venerdì 26 dicembre 2014

Natale dell’esule 2014 a Udine. I ricordi del treno della vergogna

Udine. Sembrava un Natale dell’esule come tanti altri. Molti di tali incontri di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, di loro parenti, amici e conoscenti si sono rivelati dei piacevoli ritrovi per ricordare i tempi passati e farsi una cantata. Anche questa volta i cori spontanei de “Quei de Pinguente”, guidati da Eda Flego procedevano alla grande, concludendosi con l’immancabile “Mula de Parenzo”.

Nella fotografia: Mons. Ottavio Belfio celebra la messa nell'Oratorio della Purità

Non mi sarei mai immaginato di incappare in una viaggiatrice del cosiddetto treno della vergogna, l’esempio più squallido della brutta accoglienza da parte della “Matrigna Italia” per chi scappava dalle terre perse della Venezia Giulia dopo la seconda guerra mondiale.
Al mattino, alle 11, il ritrovo era nell’affollato Oratorio della Purità, sotto gli affreschi di Giovanni Battista e Domenico Tiepolo, del 1759. La santa messa di monsignore Ottavio Belfio è stata impreziosita dall’Aquileiensis Chorus, diretto dal maestro Ferdinando Dogareschi. Al termine della cerimonia, presentato dall’ingegner Silvio Cattalini, presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Furio Honsell, sindaco di Udine, ha portato il saluto della città con significative parole.


 Furio Honsell, sidaco di Udine alla messa nell'Oratorio della Purità
 I dirigenti dell'Anvgd di Udine alla cerimonia religiosa, con Cattalini al centro
Poi il coro si è esibito in un apprezzato mini concerto. Sono stati eseguiti quattro canti natalizi, in inglese, in tedesco e in italiano. Molto interessante, in veste antropologica, è stato il coro dei questuanti della notte di Natale dell’antica Rovigno. Poi il gruppo si spostato all’Astoria Hotel Italia, per l’aperitivo e per il pranzo.
Dopo uno scambio di doni, il pubblico, composto da oltre 70 commensali, ha assistito alla proiezione del DVD “Zara e dintorni”, di Fulvio Pregnolato, su testi di Silvio Cattalini e fine dizione di Chiara Gremese. La riunione ufficiale si è chiusa con la consegna del sigillo con il rilievo del Duomo di Sebenico ai soci più attivi. Tra i premiati si sono visti Giorgio Gorlato, esule di Dignano d’Istria, e la moglie Graziella Brusin. Poi c’erano l’architetto Franco Pischiutti, Fulvio Pregnolato e Chiara Gremese, esule da Fiume.

Sul treno della vergogna c’ero anche io. Ricordi dell'esodo giuliano dalmata 1945-1947

Il paragrafo seguente è stato pubblicato nel web su www.friulionline il 24 dicembre 2014, con lo stesso titolo proposto in questo articolo.
“Son venuda via da Pola il 17 marzo 1947 col penultimo trasbordo del piroscafo Toscana”. Inizia così il racconto dell’esodo istriano della signora Luciana Luciani, nata a Pola nel 1936.

Elio Varutti e Luciana Luciani

- Perché siete venuti via? 
“Jera tanta tension, la paura delle foibe e mia mamma Elisabetta Rocchi, nata a Rovigno, la gà dito: magnerò na volta sola al giorno, ma vado in Italia”.
- Come fu la partenza? 
“Non ricordo molto di quella partenza – ha aggiunto – perché la mia testa deve aver cancellado tutto. E con i miei genitori se parlava poco de quei fatti. Me dispiase, dovevo domandar, dovevo scriverme qualche cosa. Arrivo ad Ancona e semo subito caricadi sul treno per Parma e La Spezia, perché mio papà jera già a La Spezia, dal arsenal de Pola a quello de La Spezia”.
Secondo la letteratura degli esuli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, cacciati dalle loro terre tra il 1943 e gli anni cinquanta, per la pulizia etnica iugoslava, quello è il treno della vergogna. Alla stazione di Bologna fu attuata una manifestazione dai ferrovieri comunisti contro quegli italiani chiamati fascisti. Non fu concesso nemmeno di dare un po’ di latte caldo ai bambini del treno. Ormai è storia d’Italia anche questa. Lo sta descrivendo Simone Cristicchi nelle decine di repliche del suo spettacolo Magazzino 18, dedicato al grande contenitore di masserizie dei profughi istriani del porto di Trieste. “Quello che Cristicchi dice – aggiunge la Luciani – è tutto corrispondente alla realtà”. 

