La mostra di diorami di Franca Venuti è stata inaugurata venerdì
14 dicembre 2018 alle ore 16 da Fabrizio Cigolot, assessore alla Cultura del
Comune di Udine.
Franca Venuti Caronna, Cramârs,
diorama in legno, stoffa, sassi, metallo ed altri materiali, cm 20 per pupazzo, Museo
Etnografico del Friuli, Udine, 2018. Fotografia di Elio Varutti
“Questi microcosmi di vita friulana – ha detto Cigolot – sono
come un augurio per un sereno Natale a tutti voi e ai visitatori, che mi auguro
siano molti, dato che la rassegna sarà aperta fino al 3 febbraio 2019”.
Ha aperto l’incontro Tiziana Ribezzi, responsabile del Museo
Etnografico del Friuli, accennando al grande impegno di studio, di ricerca e di
produzione delle meravigliose riproduzioni in scala ridotta della Venuti per
rappresentare scene di vita popolare friulana. Ha poi parlato il professor Elio
Varutti, studioso dei cramârs, i venditori ambulanti del passato, dato che l’ultima
creazione di Franca Venuti per Palazzo Giacomelli, sede del museo, è proprio
un’ambientazione di tre cramârs vicino ad un’antica casa ladina. Sono sedici le
postazioni messe in mostra dall’artista e tutte attirano l’attenzione per la
dovizia di particolari e la precisione nella realizzazione.
Tra il folto pubblico dell’inaugurazione si sono notati, tra
gli altri Licio Damiani, critico d’arte, Lara Magri, della Biblioteca e del
Museo Etnografico di Malborghetto (UD) ed Enzo Cainero, dirigente sportivo.
Udine, Museo Etnografico del Friuli, Fabrizio Cigolot parla
con Franca Venuti Caronna e Tiziana Ribezzi, di spalle. Fotografia di Elio Varutti
Che cos’è un diorama?
Un diorama è un plastico o una ambientazione in scala ridotta
di scene varie. È un modellino tridimensionale. È una ricostruzione usata nei musei
per mostrare l’ambiente dei dinosauri, oppure una trincea della Grande guerra.
In architettura il plastico serve a mostrare in forma rimpicciolita un progetto
di edifici, ponti, porti e piani urbanistici. Persino la polizia scientifica
dei paesi anglosassoni lo utilizza per ragionare e individuare meglio la
sequenza di un crimine.
C’è chi ha avvicinato i diorami della Venuti alle pitture di
Otto D’Angelo, in Friuli e a Tiberio Giurissevich per l’Istria, per la ricerca
storica che sta a monte di tali opere. I diorami sono plastici e pitture del
ricordo, legate ad un attento studio in chiave filologica. Fûc e ricuart. Microcosmi nelle collezioni di Franca Venuti Caronna
è il titolo della mostra presso il Museo Etnografico del Friuli di Udine. L’artista
prima studia, poi fabbrica, cuce, costruisce, riproduce e ricicla materiali per
ottenere questi straordinari scenari di vita quotidiana del passato. Sono
lavori certosini e meravigliosi. Li si guarda con grande attenzione e si resta
a bocca aperta.
Udine, Museo Etnografico del Friuli, il pubblico in sala
espositiva. Fotografia di Elio Varutti
L’autrice è una folclorista? È una esponente di un realismo
miniaturizzato? In fotografia hanno trovato posto i realisti degli anni
1920-1930, come Ugo Pellis e Paul Scheuermeier. Poi ci sono stati il
neorealismo in cinematografia e i neorealisti del Gruppo Friulano per la Nuova
Fotografia, del 1955-1960. Questi, di Franca Venuti, sono lavori artistico artigianali di una
realtà rimpicciolita.
L’artista ci mostra i più caratteristici “fogolârs”, i
focolari, le calde cucine delle tradizioni popolari friulane. Poi c’è il
“camarin”, ossia la dispensa. In un’altra “scatola fantastica” (“magic box”)
c’è una vecchia latteria, la stalla, la stube e così via.
Artista originale Franca Venuti è autodidatta, iniziando la
sua carriera artistica verso la metà degli anni Ottanta. È molto attratta dall’antiquariato
friulano, dal restauro e dall’arredo d’interni. È fondamentale questo
background, per la precisione con cui rende la vita quotidiana nelle sue
“scatole fantastiche”. Si è interessata di composizioni di fiori secchi e di
creazioni con la pasta di farina e sale. Crea e dipinge su ceramica. I suoi diorami sono stati esposti in Friuli, in Austria, in Canada e negli USA.
