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martedì 11 ottobre 2016

Elettricità e prima industrializzazione del Friuli

Questo è il pro-memoria del professor Elio Varutti per la conferenza presso il Museo Etnografico del Friuli, di Udine del giorno 9 ottobre 2016. L’incontro, svoltosi al mattino, è stato introdotto da Tiziana Ribezzi, del Museo Etnografico del Friuli e da Romano Vecchiet, dirigente del Comune di Udine.
Luigi Pignat, Ferriere di Udine e di Pont Saint Martin, rinnovo impianti, Udine, Viale delle Ferriere, 1905. Archivio dei Civici Musei di Storia e Arte di Udine

Luisa Villotta, Romano Vecchiet e Elio Varutti

Romano Vecchiet, Elio Varutti e Tiziana Ribezzi

Hanno parlato poi Luisa Villotta, direttore dell’Archivio di Stato di Udine e Lucia Stefanelli, che ha illustrato i documenti custoditi presso l’Archivio stesso, in riferimento alla costruzione delle centrali idroelettriche nella provincia di Udine. I primi impianti di tale genere sono di Arturo Malignani, grande inventore e industriale dell’area.
Malignani brevettò nel 1894 il sistema per produrre lampade ad incandescenza, creando il vuoto nel bulbo della lampada. Velocizzò la fabbricazione in serie di lampade con una tecnica meno nociva per gli operai.
Luigi Pignat, Ferriere di Udine e di Pont Saint Martin, Colata d’acciaio in fossa, Udine 1905.   Archivio dei Civici Musei di Storia e Arte di Udine

Udine, con le scoperte di Malignani, fu la terza città in Europa ad avere l’illuminazione pubblica elettrica, dopo Milano e Londra. Le lampadine di Malignani erano le migliori al mondo per qualità. La Edison italiana acquisì il brevetto da Malignani e fece da intermediaria con la Edison statunitense (di Thomas Edison) per la cessione del brevetto medesimo.

Economia nella Udine pre-unitaria

Le prime industrie friulane sono quelle del settore tessile. Ecco l’elenco dei maggiori fenomeni industriali corredati con alcuni dati statistici riguardo agli aspetti economico sociali della zona.
Jacopo Linussio, Tessiture a Tolmezzo (1725) e a Moggio (1717).
Udine - 1839. Economia fortemente agricola: grani, vino. Conta 22.179 abitanti.
Nel 1856 ha 40 filatoi di seta, 24 opifici di lino e canapa, una decina di concerie di pellami, 141 osterie e locande e oltre 360 commercianti.
Nel 1857 sorge la Tessitura Luigi Spezzotti a Cividale; nel 1874 sposta l’impresa a Paparotti di Udine.
La ferrovia a Udine è del 1860: arriva da Casarsa, dove funzionava dal 1855 da Pordenone, Treviso e Venezia. E si collega con la Trieste asburgica.
Nel 1861 Udine ha 26.363 abitanti.

Studio Brisighelli. Battiferro Bertoli, Udine, Paderno, Via Molin Nuovo 1919-1939 (a sinistra).
Studio Brisighelli, magli meccanici, Udine, Paderno, Via Molin Nuovo 1919-1939 (a destra).

Fototeca dei Musei di Udine


Economia nella Udine unitaria, dopo il 1866, unificazione al Regno d’Italia.

Nel 1878 nasce la ditta “Tessuti Antonio Venturini”, di Gemona.
A Udine nel 1879 c’è la Ferrovia Pontebbana.
È del 1880 la creazione della Tintoria e tessitura Marco Volpe, nella frazione di Chiavris di Udine, dove operava nei secoli addietro una piccola comunità di ebrei (i Caprileis, che diedero il nome alla zona) con varie attività mercantili.
Nel 1881 Udine conta 32.020 abitanti.
Col 1884 Arturo Malignani inventa il vuoto nella lampadina, rendendo più efficiente l’utilizzo del nuovo mezzo di illuminazione.
Sorge nel 1884 la Società anonima cotonificio udinese, con capitale friulano, della Banca di Udine e della Banca di Lugano. È una grande azienda a Torreano di Martignacco. Nel 1892 nasce una impresa collegata: il “Cotonificio Ancona”, a Udine.
Fine ‘800 è attiva la Tessitura di Dante Linussio a Tolmezzo. Nel 1889 apre la Tessitura Barbieri a Udine.
È costituito nel 1900 il Cotonificio Morganti, a Piovega di Gemona.
Nel 1902 c’è la Filatura Makò (cotone egiziano), a Cordenons, vicino a Pordenone.