- E poi cosa successe?
“Non capivamo come mai si stava tanto fermi dentro quel treno – prosegue la testimonianza – a Ancona ricordo un lampion che se speciava su una pozzanghera del marciapiede vicin del binario e a Parma, siccome el Campo Profughi de La Spezia jera pien, le donne gà dormido in un convento coi bambini e i omini alla Casa del Reduce, dopo semo rivadi a La Spezia, ma no i voleva vignir a scaricarne, gà dovudo intervenir i camion de la Marina Militare”.
- Siete passati dal Campo Profughi? 
“Sì, de giorno con la mamma se stava alla caserma ‘Ugo Botti’, che jera una specie de campo profughi, con stanze, fatte coi separè, letti a castello”.
- Altri ricordi di Pola? 
“Sì, jera le manifestazioni politiche su un marciapiede col tricolore per l’Italia e, di fronte, con le bandiere rosse pro-Tito; volavano grida, insulti di ogni tipo e, in mezzo, jera i bacoli neri, che jera poliziotti vestidi de scuro, solo col manganel. Prima de partir i ne gà dà 3 etti de ciodi e un poche de stecche de legno per imballar i mobili, così gà fatto mio papà e le nostre robe le jera alla Giudecca de Venezia per cinque anni, finché no gavemo avudo la casa dei profughi istriani occupadi a l’arsenal, la casa jera a Ribocco, un quartier de La Spezia”. 
- E poi? 
“Gò studiado a Pisa de infermiera, dopo gò vinto un posto all’Enpas di Catanzaro e lì me son sposada, adesso son qua esule a Udine, vicin de l’Istria, ma non me piase tornar a Pola”. 
- Come mai? 
“Gò un grosso senso de distacco”.
Qualcuno del treno della vergogna ebbe la fortuna di viaggiare nei vagoni passeggeri “quei coi sedili de legno”, come ricorda la signora Luciani. Ad altri profughi, spediti da Udine a Trapani toccò addirittura il carro merci scoperto! 
“Il mio esodo inizia a Gorizia – dice Savina Fabiani, nata a Ravenna nel 1933, poi trasferita in provincia di Gorizia con la famiglia – era l’ottobre del 1945, la mia famiglia stava su una jeep americana, poi a Udine ci hanno fatto salire su un treno merci con i vagoni scoperti, nove giorni di viaggio fino a Trapani”. 
- E se pioveva? 
“Gavemo verto le ombrele, ma i miei genitori erano contenti, perché eravamo salvi”. 
- A Udine ci fu accoglienza per i profughi? 
“Mi ricordo che le crocerossine ne gà dà la minestra calda de risi e bisi, la jera cussì bona”. 
- Quanto jera longhi i risi? 
“Tanto, tanto, anzi i aveva una forma de ‘x’ da tanto che i jera cotti, ma jera proprio boni”.
L’occasione di queste interviste è sorta durante il pranzo del Natale dell’esule, svoltosi a Udine il 14 dicembre 2014, per l’organizzazione del Comitato Provinciale dell’Associazione Venezia Giulia Dalmazia, alla cui presidenza c’è, da quasi quaranta anni, l’ingegnere Silvio Cattalini, esule da Zara. Proprio sul viaggio a “Zara e dintorni”, tenutosi di recente, era il filmato mostrato agli oltre 70 commensali, per la regia di Fulvio Pregnolato, su testi di Cattalini e voce narrante di Chiara Gremese, esule da Fiume. All’incontro religioso, svoltosi in mattinata nell’Oratorio della Purità, ha partecipato anche Furio Honsell, sindaco di Udine. 

 Chiara Gremese, Fulvio Pregnolato e Silvio Cattalini col sigillo di Sebenico

 L'architetto Franco Pischiutti premiato col sigillo di Sebenico e Cattalini

 Giorgio Gorlato al tavolo dei Cattalini

 Al centro, Silvio Cattalini che premia Graziella Brusin e Giorgio Gorlato col sigillo

      Graziella Brusin, Armando Delzotto, Renzo Piccoli ed altri soci e simpatizzanti dell'ANVGD al pranzo di Natale dell'esule 2014 all'Astoria Hotel Italia

Si propone ora uno stralcio della ricerca svolta da un'allieva dell'Istituto Stringher di Udine nel 2005.

SCAPPARE DALL’ISTRIA IN BARCA

La nostra terra era passata alla Jugoslavia. Nel 1949 io, mio marito Severino, i suoi fratelli Antonio e Giulio (*) e i loro genitori Domenica e Giacomo facemmo domanda per l’opzione italiana [all’autorità iugoslava].
La domanda di trasferimento fu accettata solo per Giulio, che era cappellano e partì subito e per Domenica e Giacomo (partiti nel 1956).
Io partii da Lussingrande con le figlie nel 1958 per raggiungere mio marito [che era già scappato]. Severino e Antonio scapparono il 1° maggio 1956 con una barca a remi. sbarcarono a Fano, vicino a Senigallia, provincia di Ancona. [La corrente li aveva portati lì.]
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(*) Si tratta del Monsignore Giulio Vidulich, Lussinpiccolo, Pola 1927 - Percoto, Udine 2003. 
Fu pievano di Porpetto (provincia di Udine). Aveva studiato al seminario di Zara. Fu molto vicino agli esuli e all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine.

Nome e cognome dell’intervistata: Narcisa D.
Anno e città di nascita: 1928, Lussingrande (Pola). Data dell’intervista: 1 giugno 2005
Intervistatrice: Monica C., Classe 2^ A commerciale, Istituto “B. Stringher”, Udine

 professoressa Elisabetta Marioni, Storia

venerdì 19 dicembre 2014

Il Drago di Giulio Menossi, mosaicista

Può un mosaico salvare il mondo? Il mosaicista Giulio Menossi si è fatto questa singolare domanda e ha cercato di fornire una risposta al pubblico il 19 dicembre 2014, alle ore 20, presso la “Clauiano Art Exhibition Gallery” del Comune di Trivignano Udinese, in provincia di Udine.

Ecco il Drago di Menossi, fotografato in studio

L'evento, organizzato dall'Associazione “Clauiano Mosaics & More”, ha consentito all'artista friulano di stupire tutti e presentare il suo ultimo e speciale mosaico tridimensionale, oppure "mosaico dinamico", come ama dire. Ispirato a un Drago buono, delle culture orientali, è stato creato per un progetto innovativo quanto ambizioso. Il Drago musivo è stato presentato in anteprima in Friuli, prima di prendere la strada della California, poi farà il giro del mondo. 




Clauiano Art Exhibition Gallery 
International Contemporary Mosaic Art Exhibtion (video)
ENGLISH VERSION

Il maestro Menossi racconta con questa opera i suoi quaranta anni di arte musiva. Il titolo dell'opera è:

"Il Drago... Sollevami tra le stelle e fammi guardare i tuoi occhi".

L'originale lavoro è dedicato a un personaggio internazionale che si occupa dei problemi dell'ecologia mondiale. Il tutto è orientato a dar vita, assieme ad altre opere, ad un libro per l'infanzia.


Ho avuto occasione di scrivere di Giulio Menossi "costruttivista" nel brano bilingue Let us to be transported. International Mosaics in Clauiano. Ritengo che ci sia del costruttivismo nelle sue ultime opere, che richiamano l’ultima esperienza Bauhaus, che in tedesco significa proprio focalizzare la centralità del costruire, del crescere e dello sviluppo nello spazio. Non si accontenta della superficie pavimentale o murale dei mosaici, come nel passato. Egli occupa lo spazio, costruendo con le tessere musive, opere "dinamiche", secondo una sua definizione.

La testa del Drago... impressionante!

