martedì 31 dicembre 2024

OSSERO - MEMORIA DELLA STRAGE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di Carlo Cesare Montani sul seguente argomento: “Tumulati a Bari i resti mortali dei marò uccisi dai titini a Ossero”. Fu un tragico fatto della seconda guerra mondiale sull’Isola di Cherso, in Istria. A cura di Elio Varutti.

Un delitto contro gli Italiani per mano slava - 22 aprile 1945

BARI - SACRARIO DEI CADUTI D’OLTREMARE - 13 DICEMBRE 2024

Bari, Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, 13 dicembre 2024, Cerimonia di tumulazione dei resti mortali dei Caduti di Ossero (Istria). Collezione Carlo Cesare Montani

Nel segno della pietas dovuta a tutti i Caduti, e più specificamente a quelli della Seconda Guerra mondiale, un’attenzione particolare spetta a quanti furono Vittime dell’odio slavo durante la plumbea stagione degli ultimi giorni di belligeranza nei territori prossimi al confine orientale. Ciò, con speciale riguardo ai ventisette Italiani che fecero Olocausto della vita dopo una lotta senza scampo contro gli invasori slavi sbarcati nelle isole adriatiche del Golfo di Fiume a decorrere dal 19 aprile 1945. 

Il risultato era già scritto perché un solo centinaio di appartenenti a reparti dell’Asse italo - tedesca, preposto a difesa dell’arcipelago, non aveva speranze di sorta, a fronte di una massiccia offensiva jugoslava, largamente supportata dai forti trasporti marittimi degli Alleati. Questi avevano la disponibilità di quasi cinquemila uomini in armi - trasportati da una decina di navi da guerra - destinati in tempi immediatamente successivi a proseguire per l’Istria, e infine per Trieste, dove il primo maggio occuparono la città per i terribili “quaranta giorni” di nequizie e di delitti. 

Nonostante l’eroica resistenza in difesa di Ossero proseguita fino all’ultima cartuccia, la resa di quel manipolo di prodi, comprendente in larga maggioranza combattenti della Decima Flottiglia MAS comandati dal Capitano Dino Fantechi, e completato da alcuni appartenenti alle formazioni territoriali di stanza nell’arcipelago (1), ogni ipotesi di salvezza fu impossibile. Infatti, gli invasori senza divisa propria (alcuni indossavano quelle americane o britanniche), in spregio delle norme di diritto internazionale bellico che tutelano la vita dei militari fatti prigionieri ne avevano sentenziato la fucilazione seduta stante; nel caso di specie, con l’allucinante aggiunta di doversi scavare le due fosse comuni in cui i nuovi Martiri, dopo l’iniqua esecuzione, avrebbero trovato un’affrettata sepoltura anonima e collettiva (2).

Il ripudio della pietas ebbe un’ultima appendice nel rifiuto di qualsiasi conforto religioso, in criminale coerenza con l’ateismo di Stato conforme alle inveterate vocazioni del verbo comunista, ed alle conseguenti persecuzioni indiscriminate a danno di cittadini incolpevoli, ivi compresi sacerdoti, suore, uomini e donne di fede.

Immagine da Facebook: " I marò di Ossero", maggio 2024

Conviene aggiungere che il 25 aprile, trascorsi appena tre giorni dalla strage, gli invasori si fecero premura di annunciare tout court l’avvenuta annessione delle Isole in questione da parte jugoslava, e contestualmente, l’obbligo di coscrizione militare immediata nelle file dell’Armata Popolare per tutti gli abitanti appartenenti alla classe 1900 ed a quelle immediatamente successive, con una pronunzia unilaterale d’emergenza, a sua volta in evidente opposizione alle norme internazionali vigenti.

L’episodio di Ossero mette in luce, oltre all’abissale sproporzione tra le forze in campo, l’eroica decisione dell’ultima resistenza al nemico largamente maggioritario, presa all’unanimità. Nessuno ebbe la tentazione di una facile resa che avrebbe consentito - se non altro - di sperare in un esito diverso, iniziando un confronto davvero epico e tanto più commendevole in una stagione che dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 aveva visto la dissoluzione di parecchie formazioni militari e l’abbandono delle divise, alla ricerca di un qualsiasi rifugio. Se non altro, fu la salvezza dell’onore italiano (3).