Elettricità e industria

L’introduzione dell’energia elettrica nel settore industriale friulano nella forza motrice amplia lo sviluppo economico. La Società Anonima Ferriere ed Acciaierie di Udine, SAFAU di Viale delle Ferriere è sorta nel 1882 come Società Anonima delle Ferriere di Udine, con capitale svedese,  tecnici norvegesi e 74 operai. Aumentano essi a 250 unità nel 1896 e 750 nel 1907.

Nel 1883 Vittorio de Asarta, con avi nella Navarra spagnola, acquista la tenuta di Fraforeano di Ronchis, applicando (primo in Europa) la forza elettrica all’aratura. In tutta la fattoria le più perfezionate macchine sono mosse dal vapore e dall’elettricità, come scrisse l’agronomo Domenico Pecile. (Vedi: G. Ellero, Storia di Fraforeano, Ribis, 1985).

Nasce nel 1893 il Biscottificio Carlo Delser & fratelli, a Martignacco, che impiega da subito una grande quantità di manodopera femminile.
Martignacco, inizi ‘900, la prima fabbrica Delser, in Liciniana / Martignà, tal principi dal ‘900, la prime fabriche Delser in Lisianiane. – Archivi de Biblioteche di Martignà.

Le miniere del Rio Resartico erano una delle principali fonti di reddito per gli abitanti di Resiutta, in provincia di Udine. Proprio dall’olio che proveniva dal Resartico era garantita la prima illuminazione pubblica della città di Udine, ma nell’industria annessa alla miniera si otteneva anche l’ittiolo, usato come farmaco. Il tratto iniziale della cavità, messo in sicurezza in questi decenni dall’Ente Parco, è visitabile su prenotazione con l’accompagnamento di una guida. La Società delle Miniere Bruxelles – Resiutta nasce a Bruxelles l’8 marzo 1889, con molti capitali belgi (Archivio Tribunale Tolmezzo, b 5).

Fonderie a Udine tra ‘800 e ‘900

Oltre alla SAFU, di Via delle Ferriere, nascono una serie di piccole imprese, anche a conduzione artigianale, nel settore dell’industria pesante.
Alla fine dell’Ottocento c’è la fonderia Vittorio Asti & figlio, in Via di Mezzo, in Borgo Ronchi. La ditta Broili apre l’attività ai primi del Novecento in Borgo Gemona, sempre a Udine. Nella stessa zona e nello stesso periodo si costituisce la fonderia Madrassi.
L’impresa De Poli Giovanni Battista nasce in Viale Palmanova. Sempre nei primi anni del Novecento nella parte meridionale della città vede la luce la Fonderia Udinese.
Un’altra azienda De Poli A. si costituisce in Via Cavallotti, in borgo Aquileia, mentre la Fonderia Friulana, va ad allocarsi in Viale Trieste. Sempre all’inizio del Novecento, infine, si costituisce la fonderia Aristodemo & C., in Via Treppo.

Pignat, Carlo (1898 - 1966). Udine - Via Cairoli (verso il 1920) borgo Treppo. Fabbrica Premiata di Velluti, Damaschi e Seterie Raiser e Figli. Fototeca dei Musei di Udine
Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) nel giugno 1913 lasciò l'Italia e l'impiego a Udine nella Fabbrica Premiata Velluti, Damaschi e Seterie Domenico Raiser, per raggiungere il padre, emigrato a San Francisco, dove lavorò in una fabbrica tessile e si dedicò al teatro amatoriale, al cinema, alla fotografia, alla politica

