“Mi ricordo che lo zio Giacomo Zuccon arrivava per le feste a Mormorano con la sua moto Guzzi – ha detto Carlo Varesco – mi teneva per mano e diceva: vuoi un gelato?” Giacomo Zuccon è pure il nonno del noto manager Sergio Marchionne. L’hanno preso i titini “nel settembre del 1943 e l’hanno ucciso nella foiba, infatti è stato trovato qualche mese dopo”. Chi si immaginava che volevano eliminare gli italiani? È la frase che dicono molti dei testimoni dell’esodo giuliano dalmata. “Io ero bambino – ha aggiunto Varesco – ma ricordo che dicevano che c’era paura, c’era tanta paura dei partigiani”. Ricorda qualcosa d’altro?
Giacomo Zuccon, ucciso in foiba nel settembre 1943 a 46 anni. Collezione Carlo Varesco.
“Sì, Giuseppe Zuccon,
mio cugino e figlio di mio zio Giacomo – ha spiegato il testimone – era
militare del regio esercito, era ritornato a casa dopo l’8 settembre 1943, voleva
andare a cercare il papà catturato dai partigiani, ma i tedeschi lo hanno fermato
e ucciso come sospetto partigiano. In quel momento mia zia Mara era senza
marito, prelevato dai partigiani, mentre il figlio le era stato ammazzato dai
tedeschi, per lei è stata dura, molto dura, non è stata più lei”. Non è finita
qui, vero signor Carlo Varesco?
“Proprio così – ha
replicato Varesco – perché nel 1944 i titini uccidono nella foiba un altro mio
zio, fratello di Giacomo e di Caterina, mia madre. Lui era Giuseppe Zuccon [I
nomi propri come “Giuseppe”, si ripetono, per tradizione di famiglia, NdR]. Poi
c’era un altro loro fratello e mio zio. È Romano Zuccon che si è salvato dalla
foiba ed è stato ricoverato in Ospedale a Pola
fino alla fine della guerra. Poi Romano ha fatto l’operaio alla fabbrica di
cemento a Pola fino all’età di 75 anni, morendo in Istria all’età di 94 anni”.
Giuseppe Zuccon, fratello di Giacomo, pure finito in foiba. Collezione Carlo Varesco.
Carlo Varesco, istriano
emigrato negli USA, è andato via da Mormorano nel 1950, passando per Trieste “poi in treno al Centro
smistamento profughi di Udine – ha
detto – dove siamo stati destinati al Centro raccolta profughi (Crp) di Laterina, provincia di Arezzo”, come
dall’intervista allo scrivente, citata in fondo. È il cugino del celebre
manager Sergio Marchionne, pure lui con ascendenze istriane.
È dal libro pubblicato
nel 2022 da Rosanna Turcinovich Giuricin, col titolo Esuli due volte dalle proprie case, dalla propria patria, edito
dalla Oltre Edizioni, che si hanno altre notizie sulla tragedia dei Zuccon. “La
famiglia gestiva un grande emporio nella piazza principale della piccola
località di Carnizza, presso Pola
[oggi in Croazia: Pula, NdR]” ha riferito la Turcinovich “che
forniva anche Castelnuovo d’Istria
[oggi in Slovenia: Podgrad] ed i villaggi circostanti dove abitavano numerose
famiglie dei minatori” delle vicine miniere di Arsia e Albona. “Nel
1943, dopo l’8 settembre vennero ad arrestare mio padre – ha raccontato Maria
Zuccon Marchionne, mamma di Sergio Marchionne – Non era gente del posto, anche
se i mandanti, chissà… Mio fratello, che era militare di leva [è: Giuseppe],
giunse a casa proprio in quei giorni e andò a cercare notizie di nostro padre.
Non fecero ritorno e di loro non si seppe più nulla, mai più… Quanto dolore,
che strazio per i parenti. Noi tre donne di famiglia, lasciammo Carnizza e ci
rifugiammo nella casa del nonno, in campagna. Furono anni difficili.
