Grazie alle
esaurienti ricerche archivistiche “alla raccolta di notizie per il tramite dei
racconti degli abitanti – scrive nella Prefazione
al volume presente Glorija Paliska Bolterstein, sindaco del Comune di Raša
(Arsia) – alla localizzazione dei vari edifici e contenuti con l’aiuto delle
fotografie, all’analisi dell’odierno patrimonio e al faticoso lavoro in situ, è nata quest’opera dedicata
principalmente all’illustrazione delle particolarità edilizie di Arsia”.
La copertina
del volume
Certo, avrà
insistito molto nella scelta editoriale incentrata sugli aspetti edili il fatto
che Rinaldo Racovaz è un geometra. È quasi una sua deformazione professionale
soffermarsi sulle opere di bonifica, sull’acquedotto, sulla centrale
termoelettrica di Vlaska, sulle risorse minerarie dell’area e sulla fondazione
della città. La parte più affascinante per i saltafossi (è così che venivano chiamati in Friuli dai coetanei gli
studenti e i diplomati geometri) è la seconda metà del testo ricco di tante
fotografie.
Qui vengono descritti la direzione dei lavori, il cantiere, gli
edifici residenziali, gli artisti di Arsia, oltre alle caratteristiche
morfologiche del nuovo Comune, sorto nel 1937. Ci sono i particolari
costruttivi dei pavimenti in piastrelle, delle porte, con tanto di maniglia
fotografata a parte, oppure il solaio della famosa chiesa col tetto a forma di
vagone minerario rovesciato, in onore dei minatori.
Panorama di
Arsia nel 1939
Il volume è perfettamente bilingue: italiano e croato. Tra gli
artisti e i professionisti che lavorano ad Arsia nel 1936-1937 troviamo Ugo
Carà pittore, Marcello Mascherini scultore, Gustavo Pulitzer Finali architetto, gli
sloveni Zorko Lah e Franjo Kosovel architetti e Eugen Kokot pittore. L’autore
riesce a sfatare i dati trionfanti del regime, con documenti alla mano, come le
Relazioni mensili, inviate dalla Società ARSA al prefetto Cimoroni sull’andamento
dei lavori di edificazione. Secondo il regime ed i giornali del tempo,
controllati dal regime, il villaggio di Arsia fu costruito in soli 547 giorni! Ecco
la frase sfatata. Arsia fu costruita dal 10 marzo 1936 al 29 ottobre 1940, per
un totale sincero di 1.694 giorni ma, come lamenta l’Autore, ancor oggi nei
saggi scientifici si continua a propinare
la non documentata cifra di 547 giorni di lavoro (p. 282).
Arsia, Case
operaie edificate nel 1937. Fotografia archivio Rinaldo Racovaz
Si ricordano
le sciagure che colpirono la miniera di Arsia, inclusa una del dopoguerra. La più grave disgrazia avvenne
il 28 febbraio 1940, causando la morte di 185 minatori e un centinaio di
feriti. La stampa di regime diffuse appena la notizia, ridimensionando l’accaduto.
Così scrive l’autore a pag. 7. Si può aggiungere che con lo sfruttamento
intensivo della miniera in periodo bellico, a fare le spese di una produzione
febbrile e incosciente fu la sicurezza dei lavoratori. Infatti, già prima del
disastro del 28 febbraio, ci furono altri incidenti collettivi, di cui due
particolarmente gravi nel 1937 e 1939 che causarono, rispettivamente, la morte
di 13 e 7 operai (Giorgio Di Giuseppe, “Arsia, una tragedia ancora poco
conosciuta”, on-line dal 3 marzo 2015). https://www.balcanicaucaso.org/Transeuropa/Arsia-una-tragedia-ancora-poco-conosciuta
Piscina di
Arsia, 1942; gli impianti sportivi sono il fiore all’occhiello del regime. Si riconosce,
in basso a sinistra Gino Stringaro, minatore. Collezione Walter Stringaro,
esule da Arsia a Udine
Dopo l’armistizio
del 1943, Arsia venne occupata dalla Germania nazista all’interno dell’Adriatische Küstenland, in fase di
annessione al Terzo Reich. Nell’aprile del 1945 i nazisti fuggono e arrivano i
partigiani di Tito. Costoro destinarono al lavoro forzato i prigionieri
tedeschi della Wehrmacht, dato che
molti minatori italiani erano fuggiti, sin dal 1944 (come ha raccontato Walter Stringaro), per la paura delle violenze titine; queste
ultime parole sono della redazione del blog.
