Sin dal maggio del 1945,
cominciò a funzionare il Centro Raccolta Profughi (CRP) di Arezzo, che doveva
ospitare provvisoriamente sinistrati, ossia coloro che, privi di abitazione per
cause belliche, volevano ritornare nel loro luogo di origine. Poi furono
accolti anche i profughi giuliano dalmati. Questa azione non fu priva di
risvolti razzistici da parte della popolazione locale, che non vedeva di buon
occhio l’ospitalità di istriani e dalmati, ritenuti fascisti, o assai
compromessi col passato regime dittatoriale di Mussolini.
Davanti alla Chiesa del Centro Raccolta Profughi di Laterina
Il 19 agosto 1948 fu aperto il
Campo Profughi giuliano dalmati di Laterina, che operò fino al 1963, per
accogliere migliaia di esuli soprattutto d’Istria, Fiume e Dalmazia. I dati
principali di questo articolo si rifanno alla tesi di laurea di Francesca Lisi
del 1991, di oltre 300 pagine inedite, che si è basata su documenti
dell’archivio del CRP stesso e, talvolta, sui giornali dell’epoca. Ogni tanto
il lettore troverà, in parentesi, un riferimento alle pagine della suddetta
tesi, per sola chiarezza della fonte. Ho potuto consultare anche la tesi di laurea di Sabrina Caneschi, del 1991, che è su un argomento più generale, quello dell'assistenza post-bellica, con accenni ai CRP italiani e, in particolare, a quello di Laterina.
Secondo i dati del Ministero
dell’Interno fino al 1946 erano affluiti 53.681 esuli nei 109 CRP sparsi in
Italia. Tra il 1947 e il 1952 si è verificato l’afflusso di altri 50 mila
profughi giuliani e dalmati. Nel 1953, tuttavia, erano ridotti a 22.288
individui (p. X).
Sul totale di 103.681 persone
indicate in questi dati statistici in transito nei CRP dove, peraltro, sono
denunciate alcune carenze nell’invio dei dati stessi, si è costruito il Grafico
n. 1, intitolato “Incidenza dell’esodo per zona e per anno sul totale dei
profughi” e la relativa tabella con i dati numerici in percentuale.
Le zone da cui parte l’esodo
sono indicate con la seguente lista: Zara, Fiume, Gorizia, Istria, Pola, Zona B
e Trieste. Si noti il picco della fuga da Pola nel 1947 e la forte crescita
dell’esodo dalla Zona B nel 1955-’56 quando, secondo certi storici, il flusso
di esuli si stava spegnendo.
Tabella n. 1 - Incidenza dell'esodo per zona e per anno sul totale dei profughi. Valori percentuali
Una fonte orale, riportata nelle
tesi di laurea, è quella di Primo Cavaliere, nato a Fiume, fuggito di casa a
dodici anni ed accolto al Centro Raccolta Profughi di Trieste. Poi è accolto al collegio di Don
Gnocchi a Parma. Dopo che i genitori hanno optato per l’Italia e riescono ad
uscire da Fiume, passando per il CRP di Trieste, nel 1948, sono assegnati al
CRP di Laterina. Proprio qui, nel 1955, Primo
Cavaliere lavora come magazziniere e dipendente del Ministero dell’Interno. Ha
raccontato che i profughi dormivano in materassi di foglie di granoturco, le
pareti erano costituite da coperte appese a dei fili di ferro, solo più tardi furono create
delle camere.
«I servizi igienici
erano pessimi – ha spiegato Cavaliere – soprattutto durante il periodo
invernale e ciò andava a svantaggio più che altro delle perone anziane che male
si adattavano alla situazione. Il cibo veniva ritirato alla
mensa, ma non era buono, per cui quando vennero aperti gli spacci all’interno
del Centro, i pochi soldi guadagnati nei lavori quindicinali o dati dalla
Prefettura, erano spesi per acquistare alimenti. Con la popolazione di Laterina,
nonostante noi avessimo una mentalità più aperta ed evoluta, non ci furono
grossi problemi.