Dall’emporio venne portato via tutto, sequestrato dal potere popolare. Si fece
addirittura un processo sulla pubblica piazza affidato ad un funzionario che
non avevamo mai visto prima, mandato dai partigiani jugoslavi…”.
Romano Zuccon,
salvatosi dalla foiba, è un rimasto,
fratello di Giacomo e Giuseppe infoibati. Collezione Carlo Varesco.
I Zuccon nella foiba, in letteratura
Si ricorda che Zucconi, in croato: Cokuni, è un villaggio istriano di poche case, tra Marzana e Dignano, dove tutti gli abitanti fanno di cognome Zuccon. Nella pubblicistica solo il nome di Giacomo Zuccon, eliminato in una foiba, è citato da padre Flaminio Rocchi. È nella foiba di Terli che, il 1° novembre 1943, Arnaldo Harzarich, maresciallo dei pompieri di Pola, coadiuvato dai vigili del fuoco Bussani, Paron e Giacomini, procede al recupero di 55 salme, che vengono estratte dalla foiba, giù fino a 85 metri, a gruppi di tre-quattro legate assieme. Tra questi poveri resti umani in decomposizione c’è: “Zuccon Giacomo fu Giuseppe, anni 46, commerciante, di Medolino” (Rocchi F 1990 : 26). Medolino (in croato: Medulin; in istro-veneto: Medolin) è un comune vicino a Pola, odierna Croazia.
Nell’elenco dei Caduti della RSI compaiono sia Giacomo
Zuccon, con gli stessi dati già descritti, sia suo fratello Giuseppe, con
queste informazioni, con qualche lieve discordanza rispetto alla fonte orale: “Zuccon
Giuseppe, Civile, nato a Dignano
(PL), data di morte presunta 05/10/1943”.
Per qualcun’altro
l’esodo è stato facile e senza tragedie. “Mio papà era della Guardia di Finanza
– ha detto Giovanni Guastamacchia, nato a Fiume
– e, visto quello che succedeva in Istria, ci ha detto che era meglio andar
via, sarà stato il 1944, così erano i racconti in famiglia. Con mia mamma Maria
Calcich, un nome istriano, siamo partiti con un camion caricato delle nostre
masserizie. Giunti alla curva sulla strada tra Fiume e Trieste, il motore
fumava, per fortuna che c’era un abbeveratoio animale nelle vicinanze, così con
l’acqua della vasca è stato spento il principio d’incendio. A Udine siamo stati ospitati dal conte
Del Torso, in piazza Garibaldi per circa due anni, poi siamo andati a vivere in
una casa in affitto in via Baldissera. Ricordo che arrivati a Udine, la mia
famiglia ha dovuto scaricare il mobilio in viale Palmanova, presso un magazzino
di trasporti, perché non potevano entrare dove ci avrebbero ospitato”. C’è
qualche altro ricordo?
Fiume porto franco,
cartolina successiva al 1929. Collezione privata.
“Mia mamma mi raccontava che in Istria non avevo mai assaggiato lo zucchero – ha aggiunto Guastamacchia – poi ricordo che si diceva che mio padre, di origine pugliese, dopo il corso della Guardia di Finanza è stato assegnato in Istria, perché la città portuale di Fiume era un porto franco dal 1929 e necessitavano di tanto personale”.
Conclusioni
Fa male scrivere di
certi argomenti, eppure capita di farlo. Si opera nello spirito della Legge
italiana 30 marzo 2004, n. 92 istitutiva del “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della
tragedia degli italiani e di tutte le vittime
delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo
dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Mi auguro che
il fatto di far conoscere certi eventi con rispetto e con onore sia più forte
del dolore suscitato nei parenti, invitati a raccontare dei loro cari uccisi
nelle foibe.
“Mio zio Benito Daddi, di Zara, nel Campo profughi di Laterina, forse nel 1952”. Didascalie e collezione di Ettore Daddi. In seguito alle presenti ricerche, i Daddi e i Varesco hanno scoperto di essere stati “vicini di baracca” al Crp di Laterina.