Luglio 2015, Draghi e bambini in biblioteca e nello studio di Menossi

Nel mese di luglio 2015 la Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine ha organizzato in varie giornate una serie di letture intitolata A Caccia di Draghi, per bambini dai 6 agli 8 anni. Gli appuntamenti culturali dei bambini sono culminati con l’evento “Draghi ad arte”. Mercoledì 29 luglio, alle ore 17.00, in via Zoletti, numero 9, a Udine, c’è stato l’incontro “Laboratorio: proviamo a fare il mosaico nell’atelier del Maestro mosaicista Giulio Menossi". L’attività è stata organizzata da Daniela Bianchi, in collaborazione con lo studio musivo di Giulio Menossi. 
La storia del Drago di Giulio Menossi in una rivista giapponese

Cenni biografici su Menossi

Giulio Menossi (Udine 1955), maestro mosaicista, vive e lavora a Udine, nel nord-est dell’Italia, ma il suo talento e la sua abilità tecnica lo hanno portato ad essere conosciuto in tutto il mondo.
La sua formazione comincia a Milano verso il 1975, dove entra in contatto con il vivace clima culturale e artistico della grande città e conosce il suo maestro, Domenico Colledani. Qui, imparando a disporre le tessere con sensibilità e pazienza, scopre che il talento va al di là di una sterile istruzione istituzionale. Verso la fine della sua permanenza a Milano crea una piccola, ma essenziale opera, usando una tecnica del tutto nuova e originale, che darà avvio alla sua ricerca in campo musivo. La sua formazione è proseguita negli Stati Uniti, dove ha lavorato per Crovatto Mosaic di New York.
Alla fine degli anni ’70 torna a Udine dove apre il suo laboratorio, che ora in regione è un locale storico. Il talento e la passione per l’arte musiva lo hanno portato ad essere apprezzato per la realizzazione non solo di copie e ritratti, ma anche degli innovativi “mosaici dinamici”, frutto della sua continua ricerca e sperimentazione.
Durante il suo percorso artistico ha partecipato a mostre regionali, nazionali e internazionali. Nel 2008 e 2009 ha ricoperto il ruolo di giudice unico di una esposizione musiva a Charlotte (Nord Carolina) nella Ciel Galley di Pamela Goode.
Dal 2009 il maestro Menossi, in collaborazione con Pam Givens, offre in primavera dei corsi di mosaico per appassionati di tutto il mondo, per trasmettere loro tutto ciò che ha imparato sull’antica tecnica veneziana nei suoi decenni di carriera.
Nel 2010 Menossi ha partecipato al prestigioso concorso “Exhibition in Print”, presieduto dal Dr. Scott A. Shields, curatore capo del Crocker Art Museum di Sacramento (California) e al quale hanno preso parte più di 300 mosaicisti da 25 paesi diversi, aggiudicandosi un posto tra i primi dieci classificati. Ad aprile 2010 ha esposto le proprie opere al Fuori Salone, la famosa settimana del design, dell’arredamento e dell’innovazione milanese.
A settembre 2010 è uscito il suo primo libro antologico-biografico “MENOSSI: i mosaici”, realizzato grazie all’aiuto della statunitense Jacqueline Iskander. Il libro racchiude tutte le opere più significative dell’artista, i suoi pensieri sull’arte e sulla tecnica e delle riflessioni sul proprio percorso artistico, sulla passione e la dedizione all’arte musiva. “…i veri gioielli di questo libro ” scrive Bill Buckingham, editore di Mosaic Art Now Magazine “sono le brevi riflessioni di Menossi stesso. Egli parla del suo percorso artistico, della sua filosofia e dell’approccio all’arte e al mestiere del mosaicista. Questi brani sono più poesia che prosa, fanno entrare nella mente dell’artista”.

Giulio Menossi spiega le qualità del suo... drago

La critica d'arte
Sergio Colussa, gallerista ed abile artigiano, ha scritto di lui: “Di Giulio Menossi conosco bene la passione artistica, le sue opere, la professionalità innata e invidiata agli occhi del mondo, so come opera, come taglia le tesserine dando un ritmo di sapiente precisione e leggerezza, come se con la martellina dolcemente spaccasse sul cuneo chicchi d’uva senza farne uscire il succo. […] Quella di Giulio Menossi è una festa di colori, è e sarà una storia d’amore con l’arte, una tenerezza che durerà tutta la vita”.
Paolo Maurensig, scrittore: "L’arte musiva di Giulio Menossi ci prende per mano per condurci a visitare luoghi antichi quanto il mondo; luoghi che l’abitudine, come una sorta di perversa cecità progressiva, ha finito per oscurare nella nostra coscienza. Egli incide la cateratta, strappa il velo e ci invita ad affacciarci su quel giardino primiero dal quale siamo stati esiliati.”
Elisabetta Armiato, già étoile del Teatro alla Scala di Milano: “Giulio Menossi si nutre della sua ispirazione e arricchisce i sogni degli altri regalando emozioni e incanto; i suoi mosaici raccontano storie di rara eleganza e raffinatezza e tendono all’immortalità”.

Il maestro Giulio Menossi nel suo studio a Udine

RASSEGNA STAMPA:  Journal du centre 10.03.2015,
RASSEGNA STAMPA:  dalla Turchia 2015, 
Il maestro Giulio Menossi con una delle sue poderose ed esteticamente forti opere di mosaico dinamico


Per chi ha un profilo in Facebook, qui accanto c'è un altro video sui mosaici splendidi del maestro Giulio Menossi.
Ed, ancora, si propongono due mosaici dei primi anni Duemila. Si tratta di sue ritratti, nei quali comunque il maestro si destreggia molto bene.  

Il primo soggetto, di tipo religioso, mostra Santa Cecilia, opera del 2003. Il secondo quadro musivo è il ritratto del dott. Ettore Ristagno, opera del 2004.