Sono trascorsi 80 anni da quegli orribili episodi bellici, in un silenzio assordante interrotto di tanto in tanto dalla memoria di pochi reduci, fino a quando, grazie all’avvento della Legge 30 marzo 2004 n. 92 – approvata quasi all’unanimità e voluta con forte intento patriottico e civile dal primo firmatario On. Sen. Roberto Menia, presente alla cerimonia di Bari e partecipe della comune commozione - le indagini storiografiche, seguite da quelle sul campo, è avvenuto il “miracolo” di recuperare le Spoglie mortali di questi Martiri. Il programma si è completato con la loro identificazione maggioritaria, e infine, con l’accoglienza nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare per essere affidati alla pietas delle future generazioni e all’ammirazione dei patrioti. Se non altro, si tratta di un messaggio destinato a promuovere effetti non transeunti, perché in grado di parlare al cuore e alla mente degli Italiani.

Nell’austera e composta atmosfera del coinvolgente Sacrario pugliese, il 13 dicembre 2024 ha avuto luogo la toccante cerimonia di benedizione delle Spoglie e della conseguente unione alle 75 mila Vittime del secondo conflitto mondiale che, a decorrere dall’inaugurazione con l’intervento del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nell’ormai lontano 1967, vi hanno trovato onorata sepoltura (con l’eccezione dei quattro Caduti per cui, a richiesta delle rispettive famiglie, sono state accolte le domande di trasferimento nei luoghi d’origine) .

Il Sacrario di Bari, con il volgere del tempo e con la progressiva acquisizione di nuove Spoglie, comprese quelle di Caduti che non scomparvero in terre lontane ma in quelle contigue, se non anche nella stessa Madrepatria come accadde per quelli di Ossero, a difesa delle isole di Lussino e Cherso, romane e veneziane per millenni, infine annesse all’Italia a conclusione della Grande Guerra contro l’Austria, è stato in grado di acquisire dimensioni che non é azzardato definire universali, e come tali, degne di attenzioni analoghe.

Foto al web. Gruppo di Facebook “I marò di Ossero

Al pari di Redipuglia,  di El Alamein e dei tanti altri Sacrari che accolgono le Spoglie di troppi Caduti dei due conflitti mondiali, e non solo, quello del capoluogo pugliese è una struttura che persegue ottimamente il nobile intento di ricordare, in specie a ignari e posteri, l’immensità dei sacrifici che sono stati idonei a creare una coscienza civile e nazionale non effimera, bensì profondamente inserita nello “Spirito del popolo”, in misura non ancora completa e tuttavia, con una consapevolezza più matura e più convinta dei Valori che avevano presieduto a quei sacrifici compiuti con la “mente pura” di Giambattista Vico, in specie da parte degli umili.

La cerimonia, caratterizzata da un’alta e sentita commozione, ha trovato nell’intervento del Gen. C.A. Andrea Rispoli, responsabile del Sacrario, un momento di particolare solennità condivisa, in specie nell’affermazione secondo cui “garantire degna sepoltura a tutti i Caduti dei conflitti è un dovere morale e civile dello Stato”. Il culmine è stato raggiunto nei momenti in cui l’Ordinario Militare ha provveduto alla Benedizione delle Spoglie di ciascun Caduto, seguita dall’omaggio dell’incenso, simbolo di ascesa celeste: ciò, quasi a celebrarne l’assunzione spirituale nel cielo degli Eroi che hanno servito la Patria fino all’estremo sacrificio, col solo conforto della coerenza con l’impegno di fede e di osservanza del dovere, accolto con spontanea convinzione, e con esemplare continuità d’intenti. Considerazioni analoghe valgono per quando, alla fine della cerimonia, si sono udite le note del Silenzio, magistralmente intonate in un’atmosfera quasi surreale.

L’episodio di Ossero, al pari di tanti altri, costituisce un delitto contro l’umanità caratterizzato da momenti di particolare efferatezza, tra cui la tortura, l’oltraggio preventivo e postumo alle Vittime, il tentativo di occultare le prove del misfatto, la negazione programmata di ogni conforto e delle stesse leggi di guerra.

Si è trattato - giova aggiungerlo - di una condivisione comune a tutti coloro che erano presenti a Bari, sia militari sia civili, ivi compresi diversi familiari dei Caduti, alcuni dei quali erano giunti da comprensori lontani, quali quelli di Marche, Romagna, Sardegna e Toscana, a dimostrazione del fatto che, nonostante lo scorrere irrevocabile degli anni, la memoria storica degli Italiani resta visibilmente prescrittiva, e sempre idonea al perseguimento delle “egregie cose” di poetica ispirazione risorgimentale, e con esse, alla nobile conservazione di una salvifica “eredità d’affetti” destinata a vita eterna.

