Udine. Via Baldasseria Bassa - la zona della Piccola Parigi. Fotografia del 1977
Questo libro contiene la raccolta di articoli di Orzan, pubblicati dal 1979 in poi soprattutto sul numero unico di Baldasseria Festa Insieme, in occasione della tradizionale sagra parrocchiale. Poi Orzan ha scritto anche in altri giornali, comunque riprodotti nel libro. Ci sono, inoltre, altri articoli di “amici” di Orzan, riferiti sempre ai fatti della borgata udinese, come don Aldo Moretti, Arduino Cremonesi, Aldo Candussio, Guerrino Cecotti e Aldo Cettul. Alla fine del Novecento era una circoscrizione, con la denominazione di “Udine Sud”. Un tempo era frazione, oppure come scrivevano i vecchi parroci del Settecento o dei primi anni dell’Ottocento “un Corpo Santo” della città.
Era quasi doveroso raccogliere tutti gli articoli, scritti dal 1979 ad oggi dal maestro Orzan. Raccoglierli e riordinarli assieme a lui, per proporre ai lettori un libro di storia del territorio. Qui troverete dei bei brani di storia industriale, di economia agraria – con sconfinamenti nella botanica –, di ecologia e salvaguardia delle acque, di economia dei trasporti e di tecnica delle comunicazioni. Tutto in riferimento alla zona di Baldasseria.
Il libro si articola in varie parti. Per esplicito intendimento di Orzan contiene testi scritti da altri autori, che vanno ad arricchire l’offerta culturale dell’intero prodotto editoriale. Si inizia con la preistoria, per arrivare a Napoleone e ai moti risorgimentali del 1848. Poi ci sono i fatti del Novecento, con grande spazio agli eventi delle guerre mondiali. C’è la storia della chiesa di Santa Maria degli Angeli, la chiesetta di Baldasseria, oltre alla nascita della parrocchia di San Pio X.
Si descrivono, in seguito, le industrie della zona e i mestieri di un tempo. Non si trascurano gli aspetti dell’agricoltura, fattore economico fondamentale per la vita degli abitanti locali, i corsi d’acqua, le fontane e gli aspetti dell’architettura rurale. Ci sono le curiosità sui toponimi, come la “peccaminosa” Piccola Parigi, o altri momenti della vita popolare del quartiere. Il tutto è raccontato con minuziosa precisione e con un certo garbo da quella gran penna d’oro che è il maestro Orzan.
Egli è venuto in Baldasseria da San Lorenzo Isontino, provincia di Gorizia, per insegnare alla scuola elementare “Ada Negri” di via Zucchi. Poi in questo quartiere di Udine ha trovato la sua dimora, acquisendo con gli anni un senso di appartenenza tale da portarlo a scrivere tanti articoli su di esso.
Nel volume, ricco di fotografie inedite, ci sono pure le biografie di alcuni talenti della zona, come Giulio Menossi, Mario Baldan, Corrado Barazzutti, Lucia Gazzino, Toni Menossi, Carlo Tolazzi, Bruno Sebastian, Giovanni Clochiatti, Daniele D’Agaro, Ezio Rojatti, Roberto Lestani e i missionari Padre Alberto Chiappa, nonché Padre Aldo e Padre Bramante Marchiol.
Grazie a Orzan, con questa pubblicazione, possiamo conoscere e far conoscere “Baldasseria” a tutti i residenti, anche a coloro che sono venuti ad abitare in questi ultimi anni, che poco sanno della nostra realtà particolare.
La presentazione del volume di Alfredo Orzan è per venerdì 4 settembre 2015, alle ore 18,00, nell’aula magna della scuola “E.
Fermi” di Via Pradamano a Udine.
