domenica 28 novembre 2021

Laura Antonelli. Iniziative opinabili nell’ottantesimo anniversario dalla nascita

 


Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di Laura Brussi Montani, in memoria dell’attrice istriana Laura Antonelli. Il brano non rientra nell’ottica della critica cinematografica, ma della memorialistica alla quale si sono dedicate varie penne e alcuni pennivendoli dal 2015, anno della sua morte. L’angolo visuale del testo è invece attento all’umanità, alla gentilezza e alle introspezioni della bella attrice, passata per un Campo profughi a Napoli. (A cura di Elio Varutti).

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Ci sono delle iniziative opinabili programmate nell’ottantesimo anniversario dalla nascita di una grande attrice italiana (1941). Le glorie effimere passano ma i valori restano. L’assunto vale anche per la dolorosa scomparsa di Laura Antonelli (Pola, 28 novembre 1941 – Ladispoli RM, 22 giugno 2015) che oggi avrebbe compiuto ottant’anni, e che si appresta ad essere ricordata con una serie di iniziative consistenti, in primo luogo, nella rivisitazione di alcune sue pellicole di maggior successo. Purtroppo, sono già trascorsi diversi anni da quando Laura è “tornata alla Casa del Padre” dopo una vita di grandi soddisfazioni professionali, ma nello stesso tempo, di forti sofferenze. Pertanto, non è dato sapere se quelle iniziative potranno esserle gradite, ma non mancano buoni motivi per dubitarne.

Nata in piena guerra mondiale, con tutti i traumi infantili derivanti dal conflitto in agro di Pola, aveva vissuto sin da piccola il dramma dell’Esodo dall’Istria e quello dell’allucinante campo profughi di Napoli, dove conobbe assieme alla famiglia una dolorosa esperienza che l’avrebbe segnata e accompagnata per tutta la vita, rendendola insicura e fragile. Nondimeno, al pari di tanti giovani esuli, aveva completato gli studi e dopo avere conseguito il diploma dell’ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica) si era trasferita a Roma iniziando l’insegnamento della sua materia presso il Liceo Artistico di Via Ripetta.

Il resto è storia già illustrata con dovizia di particolari, talvolta frutto di fantasie troppo fertili e d’interpretazioni spesso estensive, per non dire offensive. Sta di fatto che l’incontro di Laura col mondo dello spettacolo fu sostanzialmente casuale, e non alieno da motivazioni economiche, analoghe a quelle di tante famiglie esuli, chiamate ad affrontare i problemi spesso drammatici della casa e del lavoro, non senza diffuse incomprensioni, come quelle storicamente ben documentate, e particolarmente gravi, di Ancona, Bologna, Genova e Venezia (ma non solo).

La straordinaria bellezza e le indubbie capacità di interpretare al meglio i suoi personaggi furono decisive nel condurre Laura ai vertici dell’arte cinematografica: non solo della cosiddetta “commedia all’italiana” ma anche di opere molto impegnative. Le sue tante pellicole (una cinquantina), alcune delle quali  avrebbero esaltato il suo fascino assieme alle indubbie doti artistiche (come “L’innocente” del grande regista Luchino Visconti, tratto dalla celebre opera dannunziana, od “Il Malato immaginario” e “L’Avaro” di Tonino Cervi, ispirati a quelle di Molière; la prima con Giancarlo Giannini e le altre due con Alberto Sordi) raggiunsero livelli record di spettatori e d’incassi, ed i riconoscimenti artistici furono suffragati da diversi premi prestigiosi, tra cui il “Nastro d’Argento”, la “Grolla d’Oro” ed il “Globo d’Oro” (due volte). In buona sostanza, Laura Antonelli assunse un ruolo di autentica “stella” nel variegato mondo del cinema, rimasto vivo anche dopo la sua scomparsa, diversamente da quanto è accaduto per tante altre attrici, sebbene brave e popolari.

Nondimeno, quel mondo spesso improntato all’esteriorità se non anche al cinismo, che era lontano anni luce dalle sue origini, finì per travolgerla, con l’aggiunta di una “giustizia” miope e discriminante che l’avrebbe perseguitata davvero iniquamente, salvo concederle una riabilitazione tardiva e formale dopo un decennio di sofferenze, con un modesto risarcimento (in un primo momento addirittura offensivo) ottenuto a fronte di un iter tanto lungo quanto penoso.

