Un celebre novelliere può essere pure un originale pittore?
Sì, la interessante mostra della Kunsthalle
(Museo d’arte) di Brema sta a dimostrarcelo. Col titolo Hans Christian Andersen. Poet mit feder und
schere (Hans Christian Andersen. Poeta con penna e forbici) le sue opere sono in esposizione
dal 20 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019.
Hans
Christian Andersen, Botaniker
(Botanico), Scherenschnitt (Silhouette), Odense City Museums, Danimarca, immagine
da Internet
Hans Christian Andersen nasce a Odense, in Danimarca, il 2
aprile 1805 e muore a Copenaghen il 4 agosto 1875. È stato uno scrittore e
poeta danese, celebre soprattutto per le sue fiabe.
Mi piace utilizzare nell’articolo presente l’abbreviazione
“Xan” per “Christian”, come facevano gli scrivani dei notai dei secoli scorsi.
Per la parola Christi usavano una
croce inclinata, quasi una “X”, perciò “Xan” significa Christian.
Attenzione, perché Hans Xan Andersen non è un imbrattatele
alla ciao ciao micio micio. Si può notare la sua mano fine e un certo gusto
indagatorio per le scene di intimità familiare. Il tutto è mescolato con una
fantasia sterminata. È proprio bella questa rassegna di Brema che è stata
curata da Anne Buschhoff e Detlef Stein. È un’esposizione di tipo innovativo,
perché ci offre un aspetto culturale inesplorato del superlativo novelliere
danese.
Brema, il Palazzo della Kunsthalle (Museo d’Arte) in mezzo al verde. Fotografia di Elio
Varutti
Si badi, non ci sono solo i disegni poco o per nulla noti
alla massa. Nella mostra di Brema si possono leggere alcune lettere originali
di Hans Xan Andersen, come quella all’illustratore e grafico Otto Speckter, del
26 giugno 1868.
Andersen usava tecniche di pittura tradizionali o curiose,
come il collage, o la costruzione creativa attorno a una macchia di colore del
foglio piegato in due per allargarla e asciugarla. L’uomo con turbante, del 1871, è un esemplare, in tal senso,
affascinante assai. Nella rassegna, oltre a vari disegni, quadri a olio e ad
opere grafiche, vi sono certi oggetti di collezioni private e di primari musei
pubblici come, ad esempio, quelli di Dresda (Germania), Otterlo (Paesi Bassi),
Copenhagen e Odense (Danimarca).
Hans Christian Andersen, Pierrot,
o. J., Scherenschnitt (Silhouette), Odense City Museums, Danimarca, immagine
da Internet
Dai disegni di Hans Xan Andersen si possono dedurre i suoi
viaggi del 1833-1834. Le mete vanno da Roma, a Pompei, Paestum e Firenze. Come
si fa a non stupirsi davanti al Ponte
Vecchio, da lui disegnato il 12 aprile 1834? Si tratta di un’opera con
cipiglio da vedutista, custodita all’Odense City Museum. Il visitatore capisce
il valore formativo del Grand Tour in
Italia di Hans Xan Andersen, che peraltro ha viaggiato in molti altri luoghi,
come in Marocco, disegnando e facendo esclusivi schizzi a lapis.
Le sue silhouette, tuttavia, sono i pezzi più creativi della
bella esposizione. Eh, qui Hans Xan Andersen ci ha dato dentro con l’inventiva.
La sua fantasia esplode letteralmente nelle forme ritagliate e nelle
meravigliose carte colorate. Le dolci sagome sono ritagliate con precisione
certosina. Penso che abbia usato le forbicine da manicure dei Sette nani. Anzi
no, si deve essere avvalso di minuscole forbici simili a quelle del Necessaire
di Meissen, del 1750, esposte al Castello di Schwerin. È proprio un bel vedere.
È un lavoro spettacolare. Dobbiamo ringraziare chi ha avuto l’idea di questa
mostra.
