia.
Erano una famiglia benestante con una fabbrica di ceramica, alloggi per i
lavoratori, servitù nella casa di famiglia e due automobili americane (Ford e
Dodge). Fu molto inquietante lasciare la loro patria”.
Dopo essere passata per
i Centri raccolta profughi (Crp) di Servigliano, oggi in provincia di Fermo,
nelle Marche, nel Crp di Laterina, in provincia di Arezzo, la famiglia Battoja nel
1955 si stabilì a Firenze. “Tuttavia, mia
madre si sposò in uno di quei campi – ha detto la testimone – e poi emigrò in Australia nel 1951, ma visse
in altri due campi profughi. Abbiamo visitato insieme l’Italia nel 1975-1976.
Fu l’unica volta che io e mia madre rivedemmo la sua famiglia. Potete
immaginare quanto fu emozionante una riunione del genere dopo 25 anni”.
Maria Battoja nella
fotografia del passaporto del 1946. Collezione Afrodita Pengelly |
In effetti Luigi Battoia
(con la “i”), sua moglie Elena Melnich e la figlia Lucia Battoia risultano
nell’Elenco alfabetico profughi giuliani
del Comune di Laterina, al fascicolo n. 36. Secondo tale registro, in
conclusione, mamma e figlia risultano uscite dal Crp “il 10 dicembre 1955” per
la nuova residenza di Firenze, mentre Luigi Battoia va a Sansepolcro (AR) il 6
febbraio 1956, ma potrebbero esserci degli errori. E la ricerca genealogica
della signora Afrodita Pengelly non finisce qui.
Nelle mie ricerche
avevo un contatto con l’istriano Armando S., di Gallignana, classe 1940. Ho
saputo che dopo varie vicissitudini familiari, nel 1958, la famiglia ottenne
l’opzione e giunse al Campo profughi di via Pradamano. Un
cugino di Armando S. è stato ucciso dai titini comunisti assieme ad altri
ragazzi del paese, perché stavano scappando verso l’Italia. Armando S. ha poca
voglia di raccontare adesso e si può capirlo. Oggi Gallignana, in croato
Gračišće, è un paesino con molte case abbandonate.
Da ultimo, si ricorda
che l’impiegato presso la direzione del Centro smistamento profughi di Udine fu
il signor Leonardo Cesaratto, che era nato proprio a Bucarest, in Romania,
discendente della grande emigrazione friulana verso i Balcani.
Il bar “Franzolini” a
pochi metri dall’ingresso dell’ex Centro di smistamento profughi. Fotografia di
E. Varutti 2024 |
Fonti
orali e digitali – Leonardo Cesaratto (Bucarest
1926-Udine 2011), int. a Udine del 26 gennaio 2004. – Afrodita Pengelly,
Melbourne 1958 (Australia), vive a Sidney, e-mail all’A. del 26 giugno e 7
luglio 2024 in lingua inglese. – Armando S., Gallignana 1940, risiede in
Friuli, notizie di fine luglio 2022, grazie alla professoressa Maria Piovesana.
Archivi
consultati – La presente ricerca è frutto della
collaborazione fra l’ANVGD di Arezzo e il Comitato Provinciale dell’ANVGD di
Udine. La consultazione e la digitalizzazione dei materiali d’archivio aretini
è stata effettuata nel 2015 e 2022 a cura di Claudio Ausilio, esule di Fiume a
Montevarchi (AR). Grazie al Comune di Laterina Pergine Valdarno (AR) per la
collaborazione all’indagine. Un sincero ringraziamento vada, infine, alla
signora Giannina Rieppi, del bar Franzolini di Udine. Grazie a Claudia Sain per
la copertina.
– Comune di Laterina
(AR), Elenco alfabetico profughi giuliani,
1949-1961, pp. 1-78, ms.
La lapide in memoria
del Centro smistamento profughi di Udine. Fotografia di E. Varutti 2024 |
Cenni
bibliografici – Enos Costantini, Dizionario dei cognomi del Friuli, Udine, Editoriale Friuli Venezia
Giulia, 2002.
- E. Varutti, Il campo profughi di via Pradamano e
l'associazionismo giuliano dalmata a Udine: ricerca storico sociologica tra la
gente del quartiere e degli adriatici dell'esodo. 1945-2007, Udine, Associazione nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia, Comitato provinciale di Udine, 2007.
- E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e
testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina
1946-1963, Aska edizioni, Firenze, 2021. In formato e-book dal 2022.
Seconda edizione cartacea dal 2023.
L’artista
di copertina - Claudia Sain (Bahía Blanca, Buenos
Aires, anni ’60?), vive a Puerto Madryn (Argentina). L’artista si è ispirata ai
ricordi di suo padre esule fiumano per dipingere una serie di quadri in
occasione del Giorno del Ricordo
2024. È il suo modo di rendere omaggio ai propri genitori, entrambi fiumani, e
a tutti gli esuli che hanno vissuto le stesse vicissitudini. Suo padre Arnaldo (Aldo)
Sain, nato a Fiume il 26.10.1927 e morto a Buenos Aires il 18.08.2003, emigrò
in Argentina a 22 anni, nel 1950. Da giovane era stato soldato alpino ed era
sempre orgoglioso del cappello alpino con la penna nera e della stella alpina,
trovata sui monti.
La scuola secondaria di
primo grado “Enrico Fermi”, via Pradamano 21 a Udine, dove dal 1946 al 1960,
funzionò il Centro smistamento profughi più grande d’Italia. Fotografia di E.
Varutti 2024 |
Progetto
e testi di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico
dell’ANVGD di Udine. Networking e traduzioni a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e
E. Varutti. Lettori: Afrodita Pengelly, Bruna Zuccolin, Cesare Costantini, Annalisa
Vucusa, Barbara Rossi (ANVGD di Udine), Claudio Ausilio e i
professori Marcello Mencarelli, Stefano Meroi, Ezio Cragnolini e Enrico
Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione
sull'esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Copertina: Claudia Sain, La Decisione. Il dramma dell’esodo.
Difficile decisione di dover partire e lasciare tutto, pittura, 2020.
Immagine diffusa in Facebook il 13 febbraio 2024. Taglio redazionale. Fotografie
di Afrodita Pengelly e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia
e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via
Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a
venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice
presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Grazie a Alessandra
Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell'ANVGD di Udine.
Sito web: https://anvgdud.it/
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Udine, ingresso dell’ex Centro smistamento profughi e, a destra, il bar Franzolini. Fotografia di E. Varutti 2024
Elenco del Centro raccolta profughi Laterina con il nome dei Battoia |