Raccontare in pubblico del
proprio padre fuggito da Fiume, per emigrare poi in Australia. Riportare la
notizia di avere uno zio gettato nella foiba nel 1945, dopo l’imprigionamento a
Gorizia. È successo anche questo durante la presentazione al pubblico di “Rossa terra”, editore L’Orto della Cultura, di Pasian di Prato, dello scrittore Mauro Tonino. Riportare i fatti, esternare, mandare fuori da sé ("outing") queste storie. Sta accadendo sempre più di frequente.
Lo scrittore Mauro Tonino. Fotografia di Elio Varutti
Sì che il libro è stato
presentato a due anni dalla sua prima uscita, avvenuta nel 2013. L’autore
descrive il viaggio per mare di un esule istriano con il nipote tra emozioni,
storia, speranza e futuro. L’evento del 2015 si è tenuto all’interno della
rassegna Alfabeta - Estate con gli autori, ideata a Udine da
Marco Orioles, nel cortile de “La Cjacarade” ("La Chiacchierata", in lingua friulana), per la direzione artistica di
Mauro Missana, di Radio Onde Furlane, con sette sponsor privati.
Ha aperto i lavori dell’incontro
pubblico lo stesso Orioles, ricordando che i “giovedì di queste presentazioni
sono undici e si concluderanno a settembre, grazie a una grande alleanza tra
scrittori, editori e librerie cittadine”. Ha parlato poi la professoressa
Renata Capria D’Aronco, presidente del Club UNESCO di Udine, organizzatore di
tali “giovedì culturali”, che ha voluto ringraziare “tutti coloro che collaborano
a questi interessanti pomeriggi istruttivi”. Nevio Nalato, presidente del Lions di Udine, altro ente organizzatore, ha stupito la gremita platea con queste
parole: “Anche mio papà era di Fiume e, a quattordici anni, è fuggito e si è imbarcato
per l’Australia”.
Succede che il discendente di esuli o l'amico apra così il proprio
cuore in pubblico. Per quanto tempo l’individuo si tiene dentro quel fatto.
Poi, una semplice presentazione di un libro sul tema dell’esodo giuliano, evoca
fantasmi. Un mio amico psichiatra mi ha detto che un certo evento può “grattare nell’inconscio
e ci si mette a raccontare quello che non si è detto per una vita”.
Romano Vecchiet e Mauro Tonino alla presentazione di Rossa Terra nel cortile dell'Osteria La Cjacarade a Udine.
Fotografia di Elio Varutti
Mi permetto di riportare un fatto
accadutomi durante alcune interviste sull’esodo italiano dall’Istria, dalla
Valle dell’Isonzo, da Fiume e dalla Dalmazia. Stefania Bukovec, mia vicina di
casa quando ero bambino, in Via delle Fornaci, a Udine, nei pressi del Centro di Smistamento Profughi istriani di Udine, mi raccontava della sua fuga, nel 1949,
da ciò che era diventata Jugoslavia di Tito.
Era il 4 maggio 2007. La signora
Bukovec è nata nel 1921 a Cal di Canale, frazione di Canale d’Isonzo, in quella
che era provincia di Gorizia, dal 1918 al 1945. Oggi è Slovenia. Non voleva
affrontare un certo argomento. Quello delle sparatorie fra partigiani. Me lo
accennava e poi si ritraeva, pensando di svelare chissà quale segreto. Le
raccontai di ciò che avevo ascoltato nelle mie interviste, delle foibe, della pulizia etnica, di partigiani titini arrivati sul litorale istriano dalla Bosnia, dalla
Serbia e da altri posti lontani della Jugoslavia che fucilavano i dalmati,
accusati di “renitenza alla leva partigiana”.
Allora lei si aprì e mi raccontò
di un giovane del suo paese, in divisa partigiana, freddato da un ufficiale
titino venuto da distante. “C’era un giovane di Cal, ce lo ricordiamo bene io e
i miei familiari, perché lo conoscevamo da bambino – ha detto Stefania Bukovec
– si chiamava Valentino Lipicar, era coi partigiani e gli ha sparato un altro
che era con lui”. Come, è proprio sicura, un partigiano ucciso da un altro
partigiano titino? “Sì è successo così – è la risposta della signora Bukovec –
a Valentino avevano ordinato di sparare su un civile, ma lui si rifiutava di
uccidere quell’uomo disarmato, allora l’altro partigiano gli ha sparato; in
paese tutti dicevano ‘Come si fa ad ammazzare un ragazzo perché si rifiutava di
sparare a un uomo’. In paese siamo rimasti tutti male”.