Forse l’unica cosa per cui
potevano portarci rancore era che, finché ci fu il CRP di Laterina, la DC
rimase al potere perché sorretta dai voti dei profughi; alla chiusura del
Centro invece si affermò una giunta di sinistra. In effetti la quasi
totalità dei profughi votava per la Democrazia Cristiana e venivano fatte anche
alcune pressioni politiche a favore di questo partito. Posso portare un esempio: a mia
madre che era analfabeta e molto religiosa, avevano indicato di votare DC
perché nel simbolo era rappresentata una croce» (pagine 256-260).
È importante fare una premessa.
Dalle interviste rivolte tra la fine del Novecento e dopo la legge sul
Giorno del Ricordo (2004) agli esuli giuliano dalmati e ai loro discendenti si
sa che il Campo Profughi di Laterina non era certo un hotel a cinque stelle, ma
il tema del presente elaborato è l’analisi del CRP secondo i dati ministeriali.
Si propongono alla fine, nella sitologia, alcuni critici racconti, visti dalla
parte dell’esule giuliano dalmata e sulla storia del Campo di prigionieri del Regno Unito.
Il Centro Raccolta Profughi di Arezzo
Dal 1945
al 1948 il CRP di Arezzo dette accoglienza a profughi e anche a molti sfollati
e sinistrati. Successivamente con lo spostamento dell’accoglienza al Campo
profughi di Laterina, vennero assistiti esclusivamente gli esuli. Il Campo
poteva ospitare circa 300 persone, ma nell’immediato dopoguerra si trovò a
doverne assistere molte di più. La struttura era gestita dall’Ufficio
Provinciale dell’Assistenza Post Bellica (U.P.A.P.B.), che si affiancò a quella
svolta dall’Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.) di Arezzo, (pagine 29-30).
Ci
soffermiamo ancora sul Centro Raccolta Profughi di Arezzo. L’apertura del Campo
era stata necessaria per fronteggiare la situazione creatasi in seguito alla
liberazione dell’Italia Settentrionale. Arezzo costituiva il punto di passaggio
per raggiungere in ferrovia Roma o altre località del sud (p. 117).
CRP di Laterina
Il Campo
di transito poteva ospitare al massimo 300 persone. In media ne venivano
ospitate 450 o 500 (p. 122). I servizi igienici erano pessimi. All’inizio i
profughi dormivano a terra. In seguito l’Alto Commissariato per i profughi inviò
molti pagliericci. Per quanto riguarda l’alimentazione veniva seguita la tabella
alimentare prevista per i C.R.P. Il vitto era preparato dalla mensa che l’E.C.A.
aveva attivato per assistere i poveri, già dal 1944. I viveri necessari per ‘assistenza
alimentare erano invece fomiti dalla locale Sezione Provinciale dell’Alimentazione,
sorta come in tutta Italia nel 1939 (SE.PR.AL.) La gestione del Campo avvenne in
collaborazione con l’E.C.A. C’era, inoltre, un ambulatorio provvisto di due
camere per assistere feriti o chi aveva bisogno di particolari cure (p. 118).
Nel 1945
il C.R.P. aveva assistito 7.979 ospiti fra profughi, sfollati e sinistrati. Il
numero totale degli assistiti nel 1946 era stato di 4.530 individui (p. 125).
Nel 1946
gli operatori dell’U.P.A.P.B. avevano distribuito circa 40 mila capi
d’abbigliamento, successivamente erano state stanziate ulteriori somme di
denaro per l’acquisto di vestiti e stoffe. Quando sorse il Laboratorio di
Maglieria e Sartoria l’U.P.A.P.B. preferì acquistare stoffe per confezionare abiti
da dare come sussidi straordinari agli assistiti e ai profughi del C.R.P. di
Laterina.
In
generale le distribuzioni erano molto più frequenti nel periodo natalizio e per
l’Epifania: i cosiddetti pacchi natalizi e pacchi Befana. Possiamo portare un
esempio: per il Natale 1947 venne offerto un pacco viveri del valore di lire 1.000
a ciascun capo-famiglia, contenente Kg. 2 di pasta, Kg. 1 di zucchero, Kg. 1,5
di pane, un vasetto di marmellata e gr. 350 di formaggio (p. 42).
