venerdì 6 ottobre 2023

Istria 1948, Narciso Chersin issa la bandiera italiana sulla boa tra Brioni e Fasana

In Istria c’erano italiani che non mollavano nel 1948. Il regime titino ormai stava prendendo piede, dopo il trattato di pace del 10 febbraio 1947, che assegnava gran parte dell’Istria alla Jugoslavia. C’erano fotografie di Tito sulle vetrine dei negozi privi di merce e bandiere jugoslave in ogni dove. “Sucedeva che Narciso Chersin sul Canal de Fasana – ha detto Armida Villio – de note meteva la bandiera italiana sulla boa tra Fasana e Brioni, cussì i titini e quei dell’OZNA se inrabiava, anche Narciso Barattin ga messo la bandiera italiana sul campanil de Fasana, perché tanti i pensava che tornava l’Italia”.

Cartolina di Fasana, primi del ‘900. Proprietà: J.M. Marincovich, Fasana

Tutte quelle bandiere italiane issate, con eroismo, in vari posti persino sul campanile e sulle boe del tracciato marittimo erano una vera spina nel fianco per l’OZNA (poi UDBA), il servizio segreto di Tito, che proprio a Fasana aveva una delle sue roccaforti. Dovevano sloggiare dall’Istria quegli italiani che non si piegavano alla dittatura comunista e al tricolore jugoslavo. Così fu fatto. Come mai restare, se molti italiani invece partirono col piroscafo ‘Toscana’?

Noi semo vignudi via coi documenti nel 1947 col ‘Toscana’ per andar al Silos de Trieste [Centro raccolta profughi], ma in pratica semo stadi caciadi via – ha spiegato Armida – invece mia cugina Anna xe restada, perché pensava che no restava Tito, cussì dopo i ghe gà portà via tuta la roba de la botega e anche l’oro de famiglia, la xe finida in preson a Dignan, i ghe portava via col camion la lana, la xe morta a Trieste, forse nel 1950. Mio papà iera Bartolomeo Villio, nato a Fasana nel 1903, el contava che i antenati Villio nel Seicento iera tagliapietre vignudi de Verona, infatti gò parenti a Muggia, Dignan e Rovigno, dove cualchedun fa de cognome Tagliapietra Vilio”.

Armida Villio a Gorizia per un raduno ANVGD. Foto Varutti
Un’altra testimonianza è quella di Marcela Perich, di Umago, esule al Campo profughi di Padriciano (TS), poi emigrata nel 1956 con la famiglia in Argentina. La Perich ha scritto in Facebook il 30 settembre 2023: “Mio marito Gianni Giobbe era piccolino di 7 o 8 anni, lo hanno portato alle ‘Casarmete’ di Gorizia [Campo profughi] con la mamma e tre fratelli. Loro sonno stati 4 o 5 anni di campo in campo. Tratati pegio che le bestie. Li hanno portati per tanti campi di Italia, hanno pasato abastanza male, racontava sempre la mia suocera. Le cose che contava essa ti veniva da piangere e anche tanto. Un caro saluto a tutti li Istriani pure li esuli, come me, con un grande dolore nel mio cuore. Con tutto quello che abbiamo sofferto. Moltissimo”.

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Fonti orali e digitali Si ringrazia, per la collaborazione riservata, la signora Alda Devescovi, nata a Rovigno ed esule a Grado (GO). Le interviste sono state condotte da Elio Varutti con penna, taccuino e macchina fotografica.

- Marcela Perich, Umago (PL) 11.4.1940, esule a Buenos Aires (Argentina) Post in Facebook del 19 ottobre 2022.  

- Armida Villio, Fasana (PL) 1933, esule a Grado (GO), int. a Gorizia del 1° ottobre 2023.

L'istriana Marcela Perich, al centro, con Gianni a sinistra in Argentina
La famiglia Giobbe di Fasana esule a Gorizia e in Argentina - Nell'immagine sottostante c'è il ritratto in esterno a figura intera dell’emigrante istriano Giacinto Giobbe (Fasana 1935) il giorno della sua cresima (il primo seduto a destra) assieme ad un gruppo di parenti, tra i quali si riconosce sua mamma Marcella Coslovich (Umago 1916), seduta al centro ed i fratelli Ferruccio (Fasana 1939) e Giovanni Giobbe (Fasana 1938 - marito di Marcela Perich) seduti accanto alla mamma. La fotografia è scattata a Gorizia, pochi mesi dopo l’esilio della famiglia dalla loro casa natale di Fasana (Istria). Luogo e data dello scatto: Gorizia, 1947. Emigrazione, provenienze dall’attuale Croazia, Istria, Fasana. Emigrazione, destinazioni finali extraeuropee: Argentina, Provincia di Buenos Aires, Partido di La Matanza, San Justo. Fonte: Ente Regionale Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia (ERPAC), Scheda F 5748, che si ringrazia per la diffusione nel blog.

Progetto di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori:  Armida Villio, Alda Devescovi (ANVGD di Gorizia), Tulia Hannah Tiervo e Sergio Satti (ANVGD di Udine). Fotografie di Elio Varutti. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e la delegazione provinciale dell’ANVGD di Arezzo. Ricerche d’archivio all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/