Fin qui il ricordo di Stefania
Bukovec.
Il pubblico nel cortile dell'Osteria La Cjacarade ("La Chiacchierata", in friulano). Fotografia di Elio Varutti
Torniamo all’evento principale
del 2015 con lo scrittore Mauro Tonino. Il presentatore ufficiale, Romano Vecchiet, direttore della Biblioteca civica “Vincenzo Joppi”, ha parlato con
grande sentimento e partecipazione: “perché pure io ho dei parenti coinvolti
nell’esodo istriano, allora questo libro è molto importante, dato che è un
romanzo di formazione”.
Altro fattore rilevante,
evidenziato sin dalla prima presentazione, avvenuta a Martignacco nel 2013,
“queste pagine trasmettono serenità, non acredine e rivendicazioni, qui è
basilare il rapporto intergenerazionale tra il nipote Filippo e il nonno
Marino”. Sono raccontati “con molti dialoghi – ha aggiunto Vecchiet – i fatti
che coinvolsero, fino alla morte nella foiba di Vines a causa dei partigiani
titini, il padre di Marino nel 1945, che era Nazario, il quale dopo il 1943
dovette tenere la divisa della milizia fascista, altrimenti il suo capo l’avrebbe
fatto fucilare lì subito”.
Ecco un esempio dei dialoghi tra
nonno Marino e il nipote Filippo, verso la fine del viaggio per mare lungo la
costa istriana.
«È stata
una bella vacanza, ma come tutte le cose, anche questa ha una fine».
«Nonno, ci
sarebbe ancora una cosa da fare!» argomentò ancora con maggior vigore il
ragazzo.
Marino,
aggrappato a una sartia osservava muto il nipote, poi, a un certo punto,
rispose interrogandolo «Che cosa intendi dire con “Ci sarebbe altro da fare”?».
Filippo
prese coraggio ed espose il proprio convincimento «Manca una cosa… ed io non
ritorno a casa senza aver visitato il paese dove sei nato e la “foiba” dove è
sepolto tuo padre».
Scese un
imbarazzante silenzio tra i due.
Lo ruppe di
nuovo Filippo «Voglio portare un saluto a Nazario» (pagine 149-150).
Quindi Rossa terra “non è
un vero e proprio romanzo storico – ha aggiunto Romano Vecchiet – anche se
contiene tanti riferimenti storici di fatti avvenuti, direi che piuttosto è un
reportage di viaggio in barca da Trieste verso l’Istria”.
Qui la realtà non è mai vista
“sotto la lente neutrale dello storico, ma viene proposta in forma di
letteratura – ha proseguito Vecchiet, nel suo partecipato intervento – il
racconto è didascalico, qui si spiega la slavizzazione delle terre perse, il
perché ci fossero i partigiani, i fascisti e le foibe, oltre a una buona dose
di geografia dell’Istria. Questo è un viaggio intenso di istriani, pur
esiliati, con i toponimi come erano da secoli sul litorale istriano. Non come
capita ai turisti del Duemila che dicono “Rjieka”, anziché “Fiume”, oppure
“Pula”, al posto di “Pola”. Già, perché in lingua italiana non si dice e non si
scrive “Paris” per Parigi, oppure Wien” per “Vienna”.
Già presentato in vari luoghi del
Friuli Venezia Giulia, nelle scuole, cinque o sei volte a Udine, in varie
radio, a Milano, Novara, nell’Istria slovena e in quella croata, il volume di
Tonino fa ancora discutere e desta molto interesse.
Come è nato questo libro?
“Daniele, il padre di Filippo, è un mio amico – ha detto Mauro Tonino – e mi
chiese di raccontare la storia del suo avo ucciso nella foiba, così presi il
computer, ma poi ho utilizzato la carta e la penna, perché ho lasciato che il
racconto filasse via liscio dato che mi sono ritrovato nella stessa barca al
centro dell’attenzione di queste pagine, con nonno Marino che raccontava”.
L’esperienza diretta, prima del
2012, si concluse con un viaggio dello stesso romanziere assieme al suo
affabulatore: nonno Marino. Giunsero a Villanova di Verteneglio, che nei primi
anni del Novecento contava il 97 per cento di abitanti italiani. L’incontro con
i vecchi istriani fu commovente, dopo cinquanta anni. Poi Marino volle cercare
il sepolcro indesiderato di suo padre, ma i paesani di oggi non conoscono quei
tragici fatti. Non sapevano dove fosse la foiba di Vines.
