Si arriva verso sera. L'accompagnatore italiano di Boscolo Tours ci avverte che la guida locale è simpatica e brava, ma ripete spesso che: "Qui ci sono stati combattimenti, tanti morti e distruzioni". Insomma non dovevamo impressionarci. La guida polacca non solo è brava, ma ci ha raccontato con un certo garbo e trasporto quello che hanno patito gli ebrei polacchi sotto la violenza dei nazisti. Gli ebrei uccisi dai tedeschi sono 450 mila. Una cifra impressionante. Forse non ha torto la signora di lamentarsi e di ripetere che: "Qui ci sono stati tanti morti...". Ascoltare e riconoscere i fatti storici è una sorta di omaggio ai caduti, a mio parere.
Si fanno le prime fotografie ai
grattacieli moderni e al Palazzo della Cultura e della Scienza, che a Varsavia
ha dominato lo skyline fino agli anni Novanta del Novecento.
Il Monumento agli eroi della Rivolta del Ghetto di Varsavia, del 1948, particolare.
Fotografia di Elio Varutti
È uno dei monumenti
più vistosi della città. Da bambini lo vedevamo immortalato perfino negli album
delle figurine. È stato costruito nel 1952-1955, su progetto dell’architetto
russo Lev Vladimirovič Rudnev, essendo un regalo dell’URRS alla Polonia. Ricorda,
infatti, lo stile staliniano, o del classicismo socialista dei palazzi istituzionali di Mosca in riferimento
agli anni 1950-1960.
Palazzo della Cultura e della Scienza, del 1952-1955. Fotografia di Elio Varutti
Dopo il 1989, data del crollo del vecchio regime socialista, ci
sono molti grattacieli in stile occidentale, che fanno apparire una parte della
capitale polacca, che conta oltre 1,7 milioni di abitanti, come un qualsiasi
angolo delle metropoli americane, europee o asiatiche moderne.
Che cosa vai a vedere Varsavia, che è stata rasa al suolo dai
nazisti? – mi aveva detto un amico. In effetti per l’84 per cento i crucchi l’hanno
tirata giù coi cannoni, con le bombe d’aereo, oppure con l’esplosivo. È stato
un lavoro meticoloso, ordinato, preciso, roba da tedeschi, insomma. È che non
sopportavano che i polacchi si ribellassero. Erano ritenuti dal loro capo coi
baffetti, come Untermensch, cioè esseri
sub-umani, come tutti gli slavi. Dovevano essi morire, non riprodursi o fare da
schiavi ai tedeschi. Sembra una teoria bislacca, invece a Hitler credono in
molti. Così è accaduto il macello della seconda guerra mondiale.
Varsavia del Duemila
Nel 1940 gli occupanti tedeschi costruiscono un muro attorno
ai quartieri abitati dagli ebrei polacchi. È il ghetto di Varsavia. Ammassano oltre
450 mila persone in una superficie di 300 ettari. Man mano che li facevano
fuori nei campi di sterminio con le camere a gas, i tedeschi riducevano gli
spazi del ghetto. Il 19 aprile 1943 i giovani ebrei del ghetto organizzarono
una rivolta, atto disperato e senza speranze.
I nazisti soffocano nel sangue la
ribellione, uccidono molti ebrei combattenti e deportano gli altri nei campi di
sterminio. Poi, indisturbati, radono al suolo un edificio, dopo l’altro. Dell’antico
ghetto ebraico oggi resta poco e niente. Oggi è una zona tutta ricostruita, a
ovest del ponte di Danzica. Siamo tra ulica Slomińskiego,
ulica Generała Andersa, ulica Marszałkowska e aleje Jerozolimskie.
Monumento agli eroi del Ghetto di Varsavia, opera del 1948. Fotografia di Elio Varutti
I nazisti, tuttavia, hanno risparmiato dalla distruzione
sistematica una sinagoga, perché serviva loro come magazzino. Sennò dove
mettevano tutte le robe sequestrate agli ebrei, per rivenderle? Si trova in
ulica Twarda al n. 6. È la Sinagoga Noźyków. Risale al 1898 e fu voluta dai coniugi Zalman e Rywka Noźyk,
da cui il nome. Completata nel 1902 in un elegante stile neorinascimentale,
subì dei restauri nel periodo 1977-1983. La sinagoga si trova in mezzo ai
grattacieli sorti come funghi. Lì vicino c’è pure il Teatro statale ebraico.
Struggente è il Monumento agli eroi della Rivolta del ghetto
di Varsavia. L’opera è stata eretta nel 1948 dallo scultore Natan Rapaport in
collaborazione con l’architetto Marek Suzin. Il monumento si compone di due
facciate, fronte e retro, con due differenti sculture. La scultura della
facciata "principale" (quella davanti) è dedicata agli eroi del
ghetto con in primo piano, fra gli altri rivoltosi, l'eroe del ghetto Mordechaj
Anielewicz.
Sinagoga Noźyków, del 1898 a Varsavia
La seconda scultura (di dietro alla facciata principale del
monumento) rappresenta uomini, donne e bambini che lottano tra le fiamme che
lentamente divorano il ghetto e una processione di ebrei condotti ai campi di
concentramento, si intravedono solo baionette ed elmetti dei soldati nazisti
senza volto. Copie identiche di ambedue le sculture si trovano anche allo Yad Vashem di Gerusalemme. Il percorso della Via della
Memoria è segnato da 16 blocchi di granito, con iscrizioni in polacco, yiddish
ed ebraico, che commemorano i 450.000 ebrei uccisi nel ghetto e gli eroi della
rivolta.
Varsavia - Museo della storia degli
ebrei polacchi. Fotografia di Elio Varutti
Lì vicino c’è il Museo della storia degli ebrei polacchi (in
polacco: POLIN - Muzeum Historii Żydów Polskich). È un museo della memoria costruito tra il 2007 e il 2013. È sito
nella zona ove sorgeva il ghetto di Varsavia nel periodo dell'occupazione
tedesca, durante la seconda guerra mondiale. La parola ebraica polin nel nome del museo significa, in
italiano, rispettivamente “Polonia” e, allo stesso tempo “riposo qui” ed è
legata ad una leggenda sull’arrivo dei primi ebrei in Polonia.
Anche le scale mobili sono un regalo dell’URSS ai polacchi. Curiosa
è la originale centralina di controllo delle stesse scale mobili oggi mostrata
come un trofeo ai passanti.
Il barbacane a due torri è del 1548. Costruito da Giovanni
Battista da Venezia a difesa della città vecchia. Sono visibili vasti tratti
del doppio anello di mura del Cinquecento.
Varsavia gode di almeno cinque grandi parchi. Noi del gruppo
di Boscolo Tours abbiamo visitato il Belvedere, con una guida locale molto
attenta e coinvolgente nel raccontare con parole semplici i fatti storici e nel
richiamare con un sacchetto di noccioline i numerosi scoiattoli che zampettano
tra gli alberi del bel parco.
Ecco il Belvedere di Varsavia. Fotografia di Elio Varutti
Archeologia industriale. Centralina di controllo
delle scale mobili costruite dai russi a Varsavia
Varsavia, Hotel Bristol
Barbacane con due torri a Varsavia
.
Altri link di miei articoli nel web:
- E. Varutti, Gita a Cracovia, 2017.
- E. Varutti, Birkenau, visita al campo di sterminio, 2017.
- E. Varutti, Auschwitz, luogo della Shoah, 2017.
- E. Varutti, Gita a Bratislava, 2017.
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