I massacri dei titini,
dopo il 1945, anche in Toscana come in altre parti d’Italia hanno lasciato
qualche famiglia che non si dà pace per la perdita di un proprio parente. C’è
da dire che l’Italia di Mussolini, con Hitler e soci, aveva invaso la
Jugoslavia nel 1941. Poi mutarono le sorti del conflitto.
Succede a Montevarchi,
in provincia di Arezzo, un comune italiano di 24.481 abitanti. È il caso di
Luigi Del Vita, un bersagliere diciannovenne del Reggimento Volontari “L.
Manara”, I Battaglione “B. Mussolini”. È figlio di
Mario, nato a Montevarchi (AR) il 14/09/1926. La data della sua scomparsa o
uccisione è fissata al mese di maggio 1945 in località “Tolmino-Santa Lucia”,
nella provincia di Gorizia del Regno d’Italia, oggi Slovenia. Questi sono dati contenuti
nell’Elenco “Livio Valentini”, Caduti
Repubblica Sociale Italiana, disponibile in Internet. Del Vita stava nello
stesso reparto del tenente Oscar Busatti, di Ferrara, di cui il redattore del blog
presente ha già scritto qualche giorno fa.
In una fotografia della
collezione familiare Luigi Del Vita si è fatto ritrarre in sella ad una
bicicletta, con la sigaretta in mano, forse per mostrare qualcosa di più dell’età
che aveva e la dedica è tutta per la “mamma Pasqualina”. La famiglia Del Vita
era molto nota a Montevarchi, tanto che si ricorda il nonno Giustino, perché
sin dal 1902 aveva aperto un’edicola cartolibreria, che divenne un punto di
riferimento in paese (Vezzosi; vedi
in Bibliografia). Nonno Giusto in
effetti è citato, a pag. 1626, come “cartolaio” del mandamento di Montevarchi
nell’Annuario d’Italia, Guida generale
del Regno, Roma, Bontempelli, anno XIV, disponibile alla Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma.
Il bersagliere Del Vita
Luigi di Montevarchi, classe 1926, della 3^ compagnia è fra i 79 uccisi, dopo
la fine della guerra, nella caverna a Tolmino. Poi i titini minano l’ingresso
della grotta e fanno saltare in aria il varco, per cancellare le prove dell’orribile
strage. Il suo nominativo sta nella lista ufficiale alla quale fa riferimento
Onorcaduti Italia per il recupero delle salme, in collaborazione con la
corrispondente Onorcaduti della Slovenia. Nel 2018 Onorcaduti della Croazia ha
collaborato fattivamente per l’esumazione di nove resti umani nella fossa
comune di Castua, presso Fiume, eliminati dai titini il 4 maggio 1945, tra i
quali sono state identificate le spoglie del senatore Riccardo Gigante e del
vicebrigadiere dei Carabinieri Alberto Diana. Alcuni di tali resti ossei, oggi,
riposano nel Tempio Ossario di Udine.
Sebastiano Pio
Zucchiatti, 79 bersaglieri uccisi dai
titini nella caverna di Tolmino, pastelli su cartoncino, cm 21 x 29, 2020
(courtesy dell’Artista)
Anche in base alle
ricerche di Luigi Papo: “Del Vita Luigi, nato nel 1926 a Montevarchi, bersagliere
[risulta] prigioniero nella ‘gabbia’ di Tolmino, ucciso nei primi del maggio
1945”. Si allude, forse, ad una cancellata che chiudeva l’ingresso della
caverna. È menzionato dal Ministero degli Esteri Sloveno lo
stesso Del Vita Luigi, secondo Nataša Nemec, ricercatrice di Nova Gorica
(Slovenia) con la seguente dicitura, mostrando un lieve errore nel cognome: “De
Vita Luigi, bersagliere”.
Alcune notizie sono
emerse da una comunicazione e-mail a Claudio Ausilio, del
20 febbraio 2012, di Francesca-Paola Montagni Marchiori, che gestisce l’archivio
storico del battaglione ed è responsabile del gruppo famigliari dei caduti e
assassinati del Battaglione presso I Battaglione Bersaglieri Volontari. “Gli artefici
del ritrovamento – ha scritto Francesca-Paola Montagni Marchiori –
sono stati i reduci con l’aiuto dell’esule da Tolmino Dott. Liberini che da
bambino fu testimone dei fatti [allora egli] ha steso una accurata perizia
consegnata dai reduci a Onorcaduti del Ministero della Difesa e che è il
documento che identifica i siti e sul quale si sono basate le indagini
geofisiche dei periti geologi. Inoltre il battaglione fu fondato e aveva il suo
comando a Verona e nacque dalle ceneri dell’8 Reggimento”.
