domenica 28 ottobre 2018

Floramo e la sua Veglia di Ljuba presentati a San Daniele del Friuli


È un libro commovente sul proprio padre esule istriano per vocazione più che per destino. L’autore scrive che è come un’intima confessione, la cui voce martellava dentro. Al suo interno ci sono delle pagine intense di grande epica, non solo quando Laura, madre di Angelo, detta Ljuba, amore in lingua slovena, sta vicino al suo uomo fino alla morte. Angelo Floramo ci ha abituato a dei best seller con il suo L’osteria dei passi perduti, del 2017, che ha superato le tre edizioni, tic e tac.
San Daniele del Friuli, Auditorium scuola media, 25 ottobre 2018 – Angelo Floramo legge il suo romanzo, vicino a Paolo Patui. Fotografia di Elio Varutti

Qui si va dagli scorci dell’Istria più semplice e selvaggia alle pagine nere del fascismo. Si passa dai nazisti che impiccano bambini a Tolmino all’occupazione titina di Trieste, alla paura delle foibe, fino alla squallida vita da profughi al Campo del Silos di Trieste. C’è il dopoguerra vissuto in uno strano Centro raccolta profughi che è il manicomio di San Daniele del Friuli fino al terremoto del 1976. Su tutto aleggia l’amore dei protagonisti descritto in modo delicato, soave ed intenso, come quando per ammirare la bellezza di opere storiche Ljuba si mette a piangere davanti al suo Luciano.
In questo romanzo lo scrittore fa i conti con il rapporto paterno, secondo quella sua esigenza freudiana – come scrive – di uccidere il padre, litigandoci fino alla fine quando, molto ammalato, gli detta alcuni messaggi da diteggiare al computer e il figlio, per dispetto, stravolge il comunicato, creando forte scompiglio e grasse risate a posteriori.
Patui legge brani di La Veglia di Ljuba con sottofondo musicale 

La Veglia di Ljuba è un romanzo affascinante, sognatore e, talvolta ironico. In copertina compare pure un sottotitolo che dice: Un uomo straordinario attraversa il ‘900, in equilibrio sul confine orientale tra Italia e Jugoslavia. Sin dalla copertina si nota un vecchio confine da passare in automobile con i militari iugoslavi a controllare i documenti. Era questo un momento triste per chi era fuggito italiano dall’Istria e si era deciso a rientrare da turista.
Queste ed altre cose sono state oggetto di una vivace pubblica presentazione a San Daniele del Friuli (UD) il 25 ottobre 2018. Floramo ha fatto un po' da affabulatore e un po' da biografo dinnanzi ad oltre 300 persone (e più di venti aspettavano fuori che qualcuno se ne venisse via, liberando il posto). La ghiotta occasione per presentare questo nuovo romanzo gli è stata offerta su un vassoio d’argento da Paolo Patui all’interno della stimolante rassegna culturale Leggermente.
Patui, da fine lettore quale è, ha letto le ultime pagine del libro, dove è descritto l’incontro e il rapporto di Luciano Floramo, babbo di Angelo, con padre David Maria Turoldo. Figurarsi cosa poteva succedere: un prete scomodo che incontra un divergente professore-politico-profugo istriano. Parolacce e abbracci. La serata all’Auditorium della scuola media di Via Kennedy è iniziata con le suadenti note al pianoforte di Juri Dal Dan. Poi Floramo, con disarmante semplicità, si è messo a raccontare alcune scenette familiari. Le liti col papà finivano sempre a insulti del tipo: “Muflon, studia tanto no te capissi niente”. Il figlio incassava e criticava il babbo per le sue scelte politiche di stare nella Democrazia Cristiana, ricca di guai.
Anna Maria Zecchin, già preside di Istituti Tecnici Commerciali

Dal cappello del mago di questo libro stupefacente sbuca pure un nonno siculo ferroviere socialista con tessera dal 1892. Per tal motivo egli è confinato dal regime mussoliniano a Sutta, o Sveto, comune di Comeno, sul Carso istriano, vicino a Monfalcone (GO). Ecco l’insediamento dei Floramo istriani negli anni ’20 che si portan dietro la ricetta della pasta con le sarde e il finocchietto selvatico.
Certo, bisogna sapere affrontare il testo, che già dopo venti pagine incappa in uno stupro. Ci sono, per fortuna, alcune caratteristiche istriane, come la bora, la jota coi capuzi garbi, le palacinke, la salsiccia Cragno.
C’è tanta guerra nel volume di Floramo, del resto quando dici Balcani del Novecento dici tutto. C’è il Regno d’Italia che si annette la Slovenia nel 1941, dopo aver invaso con Hitler la Jugoslavia. C’è il campo di concentramento di Arbe o Rab, come preferisce scrivere l’autore, maestro nel dipingere il caos balcanico a cominciare dalle lingue parlate o tagliate. Ad Arbe vengono reclusi sloveni e croati perché non diventino subito partigiani. Molte pagine sono dedicate ai partigiani dell’Esercito di Liberazione della Jugoslavia. Ritengo che sia molto ironica l’elegia partigiana riportata a pagina 37, anche perché è lo stesso gospod Floramo, signor Floramo, come era chiamato in paese il nonno siculo ferroviere, ad arrabbiarsi sia per le sfilate in camicia nera, che per gli abiti da pioniere titino con fazzoletto rosso al collo.
La copertina del libro di Floramo usata come locandina della rassegna Leggermente

Durante la presentazione di San Daniele è intervenuto Raffaele Calabria, che collaborò con Luciano Floramo nel settore della sanità, fino a gettare le basi per la riforma per una medicina umanizzata, come segnato a pagina 176. Anche la preside Anna Maria Zecchin ha ricordato la figura del consigliere regionale e presidente dell’Ospedale di Udine Luciano Floramo, oltre che sindaco di San Daniele. “È stato lui – ha detto la Zecchin – a trasmettermi fino a questi miei 89 anni di età una grande dignità”.
Al termine della presentazione ufficiale l’autore, nel foyer, ha ricevuto la tessera onoraria dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, dalle mani di Elio Varutti, vice presidente del sodalizio e di Bruno Bonetti segretario dello stesso. Nonostante le aspre discussioni vissute all’interno del mondo degli esuli, Luciano Floramo fu eletto nel Consiglio Esecutivo provinciale dell’ANVGD di Udine dal 1984 al 1987, come risulta dal verbale del 4 ottobre 1984, presso l’Archivio dell’ANVGD di Udine.
Tessera onoraria ANVGD consegnata a Angelo Floramo da parte di Elio Varutti, vice presidente ANVGD di Udine. Fotografia di Bruno Bonetti
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Sitologia e rassegna stampa





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Questo libro recensito
Angelo Floramo, La veglia di Ljuba, Udine, Bottega errante, 2018, pp. 272, euro 17.
ISBN 978-88-99368-33-3
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Angelo Floramo ha ripetuto la presentazione del suo La veglia di Ljuba a Udine, presso il teatro S. Giorgio il 6.11.2018, con solito grande successo di pubblico. Fotografia di Giorgio Gorlato

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Recensione di Elio Varutti. Servizio redazionale e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo e E. Varutti. Fotografie di E. Varutti, di Giorgio Gorlato e di Bruno Bonetti. Documenti dell’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

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