L’autore si limita a scrivere che “L’esodo
del dopoguerra interessò un gran numero di abitanti di questa cittadina che in
quel periodo perse anche lo stato di Comune perché incorporata in quello di
Albona” (p. 7). Nel 1937 Arsia contava 8.786 abitanti (p. 272).
Facente parte
della Repubblica Socialista Iugoslava, nel 1961, ad Arsia vi fu stabilita una
colonia di bosniaci che crebbero fino a rappresentare un terzo della
popolazione del comune, ma al 2011 sono censiti solo in 190. Mentre la comunità
italiana è costituita oggi da una cinquantina di persone, secondo le
enciclopedie del web. A causa della
crisi e della riforma dell’economia socialista negli anni Sessanta il numero di
lavoratori diminuì e si svilupparono nuove attività economiche, che poi subirono dei fallimenti.
Il futuro di
Arsia, che conta 3.197 abitanti, in conclusione, sta nel turismo secondo l’autore
e secondo il sindaco della città, gemellata con alcuni comuni del Friuli Venezia Giulia.
Piscina di
Arsia, 1942; relax di Gino Stringaro, minatore. Collezione Walter Stringaro,
esule da Arsia a Udine
I coeditori
dell’interessante ed esclusivo volume sono il Comune di Arsia / Općina Raša, la
Regione Istriana / Istarska županija e l’Associazione Arsia Art di Arsia /
Udruga Arsia Art iz Raše. Per l’editore / za izdavača hanno collaborato:
Daniela e Federika Mohorović. È stato redattore e traduttore / urednik i
prevoditelj Tullio Vorano. Lettori / lektori risultano Iva Peršić (italiano /
talijanski) e Samanta Paronić (croato / hrvatski). L’impaginazione e il design
/ prijelom i dizajn sono opera di Leo Knapić. La stampa di questo volume è
stata agevolata dal consistente contributo finanziario della signora Lia Carli
vedova Faraguna di Trieste. Il testo è stato schedato nel catalogo informatico
della Biblioteca universitaria di Pola / Pula (Croazia).
La
redazione del blog presente ringrazia il signor Walter Stringaro, nato ad Arsia
nel 1942 ed esule a Udine, socio ANVGD, per il prestito dell’originale volume
sulla sua città natale.
Il libro qui recensito
Rinaldo Racovaz,
Arsia, un’opera d’arte d’edilizia moderna
/ Raša, remek-djelo graditeljstva Moderne, Arsia / Raša, Comunità degli
Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona / Zajednica Talijana “Giuseppina
Martinuzzi” Labin, Consiglio della minoranza italiana della Città di Albona /
Vijeće talijanske manijne Grada Labina, 2016, pp. 308, varie fotografie b/n.
ISBN
978-953-97919-7-9
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Approfondimenti nel web
Si può menzionare il libro di Cristina Scala, intitolato : Cuore di bambina a Fiume nell’anno 1947, Portogruaro (VE), [s.e.], 2018, pp. 58.
Come ha scritto, il 31 gennaio 2019, la stessa Cristina Scala in Google, è opportuno ricordare: "l'incidente in miniera del 14 marzo 1948, dove morirono 92 prigionieri tedeschi durante i lavori forzati nel dopoguerra. Infatti non esistono documenti ufficiali, ho solo la lettera originale del 1949 del soldato sopravvissuto che lo testimonia". Il soldato tedesco è il protagonista del volume di Cristina Scala, che si ringrazia per l'approfondimento interessante.
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Approfondimenti nel web
Si può menzionare il libro di Cristina Scala, intitolato : Cuore di bambina a Fiume nell’anno 1947, Portogruaro (VE), [s.e.], 2018, pp. 58.
Come ha scritto, il 31 gennaio 2019, la stessa Cristina Scala in Google, è opportuno ricordare: "l'incidente in miniera del 14 marzo 1948, dove morirono 92 prigionieri tedeschi durante i lavori forzati nel dopoguerra. Infatti non esistono documenti ufficiali, ho solo la lettera originale del 1949 del soldato sopravvissuto che lo testimonia". Il soldato tedesco è il protagonista del volume di Cristina Scala, che si ringrazia per l'approfondimento interessante.
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Recensione
di Elio Varutti. Servizio redazionale e di Networking a cura di Tulia Hannah
Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie da collezioni
private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale
Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua
sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da
lunedì a venerdì ore 9,30-12,30.
Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.
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