Chi è il pittore Carlo Mihalich? Nasce a Fiume il 9 aprile 1934 da genitori di tradizione e cultura mitteleuropea. Fin dalla tenera età dimostra una grande e marcata predisposizione per il disegno e il colore. Trascorre l’infanzia e la fanciullezza tra le dolci e profumate colline del Carso e l’azzurro del mare del Quarnaro.
Col 6 aprile 1941 le truppe tedesche, italiane, bulgare e ungheresi, invadono la Jugoslavia, abbattendo il regno jugoslavo dei Karageorgevich e spartendosi le zone occupate. Le autorità militari di Fiume e di Zara, nel Regno d’Italia, fanno evacuare le città. C’è chi finisce sfollato nelle Marche, come la famiglia di Silvio Cattalini, di Zara, o in Sardegna, come ha raccontato Miranda Brussich in Conighi, riguardo a certe famiglie di Fiume. E a Carlo Mihalich cosa succede? “Con la famiglia mi trovo sfollato a Oriago di Mira (Ve) – ha detto Mihalich – dopo un mese si rientra a Fiume, ma le giornate si fanno sempre più tristi per la guerra e perché il padre è alle armi”.Dopo l’8 settembre 1943
i tedeschi occupano Fiume, l’Istria e la Dalmazia. Iniziano i bombardamenti
angloamericani su Fiume, Zara e Pola. Il 3 maggio 1945 entrano a Fiume i
titini, dopo che i tedeschi hanno fatto saltare con l’esplosivo gli impianti
ferroviari e portuali. Che fanno i Mihalich? “Dopo la fine della seconda guerra
mondiale e con l’occupazione slava – è la risposta – in attesa del trattato di
pace tutta la famiglia, nell’ottobre del 1946 si trasferisce a Venezia, ospite
di conoscenti veneziani. Oltre a papà Nereo e alla mamma Ida Africh, siamo noi
fratelli: Carlo, Mauro, Alfio e Vittorio. Più tardi, a Venezia,
nascerà la sorella Rita”.
Poi cosa succede? “Poi
mio fratello Vittorio ed io veniamo accolti all’Istituto Artigianelli di don
Orione – ha concluso il testimone – dove passiamo dei momenti di angoscia e di
tristezza, senza la presenza dei genitori e degli amici d’infanzia”.
La famiglia conosce
anche Centro raccolta profughi ‘Luigi Foscarini’ di Venezia. Nel 1948 Carlo
entra nel convitto ‘Fabio Filzi’ di Grado (GO), ritrovando la cultura e
l’educazione mitteleuropea dell’infanzia. Col 1950 frequenta per qualche tempo
l’Istituto d’Arte dei Carmini di Venezia senza trovare soddisfazione, mentre si
appassiona in Piazza San Marco agli acquerelli di Carlo Cherubini e studia da
autodidatta.
Carlo Mihalich, Vendette sociali, politiche e personali del
1945, incisione
su lamiera di zinco, acquaforte, cm 19,5 x 20, 1988. Courtesy del'artista.
Nel 1955 Carlo Mihalich
lavora alla Montedison, ma continua a dipingere e sposa Mariagrazia, che gli dà
tre figli: Roberto, Rossella e Susanna. È proprio la moglie a stargli vicino,
nella seconda metà degli anni ’50, quando nella sua pittura alterna varie
tecniche dagli acquerelli agli oli su tela.
Negli anni ’70
frequenta l’ambiente culturale veneziano, dove conosce il poeta Mario Stefani,
che apprezza i suoi acquerelli e lo incoraggia a continuare a dipingere. Espone
dal 1976 in varie località del Veneto. Negli anni ’90 è in mostra pure in
Friuli Venezia Giulia, Piemonte, in altre regioni d’Italia, oltre che
all’estero: Toronto, Parigi, Londra, Melbourne, Città del Messico e Stoccolma.