Il giorno 7 settembre 2015 ai Giardini Ricasoli di Udine, si è svolto un incontro davvero unico, con proiezione di molte interesanti diapositive in Power Point. La originale rassegna culturale, dal titotlo "UdinEra", organizzata da Rocco Burtone ha voluto presentare "Quarant'anni di attività musiva di Giulio Menossi. Il professor Elio Varutti ha presentato il maestro Giulio Menossi, la sua attività e il suo essere a Udine in Friuli, veramente nemo propheta in patria. Ecco una sequenza fotografica a cura di Leoleo Lulu, che si ringrazia per la gentile collaborazione.
Elio Varutti legge la biografia del maestro Menossi, che è vicino allo schermo, con uno dei suoi primi mosaici (anni 1975). Rocco Burtone alla console.
Bella immagine di Menossi che spiega all'attento e non folto pubblico dei Giardini Ricasoli di Udine la morbidezza delle forme dei suoi mosaici
Giulio Menossi, alla conferenza incontro del 7 settembre 2015 sui suoi 40 anni di attività artistica sul mosaico
Elio Varutti, in primo piano, e Giulio Menossi ai Giardini Ricasoli, Udine il 7.09.2015
Ritratto del 1975, una delle prime opera di Giulio Menossi
Splendido esempio di "mosaico dinamico" inventato dal maestro Giulio Menosssi, che ha spiegato gli stilemi estetici del suo fare mosaico al pubblico dei Giradini Ricasoli, Udine il 7.09.2015
"Il folle", così all'estero è conosciuto il maestro Giulio Menossi, per l'estrema originalità delle sue opere musive e per un modo "pazzesco" di essere creativo, senza l'uso del cartone, come è sempre stato per il mosaico. Con questo mosaico si è conclusa la stupenda serata di Udine, ai Giardini Ricasoli il 7.09.2015

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Gli impegni del maestro Giulio Menossi per il 2016 si rivolgono al Sud America, come si può vedere dalla seguente immagine:

Queridos mosaicistas se preparem! Giulio Menossi 2016 - "America Latina"
Janeiro - Fevereiro - Março
Promoção e organização: Rosemarie Castro
+55 41 99618142
maninhacastrocelular@gmail.com
— con Giulio Menossi
Qui sotto ci sono il video "Giulio Menossi Brasil 2016" - Cursos de Mosaico do "Classico ao Contemporaneo". Porto Alegre. Mosaika Escola de Arete, a cura di Rosemarie Castro. Poi c'è il manifesto della stessa esperienza didattica in Brasile.


London, Sat 3 Oct 2015
British Association for Modern Mosaic BAMM,  Forum 2015.
Photo credit: Caroline Jariwala
— con Lillian Sizemore e Giulio Menossi
This year’s British Annual Mosaic Forum will bring together inspirational speakers from across the world and provide a platform for networking and celebration of mosaic art.
It will be held from 3-4 October in St John's Church, Waterloo, London SE1 8UD, which is home to the Southbank Mosaics project.
Speakers this year will include Italian master mosaicist Guilio Menossi, Ruth Minola Scheibler, one of an innovative group of European mosaic artists known as Mosaïzm, and the talented Italian pebble mosaicist Luciano Bonzini. Also taking to the stage will be Mia Tavonatti, who has crafted an award winning, diverse career in art over the last 25 years, and Veronique Juan, whose MosaïStreet is the first web platform dedicated to professionals and experienced amateur mosaicists.

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Giulio Menossi at the mosaic conference at the Zeugma Mosaic Museum, Gaziantep, Turkey - October 24th, 2015.

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A chi fosse interessato, a questo punto, propongo un'avvincente storia di un mosaicista di Venezia dell'Ottocento. Si tratta dell’originale biografia del direttore artistico della Società Musiva Veneziana, sorta nel 1876 e chiusa nel 1913: Attilio Anelli Monti fotografo mosaicista.


mercoledì 17 dicembre 2014

Friulians in Canada, wow che libro!

Ecco un libro destinato a fare storia. Si intitola Friulians in Canada. Scritto da Sarah Rolfe Prodan, è bilingue: inglese / italiano. Poi ci sono pure alcune gustose frasi idiomatiche in friulano. Promosso dalla Camera di Commercio di Udine, in coedizione con Forum Editrice Universitaria Udinese e con il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il volume è realizzato con il contributo della Banca Popolare di Cividale e ha beneficiato della collaborazione speciale del console onorario del Canada - insediato proprio negli uffici della Camera di Commercio - Primo Di Luca

Bel testo, con una elegante impaginazione e con contenuti che resteranno nel tempo. Si tratta, forse, della prima indagine sull'emigrazione friulana d'oltre oceano scritta da un autore di la da l'aghe. L'autrice, infatti è canadese, pur con legami famiari col Friuli. Ci sono belle storie di friulani che, emigrati nel grande Paese nordamericano, sono riusciti a fare nascere imprese di primo piano. Si sono costruiti il loro futuro lavorando tanto, con impegno e talento, raggiungendo risultati di riconosciuto successo. È tutto racchiuso in questo libro stupendo.
È stato presentato ad un folto pubblico e alle autorità friulane venerdì 12 dicembre 2014, alle 15.00 in Sala Valduga, presso la Camera di Commercio di Udine.
Ha fatto gli onori di casa Giovanni Da Pozzo, presidente della Camera di Commercio di Udine, ricordando le ampie relazioni economiche e culturali esistenti tra Friuli e Canada. Primo Di Luca ha ricordato che, a livello mondiale, Toronto è la seconda città del Friuli, nel senso che posside oltre 50 mila abitanti di origine friulana, che parlano la marilenghe e rafforzano continuamente i loro legami con la Piccola Patria, bagnata dal Tiliment. Ha poi ricordato come è nata l'idea di questo bel volume, destando molto interesse fra i presenti e raccontando che l'autrice ha costruito delle emozionanti pagine di biografie di grossi imprenditori friulo-canadesi. Non c'è solo l'edilizia coinvolta, ci sono il medico, il norcino, l'assicuratore, il fotografo, il prete, l'avvocato, il poliziotto e il politico... Insomma in ogni campo i friulani si sono fatti ben notare in Canada. "A jerin ducj iscrits a la scuele dai gobos" - ha detto Di Luca, fra i sorrisi dei presenti. La traduzione della frase è: "Erano tutti iscritti alla scuola dei gobbi, col significato nascosto che vede nei friulani dei grandi lavoratori... tanto da farsi venir la gobba!
Bernardi, Da Pozzo, Di Luca e De Felice alla presentazione del volume