Contributi
dal web
Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo) ha diffuso su WhattsApp il presente articolo e Maria Grazia Ziberna, presidente dell’ANVGD di Gorizia nonché Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ha scritto le seguenti parole, aggiungendo certe immagini: “La foiba di Terli (in croato Trlji) si trova nel comune di Barbana, un paesino di circa 3 mila abitanti che si trova tra Pola (dove viveva a quel tempo mio padre, ragazzino tredicenne) e Albona (dove viveva mia madre). Mio padre trascorreva le vacanze estive a Carnizza, a circa 20 km da Pola (aveva dei parenti da parte della mamma). Nella mappa il paesino è individuato da un puntino scuro. A Carnizza i partigiani, tra gli altri, portarono via da casa, di notte, Giacomo Zuccon, il nonno di Marchionne, portato via con i polsi legati con il filo di ferro (come ha testimoniato la nuora, ultranovantenne, intervistata pochi anni fa). Giacomo Zuccon aveva 46 anni, era un commerciante che a Carnizza aveva un piccolo negozio di alimentari, si trovava a poche decine di metri dalla casa dei cugini di mio padre, che avevano invece un'osteria, lungo la strada principale che dalla piazzetta del paese portava giù al piccolo porto”.
Immagini a cura di Maria Grazia Ziberna, presidente ANVGD di Gorizia, che si ringrazia per la diffusione in questo blog
Collezioni private
- Ettore Daddi, vive a
New York, USA, fotografia del Crp di Laterina.
- Carlo Varesco, fotografie commentate, email a Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) del 29 luglio 2022, inoltrata allo scrivente.
I cugini Sergio
Marchionne e Carlo Varesco a Chicago nel 2010. Collezione Carlo Varesco
Fonti orali e digitali
- Giovanni
Guastamacchia, Laurana (PL) 1942, int. a Udine del 27 luglio 2022 dello
scrivente con la collaborazione di Franco Pischiutti, dell’ANVGD di Udine.
- Carlo Varesco,
Mormorano (PL) 1931, esule in Florida (USA), videochiamata in Messenger del 30
luglio 2022 ed email del 31 luglio con lo scrivente, grazie ai contatti
preparatori di Claudio Ausilio.
- Maria Grazia Ziberna, Gorizia 1958, messaggio su WhattsApp del 3 agosto 2022 nel gruppo "Noi dei Ricordo".
Cenni
bibliografici e sitologia
-
Elenco “Livio Valentini”, Caduti della Repubblica Sociale Italiana,
disponibile nel web.
- Flaminio Rocchi, L’esodo dei 350 mila giuliani fiumani e
dalmati, Roma, Associazione Nazionale Difesa Adriatica, 1990.
- Rosanna Turcinovich, Esuli due volte dalle proprie case, dalla
propria patria, Sestri Levante (GE), Otre Edizioni, 2022.
- E. Varutti, Carlo Varesco, elettricista istriano dal Campo profughi di Laterina agli USA, 1950-1956, on line dal 2 maggio 2022
su evarutti.wixsite.com
E. Varutti, Discendenti di esuli di Zara, passati al Campo profughi di Laterina ricordano i loro cari avi, on line dal 25 luglio
2022 su evarutti.wixsite.com
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Produzione culturale
del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine, coordinato dal
prof. Elio Varutti e con la collaborazione di Claudio Ausilio (ANVGD di
Arezzo). Testi e Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti.
Lettori: Carlo Varesco, Marco Birin, Franca Pividori, Claudio Ausilio, oltre a
Daniela Conighi e Sergio Satti (ANVGD di Udine). Fotografie: Collezione Carlo
Varesco. Adesioni: il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo
giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo. Siamo grati a Maria Grazia Ziberna, presidente dell'ANVGD di Gorizia, per il suo gradito intervento scritto.
Ricerche presso l’archivio
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato
Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – I piano, c/o
ACLI – 33100 Udine – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente
dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti.
Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Cartolina di Laurana,
virata in azzurro, anni ’30. Archivio ANVGD Udine.
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