“Se può interessare – ha detto Sergio Marino – racconto una vicenda che vissero mio suocero e mia suocera, italiani fuggiti dalla Dalmazia. Questo fatto me l’ha riferito mio suocero Giovanni Fio, ora deceduto, quando lo accompagnai per la prima volta a Lesina, o Hvar, come si chiama in croato,
verso il 1998-1999. Mi ha raccontato che fuggì dalla sua città con la moglie Antonietta Fabris, rifugiandosi a Bari. Abbandonarono tutto, casa e terreni in centro del paese. Riuscì a lavorare subito come cuoco di albergo, poi andò a San Martino di Castrozza (TN), a Tarvisio (UD) presso l’Hotel ‘Lussari’ e infine a Udine nell’Hotel ‘Cristallo’. Noi andammo a Lesina a rivedere i luoghi della loro infanzia, la casa e i terreni. La casa era stata occupata da tre famiglie dell’entroterra. Per quello che so, in tanti anni ha cercato di avere dei rimborsi dallo stato italiano per i danni subiti, ma non ha mai avuto nulla. A Lesina vive ancora suo fratello più giovane che abbracciò la causa di Tito, forse per convenienza – ha concluso Sergio – è un piccolo impresario edile che ha diversi figli emigrati in America”.
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Lesina 18 novembre
1918. Accoglienza alle truppe italiane. Cartolina a cura del Circolo Dalmatico “Jadera”
di Trieste nel decennio della sua costituzione 1960-1970. Collezione Giuseppe
Bugatto, esule da Zara a Udine |
Giovanni Fio nacque a Lesina il 16 gennaio 1925 e morì a Udine il 2 febbraio 2005. Il suo funerale si celebrò nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Carmine in via Aquileia, assai nota agli esuli giuliano dalmati. Sua moglie Antonietta Fabris nacque il 3 ottobre 1925 e morì a Udine il giorno 11 novembre 2022. Il loro esodo da Lesina
risale, probabilmente, al settembre 1943 dato che in seguito all’invasione comunista
jugoslava furono interrotti i collegamenti con la Puglia
Antonietta Fabris
raccontò varie volte ai figli e nipoti che la fuga da Lesina fu così
precipitosa “da lasciar la pentola de la pastasuta sul fogo”. Poi con una
barca si rifugiarono in un’isola vicina, nutrendosi per una settimana di sola
uva dalle viti, in mancanza di altro cibo, fino ad avere la possibilità di un’altra
imbarcazione diretta in Puglia.
Esodi e fucilazioni – Nel mese di novembre 1918 la gente italiana di Lesina, con bandiere bianco-rosso e verdi e la fanfara aspettarono sulla riva l’arrivo delle navi italiane, ma l’isola fu assegnata al Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Diverse famiglie italiane di Lesina, con molte vestigia veneziane, allora dovettero affrontare un primo esodo nel 1920. In seguito a tali spostamenti forzati, gli italiani si riversarono nella vicina Lagosta, unica tra le grandi isole dalmate assegnata al Regno d’Italia dal trattato di Rapallo, oppure a Zara, unica città dalmata annessa al Regno d’Italia, o a Fiume. Nonostante le leggi antitaliane dei nuovi arrivati, nel 1927, si contavano sull’isola 509 italiani, concentrati soprattutto a Lesina città. Dal 1941 al 1943 Lesina fece parte del Governatorato della Dalmazia, pertinenza amministrativa del Regno d’Italia.
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Udine, Hotel Cristallo,
piazzale D’Annunzio, cartolina viaggiata 1965 |
Altri dalmati italiani di Lesina furono costretti ad andar via con l’arrivo dei violenti titini, dopo il 1943, trasferendosi in Puglia o in altre regioni italiane. Non giovarono ai rapporti fra croati e italiani le rappresaglie partigiane, né il comportamento delle truppe italiane, come i reparti delle camicie nere.
Il giorno 11 settembre 1943 Guido Rocchi Lusic, di 68 anni, venne prelevato dai titini jugoslavi nella “Casa del Vecchio” e portato, insieme a una bara, nel cimitero di Lesina. Venne arrestata anche la figlia Dora di 24 anni. In piena notte, abbracciati, furono fucilati mentre gridavano: “Viva l’Italia”. Nello stesso cimitero venne fucilato Fortunato Marchi, dopo essersi scavato la fossa, come riportato da Wikipedia, alla voce “Lesina (isola)”.
L’isola di Lèsina (in croato Hvar, in dialetto locale ciacavo Hvor o For, in greco antico Phàros, Φάρος, in latino Pharia) è la più lunga fra le isole della Dalmazia, situata nel mare Adriatico tra le isole di Brazza, Lissa e Curzola. L’isola, ha 11.077 residenti (dati del 2015), che ne fanno la quarta più popolosa delle isole della Croazia. È una ricca fonte di turismo sin dai primi del Novecento.
