“È preso prigioniero
assieme ad altri italiani dai titini il 5 maggio 1945 un mio parente, il
tenente dei bersaglieri Oscar Busatti, nato a Ferrara il 6 o 7 febbraio 1918,
reggente di Tolmino, come si diceva in famiglia, ma non abbiamo
trovato fonti in merito”. Comincia così il racconto di Giordana Marzullo alla
fine del Giorno del Ricordo 2020 in una scuola udinese, mentre gli oltre 200
attenti studenti delle classi quinte dell’Istituto alberghiero, commerciale e
turistico della città, accompagnati dai rispettivi professori, se ne vanno
dall’Auditorium a fare ricreazione.
Le notizie sono scarne.
Tolmino era in provincia di Gorizia, oggi è Tolmin,
un paesino della Slovenia. Si sa che questi militari italiani vengono rinchiusi
in una grotta dai titini, che poi fanno saltare l’ingresso con l’esplosivo. “Mi
piacerebbe capire di più di quel massacro – ha aggiunto la professoressa
Marzullo – per ricordare la morte di mio zio, neanche trentenne”. Signora,
ricorda qualcosa d’altro?
“Era tenente comandante
della V Compagnia Bersaglieri volontari di stanza a Tolmino, IV reggimento –
prosegue la testimonianza – ci hanno detto che fu arrestato (o è caduto in un
tranello?) alla fine di aprile, forse il giorno 29, del 1945 a Santa Lucia; non
si hanno più notizie dal 5 maggio, giorno in cui fu, quindi, probabilmente
giustiziato, io sapevo infoibato, ma da una pagina Facebook ho appreso, invece,
della sua possibile morte in una grotta fatta saltare”. È disponibile a
diffondere queste notizie riguardo a questo suo pro-zio?
“Non è un mio zio – ha
concluso Giordana Marzullo – ma un cugino diretto di mio nonno che è stato
cresciuto insieme ad Oscar dalla di lui famiglia; sono felice che finalmente
questa parte della storia della mia famiglia venga alla luce”.
Da altre fonti si sa
che Oscar Busatti, figlio di Mario, nato a Ferrara il 6
febbraio 1918, ivi residente, è un tenente del Reggimento Volontari Bersaglieri
“L. Manara”, del I Battaglione “B.
Mussolini”. La sua data di dispersione è fissata al 31 maggio 1945 a Santa Lucia
d’Isonzo (GO). Santa Lucia d’Isonzo (in sloveno: Most na Soči) è una frazione del comune sloveno di Tolmino. Tali
dati sono contenuti nell’Elenco “Livio
Valentini”, Caduti Repubblica Sociale Italiana, disponibile in Internet. Il nome di “Oscar
Busatti, comandante della 5^ Compagnia” compare tra gli uccisi dai titini anche
nel libro di Gianni Barral, del 2007, a pag. 135.
Il tenente Oscar
Busatti è citato anche nell’Albo d’oro
dei caduti ferraresi, 1940-1946, pubblicato nel web a cura di Gian Paolo
Bertelli, nel 2012. Detto studioso scrive che Busatti viene “fucilato il
31.5.1945 a Santa Lucia” (Bertelli, pag. 17, vedi: Sitologia). In altre pagine dello studio di Bertelli è segnato che “Il tenente Busatti
venne arrestato nei pressi di Gorizia a S. Lucia, portato nei pressi di una
caverna a Tolmino e lì ucciso, era il 31/5/1945, la guerra era finita da oltre
un mese. Secondo fonti di archivio i ‘giustiziati’ insieme a Busatti sono 79,
furono chiamati per nome ad uno ad uno e quindi uccisi, l’entrata della caverna
fu fatta saltare, nella stessa sarebbero inumati 40 cadaveri, gli altri 39
sarebbero stati sepolti in una fossa comune nei pressi”. Il 24/7/1950 viene
redatto l’atto di morte, che riporta testualmente (Bertelli, 75) :
“Dichiara che il giorno 31 del mese
di maggio dell’anno millenovecento quarantacinque è deceduto in Tolmino alle ore
non accertate in età di anni ventisette il Busatti Oscar appartenente alla 5^
cp Btr Bersaglieri nato il 6/2/1918 a Ferrara residente a Ferrara figlio di – e
di – celibe. Il suddetto Busatti Oscar è morto in seguito a fucilazione da
parte dei Partigiani di Tito ed è stato sepolto non si conosce”.