La più coinvolgente relazione, in chiave scientifica, all'incontro di presentazione del volume di Sarah Rolfe Prodan è stata quella del sociologo Ulderico Bernardi, dell'Università di Venezia. Ha voluto ricordare il percorso multiculturale seguito dal 1988 dal Canada, enfatizzando il patrimonio di intelligenze degli immigrati.
Anche il rettore dell'ateneo friulano, professore Alberto Felice De Toni, ha portato il suo segno di apprezzamento all'iniziativa che segna una intensa collaborazione dell'Università di Udine con gli scambi col Canada. Altro saluto non solo rituale è stato quello di  Graziano Tilatti, presidente della Banca Popolare di Cividale. È intervenuto poi Pietro Paviotti, consigliere regionale della lista civica Cittadini per il presidente.
Il testo è importante perchè consente un confronto con la letteratura sull'emigrazione di lingua inglese, osservata dall'angolo visuale del Canada. 
Il Canada si conferma uno dei Paesi di maggiore interesse per il Friuli Venezia Giulia, a partire dai fortissimi legami tra le due comunità. Il libro, sintesi viva e coinvolgente delle vicende di tanti friulani in Canada, contribuisce ancora di più a rinsaldare tali buone relazioni. È un omaggio a chi ha dovuto o chi ha saputo osare. Negli anni Cinquanta o Sessanta del Novecento essi hanno abbandonato il Friuli e sono riusciti a costruirsi una vita, non facile, ma sempre brillante e positiva, realizzando i propri sogni. Con sacrifici difficilmente descrivibili in qualche riga. È stato detto che ciò è un segno di merito per le persone emigrate, sicuramente, ma anche per il Paese d’accoglienza.  Certe storie d'emigrazione friulana, infine, si situano anche agli inizi del Novecento.


Special thanks to www.delcampe.net for this postcard's reproduction, Toronto, Ontario, Canada, 1900-1910s; completed 1895-1896. Demolished 1970.  I.O.F. Temple


 

sabato 13 dicembre 2014

Guerra civile a casa. Storie di scampati all’eccidio di Porzus, 1945

Durante la Seconda guerra mondiale, come avvenuto in altri conflitti, accadde che all’interno di una stessa famiglia vi fossero delle nette divisioni ideologiche tra fratelli: chi era fascista e chi divenne partigiano. Successe così anche nella famiglia di Giovanni Secco, nato a Faedis nel 1871 e morto a Udine nel 1955. Il suo primogenito, di nome Luca Pio, classe 1908 era fervente fascista. Fu impegnato in combattimenti in Etiopia e in Somalia, finché nel febbraio 1942 fu preso prigioniero dagli inglesi e portato a Mombasa, in Kenia, ove rimase fin oltre la fine del secondo conflitto mondiale. Egli fu a Gondar, Lago Tana (Etiopia) Mogadiscio (Somalia), prigioniero degli inglesi a Mombasa (Kenya), Sella Culqualber (luogo di eroici combattimenti) e Amba Alagi, secondo notizie della famiglia.

Luca Pio Secco, in giacca chiara, a Dancaz (Etiopia) nel 1939. 
Collezione Giorgio Secco, Udine

In una cartolina, spedita alla madre Italia Tomat di Faedis, tramite la Croce Rossa e in una lettera del 6 aprile 1943 alla sorella Lisetta (Collezione Giorgio Secco, Udine), chiese notizie del fratello Arrigo, che nel frattempo era divenuto partigiano osovano, nelle malghe di Porzus, sopra Attimis. Al termine della guerra i due fratelli abitarono nella stessa casa, nonostante le divergenze politiche, perché tra di loro c’era un legame familiare fortissimo. Luca Pio Secco morì nel 1971. 

Cartolina di Luca Pio Secco, prigioniero degli inglesi
 nel 1942 a Mombasa (Kenya). Collezione Giorgio Secco, Udine


Proprio Arrigo Secco, nato a Faedis nel 1916, nome di battaglia SECONDO, è uno di quelli che riuscì a salvarsi dall’eccidio di Porzus, messo in atto dai partigiani garibaldini il 7 febbraio 1945. A raccontare l’episodio, tramandato nelle vicende familiari è una sua discendente: Monica Secco, insegnante di matematica a Udine. “Zio Arrigo era sposato con la partigiana Vania – ha detto la professoressa Monica Secco – e scampò ai fatti di Porzus, poiché incaricato di recarsi in paese in missione, così mi hanno raccontato i famiglia”. Arrigo Secco morì a Udine nel 1968 e, per la sua attività nella Resistenza, fu insignito della medaglia di bronzo. Fin qui i ricordi familiari. 

Arrigo Secco in bicicletta assieme al nipotino Giorgio, nato nel 1936, 
a Feletto Umberto (Tavagnacco) nel 1939 Collezione Giorgio Secco, Udine

L’attività partigiana di Arrigo Secco, detto SECONDO, è documentata pure in un libro di Giampaolo Gallo sulla Resistenza in Friuli. Prima ancora che nascessero le Brigate Osoppo Friuli (BOF), egli combatté dalla metà di settembre 1943 nel battaglione “Rosselli”, composto da un numero variabile di uomini che andava da 40 a 70 elementi. Fu il primo distaccamento “Giustizia e Libertà”, sorto ad opera del Partito d’Azione al comando di Carlo Comessatti, nome di battaglia SPARTACO. Il vice-comandante era Alberto Cosattini, detto COSIMO, mentre il commissario politico era Fermo Solari, SOMMA.

Arrigo Secco negli anni 1960 a Udine. Collezione Giorgio Secco, Udine

Nella stessa famiglia c’era poi il nonno Eustachio Talotti, nato a Campoformido il 19 ottobre 1900, convinto comunista, che verso il 1925 dovette emigrare con la moglie Luigia Zugolo e la figlia Wilma in Francia, dato che Luigi Zugolo, suo cognato nonché fratello della moglie, lo avvisò dell’imminente arresto per le sue idee politiche. I figli nacquero in Francia, come Talotti Leony Maria a Périgueux 21 luglio 1926, oppure come Talotti Robert Alfred, nato a Guéret il 14 gennaio 1928 e Talotti Odile, nata a Nouziers il 15 gennaio 1932. Negli anni Venti diversi friulani andarono il esilio in Francia, per sfuggire alla repressione politica fascista.
C’è da dire che molti adolescenti furono attratti dall’attività partigiana. Tali simpatie crebbero all’interno dei ricreatori, come fu per E.V., residente a Ciconicco, che realizzò una artigianale agenda tascabile col disegno delle “BOF” (Collezione privata, Udine).
Agenda tascabile autoprodotta da un simpatizzante tredicenne 
delle Brigate Osoppo Friuli, la cui famiglia abitò in Via delle Fornaci. 
Collezione privata, Udine