Alcuni dati statistici alle soglie della Grande Guerra

Nel 1911 l’Italia aveva 36,9 milioni di abitanti. La provincia di Udine, la più grande d’Italia, comprendendo pure il territorio di Pordenone, ne aveva 726 mila e 445. Nel 1901 c’erano 592 mila e 592 persone. La città di Udine contava 46 mila e 916 abitanti. Nel 1914 il settore tessile occupava il 60 per cento degli addetti all’industria in provincia (che erano 27 mila 165, in prevalenza femmine) e Udine aveva attirato il 18 per cento degli occupati (A. Tagliaferri, Udine nella storia economica, Udine, Casamassima, 1982, p. 224). 
La città di Udine rappresentava l’unica vera concentrazione industriale del territorio, dato che nel resto della provincia il 70 per cento della popolazione era occupato in agricoltura. Le manifatture meccaniche, metalmeccaniche e di altro tipo impiegavano il 22,8 per cento degli addetti. Seguivano gli altri settori, come il legno (6,9 per cento di addetti), alimentari (6,2) e la lavorazione delle pelli, della carta e le tipografie (3,7).
Secondo il censimento del 1901 la provincia “veneta” di Udine (per il momento la parola “Friuli” non rientra nel vocabolario del Regno d’Italia) è spiccatamente agricola, col 50 per cento delle persone sopra i nove anni d’età (lavoravano pure i bambini!) che vivevano di agricoltura. Circa il 18 per cento erano gli occupati nell’industria, commercio e trasporti. Gli operai rappresentano il 4,46 per cento dei lavoratori.

Nel 1914 il settore tessile occupa il 60% degli addetti all’industria, in prevalenza donne, della provincia di Udine, che comprendeva anche il Pordenonese. Il 70% della popolazione è impegnato in agricoltura
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Si ringrazia per le fotografie della conferenza  D&C. 

venerdì 12 agosto 2016

In luce. Storia e simbologia dell’illuminazione, Udine


Questo volume esce come corredo alla mostra organizzata col titolo medesimo dal Museo Etnografico del Friuli. L’originale rassegna, sostenuta da Amga – Heragroup, è stata visitabile a Udine dal 15 dicembre 2015 al 29 maggio 2016, presso il museo stesso in Via Grazzano al civico numero 1.
La mostra è stata curata da Tiziana Ribezzi (conservatore del Museo Etnografico), Lucia Stefanelli (dell’Archivio di Stato di Udine) e Lucio Fabi (storico), con le eccezionali fotografie di Ulderica Da Pozzo.


Come spiega Federico Pirone, assessore alla Cultura del Comune di Udine, nella prolusione il museo friulano “ha raccolto l’iniziativa di educazione e sensibilizzazione voluta dall’UNESCO e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU” di dichiarare il 2015 Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate su di essa.

È significativo l’apporto dell’Azienda municipalizzata del gas e dell’acqua, perché la vita di tale attività pubblica coincide con la  storia della pubblica illuminazione cittadina. Udine fu una delle prime città al mondo ad essere illuminata mediante l’energia elettrica, con il grande contributo di quel genio che fu Arturo Malignani. “Era il 1888 – spiega Romano Vecchiet, dirigente del Servizio Integrato Musei e Biblioteche a Udine, nella seconda prolusione del volume – Il giovanissimo Malignani, ideatore di un brevetto che garantiva alla lampadina una vita ben superiore a quella prodotta da Edison, con risultati commerciali decisamente molto promettenti, si imponeva sulla scena mondiale”.

Lo stesso Malignani volle l’introduzione del tram elettrico. Dapprima solo urbano e poi anche verso Feletto, Tavagnacco, Tricesimo e Tarcento (con le carrozze bianche, la “vacje blancje” – diceva la gente, per via della tromba di segnalazione, molto simile al muggito). Poi il tram andò pure verso San Daniele, con le carrozze verdi.