Cartolina di Gorizia
viaggiata e timbrata il 9 dicembre 1949. Collez. Barbarino
Gorica
je naša
È noto che l’occupazione
di Gorizia da parte dei miliziani di Tito, assistiti da consiglieri sovietici,
durò 40 giorni, durante i quali furono arrestati centinaia di italiani. Gli
artificieri iugoslavi fecero persino saltare i ponti sull’Isonzo, rallentando
così l’arrivo delle truppe alleate, per procedere meglio alla caccia degli
italiani, innalzando i cartelli "Gorica
je naša" (Gorizia è nostra).
Esiste un elenco di 651 civili e militari arrestati a Gorizia e
deportati dai titini fra il 1° maggio e il 12 giugno 1945 che, pur necessitando
di aggiornamenti, rappresenta il teatro delle eliminazioni al confine orientale.
In ogni pattuglia titina aggirantesi per la città con tanto di elenco, durante la
cattura, partecipa pure un partigiano garibaldino
italiano, per individuare meglio i potenziali prigionieri (Scomparsi Da Gorizia, pag. 18; vedi in
Bibliografia).Vero è che, dai lager iugoslavi e dal carcere della polizia
segreta di Tito a Lubiana, qualcuno riuscì a saltar fuori vivo. A raccontare il
fatto ai discendenti, nonostante il divieto a farlo che fu costretto a firmare
a Lubiana, nel 1946, dagli ufficiali dei servizi segreti titini, prima di
uscire dalla galera slava, è stato il sopravvissuto Giuseppe Baucon (in
sloveno: Josip Bavcon), detto Pepi,
di nazionalità slovena e cittadinanza italiana, arrestato a Gorizia (Negro e
Scotti).
Pochi altri
imprigionati dai titini sono ricomparsi malconci in seguito, mentre altri nomi
sono stati aggiunti alla lista dei deportati e scomparsi di Gorizia tanto che,
nel 2019, essi ammonterebbero a 665 casi. Secondo l’elenco delle displaced persons prodotto dagli Alleati
nel 1947, gli scomparsi a Gorizia furono 1.100, di cui 759 civili e 341
militari. Gli impiegati vennero licenziati in blocco e riammessi al lavoro solo
firmando una dichiarazione di aderire agli ideali del Partito comunista iugoslavo.
Commercianti e contadini vennero costretti a consegnare i raccolti, i prodotti
alimentari e le merci in cambio di vaghe parole compilate su foglietti volanti
senza intestazione o timbri ufficiali degli occupanti slavi (Messina, 133-135).
I 40 giorni di
occupazione e di efferatezze titine a Gorizia e a Trieste, documentate in
letteratura da certi autori sin dal dopoguerra (Venanzi,
152) allarmarono l’opinione pubblica occidentale. Il generale inglese Alexander
ebbe a dire: “L’azione di Tito ricorda troppo da vicino quelle di Hitler,
Mussolini e del Giappone. Noi abbiamo combattuto questa guerra per impedire
queste azioni”. Churchill ne parlò persino a Londra alla Camera dei Comuni,
intimando a Tito di ritirarsi da Gorizia, da Trieste e da Pola (Toth, 309).
Pochi autori, tuttavia,
spiegano che i titini, oltre ad occupare Fiume, Pola, Trieste e Gorizia, ancor
prima di andare a Lubiana e Zagabria, sono giunti sino a Monfalcone, Romans
d’Isonzo, Aquileia e Cervignano del Friuli, nella Bassa friulana. Una jeep di
artificieri iugoslavi fu vista da partigiani della Osoppo sulle rive del
Tagliamento, vicino ad un ponte. Come ha scritto Mara Grazia Ziberna, “il
periodo dell’occupazione titina, dal 2 maggio al 12 giugno 1945, vide la
costituzione nella Venezia Giulia dello Slovensko
Primorje, cioè il Litorale Sloveno, che aveva come capoluogo Trieste e
comprendeva anche il circondari di Gorizia, diviso in sedici distretti e
composto anche dai comuni di Cividale del Friuli, Tarvisio e Tarcento [della
provincia di Udine], considerati slavofoni” (Ziberna,
83).
Di recente si è saputo
che alcuni civili italiani se ne sono andati via da Tolmino nel 1944-1945,
senza patire gravi conseguenze da parte dei miliziani di Tito, come ha riferito
il signor Paolo Negro, riguardo all’esodo della sua famiglia guidata dal babbo
Agostino Negro, valente fotografo della valle. Egli lavorò a Tolmino, dal 1928
al 1945, facendo vari scatti per immortalare non solo l’ameno paese di montagna,
ma anche le Alpi Giulie, come il Montenero, Monte Colovrat, Monte Scherbina e
Monte Stol, sopra Caporetto, ovvero Kobarid,
in sloveno e Cjaurêt, in lingua
friulana.