In una ricerca per l’esame di stato Cristian N., diplomatosi Tecnico dei servizi turistici nel 2008 all’Istituto Stringher di Udine, ha raccontato la vicenda di un suo zio materno, imparentato pure con un allievo dell’Istituto Malignani. Silvio Noacco, detto CEPOT, di Taipana fu partigiano prima coi garibaldini e poi passò con gli osovani delle BOF. Durante un rastrellamento tedesco in paese fu ferito in più parti del corpo e, quindi, fu ricoverato in ospedale. Siccome fu catturato vicino ad un covone di fieno dov’erano state nascoste armi per tre combattenti, rischiò la fucilazione. Aveva 21 anni. Per sua fortuna, mentre era a letto con le ferite ancora aperte, venne il giorno della Liberazione, così si salvò. Come ha confermato Federico Vincenti, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), Silvio Noacco, nome di battaglia BOSCO, di Taipana è riconosciuto partigiano dal 14 agosto 1944 al 24 giugno 1945. Appartenne al Battaglione guastatori della Osoppo, il cui comando era situato a Salandri, frazione di Attimis. La sua storia è contenuta pure in un libro di memorie paesane di Sandrino Coos. Federico Vincenti, secondo ricerche d’archivio degli anni 2008-2009, ha riferito che un capo partigiano, il comandante ISONZO, di Ragogna, si prese il suo gruppo di partigiani e se li portò in Val d’Arzino, lasciando una “relazione negativa sui comportamenti del comandante BOLLA alle malghe di Porzus”. Così pure ISONZO e i suoi ragazzi scamparono all’eccidio di Porzus.

1.    Wolf, ragazzo partigiano delle BOF

A questo punto racconto la storia, in prima persona, di Antonio Friz, studente di Udine Sud. Il paragrafo presente è stato già pubblicato, in una prima versione, nel Numero Unico «Festa Insieme Baldasseria» del 2010.
Abitavo in Via delle Fornaci a Udine. Me la ricordo, la signora Maria Friz, da quando ero bambino, verso il 1958-1959. Assieme a mia madre si andava verso il centro della città, per qualche spesa, lasciandoci alle spalle i platani del Viale Palmanova. 

Antonio Friz WOLF, a sinistra, e Bepi Tomat BOCJATE. Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli (AORF), giovani partigiani osovani (Cartella Z – Fototeca, foto n. 71)

Camminando lungo il cavalcavia, che da Viale Palmanova conduce in Porta Aquileia, si giunge al piazzale antistante, intitolato a Gabriele d’Annunzio. Sui marciapiedi del cavalcavia, fiancheggiati da alberi bagolari, ci capitava spesso di incontrare la signora Friz, che scendeva per andare a fare la spesa nel negozio di coloniali di Kratcki e al panificio De Luisa, in Viale Palmanova. La bottega di cereali e farine di Antonio Kratcki, dove oggi c’è il bar Manhattan, era attiva anche nel 1910; vendeva all’ingrosso vino e oli. La Friz abitava nelle case dei Ferrovieri. Quelle che si vedono dal cavalcavia, precisamente al civico numero 15 di Via Pradamano, in parrocchia di San Pio X, dunque.
“È la mamma di Tonino, un povero giovane ammazzato dai tedescacci” – mi diceva mia madre, dopo aver salutato la signora. Per mia madre l’unico “col viso de bon”, oltre a Tonino Friz, era don Adelindo Fachin, parroco fresco di nomina nella neonata parrocchia di San Pio X. Con la signora Friz erano sempre le stesse identiche parole. Lei faceva sempre le stesse identiche meste espressioni del volto non solo con me, con mia madre, ma anche con le altre signore del quartiere. Era come un rito collettivo.
La signora Friz si prendeva tutti i complimenti possibili ed immaginabili per quel povero ragazzo che le avevano ucciso in quella maniera e a quell’età. Qualche volta la signora Friz piangeva. Le altre donne, compresa mia madre, la consolavano con parole di circostanza e con carezze sulle spalle, raramente con qualche abbraccio. Poi, crescendo, ho scoperto che scene di questo genere vengono anche riprodotte a teatro. La morte, la vita e l’elaborazione del lutto sono fatti umani, così fondamentali da rappresentare artisticamente.
Da bambino, ho visto le donne oranti e piangenti in qualche funerale di paese, anche qui in Friuli. Quando mi stupii perché esse venivano pagate, mi dissero che era giusto compensarle, dato che avevano pianto “proprio bene”.
Chi fosse interessato alle vicende di Antonio Friz, può leggere l’articolo di: DON LINO (Aldo Moretti), “Il diciottenne Tonino Friz sacrificatosi «per una nobile causa»”, pubblicato sul numero unico Baldasseria ’84.

Lapide posta in Via Verdi n. 30, dove aveva sede il carcere del Tribunale di Udine
 e dove il partigiano osovano Antonio Friz WOLF fu fucilato il 10 dicembre 1944, 
assieme ad altri tre patrioti. (Foto E. Varutti)