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Buongiorno,
Purtroppo, la
programmata presentazione del libro "Baldasseria vista da Alfredo Orzan"
per il 4 settembre 2015, alle ore 18,00, presso l'aula magna della scuola
Enrico Fermi di Via Pradamano non ci sarà in quanto il maestro Orzan,
pricipale autore del libro, non potrà essere presente in quanto è ancora
ricoverato all'ospedale di San Daniele, in seguito all'operazione
all'anca.
La
presentazione del libro si farà successivamente, probabilmente nel mese
di ottobre; daremo tempestiva comunicazione della data e ora e della
sede della presentazione.
cordiali saluti
Germano Vidussi (presidente dell'Associazione Insieme con Noi)
Presentazione del libro "Baldasseria vista da Alfredo Orzan"
Sabato 10 Ottobre 2015 - ore 18,00
Scuola Enrico Fermi - Aula Magna
Via Pradamano, 21 - Udine
Per informazioni sul nuovo libro, rivolgersi alla Associazione Insieme con Noi. E-mail: insiemeconnoi@gmail.com
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Per approfondire riguardo a Baldasseria e dintorni su questo blog vedi:
Presentato a Udine il libro del maestro Orzan su Baldasseria il 10 ottobre 2015
Solidarietà e cooperazione in Baldasseria, Udine (sec. XIX-XX)
Le bande di Via delle Fornaci a Udine 1960
I platani del Vial de Palma, Udine 1960-1965
Udine, la Todt in Baldasseria e i Cosacchi in Porta Aquileia
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Pubblico qui un articolo di Alfredo Orzan su un rione di Baldasseria, contenuto nel volume appena stampato.
La Piccola Parigi
"Una
manciata di vecchie case, a levante e ponente di via Baldasseria Bassa, fra i
paralleli di via Lauzacco e Lavariano; qualche muro annerito, stradine,
orticelli curati e aiuole fiorite. Una borgata tranquilla che ha mantenuto
inalterato nel tempo l’aspetto del tipico insediamento operaio-rurale di due
secoli fa: un esempio di architettura spontanea modesta, se vogliamo, ma
suggestiva e in stridente contrasto con la monotona mole del «Modulo
commerciale» vicino, che non poteva trovare collocazione più infelice.
SULL’ORIGINE
DEL TOPONIMO
Carletto
Domenico nell’ agosto del 1971 (allora aveva 79 anni) in occasione della sagra,
intervistato, dichiarava al periodico della comunità, in quegli anni intitolato
«Parrocchia di S. Pio X»: «I Casali di Baldasseria Bassa vennero denominati
«Piccola Parigi» all’inizio del 1800, quando anche la Baldasseria Bassa era un
covo di contrabbandieri ... il centro della borgata era costituito dallo
stallone o stazione dei cavalli, fabbricato adibito ad abitazione».
Non esistono, però, fonti storiche per documentare il battesimo di questo toponimo. Le mie ricerche alla Biblioteca Comunale sono state infruttuose. A sentir gli anziani la denominazione ha origini più remote. L’avevano già sentita dai nonni e bisnonni. Evidentemente (e su questo punto le testimonianze orali tramandate sono concordi) nel borgo esisteva una stazione di posta per il cambio dei cavalli alle diligenze che provenivano da Trieste e Gorizia ed erano dirette a Vienna.
Questa sosta favoriva il contrabbando di merci facilmente reperibili nel porto giuliano, ma attirava anche donne compiacenti in cerca di zerbinotti denarosi. Forse il toponimo nacque allora per definire, come dice Carletto, il luogo poco raccomandabile e malfamato simile a certi quartieri della capitale francese. Dopo l’avvento della ferrovia, questa stazione rimase inattiva e si trasformò in rimessa per carrozze, probabilmente, di privati e facoltosi cittadini che avevano in affitto anche qualche stanza per le loro scappatelle.
