È stata inaugurata una mostra di carattere storico il 28
settembre 2018 a Palazzo Morpurgo di Udine. A portare il saluto del sindaco Fontanini
è stato Alessandro Ciani, assessore comunale all'Edilizia privata, essendo in
convalescenza Fabrizio Cigolot, assessore alla Cultura. “Questa è una mostra
interessante e toccante sui fatti della seconda guerra mondiale – ha detto
Ciani – perciò vi auguro una buona visita alla rassegna e ringrazio gli
organizzatori per questa iniziativa”.
Nikolaj
Pirnat, Senza titolo, Gonars 1942. Fotografia di E. Varutti
L’originale rassegna espositiva si intitola: 1942-43: la Storia che ci ri-guarda. Il
dottor Mario Cordaro e gli artisti sloveni e croati nel campo di concentramento
di Gonars.
Ha aperto gli interventi Monica Emmanuelli, direttrice
dell’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine (Ifsml).
“Questa mostra nasce da un progetto del 2017 messo in atto con la precedente
amministrazione comunale – ha detto Emmanuelli – che è stato confermato dalla
nuova giunta e penso che proverete delle grandi emozioni nel vedere i disegni
dei deportati sloveni e croati in queste sale”.
Udine, Palazzo Morpurgo, Alessandro Ciani, assessore comunale porta il saluto del sindaco, accanto a Monica Emmanuelli e Paola Bristot. Fotografia di Leoleo Lulu
In mostra è esposta una raccolta di disegni originali
realizzati dagli internati del Campo di concentramento di Gonars. Molti di essi
sono inediti. Detti disegni sono stati donati in segno di riconoscenza al
dottor Mario Cordaro, medico del campo
dal 1942 al 1943. Nel Dopoguerra la collezione si ampliò grazie ai rapporti di
amicizia instaurati con alcuni degli artisti prigionieri. Lo scultore NikolajPirnat realizzò anche un busto in gesso, ora esposto presso il Museo di storia
contemporanea della Slovenia a Lubiana. A palazzo Morpurgo è in mostra la copia
in bronzo, di proprietà della famiglia Cordaro. Saranno inoltre presentati
alcuni documenti d’archivio, strumenti clinici d’epoca e un prezioso prestito
di 13 disegni del Museo di Storia contemporanea della Slovenia che offre un
prospetto più ampio e completo del difficile periodo in cui il dottor Mario
Cordaro si trovò ad operare.
Udine, Palazzo Morpurgo, una delle opere in mostra, del Museo di storia contemporanea della Slovenia a Lubiana. Fotografia di Leoleo Lulu
All’inaugurazione hanno parlato anche Paola Bristot, per
sottolineare il valore artistico delle opere esposte, oltre al dato storico,
ancora poco noto ai friulani e agli italiani. Per ultimo ha portato il saluto
dei discendenti del dottor Coradro un nipote del bravo medico. “Siamo onorati
di partecipare a questa iniziativa culturale – ha detto Emanuele Rampino – per ricordare
il senso di umanità di mio nonno, che era il medico del Campo di concentramento
di Gonars, che portava agli artisti rinchiusi le matite, i fogli di carta ed
altri strumenti per disegnare e dipingere”.
Udine, Palazzo Morpurgo, l'intervento di Emanuele Rampino che ricorda il nonno Mario Cordaro, medico al Campo di Gonars. Fotografia di E. Varutti
La mostra è stata curata da Monica Emmanuelli e da Paola
Bristot, per la realizzazione dell’Istituto Friulano per la Storia del
Movimento di Liberazione di Udine (Ifsml). Gli allestimenti espositivi sono su progetto
dell’architetto Marco Pasian. Alla realizzazione della mostra hanno contribuito
lo studio VivaComix, in collaborazione con il Comune di Udine, Udine Musei, il
Muzej Novejše Zgodovine Slovenije (Museo di storia contemporanea della Slovenia
a Lubiana), il Centro medico Coram di Udine, oltre al contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Biografia di Mario Cordaro
Nato a Giardini Naxos nel 1910, dopo gli studi a Catania in
Medicina, si perfeziona in Ematologia prima a Catania, quindi a Praga
(1938-1941). Richiamato in Italia alle armi, venne destinato a Gonars, dove
restò fino al momento dell’Armistizio, l’8 settembre del 1943. Si fermò in
Friuli, prima a Cividale, quindi a Udine, dove nel 1973, in collaborazione con
la figlia, dott.ssa Dagmar Maria Cordaro e il genero, dott. Antonio Rampino,
fondò l’Istituto Diagnostico Friuli Coram, dove fu attivo fino al 1994, anno
della sua scomparsa.