2.    I bombardamenti aerei americani, 1944-1945

Andiamo un po’ indietro nel tempo. Seguirò i racconti dei vicini di casa e della gente della zona tra Via delle Fornaci e il Viale Palmanova, come il signor Giovanni Comuzzi (Montemurlo, Prato 1918-Udine 2011) oppure la signora Iole Croatto vedova Falzone (Attimis 1917-Udine 2013), autentiche biblioteche parlanti! Per non parlare di Adelia Mariuz vedova Larice, nata a Cordenons nel 1914, catechista per decenni nella parrocchia di San Pio X a Udine, abitando in Via delle Fornaci. Queste persone raccontavano i fatti vissuti e ti facevano venire i brividi, per il modo con cui riuscivano a rappresentare la bellezza della vita.
Nei primi anni della Seconda guerra mondiale la vita nel quartiere meridionale di Udine fu abbastanza tranquilla. A turbarla, facendola piombare nel terrore e nella disperazione, furono i bombardamenti angloamericani del 1944 e 1945, mirati alla distruzione degli impianti ferroviari, ma spesso fuori bersaglio e causa di morte tra la popolazione inerme. C’era un terno blindato dei nazisti da mettere fuori gioco, perché bombardava gli stavoli delle colline dove si rifugiavano i partigiani.
Anche il Collegio della Gioventù Italiana Littorio (GIL) di Via Pradamano venne bombardato, poiché era diventato una caserma nazista. Dal 1947 al 1960 fu Centro di Smistamento Profughi per i rifugiati dall’Istria, Fiume e Dalmazia.
La nostra zona apparteneva alla parrocchia del Carmine, infatti, la parrocchia di San Pio X sorse nel 1958. Ho consultato il Libro Storico della Parrocchia della Beata Vergine del Carmine, scoprendo che il parroco del tempo annotò accuratamente gli eventi luttuosi dell’epoca. La prima incursione aerea, il 3 agosto 1944, rase al suolo sei case del Borgo Aquileia. Il 28 dicembre dello stesso anno, alle 12 e 30, gli aerei americani portarono morte e distruzione in Via del Vascello, Via della Cernaia, Via Medici, Via Roma e nel Viale della Stazione con 18 vittime della parrocchia del Carmine. Il giorno successivo un nuovo bombardamento provocò soprattutto danni materiali.
Il 20 gennaio 1945 fu colpito lo scalo ferroviario di Via Buttrio e il 20 febbraio fu attaccata la Caserma Valvason, a fianco del Carmine, causando sette vittime civili. Gli aerei alleati sganciarono bombe su Via Aquileia anche il 21 e il 23 febbraio successivi. Il 24 dello stesso mese fu lesionata la Chiesa di Baldasseria e alcune case vicine, provocando il panico in una zona considerata sicura e nella quale si era rifugiato anche il cappellano del Carmine, don Felice Spagnolo, facente funzioni di parroco al posto del titolare che si era messo al riparo fuori Udine, presso la casa di famiglia.
Tra le altre, don Spagnolo fu un grande amico di mio padre, Giacomo Varutti. Forse perché organizzarono nel chiuso della canonica della parrocchia del Carmine, sin dal 1943, le prime riunioni della Resistenza, con gli opuscoli della Osoppo, come ha lasciato scritto mio padre. Ad esempio nel 1943 Emilio Lussu pubblicò “La ricostruzione dello Stato”, ristampato più volte dal Partito d’Azione a Udine. C’era poi una pubblicazione di un radiomessaggio del Papa del 1° settembre 1944, stampata dalle Arti Grafiche Friulane, col titolo “S.S. Pio XII nel 5° anniversario della guerra traccia alti orientamenti per la rinascita della vita civile”.
Non fu irrilevante l’approvvigionamento e il materiale di meccanica fornito, nel 1944-1945, alle Brigate Osoppo Friuli da simpatizzanti attivi nelle parrocchie della Beata Vergine del Carmine, del Tempio Ossario e del Santissimo Redentore a Udine. Dal 1931 era parroco del Redentore Monsignore Luigi Pilosio. Fu egli una figura di prete collegata alla profuganza e alla solidarietà. Durante la Prima guerra mondiale, infatti, fu nominato cappellano dei profughi che avevano abbandonato il Friuli, invaso dalle truppe austro-tedesche, ed erano stati sparpagliati in varie regioni italiane. Dal 1943 Monsignore Pilosio si occupò di tenere delle riunioni segrete e veramente “sotto chiave” nello scrittorio della sua canonica, dove venivano respirati i primi aneliti di democrazia tra i simpatizzanti delle Brigate Osoppo Friuli, chiamatesi così in onore dei moti risorgimentali del 1848 alla fortezza di Osoppo, nella collina friulana. Molti giovani simpatizzarono per quel movimento che lottò contro l’invasore nazista, anche a Udine Sud, “ancje fûr di Puarte Aquilee”.

