Ce ne fossero di libri così. È una fortuna che Maria Cacciola
si sia impegnata a raccogliere numerose testimonianze sull’esodo giuliano
dalmata per pubblicarle in questo volume, ricco inoltre di molte fotografie.
Il
fatto che siano stati sondati solo testimoni legati all’esodo verso la Sicilia,
terra di grande accoglienza, non attenua il valore nazionale dell’intera opera.
Il volume originale dell’Autrice ha molte qualità, che cercheremo di
illustrare.
Qui si possono trovare “memorie personali e testimonianze
drammatiche di dolorose esperienze che documentano fatti ed episodi di quella
storia (patria) della Venezia Giulia che va dal settembre 1943 ai giorni nostri,
quasi; – come scrive nella sua Presentazione Massimiliano Lacota, presidente
dell’Unione degli Istriani – vicende lontane nel tempo che sono però ancora
così vive nella memoria di ogni giuliano e perciò opportunamente riunite in uno
sforzo encomiabile indirizzato a mettere a disposizione di tutti le verità più
precise ed inesorabili rispetto a quanto accadde a trecentocinquantamila
profughi da Istria, Fiume e Dalmazia”.
La copertina, di Carmelo Samperi, mira a far conoscere la
foiba al lettore comune. Viene artisticamente mostrata, infatti, la sezione di
una voragine carsica, a volte abitata da colombi svolazzanti. Nel groviglio del
bosco si trovano, in Istria, oltre 1.500 di queste buche naturali, alcune delle
quali sono profonde centinaia di metri. È in questi anfratti che, dopo l’8 settembre
1943, i titini uccidono e gettano nel baratro i corpi degli italiani, per
vendetta contro quanto vissuto sotto il fascismo, per pulizia etnica e per
espansionismo nazionalista croato.
Maria Cacciola è presidente provinciale, a Messina, dell’Associazione
Nazionale tra i Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in
Jugoslavia (ANCDJ). In tale veste è impegnata a raccogliere le testimonianze e
i ricordi degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia rifugiatisi in Sicilia e dei
loro discendenti. Interessante è infatti l’apporto poetico, ad esempio,
pubblicato nel volume, oppure la tenerissima produzione culturale di nipoti e
pronipoti degli scomparsi per uccisione dei titini. Ci sono poi resoconti sulle
intitolazioni di vie e piazze ai caduti in Istria, Fiume e Dalmazia, ma anche
riguardo ai militari e civili deportati e eliminati a Gorizia e a Trieste
durante l’occupazione titina del 1945. Qualche testo qui pubblicato è del mondo
scolastico, come quello di Francesco Calvaruso, docente al Liceo Pedagogico di
Palermo.
Nel volume c’è persino l’attualità, visto che viene
riprodotta la celebre intervista di Lucia Bellaspiga a Giuseppe Comand, ultimo testimone delle foibe, pubblicata il 6 gennaio 2018 sul quotidiano
«L’Avvenire». Dopo aver saputo di tale intervista, tra l’altro a un personaggio
che risiede a Latisana, in provincia di Udine, il presidente della Repubblica
Mattarella sei giorni più tardi lo ha nominato commendatore al merito.
Il professor Dario Caroniti, nella Prefazione al testo della Cacciola, traccia la storia di come è
stato recepito il Giorno del Ricordo dal
Comune di Messina. Si va dalla pubblicazione di un volume divulgativo nel 2008,
a cura di Davide Gambale, fino al racconto a fumetti, con disegni di ragazzi
sulle vittime delle violenze titine, edito nel 2010 a cura di Enzo Migneco. La
stessa Civica amministrazione, nel 2010, ha posto una lapide in ricordo dei
messinesi che persero la vita nella Venezia Giulia durante la Seconda guerra
mondiale.
Il volume contiene dei cenni storici sull’Istria, Fiume e
Dalmazia con l’ausilio di alcune carte geografiche, per arrivare alla seconda
guerra mondiale e al Trattato di pace del 1947, fino al Trattato di Osimo del
1975 e alla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, del 2004. Mi hanno
incuriosito le varie riflessioni riguardo al Giorno del Ricordo qui contenute.
Cartolina di Fiume negli anni Venti. Collezione E. Varutti
Una parte speciale in questa modesta recensione meritano i
testimoni che raccontano il loro vissuto e il loro dolore. Non è da tutti. C’è
chi non vuole riaccendere il dolore straziante e quindi preferisce non parlare,
non raccontare. Posizione da rispettare indubbiamente, ma è molto importante
parlare. Così si può leggere il racconto di Rosalia Barrile, nata a Montona, di
Nelly Berdar, esule da Fiume e di Anna Maria Bruno, nata a Caltanisetta, ma
trasferita col padre poliziotto in questura a Fiume.