Quando avevano deciso
di desistere, fuori da un bar il romanziere spinse Marino a parlare con un
vecchio in croato. “Perché vuoi vedere la foiba di Vines?” – disse il vecchio
del luogo. La risposta di Marino, che sa il croato, fu semplice e disarmante:
“Perché lì c’è mio papà”. Allora il vecchio, che curiosamente si chiama Marino
pure lui, decise di accompagnare i visitatori italiani addirittura con la sua
autovettura. Chiamò il proprietario del terreno dove si trova la voragine
carsica, tale Nando, che portò tutti fino al bordo dell’abisso. “Tanto per dire
che le persone buone si trovano in Italia, in Slovenia e in Croazia” – ha
commentato il romanziere davanti alla platea che applaudiva. Fu così che videro
la foiba. Marino Cattunar disse la seguente frase: “Papà, questa è l’ultima
volta che vengo a trovarti…”.
La vetrina della Biblioteca civica "V. Joppi" di Udine, dedicata al libro Rossa terra, di Mauro Tonino. Fotografia di Elio Varutti
Al termine dell’incontro ci sono
state molte domande di approfondimento. Quando ha preso la parola Marina Toffolo, l’artista che ha corredato il romanzo di Tonino con una serie
avvincente di disegni a tema, c’è stata un’altra rivelazione. “Dopo settanta
anni ho scoperto anche io – ha detto la Toffolo – di avere un pro-zio
imprigionato dai titini a Gorizia nel 1945 e, probabilmente, ucciso in una
foiba”.
Nel frattempo una parte del
pubblico si portava ad un bancone, dove il titolare dell’osteria offriva, per
una certa cifra, un assaggio di carpaccio di pescespada su letto di crauti con
un calice di Prosecco. Intanto c’era la coda al banchetto dove si vendeva il
libro di Mauro Tonino, uscito nel 2013.
La rassegna Alfabeta - Estate
con gli autori che proseguirà ogni giovedì, tranne a ferragosto, ha
ricevuto il patrocinio del Comune di Udine e di Turismo fvg.
Un articolo del «Messaggero
Veneto» del 10 luglio 2015 riporta la notizia della presentazione di Rossa
terra al Lido di Venezia. Dopo la prima presentazione ufficiale del volume
svoltasi nell’ambito del Giorno del Ricordo a Martignacco, in provincia
di Udine, il 15 febbraio 2013, ci sono state cinque presentazioni nella città
di Udine, delle quali una in collaborazione col Comitato Provinciale di Udine
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), presieduto dall’ingegnere Silvio Cattalini, esule da
Zara, assieme a Annalisa Vucusa, scrittrice originaria di Zara.
Il volume, tra le altre, è stato presentato il
22 ottobre 2013 a Trieste con il Comitato Provinciale dell’ ANVDG, a Palmanova
e Pasian di Prato. Il 5 aprile 2014 a Milano con il Comitato Provinciale
dell’ANVGD. Il 26 settembre 2014 al Museo Civico delle Carrozze di Codroipo.
Nel mese di dicembre 2014 alla Galleria ArtOpenSpace di Gorizia.
Altre presentazioni si sono
tenute a Telefriuli, al TG2 della RAI e in varie emittenti radiofoniche in Italia (Radio Onde Furlane, Radio Rai FVG, Radio Match 5 e Radio Popolare di Milano),
Slovenia (Radio Capodistria) e Croazia (Radio Pola). Tonino ha parlato del suo
libro in più occasioni a Milano e a Novara. Rossa terra è stato presentato
nelle scuole superiori, come il 7 febbraio 2015 all’Istituto “B. Stringher”, al
Liceo “C. Percoto” di Udine, al Liceo “Casiraghi” di Cinisello Balsamo (MI), il
19 febbraio 2015.
La presentazione più coinvolgente
si è tenuta il 13 febbraio 2014, assieme all’esule Daniele Cattunar per il
Giorno del Ricordo all’Istituto “A. Zanon” di Udine, la scuola frequentata da
Filippo – che è tra i protagonisti del romanzo assieme al nonno.
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Una versione di questo articolo è apparsa sul sito di info.fvg.it col titolo Ancora Rossa terra, di Mauro Tonino, sull'esodo istriano.
Altri articoli sulla prima presentazione dell'opera di Mauro Tonino, avvenuta a Martignacco il 15 febbraio 2013 e su altre presentazioni cittadine (esempio il 30 aprile) sono apparsi nel web sul sito di info.fvg.it col titolo Presentato a Udine “Rossa terra”, un libro sull’esodo istriano alla data del 3 maggio 2013 e sul "Giornale del Friuli" del 4 maggio 2013 col titolo Presentato a Udine un romanzo sull’esodo istriano. È Rossa terra di Mauro Tonino.
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