L’esodo del 1943-1945 portò molti dalmati di Lesina verso la Puglia. Si sa che in terra di Bari c’erano ben otto Centri raccolta profughi. Come ha scritto Nico Lorusso “in terra di Bari i CRP erano otto”, per un totale di oltre due mila posti. Quello di via Napoli fu edificato verso il 1935, quando c’era la guerra d’Etiopia. Con l’arrivo degli alleati angloamericani prese il nome di “Campo Badoglio” e fu destinato a custodire i prigionieri tedeschi. Poi accolse gli Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia come si vede dalla tabella n. 1.
Tab. n. 1 – Centri raccolta profughi a Bari e
vicinanze 1949-1956
Nome di CRP
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Anno
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Via o località
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N° posti
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Piazza San Sabino
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1952
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Bari vecchia. Dietro la
Cattedrale, nello stabile di una caserma della Guardia di Finanza, poi
Facoltà di Teologia
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146
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Santa Chiara
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Bari vecchia. Qui c’era la
direzione dei CRP d Bari. Danneggiato nel 1945 da scoppio nave “Henderson”,
poi “Casa del Profugo”. Ora sede dei Beni culturali
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270
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Positano
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Bari vecchia. Caserma
“Regina Elena”, ex convento di San Francesco alla Scarpa, poi sede Soprintendenza
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328
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Le Baracche
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1952
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Via Napoli, ex Campo
“Badoglio” per prigionieri tedeschi
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420
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Lido Massimo a Fesca
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1952
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Colonia “Ferruccio Barletta”
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240
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Altamura
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1950
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500
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Barletta
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1950
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ex Caserma “Ettore
Fieramosca”
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200?
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Santeramo in Colle
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1950
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200?
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Fonti: N. Lorusso, “Quell’esodo dei mille dall’Egeo, Noi italiani, trattati
come stranieri”, «la Repubblica», 17 febbraio 2004. Katia Moro, “Il Villaggio
Trieste di Bari, lì dove trovarono rifugio mille profughi”, nel web
«Barinedita» dal 16 aprile 2015. Testimonianza di Sergio Servi, Bari, del
18.11.2017, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società
contemporanea 'Giorgio Agosti'. Messaggio in Facebook, del 24 ottobre 2019, nel
gruppo “Un Fiume di Fiumani!” di Giancarlo Straub, Castellaneta (TA); permesso
di diffusione nel blog del 15 dicembre 2022.
Cartolina viaggiata
dell’Hotel “Elisabeth” di Lesina-Hvar, 1912. Editore B. Kovačević. Fotografo P.
Ruljančić. Collezione privata |
Fonti
orali, digitali e ringraziamenti - Sergio Marino, Udine
1950, int. del giorno 11 novembre 2023 e 10 gennaio 2024 a Udine con e-mail del
18 maggio, 10 novembre 2023 e 17 gennaio 2024. Grazie a Sara Marino, figlia di
Sergio, per la ricerca genealogica familiare sui suoi nonni dalmati di Lesina. Grazie
al professor Guido Rumici, ANVGD di Gorizia, per la collaborazione alla ricerca.
- Sergio Servi, Parenzo
1939, messaggi in Facebook del 18-20 novembre 2017.
Collezioni
private e archivi
- Giuseppe Bugatto,
esule da Zara a Udine, cartolina del 1918.
Bibliografia
- Nico Lorusso,
“Quell’esodo dei mille dall’Egeo. Noi italiani, trattati come stranieri”, «la
Repubblica», 17 febbraio 2004.
- Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia, Firenze, Le
Lettere, 2007.
- Katia Moro, “Il Villaggio Trieste di Bari, lì dove trovarono rifugio mille profughi”, nel web dal 16 aprile
2015.- Giuseppe Rizzo, “I magnaccioni dei centri”, on-line dal 13 luglio 2017.
- Marzio Scaglioni, La presenza italiana in Dalmazia, 1866-1943,
Università di Milano, Facoltà di scienze politiche, anno accademico 1995-1996.
Tesi di laurea, relatore prof. Edoardo Bressan, correlatore prof. Maurizio
Antonioli.
– E. Varutti, Campo profughi Le Baracche e gli altri CRP di Bari, on line dal 21 novembre 2017 su eliovarutti.blogspot.com
Progetto
del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico
dell’ANVGD di Udine. Primo lettore: Sergio Marino. Altri lettori: Emilio
Fatovic, Livio Sessa, Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa, Ezio Cragnolini e Elisabetta Marioni.
Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano
dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.
Ricerche
e Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio
Varutti. Copertina: Lesina 18 novembre 1918. Accoglienza alle truppe italiane.
Cartolina a cura del Circolo Dalmatico “Jadera” di Trieste nel decennio della
sua costituzione 1960-1970. Collezione Giuseppe Bugatto, esule da Zara a Udine.
Altre fotografie dalle fonti citate e dall’archivio dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua
sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna
Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito
web: https://anvgdud.it/
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Comunità Italiani di Lesina -Zajednica Talijana Hvar. Foto da Facebook |
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