Nella
provincia di Arezzo, nel 1951, vennero organizzati quattro Centri Raccolta per
profughi alluvionati del Polesine: a Cortona, Camaldoli, Castiglion Fiorentino
ed Arezzo. Si cercò di sistemare gli altri presso le case private, elargendo
gli alimenti e altri aiuti. Esisteva un diretto contatto fra questi Centri
alluvionati e quello per profughi situato a Laterina, che era stato aperto fin
dall’agosto 1948. Molto materiale indispensabile per allestire i nuovi Centri alluvionati
provenne da Laterina e, nello stesso tempo, quando questi vennero chiusi, le
cose che erano state offerte per gli alluvionati vennero cedute ai profughi
giuliani di Laterina (p. 64).
Planimetria del CRP di Laterina, 1948
Il
problema della disoccupazione dei profughi era molto più difficile da risolvere
rispetto a quello delle altre categorie. Certi profughi erano analfabeti,
oppure non erano iscritti nelle liste di collocamento, o avevano difficoltà ad
inserirsi in un ambiente molto differente da quello di provenienza. La
maggioranza di essi proveniva da zone di mare, dove esercitava professioni
relative alla navigazione e quindi non trovava attività corrispondenti nella
provincia aretina (p. 86).
I
profughi giunti nei C.R.P. dovevano compilare due questionari necessari per
ottenere l’iscrizione nei registri della popolazione del comune ed anche l’iscrizione
nelle liste di disoccupazione. Per facilitarli nella ricerca di un impiego, il
Ministero dell’Interno aveva concesso ai profughi, che erano in cerca di una
occupazione, di poter ottenere dei permessi per potersi allontanare dai C.R.P.
Il
problema principale dei C.R.P. era che i profughi, aiutati con sussidi e
razioni-viveri, spesso non sentivano la necessità di reinserirsi nella vita
civile. Per non incrementare l’ozio, i profughi erano impiegati nei lavori di
manutenzione e amministrazione dei Centri di Raccolta stessi. Per esempio, nel
1950, nel C.R.P. di Laterina, la direzione cercava profughi da inserire nell’ambulatorio
del Centro, come infermieri retribuiti (p. 87).
Inoltre
all’interno del Centro profughi di Laterina funzionava un laboratorio di
calzoleria che dava possibilità a molti profughi disoccupati di essere
indirizzati ad una attività lavorativa. Infatti un gran numero di profughi
addestrati nel predetto laboratorio si erano dimessi dal Centro e avevano
iniziato attività proprie. Per le donne ricoverate nel Centro c’era la
possibilità di trovare impiego nel Laboratorio Scuola di Maglieria e Sartoria
di Arezzo, dove le profughe lavoratrici ricevevano dei compensi proporzionati
alle loro qualifiche (p. 89).
La Prefettura
di Arezzo aveva invitato il Direttore del C.R.P. di Laterina ad avviare tutti i
profughi bisognosi di ricovero sanitario presso l’ospedale della Misericordia
di Montevarchi (p. 93), che richiedeva rette di ricovero più basse rispetto
agli Spedali Riuniti di S. Maria sopra i Ponti di Arezzo (p. 94). È proprio un
settore a parte quello dell’assistenza
sanitaria ai profughi giuliani, raccolti dapprima nel Centro di Arezzo e poi,
dall’agosto 1948, in quello di Laterina. Si pensi che nel C.R.P. di Arezzo non
esisteva un servizio medico permanente e l’infermeria interna non era in buono
stato a causa della mancanza di lavabi (p. 99).