Guardando le sue ricostruzioni in miniatura siamo immersi tra
sogno e realtà. Ci sfiorano fantasia e ricordo. Tutto ciò fuoriesce dalle
creazioni della Venuti, che opera con la mente sapiente e col cuore di donna.
Udine 14 dicembre 2018 - Il pubblico ci dà dentro con lo smartphone per riprendere qualche immagine alla mostra di Diorami di Franca Venuti Caronna. Fotografia di Elio Varutti
Catalogo dei diorami
della Venuti
L’artista affronta vari generi nei suoi diorami. C’è quello
documentale, per gli interni delle abitazioni della Carnia, della Val Canale e
per gli anniversari. C’è l’aspetto ambientale ecologico, in cui si trova il
gusto del tipico interno del Friuli e della montagna, dove si recuperava ogni
bene, senza spreco. C’è un piano di lettura estetico, come quando l’artista
indugia sui colori degli abitini, sulle
composizioni plastiche e sulle scenografie, quasi come in un set
cinematografico. C’è un quarto aspetto funzionale e didattico, quando spiega al
visitatore e allo studente i modi di vita del passato e i sistemi di
lavorazione dei prodotti. C’è un aspetto sociologico, infine, perché ci mostra il passaggio
delle classi sociali, dal semplice venditore ambulante al cramâr titolare della
fraterna compagnia che e si furnive a
Vignesie li dal speziâr Silvestrini, sot di Rialto… e poi via per il mondo
tedesco (Monaco, Würzbug, Augusta, Vienna, Cracovia, Praga, Budapest) a vendere
con uno stuolo di garzoni, passando per il Passo di Monte Croce Carnico, per il
Passo della Mauria o per Coccau. Il primo farmacista di Zagabria si chiamava
Alighieri, parente del sommo poeta, e si riforniva sicuramente dai cramârs
della Carnia.
Udine 14 dicembre 2018 - Il pubblico imbambolato davanti alle opere di Franca Venuti Caronna. Fotografia di Elio Varutti
Residui dei cramârs
Esistono in Francia delle statuine particolari. È come un
cramâr, ma è chiamato “santon”, una statuetta del presepe (di 8 cm) di
terracotta. Comprata a Saint Rémy de Provence (Francia), nel 2008, ci mostra il
venditore ambulante di stoffe.
Dalla Germania viene un pupazzo (cm 14,50) rappresentante il
venditore ambulante di giocattoli. È un “Räuchermann” (fumigatore d’incenso).
Comprato a Dresda nell’aprile 2011. Il basto è simile a quello usato dai
cramari della Val Badia (provincia di Bolzano). Se il mercato lo richiedeva,
vedeva anche forbici, tabacco e stampe religiose.
Franca Venuti Caronna, Diorama in legno, lana, metallo, carta ed altri
materiali, 1993, esposto al Museo o Etnografico del Friuli, Udine. Fotografia di Elio Varutti
Storia dei cramârs
Alcuni autori sostengono che il rilancio degli scambi
mercantili interessò il Friuli sin dall’infeudazione del Patriarcato di
Aquileia, avvenuta il 3 aprile 1077, a favore del patriarca Sigeardo di Pleien,
da parte dell’imperatore Enrico IV. Analizzando l’intitolazione delle chiese
locali, è stato scritto che c’è un’influenza d’Oltralpe. Ad esempio a Sutrio,
in Carnia (area montana occidentale del Friuli), così avvenne per
l’intitolazione della chiesa di Sant’Ulderico “attraverso i cramari, che sin
dai tempi più antichi si spingevano in Germania, Austria e Boemia”. Vedi: G.
Biasutti, “Spunti di agioidiologia per il Canale di S. Pietro in Carnia”, in: Darte e la Cjargne, Udine, Società
Filologica Friulana, 1981. Vedi pure R. Tirelli, I patriarchi. La spada e la croce, Pordenone, Ediz. Biblioteca
dell’Immagine, 2000.
