A vederlo sembra un malloppo, ma è un libro fatto bene. Oltre agli storici, potrà interessare anche sociologi dell'educazione, perché contiene l'esposizione di vari problemi didattici in campo linguistico. Poi si trova anche la soluzione.
Si tratta di un saggio
documentario di grande rilevanza e di valore didattico. Il titolo preciso del
libro è «La comunità sacrificata. Il
Comitato Misto Italo-Jugoslavo 1955-1973». Ne è autore Silvano Sau, per la
casa editrice “Il Mandracchio” di Isola d’Istria (Slovenia), 2015, pp. 290.
Il testo contiene i
verbali delle venti riunioni del Comitato Misto Italo-Jugoslavo che fu attivo
dal 1955 al 1973. Tale comitato fu istituito in base all’articolo 8 dello
Statuto Speciale per le reciproche minoranze di Italia e Jugoslavia. Esso era
allegato II al Memorandum d’Intesa firmato a Londra il 5 ottobre 1954 dai
rappresentanti d’Italia, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Jugoslavia.
Le rispettive minoranze
sono appartenenti al cosiddetto Territorio Libero di Trieste (TLT), disciolto
appunto il 26 ottobre 1954, mandando a casa i “Bacoli”, ossia i militari inglesi e i loro sottoposti, tra i quali
trovò lavoro anche qualche istriano e qualche triestino. Erano chiamati Bacoli dal popolo, poiché il loro
elmetto scuro in contrasto con la divisa chiara e il fisico asciuttissimo –
come per tutti nel dopo guerra – li faceva paragonare a degli insetti, tipo gli
scarafaggi, appunto.
Il TLT era diviso in
due parti. La Zona A esclusi i colli di Muggia, che passò all’amministrazione
italiana, mentre la Zona B inclusi i colli di Muggia fu annessa definitivamente
alla Jugoslavia. È molto curioso che l’autore abbia dovuto tradurre i testi dei
verbali dal serbo croato all’italiano, poiché il corrispondente testo in lingua
italiana (quasi come in un mistero) non è reperibile per gli studiosi dell’una
o dell’altra parte.
La comunità sacrificata è quella italiana dell’Istria del Nord-Ovest.
Si tratta di un gruppo etnico preciso costituito dagli esuli e dai rimasti.
Tutti costoro furono sacrificati,
come scrive l’autore, da «coloro che
avevano contribuito a progettare e a realizzare – vinti e vincitori – un
territorio etnicamente pulito, cancellando storie di vita e di morte, di
tradizioni e di culture costruiti nei secoli e nei millenni». Si riafferma,
quindi anche nella letteratura di oltre confine, nella fattispecie quella
slovena, la teoria della pulizia etnica svolta dai titini, col beneplacito
della Repubblica Italiana, degli USA ed alleati, il tutto per non suscitare le
ire di Tito, che nel culmine della guerra fredda, si stava differenziando
politicamente dall’URSS.
Dalla lettura dei
verbali si può riscontrare una differenza di trattamento delle minoranze
reciproche. C’è un gran da fare per gli sloveni residenti in Italia, mentre c’è
poca “trippa per gatti” riguardo agli italiani d’Istria. Anche a tale livello
non si voleva scomodare Tito, il futuro leader dei paesi non allineati? Dalla
lettura del volume si può trovare un grande riscontro nel campo dell’educazione
e dell’istruzione. Allora si tratta di un testo basilare per tutti gli studiosi
del confine dell’Alto Adriatico, soprattutto per chi opera in campo
educativo.
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Silvano Sau, La comunità sacrificata. Il Comitato Misto
Italo-Jugoslavo 1955-1973, “Il Mandracchio”, Isola d’Istria (Slovenia),
2015, pp. 290.
ISBN 978-961-6391-30-6
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Una versione di tale articolo è apparsa su friulionline il 17 gennaio 2016 col titolo La comunità sacrificata
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