Luigi Del Vita, in
abiti borghesi, in una fotografia della collezione familiare, con tenera dedica
alla mamma Pasqualina
Titini
a Gorizia coi consiglieri sovietici
È risaputo che
l’occupazione di Gorizia da parte dei miliziani di Tito, assistiti da
consiglieri sovietici, durò 40 giorni, durante i quali furono arrestati
centinaia di italiani. Gli artificieri iugoslavi fecero persino saltare i ponti
sull’Isonzo, rallentando così l’arrivo delle truppe alleate, per procedere
meglio alla caccia degli italiani, innalzando i cartelli "Gorica je
naša" (Gorizia è nostra). Poi puntarono sul Tagliamento. Esiste un elenco
di 651 civili e militari arrestati a Gorizia e deportati dai titini fra il 1°
maggio e il 12 giugno 1945 che, pur necessitando di ovvi aggiornamenti,
rappresenta il teatro delle eliminazioni al confine orientale. In ogni
pattuglia titina aggirantesi per la città con tanto di elenco, durante la
cattura, partecipa pure un partigiano garibaldino italiano, per individuare
meglio i potenziali catturandi (Scomparsi
Da Gorizia, pag. 18).
Riguardo alla presenza
di consiglieri russi Antonio Zappador, esule istriano, ha riferito che a
Verteneglio due militari ucraini, in veste di consiglieri sovietici, avendo
riconosciuto sua madre Olga Alexsandrovna Rackowsckij, della nobiltà ucraina,
le si sono inginocchiati accanto baciandole la veste, alla faccia dell’uguaglianza
socialista.
Luigi Del Vita, foto dal giornale "La Nazione", Cronaca di Arezzo del 1° agosto 1995, che si ringrazia per la pubblicazione e diffusione nel blog
Fonti
orali e del web
- Comunicazione e-mail a
Claudio Ausilio, di Montevarchi (AR) del 20 febbraio 2012, di Francesca-Paola
Montagni Marchiori sull’eccidio della caverna di Tolmino.
- Antonio Zappador,
Verteneglio 1939. Intervista di Elio Varutti del 23
febbraio 2020 a Fossoli di Carpi (MO).
Ringraziamenti
Per il presente
articolo la redazione del blog è riconoscente al signor Claudio Ausilio, esule
da Fiume e socio dell’ANVGD di Arezzo, che ha fornito gentilmente i materiali
di ricerca, nonché la fotografia del bersagliere scomparso, contattandone i
suoi familiari e proseguendo una tradizionale e collaudata collaborazione con
l’ANVGD di Udine. Si ringrazia Giovanni Doronzo per la fotografia di Dignano d'Istria. Grazie a Daniela Zatta, discendente di Del Vita per l'immagine del suo caro parente.
Collezione
familiare
Daniela Zatta,
nipote di Luigi Del Vita, Montevarchi (AR), fotografia.
Cenni
bibliografici
- Annuario
d’Italia, Guida generale del Regno, Roma, Bontempelli,
anno XIV.
- Associazione Congiunti
dei Deportati in Jugoslavia, Gli
scomparsi da Gorizia nel maggio 1945, a cura del Comune di Gorizia,
Gorizia, 1980.
- Guglielmo Vezzosi,
“Massacrato. A guerra finita”, «La Nazione», Cronaca di Arezzo, 1 agosto 1995 (o 1° settembre).
Sitologia
- E. Varutti, Udine, tumulati i resti dei sette italiani uccisi a Castua, presso Fiume, on line dal 21 ottobre 2018.
- E. Varutti, Oscar Busatti, bersagliere ucciso nella caverna a Tolmino dai titini, 1945, on line dal 22 febbraio 2020.
Giovanni Doronzo, Muro di Dignano d'Istria con storiche pitture, febbraio 2020 (courtesy dell'Autore)
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Servizio giornalistico
e di Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Testi e
ricerche di Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo. Fotografie da collezioni
private citate nell’articolo che si ringraziano per la cortese concessione alla
diffusione e pubblicazione nel blog presente e dall’archivio dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che
ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI – 33100 Udine.–
orario: da lunedì a venerdì ore
9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.
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