Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di Carlo Cesare Montani sul seguente argomento: “Tumulati a Bari i resti mortali dei marò uccisi dai titini a Ossero”. Fu un tragico fatto della seconda guerra mondiale sull’Isola di Cherso, in Istria. A cura di Elio Varutti.
Un delitto contro gli Italiani per mano
slava - 22 aprile 1945
BARI - SACRARIO
DEI CADUTI D’OLTREMARE - 13 DICEMBRE 2024
Bari, Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, 13 dicembre 2024, Cerimonia di tumulazione dei resti mortali dei Caduti di Ossero (Istria). Collezione Carlo Cesare Montani |
Nel segno della pietas dovuta a tutti i Caduti, e più specificamente a quelli della Seconda Guerra mondiale, un’attenzione particolare spetta a quanti furono Vittime dell’odio slavo durante la plumbea stagione degli ultimi giorni di belligeranza nei territori prossimi al confine orientale. Ciò, con speciale riguardo ai ventisette Italiani che fecero Olocausto della vita dopo una lotta senza scampo contro gli invasori slavi sbarcati nelle isole adriatiche del Golfo di Fiume a decorrere dal 19 aprile 1945.
Il risultato era già scritto perché un solo centinaio di appartenenti a
reparti dell’Asse italo - tedesca, preposto a difesa dell’arcipelago, non aveva
speranze di sorta, a fronte di una massiccia offensiva jugoslava, largamente
supportata dai forti trasporti marittimi degli Alleati. Questi avevano la
disponibilità di quasi cinquemila uomini in armi - trasportati da una decina di
navi da guerra - destinati in tempi immediatamente successivi a proseguire per
l’Istria, e infine per Trieste, dove il primo maggio occuparono la città per i
terribili “quaranta giorni” di nequizie e di delitti.
Nonostante l’eroica resistenza in difesa di Ossero proseguita fino
all’ultima cartuccia, la resa di quel manipolo di prodi, comprendente in larga
maggioranza combattenti della Decima Flottiglia MAS comandati dal Capitano Dino
Fantechi, e completato da alcuni appartenenti alle formazioni territoriali di
stanza nell’arcipelago (1), ogni ipotesi di salvezza fu impossibile. Infatti,
gli invasori senza divisa propria (alcuni indossavano quelle americane o
britanniche), in spregio delle norme di diritto internazionale bellico che
tutelano la vita dei militari fatti prigionieri ne avevano sentenziato la
fucilazione seduta stante; nel caso di specie, con l’allucinante aggiunta di doversi
scavare le due fosse comuni in cui i nuovi Martiri, dopo l’iniqua esecuzione,
avrebbero trovato un’affrettata sepoltura anonima e collettiva (2).
Il ripudio della pietas ebbe un’ultima appendice nel rifiuto di
qualsiasi conforto religioso, in criminale coerenza con l’ateismo di Stato
conforme alle inveterate vocazioni del verbo comunista, ed alle conseguenti
persecuzioni indiscriminate a danno di cittadini incolpevoli, ivi compresi
sacerdoti, suore, uomini e donne di fede.
Immagine da Facebook: " I marò di Ossero", maggio 2024 |
Conviene aggiungere che il 25 aprile, trascorsi appena tre giorni dalla strage, gli invasori si fecero premura di annunciare tout court l’avvenuta annessione delle Isole in questione da parte jugoslava, e contestualmente, l’obbligo di coscrizione militare immediata nelle file dell’Armata Popolare per tutti gli abitanti appartenenti alla classe 1900 ed a quelle immediatamente successive, con una pronunzia unilaterale d’emergenza, a sua volta in evidente opposizione alle norme internazionali vigenti.
L’episodio di Ossero mette in luce, oltre all’abissale sproporzione tra
le forze in campo, l’eroica decisione dell’ultima resistenza al nemico
largamente maggioritario, presa all’unanimità. Nessuno ebbe la tentazione di
una facile resa che avrebbe consentito - se non altro - di sperare in un esito
diverso, iniziando un confronto davvero epico e tanto più commendevole in una
stagione che dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 aveva visto la
dissoluzione di parecchie formazioni militari e l’abbandono delle divise, alla
ricerca di un qualsiasi rifugio. Se non altro, fu la salvezza dell’onore
italiano (3).
