Igino Bertoldi |
Nella grande confusione
di stampa e manifestazioni, grandi interventi, grandi discorsi per dimenticare
la verità dei fatti che noi combattenti osovani abbiamo dovuto sostenere. Non mi
rincresce rivangare la storia che ci ha coinvolti.
Bandiere rosse,
berretti con la stella rossa (di Tito), camice rosse… viste a Udine! questa la
piazza del 25 aprile! Non si parla di foibe, semmai si negano, non si parla di
Porzûs, semmai lo si riduce a uno scontro fra fazioni avversarie!
Ma poi quelli “nati
dopo” gli eventi e che la storia l’hanno vista sui giornali o sui libri di
parte dicono: “Dobbiamo parlare di più con i giovani e raccontare loro i valori
della storia”.
Ma di che storia,
questi “nati dopo”, possono parlare ai giovani? Possono parlare per sentito
dire o per aver letto notizie di una parte, o di partiti sulla carta stampata. Partigiani,
secondo il vocabolario Zingarelli!
Noi, invece, testimoni
dei fatti, fortunatamente ancora viventi, patrioti, siamo qui a testimoniare
ciò che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e ci sentiamo preoccupati del fatto
che questi “nati dopo” vogliano raccontare ai giovani una storia che noi
abbiamo fatto e che loro, senza alcun merito e soprattutto senza alcuna
cognizione di causa vogliono tramandare come verità.
Noi non possiamo
dimenticare le grida di dolore degli abitanti di Nimis, Faedis, Attimis e
Barcis, paesi bruciati per rappresaglia agli atti di qualcuno che aveva gli
obiettivi da raggiungere, incurante delle sofferenze della povera gente!
Non possiamo e non
vogliamo dimenticare il terrore di quelle persone che si sono trovare nella
lista che i “Compagni” dovevano eliminare perché non la pensavano come loro! Il
mio nome e quello di mio padre era su quella lista!
Erano tre le dittature
nel conflitto: due vennero sconfitte, la terza risultò vincitrice e, in
seguito, si persero i territori della Dalmazia e dell’Istria. i comunisti
locali si fecero forti della vittoria. A noi non rimanevano che due scelte: o
lasciarsi sottomettere o reagire. Con l’aiuto degli alleati abbiamo reagito non
accettando la nuova dittatura, mettendo a repentaglio la nostra vita.
Diversi gruppi
minacciavano i nostri territori e noi osovani: i fascisti, i “Diavoli Rossi”,
il IX Corpus di Tito e i GAP, la Garibaldi e il Partito Comunista: dico a voi
che andate sulle piazze alzando la voce come nuovi profeti depositari della
verità, ma la realtà era quella.
Chi furono i veri
resistenti? Noi Volontari della Libertà che abbiamo penato fino al ’48 quando
con elezioni libere vinse la democrazia. Però restava ancora un problema: non c’era
esercito italiano in Friuli e noi ragazzi ci siamo offerti come volontari per
la difesa dei confini orientali d’Italia. Il comunismo forte si era già impadronito
della Slovenia, Dalmazia, Istria e il Friuli era molto appetibile.
Il sangue dei nostri
martiri ci spronò e con grande forza abbiamo resistito. Fermi sulla linea del
fuoco. Con noi anche ufficiali e alpini della Divisione Julia. Una verità
storica che però i “Compagni” hanno cercato di nascondere con ogni mezzo.
Nel ’54 l’esercito
italiano era pronto ad entrare a Trieste e gli alleati ci aiutarono a
costituire la “Gladio”, sentinella fra i due blocchi. Vorrei rammentare al professore l’incontro di Campoformido:
dopo due ore di lezione, per dimostrare le falsità su Porzûs con pochissime
parole del mio intervento è fuggito andando a nascondersi in mezzo ai suoi
compagni del pubblico.
Porzûs era un avamposto
di confine tenuto da patrioti osovani, comandato da un ex ufficiale degli
alpini del Battaglione Tirano, Francesco De Gregori, con lo scopo di impedire a
Tito di impadronirsi del nostro Friuli. Ora ho visto di nuovo il professore, non più con filmati ma con
libri romanzati e trattati filosofici per coprire la verità: il sangue e il valore
dei nostri martiri non si tocca. A proposito della Turchetti [Elda], splendida
ragazza uccisa nell’eccidio di Porzûs, a Povoletto l’hai decantata, professore. In realtà fu usata come una
doppia esca. La prima: ai gappisti risultava essere una spia tedesca, “ve la
portiamo a giudicare”, così salirono e controllarono il posto. Pochi giorni
dopo fecero il colpo. La seconda: “siamo saliti a fare giustizia perché avevate
una spia tedesca”. Esecuzione a sangue freddo. 120 gappisti contro 20 osovani. Ecco
caro professore come si sono svolti i
fatti!
Pasolini [Guido], uno
dei martiri di Porzûs, al Bosco Romagno: due giorni sotto i cadaveri dei
compagni denudati e uccisi a randellate perché non si dovevano riconoscere i
corpi, né sentire i colpi delle armi da fuoco nel vicino abitato. Pensavano di
averlo colpito a morte, ma rinvenne e fuggì. Venne ritrovato ai Quattroventi [frazione
di Corno di Rosazzo, UD]. In questo luogo una signora lo accompagnò, credendo
di fare del bene, proprio in mano ai “Compagni” gappisti che lo uccisero con un
colpo di piccone, dopo avergli fatto scavare la fossa!
Ecco professore, la storia che lei vuole
romanzare è un racconto non di uomini, ma di belve feroci. Ecco perché non
possiamo parlare né di perdono, né di riconciliazione. Se lei avesse letto di
Tarcisio Petracco, edito da Ribis e anche “Il ribelle” del professor Nilo D’Osualdo
edito da Gaspari, forse non sarebbe ricaduto in simili leggerezze. Tarcisio
Petracco e Nilo D’Osualdo erano mei compagni d’arme: la nostra divisa era il
cappello alpino e il fazzoletto verde, in battaglia non portavamo bandiere rosse
o bandiere con la stella rossa, ma portavamo il tricolore italiano: eravamo
patrioti osovani!.
Cavaliere Igino
Bertoldi. Nome di battaglia “Ercole”
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Progetto
e ricerca di Elio Varutti, Docente di “Sociologia del ricordo. Esodo giuliano
dalmata” – Università della Terza Età (UTE), Udine. Networking a cura
Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Marco Birin. Copertina: Igino
Bertoldi, 2023. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione
sull'esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie da collezioni private citate
nell’articolo.
La foiba di Norma Cossetto 1943, collage su cartone, cm 23 x 31, 2015. Gruppo di studio sull'Ultimo Risorgimento, Gruppo creativo interclasse per l’inclusione dei soggetti diversamente abili e classe 4^ C Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015: allievi Gianfranco D.A. ed altri cinque. Coordinamento a cura dei professori Maria Carraria (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva). Dirigente scolastico: Anna Maria Zilli. Istituto Statale d'Istruzione Superiore "B. Stringher" Udine.