L’interesse per la sua figura nasce dalla volontà di
approfondire le conoscenze storiche e artistiche rispetto alla sua sensibilità
oltre che umana, artistica. Durante lo svolgimento del suo servizio come Medico
e Interprete a Gonars, riuscì a costruire un rapporto di fiducia e di stima
reciproca con gli internati del Campo di Internamento, in particolare con gli
artisti in esso rinchiusi. Forniva loro i materiali artistici per consentire il
proseguimento della loro attività e trovare la forza di sopravvivere in quella
drammatica situazione.
La collaborazione lo spinse a dare ai prigionieri ruoli di
coordinamento o di infermiere e aiutante di infermeria, stabilendo e facilitando
le comunicazioni interpersonali. Le memorie di quegli anni sono state
recentemente pubblicate nel libro “Album. 1942-43” (Viva Comix, Gaspari, 2015).
F.
Scagnetti, Panorama del campo 1942,
gouache su carta. Fotografia di E. Varutti
Pezzi di storia
Certi pezzi di storia sono venuti a galla negli anni
1990-2000. Ad esempio alcuni studiosi sloveni in quegli anni hanno riferito
notizie del Campo profughi di Gonars. Si tratta di Franc Perme, Anton Zitnik, Franc Nucic, Janez Crnej, Zdenko Zavadlav, che con la loro ricerca intitolata Slovenjia 1941, 1948, 1952. Tudi mi smo
umrli za domovino, hanno anche riportato notizie sul comportamento
dell’esercito italiano nei confronti di una parte della nascente resistenza iugoslava.
Allora c’è il generale Robotti, comandante delle autorità italiane di Lubiana
occupata ed annessa al Regno d’Italia, intenzionato ad aprire “campi di
concentramento per l’internamento delle persone sospettate, poiché a Lubiana ve
ne erano detenute già 200 e ci si aspettava che il numero avrebbe raggiunto i
1.000” (Slovenjia 1941, 1948, 1952. Tudi
mi smo umrli za domovino, p. 129).
Anonimo,
Il campo di notte, gouache su
cartoncino. Fotografia di E. Varutti
Poi nel volume degli studiosi sloveni c’è anche un po’ di
Friuli. È fatto cenno al Campo di concentramento di Gonars, per detenere
sospetti sloveni e croati (p. 128). Qui finiscono molti ufficiali sloveni, con
un aiutino dato ai militari italiani
da parte della Osvobodilna Fronta (OF), ovvero il Fronte di Liberazione del
Popolo Sloveno. Infatti i primi partigiani, sapendo che molti degli ufficiali
sloveni erano monarchici e non comunisti, li precettarono ad entrare nell’OF
con delle cartoline aperte, cosicché l’esercito italiano venne a sapere i loro
indirizzi e li prelevò tutti senza tanti problemi.
Ivan Garbajs, Panoramica
del campo 1942, gouache su carta. Fotografia di E. Varutti
Poi sono menzionate le trattative di Tapogliano del 15 giugno
1944. Artefice di tale iniziativa è il prefetto di Gorizia, conte Marino Pace,
che prese contatti coi capi partigiani comunisti per azioni di non aggressione
(pp. 350-353). Per ringraziare l’OF dei vari favori fatti all’esercito sabaudo
imperiale, nel 1943 il generale Cerutti, comandante della divisione “Isonzo” a
Novo Mesto “aveva mandato tre vagoni di armamenti, munizioni e divise militari
italiane per l’Esercito di Liberazione del Popolo” (p. 144).
Ancora oggi la storia del Campo di concentramento di Gonars,
in provincia di Udine è poco nota agli italiani. Bisogna chiarire che sin dal
1941, quando l’Italia fascista invade la Jugoslavia ed annette alcune parti del
suo territorio, come la provincia di Lubiana o il Governatorato della Dalmazia,
viene organizzata dall’esercito italiano l’operazione di concentramento di
militari e civili iugoslavi, per sottrarli alla nascente resistenza contro gli
invasori. I primi campi attivi in Friuli e nella Venezia Giulia furono quelli
di Cighino e di Gonars. Il primo era sito vicino a Tolmino, in provincia di
Gorizia, mentre il secondo era a sud di Udine. Nel 1942 a Gonars – ha scritto
Alessandra Kersevan nel suo Lager italiani – c’erano oltre 4.200 internati civili,
bambini inclusi.
M.
Lebez, Ritratto dottor Cordaro 1942,
olio su tela. Fotografia di E. Varutti
Nel 2012 è stato prodotto un interessante documentario del
regista Dorino Minigutti. Il regista friulano ha aperto una pagina dimenticata
della storia del ‘900. È quella dei campi di concentramento italiani dove
vennero internati gli abitanti di interi villaggi sloveni e croati. Ci furono
migliaia di vittime per stenti in quei campi.