Sono trascorsi 80 anni da quegli orribili episodi bellici, in un
silenzio assordante interrotto di tanto in tanto dalla memoria di pochi reduci,
fino a quando, grazie all’avvento della Legge 30 marzo 2004 n. 92 – approvata
quasi all’unanimità e voluta con forte intento patriottico e civile dal
primo firmatario On. Sen. Roberto Menia, presente alla cerimonia di Bari e
partecipe della comune commozione - le indagini storiografiche, seguite da quelle
sul campo, è avvenuto il “miracolo” di recuperare le Spoglie mortali di questi
Martiri. Il programma si è completato con la loro identificazione
maggioritaria, e infine, con l’accoglienza nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare
per essere affidati alla pietas delle future generazioni e
all’ammirazione dei patrioti. Se non altro, si tratta di un messaggio destinato
a promuovere effetti non transeunti, perché in grado di parlare al cuore e alla
mente degli Italiani.
Nell’austera e composta atmosfera del coinvolgente Sacrario pugliese, il
13 dicembre 2024 ha avuto luogo la toccante cerimonia di benedizione delle
Spoglie e della conseguente unione alle 75 mila Vittime del secondo conflitto
mondiale che, a decorrere dall’inaugurazione con l’intervento del Presidente
della Repubblica Giuseppe Saragat nell’ormai lontano 1967, vi hanno trovato
onorata sepoltura (con l’eccezione dei quattro Caduti per cui, a richiesta
delle rispettive famiglie, sono state accolte le domande di trasferimento nei
luoghi d’origine) .
Il Sacrario di Bari, con il volgere del tempo e con la progressiva
acquisizione di nuove Spoglie, comprese quelle di Caduti che non scomparvero in
terre lontane ma in quelle contigue, se non anche nella stessa Madrepatria come
accadde per quelli di Ossero, a difesa delle isole di Lussino e Cherso, romane
e veneziane per millenni, infine annesse all’Italia a conclusione della Grande
Guerra contro l’Austria, è stato in grado di acquisire dimensioni che non é
azzardato definire universali, e come tali, degne di attenzioni analoghe.
Foto al web. Gruppo di Facebook “I marò di Ossero“ |
Al pari di Redipuglia, di El Alamein e dei tanti altri Sacrari che accolgono le Spoglie di troppi Caduti dei due conflitti mondiali, e non solo, quello del capoluogo pugliese è una struttura che persegue ottimamente il nobile intento di ricordare, in specie a ignari e posteri, l’immensità dei sacrifici che sono stati idonei a creare una coscienza civile e nazionale non effimera, bensì profondamente inserita nello “Spirito del popolo”, in misura non ancora completa e tuttavia, con una consapevolezza più matura e più convinta dei Valori che avevano presieduto a quei sacrifici compiuti con la “mente pura” di Giambattista Vico, in specie da parte degli umili.
La cerimonia, caratterizzata da un’alta e sentita commozione, ha trovato
nell’intervento del Gen. C.A. Andrea Rispoli, responsabile del Sacrario, un
momento di particolare solennità condivisa, in specie nell’affermazione secondo
cui “garantire degna sepoltura a tutti i Caduti dei conflitti è un dovere
morale e civile dello Stato”. Il culmine è stato raggiunto nei momenti in cui
l’Ordinario Militare ha provveduto alla Benedizione delle Spoglie di ciascun
Caduto, seguita dall’omaggio dell’incenso, simbolo di ascesa celeste: ciò,
quasi a celebrarne l’assunzione spirituale nel cielo degli Eroi che hanno
servito la Patria fino all’estremo sacrificio, col solo conforto della coerenza
con l’impegno di fede e di osservanza del dovere, accolto con spontanea
convinzione, e con esemplare continuità d’intenti. Considerazioni analoghe
valgono per quando, alla fine della cerimonia, si sono udite le note del
Silenzio, magistralmente intonate in un’atmosfera quasi surreale.
L’episodio di Ossero, al pari di tanti altri, costituisce un delitto
contro l’umanità caratterizzato da momenti di particolare efferatezza, tra cui
la tortura, l’oltraggio preventivo e postumo alle Vittime, il tentativo di
occultare le prove del misfatto, la negazione programmata di ogni conforto e
delle stesse leggi di guerra.
Si è trattato - giova aggiungerlo - di una condivisione comune a tutti
coloro che erano presenti a Bari, sia militari sia civili, ivi compresi diversi
familiari dei Caduti, alcuni dei quali erano giunti da comprensori lontani,
quali quelli di Marche, Romagna, Sardegna e Toscana, a dimostrazione del fatto
che, nonostante lo scorrere irrevocabile degli anni, la memoria storica degli
Italiani resta visibilmente prescrittiva, e sempre idonea al perseguimento
delle “egregie cose” di poetica ispirazione risorgimentale, e con esse, alla
nobile conservazione di una salvifica “eredità d’affetti” destinata a vita
eterna.