Planimetria del CRP di Laterina, successiva al 1950
Costituzione del CRP di Laterina
Da una
ricerca pubblicata nel web quale “Centro di documentazione on line sull’internamento
e la prigionia”, si rileva che fra il settembre 1942 e il marzo 1943, nel Campo
di concentramento di Laterina, inizialmente concepito come un attendamento per
sottufficiali e truppa con una capacità 6.000 posti, erano reclusi dal minimo
di 2.375 prigionieri inglesi iniziali, alla punta massima di 2.771 del novembre
1942, ma mai al di sotto del dato minimo.
Nel mese
di agosto 1948 veniva costituito il C.R.P. di Laterina nel quale, in via provvisoria,
fu attrezzata un’infermeria con mezzi di fortuna e materiali usati. All’inizio
l’infermeria si trovava in condizioni molto precarie e non offriva sufficienti
garanzie di igiene e funzionalità, ma ben presto assunse una struttura più adeguata
alle esigenze del Centro. La baracca adibita ai servizi sanitari era formata da
otto vani ed era dotata di un ambulatorio medico-chirurgico, di una sala per
medicazioni e iniezioni e di una sala ostetrica, dove le pazienti erano
ricoverate per circa 7-8 giorni dopo il parto (p.102).
I
profughi giuliani, al loro arrivo erano condotti dall’addetto alla sorveglianza
dell’igiene o dall’addetto alla sistemazione dei profughi nelle baracche. Poi
passavano all’infermeria per essere sottoposti ad una serie di accertamenti
sulle loro condizioni di salute (p. 103).
Nonostante
le difficili condizioni in cui operava il Centro (affollamento, locali non del
tutto attrezzati, riscaldamento ancora insufficiente, etc.), lo stato sanitario
dei profughi poteva considerarsi abbastanza soddisfacente. Si erano verificate
soprattutto affezioni leggere e mai a carattere epidemico. Nel Centro non c’erano
state malattie connesse con stati di avitaminosi o causate da carenze
alimentari. I parti avvenuti nel C.R.P. avevano avuto tutti esito positivo (p.
104). Le madri con i loro figli usufruivano del servizio offerto dal
Consultorio Pediatrico e Materno, che forniva anche l’alimentazione necessaria
alle madri più povere. L’ambulatorio dell’infermeria del Centro funzionava sia
di mattina che di pomeriggio, mentre i turni notturni erano svolti da un solo
infermiere (p.105).
Fino all’ottobre
del 1948 i due Centri (Arezzo e Laterina) continuarono ad accogliere
contemporaneamente i profughi. Alla chiusura del C.R.P. di Arezzo, coloro che
necessitavano ancora di assistenza vennero trasferiti nel nuovo Centro, gli
altri furono liquidati con un apposito sussidio (p. 133).
Centro Raccolta Profughi di Laterina, pianta, prospetto e sezioni della Baracca n.1. Agosto 1948
Il 19
agosto 1948 veniva aperto il Centro Profughi di Laterina, nelle vicinanze di
Arezzo. Questo Centro, che dipendeva dal Ministero dell’Interno, a differenza
di quello di Arezzo, era in grado di ospitare un numero maggiore di profughi ed
aveva un’organizzazione molto più efficiente.
Infatti
il Ministero dell’Interno aveva dato disposizioni per la chiusura dei Centri
più piccoli in modo da raggruppare in quelli più importanti e con maggiore
capienza, coloro ai quali non era stato ancora possibile trovare una
sistemazione (p. 138). Il Centro di Laterina era in collegamento con quello di
Smistamento di Udine, per i profughi provenienti dalla Venezia Giulia e Dalmazia
e con quello di Napoli per coloro che provenivano dall’Africa. Mentre nei primi
anni di vita del Centro i profughi affluivano da diversi paesi (Egeo, Romania,
Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Albania, Croazia, Bosnia, Venezia Giulia,
Francia, Eritrea, Tunisia, Libia), ma in prevalenza dalla Venezia Giulia, a
partire dalla seconda metà degli anni ‘50 fu più consistente il flusso dall’Africa.
Il
Centro Profughi di Laterina, che sorgeva a Km. 18 dalla città di Arezzo. Era
situato in aperta campagna, non distante dal fiume Arno, in una zona
raggiungibile sia in treno che in autocorriera. Il Centro non era di nuova
costruzione, ma era sorto durante la guerra come campo di concentramento per prigionieri.