È nata a Rovigno d’Istria Grazia Bruno, un’altra preziosa
testimone. È fuggita con la famiglia nel 1945, in seguito all’uccisione del
padre nella foiba di Villa Bassotti, avvenuta nel 1943. L’Autrice stessa è nata
a Dignano d’Istria nel 1941; la famiglia Cacciola è esule a Messina, dopo la
scomparsa del padre catturato dai titini nel 1945, a guerra finita, senza
riferire alcuna notizia ai congiunti.
Un altro contributo è di Sergio Campagnoli, classe 1923,
esule da Fiume. Poi c’è un altro fiumano, Antonio D’Aliberti, figlio di un
sottobrigadiere della Guardia di Finanza; i titini lo catturano il 3 agosto
1944 a Sicciole di Pirano. La madre dal dolore perse la ragione e il piccolo
Antonio viene raccolto da una famiglia di contadini, che lo mettono a dormire
in un magazzino di mele. Nel 1945 gli zii di Antonio lo rintracciano e, con la
madre ancora sconvolta, rientrano a Messina.
Altre storie dell’esodo in Sicilia sono quelle di Maria
Dusman, di Pola, di Luciana Favretto, nata a Umago, di Bruna Fiore, nata a
Fianona, di Lucia Hödl, nata a Fiume ed esule a Palermo e di Rosa Vasile, pure
fiumana, esule a Palermo e presidente provinciale dell’ANCDJ.
Due sono i passaggi a Udine per questi esuli italiani presso
il Centro smistamento profughi di Via Pradamano. Bruna Fiore racconta come “raggiungemmo
Udine e con altri esuli fummo radunati in uno stanzone, dove trascorremmo tante
notti su pagliericci, al freddo” (p. 124). Lucia Hödl con i familiari è profuga
al Silos di Trieste. Sostiene che quella fu la sua prima tappa dell’esodo. “La
seconda tappa fu Udine – aggiunge la Hödl – dove restammo pochi giorni, poi ci fermammo a Gaeta
per quasi un mese e quindi fummo trasferiti a Siracusa, una ridente città
siciliana, dove saremmo voluti restare per sempre perché era un piccolo centro
e il suo mare ci ricordava Fiume”. Invece altri sette anni la famiglia Hödl li
passerà al Centro Raccolta Profughi di Termini Imerese, vicino a Palermo (p.
130).
L’interessante libro della Cacciola si chiude con due altri
contributi nella Postfazione. Col primo
intervento Milena Romeo effettua una breve panoramica sulla storia dell’esodo e
su quanto di nuovo porti il volume miscellaneo della Cacciola. Secondo lei “la
storia, la grande storia, accaduta a più riprese già prima e dopo la Seconda
guerra mondiale, irruppe nei microcosmi di famiglie e persone che dovettero
difendersi da sole da rastrellamenti, sparizioni, persecuzioni, infoibamenti
prima e da un nomadismo forzato dopo, che non fu un fenomeno storico amorfo e
indistinguibile, ma la migrazione di un popolo fatto di singole persone, di
storie minute intrise di sangue, stenti, tristezza, nostalgia, sradicamento”
(p. 208).
L’ultimo scritto, di Davide Rossi, vice presidente del
Coordinamento adriatico, si intitola non a caso Dall’Istria, fin giù per tutto lo Stivale.
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Il libro recensito
Maria Cacciola (a cura di), Sulle ali della memoria. Gli esuli giuliano-dalmati di Sicilia
ricordano, Terme Vigliatore (ME),
Giambra, 2018, euro 13, pp. 218.
ISBN 9788898311934
Per informazioni, vedi il sito web: www.giambraeditori.com
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Riferimenti bibliografici
e del web
- Marcello Crinò, Barcellona
Pozzo di Gotto: il ricordo degli esuli giuliano-dalmati di Sicilia in un libro
di Maria Cacciola pubblicato da Giambra, «Messinaweb.eu», on-line da febbraio 2018.
- Lucia Bellaspiga, Udine. «Io, a 97 anni ultimo testimone
oculare delle stragi delle foibe», «L’Avvenire», 6 gennaio 2018.
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Recensione di Elio Varutti. Servizio redazionale e di
Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E.
Varutti. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato
Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine.
Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di
Udine è Bruna Zuccolin.
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