Il documentario di Minigutti racconta l’inedita storia di un
gruppo di bambini sopravvissuti ad uno di quei campi, come a Gonars. Si intitola
Oltre il filo. L’audiovisivo accompagna
i bambini di allora in un viaggio nella memoria. Artisti e studenti dell’Accademia
di Lubiana, internati nel campo, riuscirono a ritrarre durante la prigionia i volti
e la vita dei detenuti. Anche i bambini prigionieri, una volta scappati dal
campo dopo il 1943, raccontarono con disegni e componimenti inediti quella
terribile esperienza. Nel film i protagonisti riflettono sui propri traumi, su
quei segni invisibili che li hanno accompagnati nel corso della vita. Poi
rivedono alcuni disegni di allora e rileggono quei componimenti.
Chi c’era?
All’inaugurazione della mostra è capitato di vedere la
presenza di Andrea Zannini, professore ordinario di Storia moderna all’Università
di Udine; Maurizio Rocco, presidente dell’Ordine dei Medici di Udine; Gianni Ortis, presidente dell’Istituto friulano per la storia del Movimento di liberazione;
Romeo Mattioli, già consigliere comunale (PSI) dal 1975 al 2003 e di Gianpaolo Borghello, già direttore
del dipartimento di italianistica a Udine.
Tra i tanti partecipanti c’erano Augusta De Piero, già
consigliere regionale; Tiziano Sguazzero, ricercatore dell’Ifsml; l’ex onorevole
Gianna Malisani (PD) e Alfredo Gon, dell’ANPI di Manzano. C’erano poi Vania Gransinigh, responsabile dell’Unità Organizzativa coordinamento scientifico
Musei di Udine e il professor Elio Varutti, vice presidente del Comitato
Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia
(ANVGD).
Una vetrina della rassegna con caricature. Fotografia di Leoleo Lulu
Orari di visita della
mostra a Palazzo Morpurgo
La mostra 1942-43: la
Storia che ci ri-guarda. Il dottor Mario Cordaro e gli artisti sloveni e croati
nel campo di concentramento di Gonars si potrà visitare da sabato 29
settembre a domenica 28 ottobre 2018, il giovedì e il venerdì dalle 15.00 alle
19.00, il sabato e la domenica sia la mattina dalle 10.00 alle 13.00, sia il
pomeriggio dalle 15.00 alle 19.00 con ingresso libero.
Per le scuole sono previste visite guidate su prenotazione
telefonando al numero telefonico 0432.295475, oppure al fax fax 0432.296952, o
scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica archivio@ifsml.it
Per alte notizie si può scrivere, in posta cartacea, anche a:
Istituto Friulano Storia Movimento Liberazione, Viale Ungheria, 46 - 33100
Udine.
Nikolaj
Pirnat, Dottor Cordaro, busto in
bronzo, 1942. Fotografia di E. Varutti
Filmografia
Dorino Minigutti, Oltre
il filo / Over the line, Zavod Kinoatelje (SLO), Agherose (I), Focus Media
(HR), 2012.
Bibliografia essenziale
- Paola Bristot (a cura di), Album 1942-43. I disegni del campo di concentramento di Gonars.
Collezione Cordaro, Udine, Gaspari, 2015.
- Alessandra Kersevan, Lager
italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascista per civili
iugoslavi 1941-1943, Roma, Nutrimenti, 2008.
- Franc Perme, Anton Zitnik, Franc Nucic, Janez Crnej, Zdenko
Zavadlav, Slovenjia 1941, 1948, 1952.
Tudi mi smo umrli za domovino, (1.a edizione: Lubiana, Grosuplje 1998, col
titolo tradotto: I sepolcri tenuti nascosti e le loro vittime 1941-1948, di
Franc Perme, Anton Zitnik, pp. 277), Lubiana Grosuplje, Associazione per la
Sistemazione dei Sepolcri Tenuti Nascosti, 2000. Edizione italiana [considerata
dagli AA. come la terza]: Slovenjia 1941,
1948, 1952. Anche noi siamo morti per la patria. “Tudi mi smo umrli za
domovino”, Milano, Lega Nazionale d’Istria Fiume Dalmazia, Mirabili Lembi
d’Italia, [2005, l’anno di stampa è dedotto, fra le pagine 380 e 381, nella
didascalia delle fotografie a colori n. 22-23], pp. LXVI-792.
Udine, Palazzo Morpurgo, pubblico fino in strada all'inaugurazione della mostra di disegni di internati sloveni e croati al Campo di concentramento di Gonars. Fotografia di E. Varutti
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah
Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Elio Varutti e di
Leoleo Lulu, di Udine.
Udine, Palazzo Morpurgo, il plastico del Campo di
concentramento di Gonars alla mostra “1942-43: la Storia che ci ri-guarda. Il
dottor Mario Cordaro e gli artisti sloveni e croati nel campo di concentramento
di Gonars”. Fotografia di Leoleo Lulu