Agostino Negro, Tolmino - Primavera, 1934. "Edizione Riservata A. Negro - Libreria Cartoleria - Tolmino". Collez. E. Varutti
Eliminazioni
a guerra finita
Succede alla fine della
seconda guerra mondiale, come si legge in un messaggio in Facebook, del 5
maggio 2012, nel gruppo La voce
irredentista: “78 bersaglieri, 9 ufficiali, 20 sottufficiali e 49 altri
soldati, senza alcun processo, vengono prelevati” dai titini presso Tolmino. I
prigionieri vengono divisi in due gruppi. “Il primo gruppo, più numeroso, viene fatto
entrare in una caverna alla quale poi è stata fatta saltare l’apertura con
l’esplosivo. Gli altri sono stati fucilati e fatti cadere in una fossa comune”.
Un’altra fonte è più
precisa. Francesca-Paola Montagni Marchiori, sempre in Facebook, nel 2012, scrive
che “questi sono i bersaglieri del battaglione Mussolini che difesero Gorizia
fino al 30 aprile 1945 e poi furono fatti prigionieri dai titini. Rinchiusi a
Tolmino furono massacrati senza processo da prigionieri. Dal 1° maggio in poi
ne furono uccisi in modo orribile più di 100, i superstiti finirono al campo di
Borovnica, dove continuarono a morire e ad essere torturati. La lista di 156 nomi
è parte integrante della legge sulle Foibe che ordina la ricerca delle loro salme.
Questo è il lavoro che faccio io all’interno dell’associazione d’arma. È stato
fatto un accordo bilaterale italo-sloveno con una Commissione interparlamentare
per il loro recupero, ma…”.
Claudio Pristavec, il 2
novembre 2019, ha scritto in Facebook, nel gruppo “Semo triestini e po bon”
altre notizie sull’evento tragico degli italiani di Tolmino. “Chissà se
qualcuno tirerà fuori la storia della caverna del monte Kozlov rob (Pan di
Zucchero), alla periferia di Tolmino, nella quale nei primi giorni del maggio
1945 i partigiani titini chiusero 80 Bersaglieri e poi fecero saltare
l’ingresso. Nonostante l’attivo interessamento dei loro famigliari ed una certa
disponibilità degli sloveni, i loro resti sono ancora là dentro. Da parte italiana
quasi ogni anno cambiava il dirigente della Onorcaduti o cambiava il Console
italiano di Capodistria e bisognava ricominciare di nuovo con tutte le
pratiche. Sono passati 64 anni e sono ancora là!”
Manifestazioni
slave e italiane di Gorizia 1945-1946
Sin dall’estate 1945 i
partigiani col fazzoletto verde Primo Cresta, Bruno Cocianni e Candido Grassi
“Verdi”, comandante generale della divisione partigiana “Osoppo”, formarono a
Gorizia un gruppo di giovani per “rincuorare la cittadinanza sbandata e
impaurita” dall’occupazione e dalle vessazioni titine. Al gruppo collaborò la
sezione alpini di Udine. Tale gruppo prese il nome di Battaglione “Gorizia” al
comando del tenente colonnello Luigi Corsini. Per merito loro, il 28 marzo
1946, ci fu a Gorizia una grande manifestazione italiana, in risposta
all’analoga sfilata di persone con bandiere iugoslave, con la gente portata coi
camion dall’entroterra slavo, dato che la Commissione alleata per la
definizione dei confini si era spostata da Parigi nella Venezia Giulia (Cresta, 134-145).
Il bersagliere Oscar
Busatti fotografato a Ferrara.
Collez. Marzullo
--
Fonti
orali e del web
Giordana Marzullo,
Udine 1966, intervista di E. Varutti a Udine del giorno 11 febbraio 2020 e
messaggi e-mail del 20 febbraio 2020 all’Autore.
Francesca-Paola
Montagni Marchiori, messaggio in Facebook del 5 maggio 2012 nel gruppo La voce irredentista.
Claudio Pristavec, messaggio
in Facebook del 2 novembre 2019, nel gruppo Semo
triestini e po bon.
Collezioni
private
- Lucillo Barbarino,
Resia (UD), cartolina.
- Giordana Marzullo,
Udine, fotografia.