Non esistono, però, fonti storiche per documentare il battesimo di questo toponimo. Le mie ricerche alla Biblioteca Comunale sono state infruttuose. A sentir gli anziani la denominazione ha origini più remote. L’avevano già sentita dai nonni e bisnonni. Evidentemente (e su questo punto le testimonianze orali tramandate sono concordi) nel borgo esisteva una stazione di posta per il cambio dei cavalli alle diligenze che provenivano da Trieste e Gorizia ed erano dirette a Vienna.
Questa sosta favoriva il contrabbando di merci facilmente reperibili nel porto giuliano, ma attirava anche donne compiacenti in cerca di zerbinotti denarosi. Forse il toponimo nacque allora per definire, come dice Carletto, il luogo poco raccomandabile e malfamato simile a certi quartieri della capitale francese. Dopo l’avvento della ferrovia, questa stazione rimase inattiva e si trasformò in rimessa per carrozze, probabilmente, di privati e facoltosi cittadini che avevano in affitto anche qualche stanza per le loro scappatelle.
«Entravano
da quel portone» e mostra il rustico ora abitato dalla famiglia Sdrigotti; così
un’anziana signora che l’aveva spesso sentito da sua nonna. E mi fa certe
allusioni che non lasciano sottintesi. Tornando all’origine del toponimo, esso
potrebbe derivare anche dalla presenza di qualche contingente di soldati
francesi stanziatosi nei dintorni durante il periodo napoleonico o che
frequentavano questo posto in cerca di evasioni amorose.
Può
darsi anche che qui si siano accasati dei disertori francesi, come avvenne in
Carnia con i cosacchi nell’ultima guerra. L’osteria «Al Francese» sorta
nell’ultimo dopoguerra, non ha nessuna relazione con le ipotesi avanzate. La
intitolò lo scomparso Gino Colle, padre dell’attuale gestore, emigrato in
Francia per tanti anni. A così intitolarla furono gli avventori: «anin a bevi
un tai là dal Francês». Fin qui tra storia e leggenda.
DOPO IL ‘900
Indicazioni
certe sulla vita del borgo le abbiamo solo dal ‘900. Carlo Rizzi, di anni 76,
mi racconta: «I Rizzi hanno sempre abitato qui da generazioni. Mio nonno era
chiamato «Agnul cuardarûl». I tre vialetti paralleli, che ora sono le entrate
delle case di levante, una volta erano il laboratorio del mio avo. Lunghi
quanto le corde che fabbricava, qui armeggiata tra balle di canapa e il
cigolare di torcitrici, verricelli e arcolai.
Quando
ero ragazzo nella casa dei Marano (civico 126) c’era l’osteria con il
tabacchino gestita da sior Ugo che faceva il postino. Le vecchiette venivano a
comperare qualche soldo di macube o di cinzilio (tabacco da fiuto). La domenica
si giocava a bocce. Nell’area contigua, dove ora ci sono l’orto e l’entrata
delle villette del Messaggero si teneva il 24 agosto o lo domenica dopo, lo
sagra detta di S. Bartolomeo. Si ballava sul breâr al suono delle fisarmoniche e alle luci dei ferai a carburo. L’attuale sagra che si
teneva in via Baldasseria Media ed ora si fa nel cortile della Parrocchia, è
nata qui.
Non
potevamo festeggiarla il 15 agosto giorno dell’Assunzione di Maria, perchè lo
gente se ne andava tutta in Giardino Grande alla tombola tradizionale. E anche
per non confondere il sacro col profano. Dopo lo grande guerra l’osteria venne
rilevata da Pieri e Pina Mandoline (Castronini) che spostarono l’esercizio
sotto il portico (galleria), attuale abitazione dei Macor. Vendevano vino sfuso
e a fiaschi. Era il posto prediletto degli anziani che giocavano per ore a
briscola e tressette, mentre le mogli rassegnate li attendevano invano a cena.
La messa si teneva nella chiesetta di S. Maria degli Angeli e la scuola nel
vecchio edificio di via Piutti. Si frequentava fino alla terza; poi si doveva
andare alla Dante. Ricordo anche il nome delle maestre: Costanza Cozzi e
Raffaella Gioconda.