3. I caduti di Udine Sud nella Seconda guerra mondiale

Al termine del conflitto, il bilancio dei caduti residenti nel territorio dell’attuale parrocchia di San Pio X fu molto pesante: 48 morti su circa 800 abitanti. Tra di loro c’era un giovane partigiano di 18 anni, Tonino Friz, chiamato WOLF. È il figlio di quella signora, amica di mia madre, che io conobbi da bambino come “La mamma di Tonino, che el xe sta copà dai tedescacci”.
Il 10 dicembre 1944 egli fu fucilato, assieme ad altri tre partigiani nel cortile del Palazzo di giustizia, in Via Treppo, più precisamente “in Vie de Roe”, ossia al civico n. 30 di Via Verdi, dove scorre la roggia. Sul muro del tribunale fu posta una lapide, che ricorda i quattro partigiani lì fucilati. Come già detto Antonio Friz, nome di battaglia WOLF, aveva 18 anni, essendo nato a Pontebba il 6 febbraio 1926, da Roberto Friz e Maria Rizzi. Aveva sei fratelli: Costantino, Enrico, Anna, Giuseppe, Beniamino e Rita. Era uno studente, aveva frequentato la seconda liceo scientifico al “Marinelli” e subito dopo l’8 settembre del 1943 partecipò al cosiddetto Battaglione studenti, che stampava un suo giornale clandestino «La libertà», diffuso nelle scuole. Poi nell’estate Tonino era salito in montagna a fare il partigiano col fazzoletto verde. Nel 1944 la sua famiglia risiedeva al numero 16 di Via Medici, lungo Viale Palmanova.
La sera del 9 dicembre 1944 lui e altri suoi compagni erano scesi in città per compiere un’azione militare molto complessa, d’intesa anche con gli angloamericani che avrebbero bombardato la periferia per creare confusione tra i tedeschi e i fascisti. L’obiettivo dei partigiani guastatori era la stazione. Si trattava di far saltare il deposito delle locomotive e la piattaforma girevole, indispensabile per le manovre dei treni, poiché era stato segnalato il treno blindato con cui i nazisti colpivano gli stavoli dei partigiani sulle colline a cannonate. Contemporaneamente i partigiani volevano liberare i prigionieri politici nel carcere di via Spalato. Purtroppo qualcuno aveva fatto la spia e i tedeschi stavano attendendo i guastatori partigiani, come fa il gatto col topo. WOLF fu catturato, condotto in tribunale e condannato a morte insieme agli altri tre che si trovavano lì da prima e che quindi non avevano partecipato a quell’azione. Il giorno dopo furono tutti fucilati.
L’ultima lettera di Antonio Friz alla famiglia dice così: “Carissimi genitori e fratelli, quando riceverete questa io sarò morto. Non piangete, ma siate forti e pregate. Perdonate tutti i dispiaceri che vi ho recato ma ricordatevi di vostro figlio che sempre vi ha amato. Ricevete tutti l’ultimo forte abbraccio. Vostro per sempre. Toni”.
L’elenco completo delle 49 vittime di Udine Sud cadute nella Seconda guerra mondiale, con qualche cenno biografico, ce l’ha proposto Monsignor Aldo Moretti nel 1985, proprio sul Numero Unico stampato per la sagra di Baldasseria. Vedi: Aldo Moretti, “I caduti dell’oltre – cavalcavia e di Baldasseria nella guerra 1940 – 1945”, in Baldasseria ’85. Qui se ne riporta solo il nominativo: Baldan Sergio, Battistutti Beniamino, Barazzutti Umberto, Bellina Adolfo, Boldarino Severino, Boratto Remo, Bortolossi Elda, Brezil Giuseppe, Buziol Umberto, Calligaris Giacinto, Candotti Giovanni, Chiarparini Bruno, Cignolini Maria, Clocchiatti Marino, Comuzzi Antonio, Crapiz Luigi, Danieli Valeria, De Marchi Lino, Disnan Dino, Durli Giovanni, Francescato Ettore, Franzolini Adelchi, Franzolini Virgilio, Friz Antonio, Gargiulo Antonio, Garofalo Umberto, Germi Gerolamo, Giuffrida Giovanni, Gremese Bruno, Gremese Giuseppe, Maestrutti Bruno, Marquardi Luigi, Merlino Alberto, Michelutti Lino, Moretti Ezio, Muratori Renato, Paladin Giovanni, Paoloni Olimpio, Patussi Sante, Pavan Anna, Plaino Giobatta, Polonio Giuseppe, Provvisionato Giuseppe, Roiatti Gino, Savorgnani Ermes, Taddeo Bernardo, Tavano Giovanni, Tavano Marco e Zorzetti Bruno.
C’è un altro fatto riguardo a Tonino Friz, di cui sono venuto a conoscenza il 24 marzo 2010, da parte del professor Michele Piva, già insegnante della scuola media di avviamento “P. Valussi” di Via Crispi a Udine. Nel 1959 nacque in città, nell’ambito della scuola “Valussi”, un nuovo Istituto Professionale di Stato per il Commercio, che fu intitolato a Stringher. Dovendo attribuire il nome alla nuova scuola il preside, Adelchi Nuciforo, chiese ai vari professori di suggerirgli qualche nome valido. Oltre a quello di Bonaldo Stringher, primo governatore della Banca d’Italia, gli fu fatto pure il nome di Antonio Friz, giovane partigiano udinese, nome di battaglia WOLF. Un’ultima coincidenza da notare è che proprio nel sito Internet dello Stringher si trovano notizie sul partigiano Friz.

Via delle Fornaci nel 1950. (Archivio IACP, Udine)

Ringraziamenti

Oltre le persone intervistate, i prestatori delle immagini, e le famiglie della parrocchia di San Pio X che mi hanno messo a disposizione dei documenti ringrazio, per la collaborazione alla ricerca il parroco della parrocchia della Beata Vergine del Carmine, gli operatori dello sportello Certificati storici dell’anagrafe del Comune di Udine, gli operatori dell’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine e anche don Sandro Piussi, direttore della Biblioteca del Seminario di Udine, dove ho consultato l’Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli (AORF), curato da Monsignore Aldo Moretti, da cui proviene la fotografia dei giovani partigiani osovani qui pubblicata (Cartella Z – Fototeca, foto n. 71).

Bibliografia

Archivi, Biblioteche e Istituti storici
Archivio dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), Udine.
Archivio Istituto Autonomo Case Popolari, Udine.
Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli (AORF), presso Biblioteca del Seminario, Udine.
Archivio della Parrocchia di San Pio X, Udine.
Biblioteca Civica di Udine.
Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione (IFSML), Udine.
Libro Storico, Parrocchia della Beata Vergine del Carmine, Udine.

Collezioni private
Collezione Giorgio Secco, Udine
Collezione privata, Udine

Fonti edite
Sandrino Coos, Un’osteria, un borgo, un paese: ricordi di una microstoria locale, Grafiche Toffoletti, Tarcento (UD), 2005.
Giampaolo Gallo, La Resistenza in Friuli 1943-1945, Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, Udine, 1988.
E. Varutti, Wolf, ragazzo partigiano : la storia di Antonio Friz, studente di Udine Sud, «Festa Insieme Baldasseria», pp 15-17, 2010.

Fonti iconografiche
Le fotografie sono di Elio Varutti, ove non altrimenti indicato.

Fonti orali
Le interviste (int.) sono state condotte da Elio Varutti a Udine, con taccuino ed e-mail.
Federico Vincenti (Udine 1922-2013), int. del giorno 8 luglio 2009.
Monica Secco (Udine, 1963), int. del 31 maggio 2009 e 19 novembre 2014.

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In una sua lettera del 6 aprile 1943, da prigioniero degli inglesi, Luca Pio Secco 
chiede notizie alla sorella Lisetta di suo fratello Arrigo, che era partigiano osovano.   
Collezione Giorgio Secco, Udine




Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher” Udine. Laboratorio di Storia, Progetto «Il Secolo breve in Friuli Venezia Giulia», sostenuto dalla Fondazione CRUP. Ha collaborato alla elaborazione di questo prodotto la classe 5 ^ D ristorazione. Anno scolastico 2013-2014. Coordinamento didattico: professoressa Carla Maffeo (Italiano e Storia). Dirigente scolastico: Anna Maria Zilli. Networking: prof. Elio Varutti, Discipline Economiche Aziendali; dicembre 2014.