C’era una volta il fotografo ambulante. Era la fine dell’Ottocento. Aveva lo stabilimento fotografico – si diceva così – in una città o paese grosso con mercato (e disponibilità finanziaria). I clienti si rivolgevano a lui per i “carte de visite”: fotografie, tipo figurina o santino, usati come biglietto da visita “visivo”, appunto. Ma si curava degli scatti fotografici alle famiglie, ai ritratti singoli e ai gruppi. Poi, all’occorrenza, si metteva a girare per le valli, o le città vicine, cercando clientela per i ritratti, nello stesso tempo – e siamo già nel Novecento – certi bei panorami erano l’ispirazione per un istantanea per le prime cartoline illustrate.
Passato il secolo breve, ecco che determinati fotografi con una buona stoffa, si cimentano ancora nella fotografia itinerante, anzi ne fanno uno stato d’animo, come nel caso di Annalisa Mansutti. Molto bella è stata l’esposizione di sue fotografie al Salone della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, della sede di Udine in via del Monte (25 ottobre – 8 novembre 2014).
Fare fotografie, per qualcuno, è l’esteriorizzazione dei propri sentimenti – come ha scritto Giséle Freund nel suo Fotografia e società. Riflessione teorica ed esperienza pratica di un’allieva di Adorno, Torino, Einaudi, 1976, edizione originale francese Photographie et societe, 1974 – è una sorta di creazione. Quello che crea la Mansutti è veramente un reportage tutto particolare dei viaggi intrapresi. Il visitatore e l'osservatore delle sue immagini può sognare, guardando le sue opere. Gli scatti sono anche improbabili. Da un finestrino del treno della Transiberiana, da un finestrino aperto, dal riflesso dell’immagine in una superficie riflettente e così via. Oppure, incontrando un premio Nobel che passeggia per Udine.
A mio modesto parere c’è del realismo nelle immagini proposte nella mostra di Mansutti. Poi non saprei bene se parlare di rivisitazione del neo-realismo, oppure se parlare di tardo neo-realismo. Il suo background è costituito senz’altro dalla poderosa lezione del Gruppo Friulano per la Nuova Fotografia, sorto a Spilimbergo il 1° dicembre 1955, con i Borghesan (Gianni e Giuliano) e Italo Zannier in prima fila. Se fossi un giapponese, mi inchinerei davanti a certe foto.
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Ora ecco qualche dato biografico dal web-site dell’autrice. Annalisa Mansutti nasce nel 1962 a San Vito al Tagliamento (Pordenone, Italia). Figlia d’arte, cresce nel laboratorio fotografico di suo padre, che condurrà per alcuni anni. Dopo una pausa durante la quale si dedica principalmente alla famiglia e a corsi di specializzazione, nel 2005 Annalisa inizia ad utilizzare la tecnologia digitale, iavvicinandosi anche al bianco e nero.
Agli inizi del 2000, l’incontro con Serenella Zoppolat attraverso comuni amici architetti, segna l’inizio di una profonda e proficua collaborazione, che porta a sviluppare competenze fondamentali che vanno oltre la semplice fotografia o la progettazione architettonica. Lo studio della visione spaziale da punti focali diversi produce nuove forme d’espressione e apre ad entrambe le porte a nuovi discorsi culturali.
Nel 2005 in Austria, Annalisa fotografa i progetti architettonici di Serenella Zoppolat, componendo immagini importanti, utilizzate in seguito per concorsi e pubblicazioni.
Nel 2012 Annalisa apre a Udine lo studio itinerante “annalisamansutti immagina”: risultante del progetto di fotografare le persone partendo dalla sua casa-studio, e continuando poi esternamente, negli ambienti frequentati dalla gente.
Il catalogo della sua ultima mostra “Del guardare“, edito da Gaspari Editore, di Udine, dà pieno risalto al suo grande talento artistico.
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