Ogni tanto dal castello suonava l’allarme per le incursioni degli aerei e dei dirigibili tedeschi che bombardavano lo stazione ferroviaria. Le maestre spaventate si rifugiavano sotto i banchi e noi sciamavamo per i campi. Quando nella scuola si stabilì un comando militare le lezioni si tenevano nella casa dei Vuattolo.
Ogni tanto dal castello suonava l’allarme per le incursioni degli aerei e dei dirigibili tedeschi che bombardavano lo stazione ferroviaria. Le maestre spaventate si rifugiavano sotto i banchi e noi sciamavamo per i campi. Quando nella scuola si stabilì un comando militare le lezioni si tenevano nella casa dei Vuattolo.
Durante
lo guerra nella vecchia cava d’argilla delle fornaci Rizzani (area su cui ora
sorgono l’Istituto Ceron e il supermercato) c’erano trincee, protette da filo
spinato attraversato dalla corrente elettrica, scavate in previsione di un
ripiegamento del fronte dell’lsonzo.
Dai Clocchiatti, invece, i militari addestravano i S. Bernardo a trainare, perché meno vulnerabili al bersaglio, i biroccini per portare vettovaglie e munizioni in prima linea. Dopo lo guerra, appena rientrato dall’esodo di Caporetto in Toscana, nei prati dei Carlini c’era un campo di concentramento di prigionieri austro-ungarici trasferiti, in seguito, altrove.
Dai Clocchiatti, invece, i militari addestravano i S. Bernardo a trainare, perché meno vulnerabili al bersaglio, i biroccini per portare vettovaglie e munizioni in prima linea. Dopo lo guerra, appena rientrato dall’esodo di Caporetto in Toscana, nei prati dei Carlini c’era un campo di concentramento di prigionieri austro-ungarici trasferiti, in seguito, altrove.
Da
allora c’è poco da dire. Le vicende dell’ultima guerra tutti le conoscono. Ora
ci sono tante nuove case costruite in questi ultimi anni. Prima da qui a S.
Ulderico non esistevano abitazioni e lo strada era bassa, stretta e polverosa.
L’ultimo tronco di Baldasseria Bassa venne asfaltato quando l’on. Moro inaugurò
nel giugno del ‘68 lo sede del «Messaggero Veneto». il resto è storia recente.
Ormai, fra tanta gente nuova, delle vecchie famiglie native del posto, oltre a
noi, sono rimasti i Clocchiatti, i Vuattolo, i Campanotto, i Del Zotto, i
Bulligan e i Modonutti».
IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE
IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE
I
rapporti, però, personali e di buon vicinato fra lo gente bonaria e operosa del
vecchio ceppo e i nuovi arrivati stanno diventando, seppur lentamente, sempre
più familiari. Le persone incominciano a conoscersi e convivere nel rispetto
reciproco. «Al Francese» e nel simpatico negozietto di Mirella trovano lo
spazio per scambiarsi quattro chiacchiere, stare un po’ insieme e aprirsi.
Ma favorevoli occasioni d’incontro sono date, soprattutto, dalla parrocchia, dalla scuola, dal mondo del lavoro, dalle sagre vicine. I giovani e i ragazzi sono diventati ormai tutti amici. Saranno essi, un giorno, a fare di questa comunità una grande famiglia perché la «Piccola Parigi» si sta dilatando oltre i suoi confini storici".
Ma favorevoli occasioni d’incontro sono date, soprattutto, dalla parrocchia, dalla scuola, dal mondo del lavoro, dalle sagre vicine. I giovani e i ragazzi sono diventati ormai tutti amici. Saranno essi, un giorno, a fare di questa comunità una grande famiglia perché la «Piccola Parigi» si sta dilatando oltre i suoi confini storici".
Alfredo Orzan, "Baldasseria Festa Insieme", 1984
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