sabato 28 settembre 2019

Tharros, Oristano, antichità e megalopoli da scoprire


Le vecchie pietre mi affascinano. Nel sito archeologico di Tharros ce ne sono a bizzeffe. Vero è che fa la differenza se, a spiegarti l’importanza storica del luogo, è una guida turistica locale, orgogliosa di tutto ciò che sardo o nuragico è. 
Tharros, area portuale. Foto di Elio Varutti

Il porto e la città di Tharros sono d’origine fenicio-punica, poi romana, nella Sardegna centro-occidentale. A dirla tutta, la sua storia è ancor più antica, visti i resti di un villaggio dell’età del Bronzo medio, con sepolture, databili a partire dall’ultimo quarto del VII sec. a.C.; esse sono per lo più delle fosse scavate nella sabbia o nella roccia, dove furono deposti i resti incinerati dei defunti, con corredi ceramici e oggetti personali. Tutta la Penisola del Sinis, in Comune di Cabras, provincia di Oristano, è un luogo di grande interesse archeologico. La bellezza di questo posto è tutta da apprezzare e da gustare in chiave estetica, oltre che storica.
Forse, per me è più facile, essendo di formazione aquileiese. Da ragazzo ho partecipato alla gita scolastica sulle antichità classiche di Aquileia romana, fondata nel 181 a.C. in una regione un po' gallo-celtica, che più tardi si chiamerà Friuli, da Forum Iulii: il foro di Giulio (il mercato e il sito giudiziale di Giulio Cesare). Poi le antichità Alto Adriatiche mi hanno sempre più interessato. Da insegnante ho seguito certi corsi universitari di archeologia a Udine e ad Aquileia. Saranno stati bravi i professori di quei corsi, o non so cos'altro, ma per me ogni tessera musiva, ogni lucerna, ogni ambra lavorata finemente erano meraviglie da ammirare. Poi ad Aquileia ho accompagnato le mie classi di studenti. Ricordo che, con una vecchia Fiat Panda, ci ho portato perfino alcuni miei nipoti, interessati più ai negozi di Benetton che ai mosaici della Basilica del Patriarcato di Aquileia. Poi i nipotini furono tutti soddisfatti.
Tharros, 11.9.2019, i visitatori al sito archeologico superano le 100 mila presenze

Non c'è solo Tharros. A una dozzina di chilometri di lì, è stata individuata niente meno che una megalopoli sul Mont'e Prama. A trovarla, col suo georadar, è stato Gaetano Ranieri, professore di Geofisica applicata presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Cagliari. Ne ha dato notizia «La Nuova Sardegna» del 24 settembre 2019, ripresa poi da Stefano Bucci sul «Corriere della Sera» il giorno seguente. La novità è ghiotta per gli archeologi. Pare che ci siano “16 ettari da scavare” nel sito di Mont'e Prama. Sono vicino allo stagno di Cabras, dove nidificano i fenicotteri rosa. Il sito individuato dall’ecoscandaglio terrestre è gigantesco. Per estensione è più vasto di Pompei. Poi è molto più antico, dato che risalirebbe al 950-730 a.C. Il georadar mostra delle anomalie, ossia aree di non solo terreno, con grandi pietre squadrate. Le lunghe linee rette danno l’idea di strade. Altre tracce di antropizzazione potrebbero essere delle costruzioni, templi, case, tombe e edifici di ampie dimensioni. Come mai il professor Ranieri, coadiuvato dal fior fiore degli archeologi dell’Università di Sassari ha trovato tutto questo ben di dio? È andato a sondare il terreno dove, nel 1974, casualmente, vennero alla luce i Giganti di pietra. Da quell’anno, con le campagne di scavo del 1975-1979 e dal 2014-2017 sono saltati fuori i 27 Giganti di Mont'e Prama.
Cagliari, Museo archeologico nazionale, 12.9.2019, i Giganti di pietra. Foto di Elio Varutti

Oggi quei colossi scultorei stanno arricchendo le sale del Museo archeologico nazionale di Cagliari e di quello civico “Giovanni Marongiu” di Cabras. È una gran botta culturale. Si pensava che la civiltà nuragica fosse riassunta in qualche torre difensiva o funeraria. Dalle scoperte dei Giganti di pietra e dal sito archeologico di Barumini, o Area Archeologica “Su Nuraxi”, in provincia del Medio Campidano, il mondo è cambiato. È emersa una civiltà forte che navigava, commerciava, costruiva nuraghi per viverci, per celebrare il culto dell’acqua e per custodire con rispetto i resti ossei dei propri avi dal 1900 a.C. Nell’Età del Bronzo i nuragici avevano una fonderia per fabbricare statuette votive presso ogni santuario. Lo stesso luogo di culto era dotato di arrangiamenti – si direbbe oggi – bed & breakfast per i numerosi pellegrini. I nuraghi sono migliaia; si dice 7-8 mila. Diversi tali complessi abitativi e difensivi fanno da fondamenta per costruzioni venute in seguito con la dominazione romana e aragonese, come Casa Zapata a Barumini. Le statuette bronzee e le sculture dei 27 Giganti di Mont’e Prama ci mostrano dei sacerdoti, arcieri, pugilatori e guerrieri raffinatamente agghindati. È stato smentito che pensava ai nuragici come rozzi predatori che vestivano di pelli ovine.
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Bibliografia
- Cristiana Baietta (coordinamento editoriale), Guida d’Italia. Sardegna (1.a ediz. 1918), Milano, Touring Club Italiano, 6.a ediz., 2008.

- Stefano Bucci, “La Pompei nascosta di Sardegna. C’è una megalopoli sottoterra”, «Corriere della Sera», 25 settembre 2019, p. 41.
Tharros, 11.9.2019, i visitatori al sito archeologico
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Servizio giornalistico e di fotografia di Elio Varutti. Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti.
Tharros, particolare costruttivo