                                     Carlo Montani - Esule da Fiume

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Recuperati i resti di 27 Caduti di Ossero foto del 2019 da www.difesa.it

Annotazioni

 (1)   - i Caduti del 22 aprile 1945, a parte i “territoriali” della Guardia Nazionale Repubblicana, quasi tutti di nascita locale, erano originari di varie Regioni italiane, a conferma di una diffusa sensibilità patriottica. In particolare, gli appartenenti alla Decima MAS di cui sono conosciuti i luoghi di provenienza, erano nati, nell’ordine, in Emilia, Toscana, Lombardia, Sardegna, Liguria, Marche, Veneto e Svizzera. Per quanto riguarda il grado, in larga maggioranza erano semplici Marinai, con l’eccezione del Comandante e di tre suoi Vice, per un totale di ventidue (Ezio Banfi, Sergio Bedendo, Armando Berti, Emilio Biffi, Augusto Breda, Ettore Broggi, Gaetano Civolani, Ermanno Coppi, Francesco Demuru, Dino Aldo Fantechi, Rino Ferrini, Marino Gessi, Giuseppe Lauro, Salvatore Lusio, Giuseppe Mangolini, Luciano Medri, Aleandro Petrucci, Giuseppe Ricotta, Mario Sartori, Igino Sersanti, Mario Seu, Fabio Venturi). A questi Nomi si devono aggiungere quelli degli appartenenti alle suddette formazioni locali (Domenico Bevin, Francesco Declich, Francesco Menniti, Angelo Passuello, Antonio Poli, Francesco Scrivanich), sia pure con qualche riserva storiografica, come quella concernente Bevin, che avrebbe tentato la fuga, salvo essere intercettato e ucciso poco più tardi.

(2) - Maggiori dettagli circa la prassi delle esecuzioni sommarie perpetrate dagli assassini di Ossero è reperibile nella tesi di laurea di Aurora Carnio, Eccidi della Seconda Guerra mondiale”, parzialmente pubblicata in “Panorama / News”,  Milano 12 luglio 2023. In particolare, l’Autrice, avendo partecipato alle operazioni di analisi delle Spoglie appartenenti ai Caduti del 22 aprile 1945, riferisce che la loro fine non è attribuibile alla semplice fucilazione, perché “circa metà dei militari aveva ricevuto un colpo d’arma da fuoco alla nuca”. Inoltre, “gli aguzzini avevano usato anche una mazza ferrata e un altro corpo contundente per fracassare la testa” delle Vittime, con lesioni craniche di varia natura. Al riguardo, non meno importante è la testimonianza di Francesco Introna, Direttore dell’Istituto di Medicina Legale di Bari (Ibid.) circa “l’accanimento con la mazza ferrata e la tortura nel totale disprezzo dell’essere umano”: in effetti, si trattava di “prigionieri che dovevano essere trattati come tali”, per cui non ci sono dubbi che, al contrario, sia avvenuto un vero e proprio “crimine di guerra”.

(3) - Conviene ricordare che il 21 aprile, quando il reparto aveva esaurito le munizioni e si vide forzatamente costretto alla resa, il Marinaio Mario Sartori si tolse la vita con l’ultimo colpo di rivoltella per non cadere in mano del nemico. Ecco un gesto che avrebbe assunto un particolare valore morale, indotto dalla triste conoscenza della prassi partigiana di “non prendere prigionieri”. Da questo punto di vista, l’episodio di Ossero, sopraggiunto tre giorni prima della fine ufficiale del conflitto in territorio italiano (25 aprile), assume un valore morale tutto suo, assieme ai tanti che lo avevano preceduto durante la Seconda Guerra mondiale, e in particolare, dall’otto settembre in poi: non è certamente facile decidere in un istante di resistere per la difesa dell’onore, nella tragica consapevolezza di quale sarebbe stata la prevedibile conclusione.

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Cenno bibliografico redazionale – Giorgio Gandola, “I resti degli infoibati dimenticati tornano alle famiglie dopo 80 anni”, «La Verità», 27 dicembre 2024, p. 19.

 

Progetto e testi di Carlo Cesare Montani. Networking di Marco Birin e Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Copertina: Bari, Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, 13 dicembre 2024, Cerimonia di tumulazione dei resti mortali dei Caduti di Ossero (Istria). Collezione Carlo Cesare Montani. Altre fotografie dal web con relative fonti. Lettori: Carlo Cesare Montani, Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Sergio Satti, decano dell’ANVGD Udine, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine.

Ricerche presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin, che fa parte pure del Consiglio nazionale del sodalizio e, dal 2024, è Coordinatore dell’ANVGD in Friuli Venezia Giulia. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/