Il Focolare. Fotografia di Elio Varutti
C’è chi fa addirittura il nome della compagnia di mercanti
ambulanti che importarono il rituale a Sutrio, come riporta Domenico Molfetta:
“È certo, per esempio, che furono gli Straulino, cramârs operanti in quel tempo
ad Augsburg, a portare a Sutrio, subito dopo il 1000, il culto di
Sant’Ulderico, vescovo di Augsburg, canonizzato nel 993”. Vedi: F. Bianco – D.
Molfetta, Cramârs. L’emigrazione dalla
montagna carnica in Età Moderna, Udine, Camera di commercio, 1992, 162.
Vedi pure: E. Varutti, “Stoffe da reliquia e rilancio economico. Tessitori tra
Bologna, Ferrara, Venezia e il Friuli”, «Bollettino delle Civiche Istituzioni
Culturali», Udine, n. 11, 2009, 98-111.
I merciaioli ambulanti in Friuli fino all’Età Moderna sono
chiamati “cramari” – in friulano “cramârs” o anche “cràmars” – dal tedesco
medio alto “krâme”, che significa “cassetta di legno”, utilizzata per portare
le merci a spalla, detta in friulano pure “crame” o “crassigne”. Vocaboli in G.A.
Pirona – E. Carletti – G.B. Corgnali, Il
nuovo Pirona. Vocabolario friulano, Udine, Bosetti, 1935.
Vendevano tele, fili, spezie, pelli e medicamenti. In chiave
economica furono molto importanti per tutto il territorio locale, poiché
univano il mercato di Venezia con quello di lingua tedesca e portarono non
poche ricchezze in patria. Studiosi di livello internazionale, come Paul
Freedman, docente all’Università di Yale, hanno scritto che sono stati i
veneziani, i genovesi, i catalani e i provenzali a distribuire al dettaglio
agli europei le spezie trattate ad Alessandria, in Egitto. Si veda: P. Freedman, Il gusto delle spezie nel Medioevo, Bologna, Il Mulino (ediz.
orig.; New Haven, 2008), 2009, 135.
E le donne dei cramari? Ecco la storia di Anna Pustetta
Cramaria, moglie di Bartolomeo Pustetto Matterialist,
che promette a Nicolò Colinassio di Comeglians una “Potenta” (Patente) per 18
fiorini. I cramari erano detti anche Matterialist,
alla tedesca, poiché vendevano generi materiali. Il Colinassio promette di
pagare nel 1698 fiorini 24. Più alle “Ferie Paschali” la seconda rata 20
fiorini e ultima rata al venturo San Michele fiorini 20. Vedi: ASUd, ANA, b 3770,
Notaio Valentino Gussetto, Rigolato, 4 ottobre 1697.
Udine 14 dicembre 2018 - Una parte del pubblico alla mostra di Diorami di Franca Venuti Caronna. Fotografia di Elio Varutti
Nel Museo Etnografico del Friuli c’è il ritratto di Orsola
Cussina, moglie di Giovanni Battista Cussina (1713-1774), di Treppo Carnico. È
un olio su tela dei Civici Musei di Udine. Orsola ebbe 9 figli. Giovanni fu
“libero commerciante” a Mannheim. Il quarto figlio, Domenico o Dominik Cussina
(1748-1817) fu commerciante di Kaiserslautern, consigliere comunale e “sindaco
per un anno” dal 1789 al 1795. Alle figlie, Maria e Cattarina, toccò una dote di 200 ducati ciascuna.
Vedi: E. Varutti, “I Cussina di
Treppo Carnico cramars nelle parti di Germania”, «Bollettino delle Civiche
Istituzioni Culturali», n. 6, 2000,
35-43.
Le donne dei cramars
Le donne dei cramârs restavano in Carnia. Legate all’emigrazione
del marito, del padre, dei fratelli e dei figli, dovevano gestire la famiglia e
l’azienda, ossia gli affari della “fraterna compagnia”. Nel Novecento certe
donne emigravano.
Fino agli anni 1950-1960 iniziava proprio nel portico di
Palazzo Giacomelli la fissazione del prezzo dei fusi e dei mestoli in legno che
le donne di Claut e della Carnia andavano poi a vendere in città. Fonte:
Caterina Eleonora “Rina” Bernardinis (Castiglione delle Stiviere, MN 1908-
Udine 2010), intervista del 24.10.1995. Attilio Roiatti e Giorgio Romanello, gestori dell’osteria da
Fusâr, Udine, ricordano dove riposavano «lis Sedonariis, o lis fusanis» e i
loro uomini, giunti coi carri dalla Val Cellina e dalla Carnia. “Sedonariis”
perché?