Carlo Montani - Esule da Fiume
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Recuperati i resti di 27 Caduti di Ossero foto del 2019 da www.difesa.it |
Annotazioni
(1) - i Caduti del 22 aprile 1945, a parte i “territoriali” della Guardia Nazionale Repubblicana, quasi tutti di nascita locale, erano originari di varie Regioni italiane, a conferma di una diffusa sensibilità patriottica. In particolare, gli appartenenti alla Decima MAS di cui sono conosciuti i luoghi di provenienza, erano nati, nell’ordine, in Emilia, Toscana, Lombardia, Sardegna, Liguria, Marche, Veneto e Svizzera. Per quanto riguarda il grado, in larga maggioranza erano semplici Marinai, con l’eccezione del Comandante e di tre suoi Vice, per un totale di ventidue (Ezio Banfi, Sergio Bedendo, Armando Berti, Emilio Biffi, Augusto Breda, Ettore Broggi, Gaetano Civolani, Ermanno Coppi, Francesco Demuru, Dino Aldo Fantechi, Rino Ferrini, Marino Gessi, Giuseppe Lauro, Salvatore Lusio, Giuseppe Mangolini, Luciano Medri, Aleandro Petrucci, Giuseppe Ricotta, Mario Sartori, Igino Sersanti, Mario Seu, Fabio Venturi). A questi Nomi si devono aggiungere quelli degli appartenenti alle suddette formazioni locali (Domenico Bevin, Francesco Declich, Francesco Menniti, Angelo Passuello, Antonio Poli, Francesco Scrivanich), sia pure con qualche riserva storiografica, come quella concernente Bevin, che avrebbe tentato la fuga, salvo essere intercettato e ucciso poco più tardi.
(2) - Maggiori dettagli circa la prassi delle esecuzioni sommarie
perpetrate dagli assassini di Ossero è reperibile nella tesi di laurea di
Aurora Carnio, Eccidi della Seconda Guerra mondiale”, parzialmente
pubblicata in “Panorama / News”,
Milano 12 luglio 2023. In particolare, l’Autrice, avendo partecipato
alle operazioni di analisi delle Spoglie appartenenti ai Caduti del 22 aprile
1945, riferisce che la loro fine non è attribuibile alla semplice fucilazione,
perché “circa metà dei militari aveva ricevuto un colpo d’arma da fuoco alla
nuca”. Inoltre, “gli aguzzini avevano usato anche una mazza ferrata e un altro
corpo contundente per fracassare la testa” delle Vittime, con lesioni craniche
di varia natura. Al riguardo, non meno importante è la testimonianza di
Francesco Introna, Direttore dell’Istituto di Medicina Legale di Bari (Ibid.)
circa “l’accanimento con la mazza ferrata e la tortura nel totale disprezzo
dell’essere umano”: in effetti, si trattava di “prigionieri che dovevano essere
trattati come tali”, per cui non ci sono dubbi che, al contrario, sia avvenuto
un vero e proprio “crimine di guerra”.
(3) - Conviene ricordare che il 21 aprile, quando il reparto aveva
esaurito le munizioni e si vide forzatamente costretto alla resa, il Marinaio
Mario Sartori si tolse la vita con l’ultimo colpo di rivoltella per non cadere
in mano del nemico. Ecco un gesto che avrebbe assunto un particolare valore
morale, indotto dalla triste conoscenza della prassi partigiana di “non
prendere prigionieri”. Da questo punto di vista, l’episodio di Ossero,
sopraggiunto tre giorni prima della fine ufficiale del conflitto in territorio
italiano (25 aprile), assume un valore morale tutto suo, assieme ai tanti che
lo avevano preceduto durante la Seconda Guerra mondiale, e in particolare,
dall’otto settembre in poi: non è certamente facile decidere in un istante di resistere
per la difesa dell’onore, nella tragica consapevolezza di quale sarebbe stata
la prevedibile conclusione.
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Cenno bibliografico redazionale – Giorgio Gandola, “I resti degli infoibati dimenticati tornano alle
famiglie dopo 80 anni”, «La Verità», 27 dicembre 2024, p. 19.
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Progetto e testi di Carlo Cesare Montani. Networking di Marco Birin e Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Copertina: Bari, Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, 13 dicembre 2024, Cerimonia di tumulazione dei resti mortali dei Caduti di Ossero (Istria). Collezione Carlo Cesare Montani. Altre fotografie dal web con relative fonti. Lettori: Carlo Cesare Montani, Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Sergio Satti, decano dell’ANVGD Udine, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine.
Ricerche presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin, che fa parte pure del Consiglio nazionale del sodalizio e, dal 2024, è Coordinatore dell’ANVGD in Friuli Venezia Giulia. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/