Laura aveva scelto di vivere a Ladispoli, sulla riviera laziale, davanti a quel mare che le ricordava la sua bella Istria, ingiustamente perduta. Gli ultimi anni, come lei stessa lasciava intendere ai pochissimi amici, quale il Parroco Don Alberto Mazzola, furono improntati, in totale riservatezza, alla riflessione e all’espiazione di peccati che certamente non le appartenevano, ma che erano tipici di quel mondo vile da cui era stata ignobilmente sfruttata e inghiottita.

Le sue condizioni economiche, un tempo più che agiate, erano tornate nuovamente precarie, ma Laura poteva contare sulla confortante assistenza del Comune e della famiglia. Aveva conservato una straordinaria dignità, tanto da rifiutare il supporto che poteva esserle conferito alla stregua delle leggi vigenti per i vecchi artisti in condizioni di povertà. Anzi, non mancano testimonianze degli aiuti che offriva a chi stava peggio di lei, e cui aveva destinato gran parte dei risarcimenti di cui si è detto.

Va aggiunto che non era incapace di intendere come qualcuno ha voluto insinuare, perseverando nell’assunto anche in occasione delle iniziative per l’ottantesimo anniversario dalla nascita, di cui in premessa. Ciò, manifestando un ostracismo non privo di talune invidie anacronistiche, tanto crudele e pervicace quanto immotivato: secondo testimonianze popolari raccolte in occasione dell’ultimo saluto di Ladispoli, presenti almeno duemila persone e la bandiera istriana posta sul feretro (26 giugno 2015), Laura dialogava con Don Alberto, ascoltava “Radio Maria” e acquistava persino “La Settimana Enigmistica” all’edicola prossima a casa. Come ha lasciato scritto nell’ultima intervista concessa a “L’Ortica”, settimanale della sua città di residenza, viveva spartanamente in una piccola casa, confessava di non avvertire il peso degli anni e affermava di non avere bisogno di soldi né tanto meno di lussi, leggendo e pregando nella consapevole serenità di “non far male a nessuno”.

In effetti, da parecchio tempo si era votata al colloquio con Dio, in una spiritualità che richiama quella di alcune grandi conversioni, come quelle manzoniane dell’Innominato e della Monaca di Monza. Quando fu trovata priva di vita nella sua casetta di Ladispoli, aveva vicino a sé una Bibbia e un Vangelo, a testimonianza di una nuova, importante vittoria della Fede “ai trionfi avvezza”. Il suo solo desiderio era di essere lasciata in pace, come quella che ha raggiunto dopo una vita di sofferta ma nobile ascesa dalla polvere all’altare.

Proprio per questo, ciò che è stato scritto per il lancio del “revival” cinematografico programmato non senza evidenti interessi di carattere speculativo in occasione dell’ottantesimo “compleanno” di Laura, è un’offesa alla verità, nel momento stesso in cui si afferma che, spente le luci della ribalta, gli ultimi ventiquattro anni di vita della grande attrice istriana sarebbero stati un “mistero”. Tutt’altro: è vero che si era ritirata completamente da quelle luci e che incontrava soltanto pochissimi amici fidati ma è altrettanto vero che aveva affrontato “coram populo” i problemi della sua nuova vita, e con essi, il giudizio non certo caritatevole della grande stampa e quello non certo migliore del vecchio pubblico, generalmente insensibile alla sua esperienza nel segno catartico di valori autentici ma sempre attratto dalle pellicole della citata “commedia all’italiana”.

Laura Antonelli merita ben altro, in ossequio al suo primigenio dolore di esule, alla sventura di avere rischiato la perdizione attraverso l’effimero, e soprattutto, ai lunghi anni di meditazioni costruttive, al recupero della speranza, all’esperienza di fede, all’esempio di luce trionfante sulle tenebre, all’invito di “riflettere con mente pura”.

 Laura Brussi Montani - Esule da Pola, 28 novembre 2021

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Note - Autore principale: Laura Brussi Montani. Altri testi di Elio Varutti. Networking di Marco Birin e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio (ANVGD) di Arezzo e Girolamo Jacobson. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull'esodo giuliano dalmata, Udine e Delegazione ANVGD di Arezzo.

Ricerche nell’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – I piano, c/o ACLI – 33100 Udine – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

Fotografia ripresa dal sito seguente che si ringrazia per la diffusione e pubblicazione nel presente blog: https://www.zendalibros.com/laura-antonelli-la-reina-del-softcore-que-perdio-la-razon/

 

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