- dell'Autore, Udine,
cartoline.
Cartografia
Tolmino,
F.o 26, Istituto Geografico Militare (Igm),
1956.
Riferimenti
bibliografici
- Associazione Congiunti
dei Deportati in Jugoslavia, Gli
scomparsi da Gorizia nel maggio 1945, a cura del Comune di Gorizia,
Gorizia, 1980.
- Gianni Barral, Borovnica ’45 al confine orientale d’Italia.
Memorie di un ufficiale italiano, Milano, Paoline, II edizione, 2007.
- Primo Cresta, Un partigiano dell’Osoppo al confine
orientale, Udine, Del Bianco, 1969.
- Dino Messina, Italiani due volte. Dalle foibe all’esodo:
una ferita aperta della storia italiana, Milano, Solferino RCS Mediagroup,
2019.
- Andrea Negro, Josip Bavcon. Storia dell’uomo sopravvissuto
alla strage di Cerkno nel 1944, Università degli studi di Udine, Corso di
laurea in Lettere, relatore prof. Paolo Ferrari, a.a. 2017-2018, pp. 120.
- Giacomo Scotti, con la
collaborazione di Jožko Bavcon, L’uomo
risorto dalla foiba, Fiume (Croazia), 2017, datt., con copia di 19 documenti
(in lingua it., ted., croata, slovena e traduz. in italiano di Marija Oseli),
pp. 76. Collez. Marjia Oseli, S. Giovanni al Natisone (UD).
- Lucio Toth, “Situazione
di della Jugoslavia dal 1918 all’epoca di Tito. Dal Trattato di pace del 1947
al Trattato di Osimo del 1975”, in Silvio Cattalini (a cura di), Contributo ala conoscenza della storia e
della cultura dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, Corso di
aggiornamento per docenti di scuole medie, Udine febbraio-aprile 1999 (1^
ediz.: 2000), Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato
Provinciale di Udine, 2^ ediz., 2001, pp. 297-322.
- Paolo Venanzi, Conflitto di spie e terroristi a Fiume e nella
Venezia Giulia, Milano, L’Esule, 1982.
- Maria Grazia Ziberna, Storia della Venezia Giulia da Gorizia
all’Istria dalle origini ai nostri giorni, Gorizia, Lega nazionale, 2013.
Riferimenti
giuridici
Legge 30 marzo 2004, n.
92, "Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle
foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e
concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati", pubblicata
nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004.
Sitologia
Albo
d’oro dei caduti ferraresi, 1940-1946, a cura di Gian Paolo
Bertelli, 2012, disponibile in Internet.
Elenco
“Livio Valentini”, Caduti Repubblica Sociale Italiana,
disponibile in Internet.
Mauro Tonino, Borovnica, lager jugoslavo per migliaia di italiani, senza una croce. Come alla foiba di Tarnova, on line dal 19
agosto 2019.
E. Varutti, Esodo dolce da Tolmino, 1945, on line
dal 18 maggio 2016.
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Servizio giornalistico
e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio
Varutti. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato
Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI – 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di
Udine è Bruna Zuccolin.
Un grande grazie per l'accurata informazione. Con riconoscenza, e cordiali saluti dal Veneto. Sarei molto interessato nel seguire i futuri post di questo blog.
RispondiEliminaPrego. Saluti dall'ANVGD di Udine.
RispondiEliminaOttimo lavoro. Serve una memoria condivisa che passa dal rispetto dei Caduti
RispondiEliminaBuongiorno, sono Gian Paolo Bertelli, la ringrazio per la citazione. Il Ten. Busatti Oscar era stato decorato di Croce al Valore per un atti di eroismo compiuti nella difesa di un caposaldo sul Don 11-17 dicembre 1942.
RispondiEliminaComplimenti per aver ricordato il nostro concittadino, spero che Onorcaduti si decida finalmente a fare i passi necessari per ottenere di recuperare i Resti del Caduto. Da ricordare anche un compagno di sventura di Busatti, il Bersagliere Tieghi Alberto,21 anni, deceduto nel lager di Borovnica nel 1946, il fratello era stato ucciso nel 1944 sempre sul fronte balcanico. Tieghi morì per le sevizie infertegli dai titini, sevizie confermate anche dal padre dell'attore Paolo Rossi,Lionello Rossi Kobau, anch'egli Bersagliere "ospitato" nello stesso lager. Complimenti ancora per la sua testimonianza.
Prego! Sono tutti fatti da ricordare.
RispondiElimina