Udine 14 dicembre 2018 - Gli oggetti dei cramari alla mostra di Diorami di Franca Venuti Caronna. Fotografia di Elio Varutti
In lingua friulana “sedon” significa cucchiaio. Si potrebbe
tradurre il loro mestiere con la parola di “mestolaie”. L’osteria da “Fusâr”,
di Via Pradamano, a Udine, reca quel nome (il fusaio, o fabbricatore di fusi
per filare), proprio in onore di quelle donne, che, gerla in spalla, ripiena di
mercanzia, affrontavano, camminando, i percorsi dei loro tentativi di vendita
domiciliare. «A vignivin di Claut – ha detto il signor Gino Nonino, di
Baldasseria – e a lavin a durmî tal toglât dai Roiats lì di Fusâr» (Venivano da
Claut, in provincia di Pordenone, e andavano a dormire nel fienile dei Roiatti,
da Fusâr). In un’altra intervista si è saputo che «Me nono Zuanin Roiatti,
nassût tal 1863 e muart tal 1941 – ha riferito Elsa Roiatti - che al faseve
l’ustîr, al dave di durmî ai fusârs e a lis sôs feminis e alore ducj lu
clamavin fusâr» (Mio nonno… faceva l’oste e dava da dormire ai fusai e alle
loro donne e allora tutti lo chiamavano fusâr).
Erano donne di Cimolais e Claut, in provincia di Pordenone,
oppure della Carnia. C’era una certa Letizia Sottocorona, da Collina di Forni
Avoltri. Dalle 293 interviste, raccolte dai ragazzi dello Stringher nel 2004,
si è saputo che “lis sedoneris” venivano chiamate anche con altri appellativi.
Ad esempio “lis montagnaris”, poiché scendevano coi carri e i loro uomini, dalle
montagne...
Emigrazione dal Friuli,
in pillole
1) Emigrazione del Sei-Settecento, l’epopea dei cramars. Nel
1679 sono assenti in Carnia 1690 persone, 49 donne; ovvero il 3% (Nicolò Corner, Elenco assenti dalla Patria).
2) La seconda fase dell’emigrazione va dal 1813 al 1866,
quando il Friuli appartenne al Regno Lombardo Veneto. Nel 1818 chiuse
l’opificio di tessitura Linussio di Tolmezzo, fondato da Jacopo Linussio, nel
1740. Secondo Antonio Zanon era “il maggiore in Europa”. Durante il dominio austriaco
il Friuli vide molta emigrazione. Più che tessitori e boscaioli, il mercato
cercava fornaciai, muratori, scalpellini per costruire le nuove parti delle
città dell’Impero, a partire da Vienna e Budapest. Tra il 1857 e il 1880 il
movimento annuo di emigranti temporanei si aggira attorno ai 14 mila
lavoratori, in base ai censimenti.
3) Dal 1877 iniziò pure l’emigrazione transoceanica, verso
l’America, inaugurando così una nuova ed ultima fase dei flussi migratori. Tra
le cause dell’esodo c’è la famosa tassa sul macinato, oltre allo sviluppo
demografico, la pressione degli usurai ed altro. Nel 1907 emigrarono dalla
provincia di Udine (che comprendeva pure il Pordenonese) 35 mila e 512 persone,
come si vede nella tabella n. 1, con mete prevalenti di tipo europeo e
mediterraneo. Invece, secondo Guido Picotti, ispettore del lavoro, in una
inchiesta di poco successiva, gli emigranti sarebbero addirittura 89.316. Più
del doppio, con 30 milioni annui di risparmi, anziché 20 milioni, come
riportato da Giovanni Cosattini.
Tabella n. 1 – Emigranti della provincia di Udine, 1907
Destinazione
emigranti
|
Numero
emigranti
|
Per gli stati europei e bacino
del Mediterraneo
|
31.818
|
Per i paesi transoceanici
(Argentina e Stati Uniti)
|
3.694
|
Totale
|
35.512
|
Bibliografia
- F. Bianco – D. Molfetta, Cramârs.