Prima furono imprigionati gli inglesi e poi, dopo la liberazione, tedeschi e
repubblichini.
Tutti i
193 C.R.P. costituitisi in Italia erano sorti in ex campi di prigionia o nelle
caserme lasciate libere dai soldati. Il campo di concentramento di Laterina fu
allestito in modo da potere contenere nelle baracche circa 3.500-4.000
prigionieri. Le baracche del campo di concentramento, al momento della sua
chiusura, erano state lasciate completamente vuote, prive di qualsiasi oggetto
di arredamento, tranne i letti (p. 140).
Il dato
dei 193 C.R.P. non concorda con quello rilevabile in letteratura. Ci sono dati discordanti
coi 109 C.R.P. menzionati da padre Flaminio Rocchi e con i 140 C.R.P. rilevati
da Guido Rumici.
Centro Raccolta Profughi di Laterina, pianta, prospetto e sezioni della Baracca n. 1, modificata dopo il 1950 con la suddivisione in varie stanze
Le prime 19 baracche
All’inizio
del 1949 nel C.R.P. di Laterina erano in funzione solo 19 baracche adibite ad
alloggio per i profughi e altre baracche che servivano rispettivamente come
cinema, scuola, barbiere, centralina elettrica, infermeria, alloggio per gli
addetti al Centro, asilo, chiesa e magazzini vari (p. 143).
Gli
alloggi del Centro erano suddivisi in piccole stanze di quattro metri quadrati.
All’inizio i box erano delimitati da tende sospese a fili ed in seguito da
pareti di legno in modo da garantire un minimo di vita privata alle famiglie
accolte nel Centro che potevano sistemare la parte a loro assegnata come
ritenevano (p. 145). Nel 1954 ancora 40 famiglie vivevano in promiscuità non
essendo state divise tutte le camerate (p. 146).
Nel 1949
le baracche del Centro furono dotate di stufe a legna, per la cui costruzione
fu indetta una gara di appalto tra le varie ditte della zona. Se inizialmente
c’era una sola stufa per baracca, successivamente il loro numero venne
aumentato. Inoltre nelle baracche i profughi potevano servirsi di angoli
cottura per riscaldare o cuocere il cibo assegnato. Per la confezione dei pasti
e per il riscaldamento veniva concessa una razione giornaliera di legna di Kg.
1,500 a persona nei mesi invernali (in seguito aumentati a Kg. 2), mentre nei
periodi più caldi la razione era di Kg. 1 al giorno (p. 148).
Cartolina intitolata al Centro Raccolta Profughi di Laterina
Dopo
circa un mese dalla sua apertura, il Centro ospitava già 1.000 profughi. Questo
fatto dimostra che era uno dei più importanti tra quelli esistenti in Italia.
Già nell’ottobre 1948 la condizione degli alloggi era molto migliorata grazie
ai lavori effettuati e rispetto alla situazione di molti altri Centri compreso
quello di Arezzo, poteva essere ritenuta soddisfacente anche dal punto di vista
dell’igiene e delle comodità (p. 149).
La
mancanza di lavoro costringeva i profughi a vivere dei soli sussidi governativi
e ciò influiva negativamente sulla loro condizione psicologica, soprattutto su
quella dei giuliani-dalmati che erano una popolazione tradizionalmente laboriosa
(p. 151).
Controlli
particolari dovevano essere fatti presso uffici, magazzini e ai confini del C.R.P.;
quest’ultimo, infatti, nel 1949 non era ancora recintato e nella campagna
circostante si trovavano mine inesplose (p. 161).
Per
esempio un articolo de1 2 luglio 1954 de "La Nazione" descriveva il
Centro profughi di Laterina come un tranquillo villaggio di 760 persone di
provenienze differenti. Questo era composto di 36 stabili comprendenti una chiesa,
una scuola elementare, un asilo nido, 2 spacci ben forniti, un efficiente
infermeria, magazzini vare, un garage (p. 170).