Il primo saggio, scritto da Tiziana Ribezzi e Valentina Annaccarato, inizia con la storia del fuoco per arrivare alla lampadina elettrica e al led (Light Emitting Diode), passando per la torcia, la lucerna, la candela, il lume ad olio, la lanterna.
È sulla lampadina inventata da Malignani che ci si sofferma. Quanti in città o in Friuli conoscono la sua geniale scoperta? Nel 1884 presenta la sua invenzione alle autorità cittadine. Era al corrente delle invenzioni di Thomas Edison e del piemontese Alessandro Cruto. Essi avevano creato le primordiali lampadine di filamento a incandescenza, ma avevano una bassa durata.
Allora Malignani, oltre che a lavorare bene il vetro, preparò un’ampolla con un filamento di grafite lungo tre centimetri che assicurava una luce più bianca, immobile e di doppia durata e luminosità rispetto al filamento delle lampade di Cruto e di Edison. Malignani inventò anche il modo per creare il vuoto dentro le ampolle che sarebbero diventate lampadine. Mostrò la tecnica a New York a Edison che si comprò subito i diritti di brevetto del sistema chimico-industriale friulano. Tale sistema è impiegato ancor oggi per la vuotatura delle ampolle.
Lucia Stefanelli propone al lettore il saggio col titolo “La luce per la città”. Così scopriamo che nel 1381 il Comune deliberava di tenere acceso un ferale sotto la Loggia comunale e si poteva circolare la notte solo con un lume a mano. Poi sotto l’Austria il progresso portò l’illuminazione a gas, tuttavia fu proprio un guasto, il 19 febbraio 1879, con una fuga di gas la causa di un devastante incendio della Loggia del Lionello. È documentata anche in questo contributo l’attività industriale di Arturo Malignani.

Il saggio successivo, scritto da Tiziana Ribezzi e Valentina Annaccarato si intitola “La luce per lavorare, viaggiare e nel buio della terra”. Oltre alle lampade dei minatori, vengono descritti i lumi da navigazione, i fari marittimi, le lampade ferroviarie da segnalazione e quelle stradali. Ci sono pure lampade sterilizzatrici per laboratori farmaceutici, oppure quelle per la merlettaia, oppure quelle a luce rossa per lo sviluppo della stampe fotografiche

Il quarto brano è opera di Tiziana Ribezzi, Valentina Annaccarato e Giorgio Linda. Ha per titolo: “La luce, simbolo religioso”. In questo campo candele e candelabri vanno alla grande, ma ci sono pure i putti ceroferari, lanterne processionali e candelabri ebraici per la festa di Chanukkà.

Il quinto contributo scritto da Tiziana Ribezzi e Valentina Annaccarato, si intitola “La luce e l’intrattenimento”. In questo capitolo a farla da padrona è la lanterna magica, con gli spettacoli organizzati in strada nei secoli scorsi.
Sopra: reparto someggiato con riflettore da 60 cm.
Sotto: Riflettore automontato da 90 cm.


L’ultimo saggio sulla Prima guerra mondiale, opera di Lucio Fabi, ha per titolo: “Luci di Guerra”. Qui il repertorio è vario e stimolante. Si va dai riflettori giganteschi montati sui primi camion, alla “Taschenlampe” appesa al collo dei soldati germanici, alle lanterne pieghevoli o da segnalazione, fino alla lampada a carburo o ad acetilene. C’è pure una vezzosa lanterna da marcia a soffietto, oppure le lanterne autoprodotte dai militari stessi in trincea, utilizzando barattoli vuoti di cibo o, addirittura, le bombe a mano svuotate. 

In chiusura dell’interessante volume si trova un paragrafo di Appartati con aspetti di fisica della luce, oppure l’influenza della luce nelle opere d’arte e una bibliografia orientata.

Ogni tanto nel libro fa la sua bella mostra un manifesto sul tema della luce, dal 1898 al 1924. Le  opere sono del Museo di Treviso, Collezione Salce, su concessione del Polo museale del Veneto.

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Curiosità: proprio difronte al museo di Udine è attivo da anni un efficiente negozio di elettricista, dove trovi di tutto. Poi si dice che tante volte sono solo delle coincidenze...


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Tiziana Ribezzi (a cura di), In luce. Storia, arte e simbologia dell’illuminazione, Udine, Quaderni del Museo Etnografico del Friuli, 2016, p. 160. (fotografie b/n e colori).

ISBN 978-88-95752-22-8