Hans
Christian Andersen, Mann mit Turban,
1871, Klecksographie (arte di produrre una immagine piegando un foglio
contenente macchie d’inchiostro), Odense City Museums, Danimarca, immagine da
Internet
Le silhouette di Hans Xan Andersen mi fanno venire in mente
le marionette di Fortunato Depero e il suo Teatro Magico. Ricordo di aver
visitato, sarà stato il 1975, la Casa-museo del fantasmagorico artista futurista
di Rovereto, in provincia di Trento. Che tenerezza quella Galleria inugurata da lui nel 1959! Mi sia permesso di dire che
lì c’erano ammucchiate un sacco di sue opere, tanto che una copriva l’altra. Le
sale erano zeppe di manichini. Mi sentivo circondato da loro.
Oggi la museologia ha fatto passi da gigante. È forse per
tale motivo che alle fantastiche silhouette di Hans Xan Andersen troviamo
associate a Brema le copertine di LP di Elvis Costello, del 1966, oppure quella
dei Pet Shop Boys, del 2011. È un collegamento avveniristico? Ci sono pure gli
impertinenti colori di Andy Warhol; di lui ho visto tre opere del 1987, con
netti rimandi a Andersen.
L’opera materista posta al termine del percorso espositivo ci
fa capire l’importanza della luce. È il faro che illumina la bizzarra scultura,
infatti, a creare un’ombra cinese che si rifà alle silhouette del grande
Andersen. Autori inglesi dell’opera del 2001 con materie di riciclo, intitolata
Falling apart, sono Tim Noble e Sue
Webster.
Vincent
van Gogh, Mohnfeld (Campo con papaveri),
Saint-Rémy, 1889, olio su tela, 71 x 91 cm, Kunsthalle, Brema. Fotografia di
Daniela Conighi
Nel resto del museo
La Kunsthalle di
Brema è un contenitore d’arte straordinario. Ci sono capolavori di arte sacra,
come la Madonna con Bambino di
Masolino da Panicale, del 1423, o il Trittico
della Deposizione del Maestro di Ulma, del 1490. Gli artisti tedeschi sono
qui mescolati con quelli fiamminghi: Cranach il Vecchio, Dürer, Rembrandt,
Rubens e Van Dick. Del periodo barocco si possono vedere quadri di Palma il
Giovane, Sebastiano Ricci, Martin Knoller, Giovanni Battista Tiepolo e il
figlio Gian Domenico. Si passa dal neoclassicismo con Canova, ai grandi pittori
e scultori francesi dell’Ottocento, tipo Courbet, Manet, Renoir, Sisley, Monet,
Rodin o a una serie di romantici tedeschi tutti da scoprire.
Particolarmente inquietante è La mamma morta di Edward Munch; non poteva essere altrimenti. Molto
interessanti e pieni di vita sono i quadri dei pittori dei movimenti di inizio
Novecento, come “Die Brücke” (Il Ponte) di Dresda e della “Nuova Oggettività”,
con un vivace Otto Dix. Ne cito altri che mi hanno stregato: Nolde e Kirchner.
Qui ci sono, inoltre, le opere del gruppo “Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere
Azzurro), come von Jawlensky, Marc e Campendonk.
Erma Bossi,
Pariser stadtlandschaft (Paesaggio di
Parigi), olio su cartone, 1906-1909. Fotografia di Daniela Conighi
Gli Impressionisti e coloro che stavano appresso sono ben
rappresentati. Troviamo le pitture di Pissarro, Toulose-Lautrec, Vallotton,
Cézanne, Bonnard, Vincent van Gogh e Gauguin. Non è tutto, perché ci sono
quadri di Picasso, Braque, Léger, Degas e Pistoletto posti in mostra a tema.
C’è l’amore, ad esempio, col titolo intrigante: “What is Love? Von Amor Bis Tinder”.
Mi ha molto colpito vedere, nelle vicinanze dei capolavori di
Van Gogh, un quadro di Erma Barrera Bossi, nata a Pola e morta a Milano. Pure
questa istriana asburgica usa colori aggressivi e accesi; forse l’accostamento
in sala è dovuto al contrasto cromatico delle opere. La pittura ad olio su
cartone della Bossi, del 1906-1909, si intitola Pariser stadtlandschaft (Paesaggio di Parigi).
Non sorprendetevi nel vedere esposti fra tanti quadri a olio
o disegni dei tempi passati anche qualche fotografia a colori degli ultimi
decenni. Alcune sale, poi, sono dedicate all’arte contemporanea, che può
piacere oppure no. Sicuramente provoca certe emozioni all’osservatore. Il
rifiuto (rejectance) di un’opera
d’arte non è forse generato da un turbamento, rispetto a chi l’accetta (acceptance) con passione ed entusiasmo?