Il Campo
Profughi aveva le scuole. Nel 1956 erano 140 i bambini iscritti nelle scuole
elementari, nel 1958 erano invece 170 (p. 199). Nel 1959, oltre ai 2 Kg
giornalieri di legna consegnali a tutti i profughi del C.R.P., venivano
impiegati per il riscaldamento delle aule scolastiche, per la refezione dei
bambini delle scuole e dell’asilo gestito dal Centro Italiano Femminile e l00
gr. giornalieri pro-capite per il funzionamento di docce e lavanderia (p.
XXXIII dell’Appendice).
Verso il
1960 venne descritta la cattiva organizzazione della struttura. Tale relazione
è in parte giustificata dal fatto che, nel 1960, il Centro di Laterina si avviava
ormai alla fase finale del suo funzionamento e per questo motivo si evitava di
spendere cifre consistenti per le riparazioni (p. 172).
Laterina, Centro Raccolta Profughi, processione 1949. Fotografia ISTORETO, Torino
Il pacco della Befana e le clientele
Possiamo
portare un esempio relativo alla composizione del pacco dono per la festa della
Befana del 1954. Il pacco dono per i bambini di età compresa tra 0 e 2 anni,
che erano 24, conteneva: 1 giocattolo, 1 busta di talco, 1 paio di scarpette, 1
pacchetto di caramelle, 1 torrone, una mela e un mandarino, un Kg. di zucchero.
Quello
per i bambini di età compresa tra 3 e 12 anni, che erano 116 conteneva: un Kg.
di zucchero, due Kg. di pasta, un Kg. di riso, un panettone, un bicchiere di
marmellata, due mele e due mandarini, un pacchetto di caramelle, un torrone, un
giocattolo (pp. 203-204).
La
Democrazia Cristiana, in pratica, è l’unico partito politico che si interessò
alla vita e ai problemi dei C.R.P. Una testimonianza di questo interessamento è
data dalla visita che l’onorevole Amintore Fanfani fece al Centro Profughi di
Laterina nella primavera del 1960. Detto interesse era anche giustificato dal
fatto che quasi tutti i profughi votavano per la D.C., e durante tutto il
periodo in cui il Centro rimase in vita, nel comune di Laterina ci fu una
giunta democristiana. Poi di sinistra (p. 179).
Scheda di registrazione di Giorgio Pastrovicchio, nato a Valle d'Istria nel 1884 e finito esule a CRP di Laterina (fronte e retro). Si noti il transito dal Centro di Smistamento Profughi di Udine. Collezione famiglia Pastrovicchio, Pessinetto, città metropolitana di Torino.
La chiusura del Campo Profughi di Laterina
La
chiusura di tutti i C.R.P. italiani era fissata per il 31 dicembre 1963 ed in
vista di questa data il Ministero dell’Interno aveva intensificato l’azione
intesa a convincere profughi a lasciare spontaneamente i Centri, sia
maggiorando le indennità previste, sia con altri incentivi, come la
preparazione degli alloggi per profughi e la concessione delle stoviglie, letti
ed altre suppellettili (p. 216).
La data
di chiusura dei Centri profughi era stabilita dalla legge del 14/10/1960 n°
1219. La chiusura del Centro di Laterina doveva avvenire nel giugno del 1963;
nel maggio erano ancora ricoverati in questo Centro 82 famiglie di profughi, di
queste una parte fu trasferita ad altri
centri, altri furono dimessi, mentre altri rimasero a Laterina fino al luglio
seguente.
Il 30
giugno 1963 furono fatti partire profughi diretti ad altri C.R.P.; il movimento
dei profughi trasferiti era il seguente: al Centro profughi di Tortona n° 4
persone; al Centro profughi di Pigna n° 16 persone; al Centro profughi di
Gargnano n° 6 persone; al Centro profughi "Le Fraschette" (Alatri) n°
44 persone; al Centro profughi di Brindisi N° 3 persone. Le masserizie
appartenenti a queste persone furono spedite solo in un secondo tempo (p. 218).