L’emigrazione dalla montagna carnica in Età Moderna, Udine, Camera di
commercio, 1992.
- G. Biasutti, "Spunti di
agioidiologia per il Canale di S. Pietro in Carnia", in: Darte e la Cjargne, Udine, Società
Filologica Friulana, 1981.
- G. Bucco, “Cramârs, marcjadants ambulants di telas e di savôrs”, «Strolic furlan pal 2019», Udin, Societât Filologjiche Furlane, 2018, 217.
- G. Chiap, “L’emigrazione periodica dal Friuli”, «La riforma sociale», 11, 1904.
- G. Bucco, “Cramârs, marcjadants ambulants di telas e di savôrs”, «Strolic furlan pal 2019», Udin, Societât Filologjiche Furlane, 2018, 217.
- G. Chiap, “L’emigrazione periodica dal Friuli”, «La riforma sociale», 11, 1904.
- G. Cosattini, L’emigrazione
temporanea del Friuli, Ristampa anastatica dell’edizione originale (1903)
con un saggio introduttivo di Francesco Micelli, Trieste – Udine, Direzione
Regionale del Lavoro, Assistenza Sociale ed Emigrazione della Regione Autonoma
Friuli – Venezia Giulia, 1983.
- P. Freedman, Il gusto
delle spezie nel Medioevo, Bologna, Il Mulino (ediz. orig.; New Haven,
2008), 2009.
- G.A. Pirona – E. Carletti – G.B. Corgnali, Il nuovo Pirona. Vocabolario friulano,
Udine, Bosetti, 1935.
- R. Tirelli, I
patriarchi. La spada e la croce, Pordenone, Ediz. Biblioteca dell’Immagine,
2000.
- E. Varutti, "I Cussina
di Treppo Carnico cramars nelle parti di Germania", «Bollettino delle
Civiche Istituzioni Culturali», n. 6, 2000.
- E. Varutti, “Stoffe da reliquia e rilancio economico.
Tessitori tra Bologna, Ferrara, Venezia e il Friuli”, «Bollettino delle Civiche
Istituzioni Culturali», Udine, n. 11, 2009.
Udine 14 dicembre 2018 - Parla Franca Venuti, vicino a Fabrizio Cigolot, assessore alla Cultura del Comune di Udine, e Elio Varutti e Tiziana Ribezzi, a sinistra, alla mostra di Diorami. Fotografia di Rosalba Meneghini
Sitologia
Sito web della Fondazione Friuli, 2018 https://fondazionefriuli.it/cosa-facciamo/eventi/fuc-ricuart
E. Varutti, I diorami
di Franca Venuti Caronna, on-line dal 7 aprile 2017. http://eliovarutti.blogspot.com/2017/04/i-diorami-di-franca-venuti-carona.html
E. Varutti, A
Feldkircher i diorami di Franca Venuti, 2015, on-line dal 22 maggio 2017. http://eliovarutti.blogspot.com/2017/05/a-feldkircher-i-diorami-di-franca.html
E. Varutti, La casa
contadina della Val Canale in diorama, Malborghetto, on-line dal 14 agosto
2016. http://eliovarutti.blogspot.com/2016/08/lartista-franca-venuti-ha-ricreato-con.html
Udine 14 dicembre 2018 - Parla Fabrizio Cigolot, assessore alla Cultura del Comune di Udine, accanto a Franca Venuti Caronna, Elio Varutti e Tiziana Ribezzi alla mostra di Diorami. Fotografia di Riccardo Caronna
Fûc e ricuart.
Microcosmi nelle collezioni di Franca Venuti Caronna
Museo Etnografico - Palazzo Giacomelli, via Grazzano, 1 -
33100 Udine - Telefono +39 0432 1272920
Orario invernale (30 ottobre
- 31 marzo): da martedì a domenica, 10.30 - 17.00
Orario estivo (1 aprile - 31 ottobre): da martedì a domenica,
10.30 - 19.00
La biglietteria chiude 30 minuti prima - Chiuso il lunedì
Chiusure nel periodo delle festività: chiuso i giorni 24 - 25
- 31 dicembre 2018 e 1 gennaio 2019.
--
Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano
Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di E. Varutti, Rosalba Meneghini e Riccardo Caronna, che si ringraziano per la diffusione in questo blog.
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