Per gli psicologi dell’arte l’emozione è uno stato complesso (dell’io, della
persona) che si manifesta dalla accresciuta percezione di un oggetto (quadro,
scultura) o di una situazione (installazione contemporanea). C’è la
consapevolezza dell’attrazione o della repulsione. Tutto ciò può produrre delle
profonde modificazioni fisiologiche. Penso a Karl Jaspers nel suo articolo “The
phenomenological approach in psycopathology”, scritto nel 1912 su «Zeitschrift für die gesamte
Neurologie und Psychiatrie».
Brema,
il Palazzo della Kunsthalle (Museo
d’Arte) con le silhouette di Andersen sulla porta d’ingresso. Fotografia di
Elio Varutti
Tra le varie presenze a Brema di arte contemporanea, c’è la
rassegna Rosa Barba. Geschichte Als Skulptur (Rosa Barba. La storia come scultura). Si tratta di una serie di
installazioni dell’artista londinese Rosa Barba, nata nel 1972. I suoi stilemi
si caratterizzano per il suo impegno concettuale con il film. Il suo maggiore
interesse sta nel rapporto tra la pellicola cinematografica, i vetusti
proiettori, lo spazio e il visitatore. La composizione, la fisicità e la
spazialità delle forme sono rilevanti per capire i suoi interventi. Grazie ai
desueti elementi cinematografici crea oggetti cinetici e installazioni nello
spazio da sconcertare l’osservatore. Le sue opere, richieste in varie gallerie
d’arte, sono situate tra la documentazione sperimentale (macchine mosse
dall’elettricità) e la fuga nell’immaginario (luci, colori, suoni, rumori).
I contributi artistici di Rosa
Barba sono come delle lanterne magiche del XXI secolo.
Paul
Cézanne, Dorf hinter Bäumen (Marines)
Villaggio dietro gli alberi (Marines), 1898, olio su tela, 66 x 82 cm, Kunsthalle,
Brema. Fotografia di Daniela Conighi
Caro lettore
Questo museo, per la sua forza estetica innovativa, potrebbe
ribaltare i tuoi assiomi di storia dell’arte. Certo, se vai a visitare il MoMa
di New York (The Museum of Modern Art)
sai cosa ti aspetti. Avanguardia a gogò. Ti farà riflettere, comunque, il fatto
che il catalogo di tale museo edito, del 1999, sia giunto alla seconda edizione
e alla quinta ristampa nel 2009, con traduzioni in svariate lingue.
Al termine dell’itinerario espositivo a Brema, come a New
York, potresti sentirti rivoltato come un calzino. Quando sono uscito dalla
Kunsthalle mi sono sentito pervaso da una Total
contamination, come avrebbe detto Pier Paolo Pasolini. L’arte ti strapazza,
a volte. Guardi la Primavera di
Botticelli a Firenze e ti coglie un infarto; è successo nel 2018. La sindrome di Stendhal non è roba da lupini e noccioline. Fortuna che, usciti dal Museo
d’Arte di Brema, c’è una rilassante passeggiata tra alberi, anatre e acque
miti, che ti riportano con i piedi per terra.
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Brema, scorcio del Palazzo della Kunsthalle (Museo d’Arte). Fotografia di Elio Varutti
Orari di visita alla
Kunsthalle di Brema
Hans Christian Andersen. Poet mit feder und schere
(Hans Christian Andersen. Poeta con penna e forbici). Esposizione dal 20 ottobre 2018 al 24
febbraio 2019.
Orari di apertura: da Mercoledì a Domenica, ore 10 – 18. Martedì
10 - 21:00. Chiuso: lunedì.
Orari di apertura dal 26.02.2019: Martedì 10-21. Da Mercoledì
fino a Domenica 10-17. Lunedì chiuso.
--
Recensione di Elio Varutti. Servizio redazionale e di
Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo e E. Varutti. Fotografie di Elio
Varutti e Daniela Conighi. Le immagini delle silhouette sono riprese dal sito web
del Museo d’Arte di Brema, Germania, che si ringrazia per la diffusione in
questo blog
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