Secondo
padre Flaminio Rocchi, nel suo L'esodo
dei giuliani. fiumani dalmati (edito a Roma 1970, vedi p. 195), negli anni
‘70 c’erano ancora dodici C.R.P. funzionanti in Italia: Alatri, Aversa, Bari,
Gargnano, Marina di Carrara, Napoli, Pigna, Tortona e Trieste, che ne aveva ben
quattro. Questi campi ospitavano 3.842 profughi.
Il
Centro profughi di Laterina, nei momenti di massima affluenza, arrivò ad
ospitare fino a 2 mila persone, accogliendo oltre ai profughi della Venezia
Giulia, anche quelli provenienti dall’Africa (p. 230).
Tra le
curiosità si note che l’automobile Fiat 508, Balilla, messa a disposizione dall’U.P.A.P.B.,
serviva principalmente agli impiegati
che dovevano recarsi ad Arezzo per questioni inerenti al loro lavoro, mentre l’autocarro
era utilizzato per gli spostamenti dei profughi. Il treno non era un mezzo
molto comodo per i profughi del Centro, in quanto la stazione ferroviaria era
distante e quindi scomoda da raggiungere (p. XXXVII Appendice).
Bambini al CRP di Laterina
Iconografia e ringraziamenti
Le fotografie sono della
Collezione Aldo Tardivelli di Genova, se non altrimenti precisato. Per la
collaborazione alla ricerca sono riconoscente a Claudio Ausilio, delegato
provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) di
Arezzo, perché cortesemente mi ha trasmesso il testo della tesi di laurea, copia
dei progetti di ristrutturazione delle baracche del CRP di Laterina ed altro materiale di
studio.
Collezioni private
- Collezione Giuliana Filipovich, esule a Torino.
- Collezione famiglia Pastrovicchio, Pessinetto, città metropolitana di Torino, fotografie, documenti e memoriale dattiloscritto.
Bibliografia
- Ivo Biagianti (a cura di), Al di là del filo spinato. Prigionieri di
guerra e profughi a Laterina (1940-1960), Comune di Laterina, Stampa Centro
editoriale toscano, pagg. 163 ; ill., s.d. [ma, 1999-2000?].
- Sabrina Caneschi, L’Assistenza post-bellica in Italia.
Organizzazione e settori d’intervento, Tesi di Laurea, Università di
Firenze, Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Relatore prof. Sandro
Rogari, Anno Accademico 1990-1991, pp. 263+LXXIV.
- Francesca Lisi, L’Assistenza post-bellica ad Arezzo. Il
Centro Raccolta Profughi di Laterina, Tesi di Laurea, Università di
Firenze, Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Relatore prof. Sandro
Rogari, Anno Accademico 1990-1991, pp. 268+XC.
- Presidenza del Consiglio dei
Ministri (a cura di), L’assistenza in
Italia, 1953.
- Flaminio Rocchi, L'esodo dei 350 mila Giuliani Fiumani e
Dalmati, Roma, Edizioni Difesa Adriatica, 1990.
- Guido Rumici, Infoibati, 1943-1945: i nomi, i luoghi, i
testimoni, i documenti, Milano, Mursia, 2002.
- Aldo Tardivelli, “Un filo
spinato… non ancora rimosso”, testo videoscritto in formato Word, s.d., p. 1-7.
Sitologia
- E. Varutti, Esodo disgraziato dei Tardivelli, da Fiume a Laterina 1948,
articolo del 2017.
Interessante documento d'identità dell'International Refugees Organization (IRO)di Fiorito Filipovich, nato a Udine e registrato a Laterina il 20 settembre 1949. Ringrazio la figlia Giuliana Filipovich, di Torino che, in un messaggio in Facebook del 1° marzo 2017, mostrando questo documento, ha spiegato l'esodo del babbo così: "Da Fiume a Laterina".
Per approfondimenti si veda una serie di articoli sul sito www.informarezzo.com sul Campo di
prigionia e poi un Campo profughi in provincia di Arezzo, con fotografie originali
e mappe.