A Mestre, dal 9 settembre al 20 novembre 2021, si è tenuta la mostra antologica
“Emozioni della vita nell’arte pittorica di Carlo Mihalich” nelle sale
espositive della Galleria d’Arte D’EM Venice Art Gallery. L’artista vive a
Martellago (VE).
Cenni
critici sul maestro Carlo Mihalich - Dei suoi mirabili acquerelli
veneziani hanno scritto in molti. Sin dal 1988, Domenico Bon riporta nei suoi
riguardi le seguenti parole: “L’abilità tecnica di Mihalich si fonda sulla
padronanza del segno, ora espanso in vivaci pennellate nelle tempere, ora
incisivo e scarno negli acquarelli. Ciò dimostra che l’impianto costruttivo d’insieme
ha solida base. Autenticità, verità ed espressività sono le qualità che
definiscono l’indole artistica di Carlo Mihalich” (Bon D 1988 : 6). In questo artista, come ha scritto Angelo Dolce
“con un percorso diverso dal solito, parte dal figurativo per giungere
all’astratto, tale è la ricchezza d’impulsi, di stati d’animo e di sintesi che
si addensano nel tema proposto tanto nelle opere ad acquerello, quanto nelle
tempere e i quadri a olio” (Dolce A 2021
: 8).
Carlo Mihalich, Esodo, olio su tela, cm 120 x 80, 1977. Courtesy dell'artista.
Ritengo a questo punto che Mihalich possa essere avvicinato ad altri grandi pittori di Fiume. Un nome per tutti: Romolo Venucci (1903-1976). Anch’egli ha saputo spaziare tra il figurativo ed altre suggestioni pittoriche, come il futurismo ad esempio e l’astrattismo (Rocchi I 2022 : 38).
Non nascondo che nelle
pagine presenti mi interessi parlare delle opere di Mihalich riguardanti
l’esodo giuliano dalmata, poiché vissuto dall’artista in prima persona. Inizio
con la sua acquaforte del 1988 intitolata “Vendette sociali, politiche e
personali del 1945”. Nell’opera grafica c’è una gran confusione, com’era nel
momento delle uccisioni nelle foibe da parte dei titini. Filo spinato, mani
legate dietro la schiena, teschi, corda, tanta corda. Opera netta, cruda e
piena di verità, non lascia spazio a interpretazioni varie.
Passo a esaminare la pittura a colori intitolata “Esodo”, del 1977, opera esposta in una mostra a Mestre (VE). Ha fatto venire un tuffo al cuore a vari esuli giuliano dalmati. Quella fila indistinta di persone in cammino in salita da destra verso sinistra, sotto un cielo plumbeo, anzi scuro è presagio di tempi bui. Sulla stessa onda si pone anche un olio su tela del 1977 intitolato “Profughi”, che mostra una coppia traballante in cammino verso l’orizzonte, verso il resto d’Italia. Verso quella patria agognata che non saprà accoglierli se non con degli insulti e, solo in seguito, con un minimo di decenza.
Carlo Mihalich, Profughi, olio su tela, cm 30 x 40, 1977. Courtesy dell'artista.
Un’altra opera del
maestro Mihalich, così lo definisce Elena Petras Duleba, è un’acquaforte dedicata a tutti i defunti profughi giuliano-dalmati in ogni parte del
mondo. Si intravvedono alcune figure, forse dei sepolcri, ma la forma astratta è prevalente e dà un tono suggestivo e sublime all’insieme.
C’è, infine, un’opera
composita, come intricato e tortuoso è stato l’esodo giuliano dalmata. Si
intitola “Fiume città... dolce... amara”, dal progetto Frazioni di vita. È un’originale amalgama di tecnica mista, olio e vernici su tela, del 2022.
È un quadro che dimostra una grande sensibilità e complessità visiva. Abbiamo
chiesto all’autore di descrivere la composizione che assomiglia alle deliziose
cartoline a mosaico, dei primi del Novecento. La sua combinazione è il
risultato di un travagliato collage di sentimenti per fare la sintesi di una
vita. Si possono scorgere varie immagini, come il mesto acquerello sul litorale
del Quarnero, oppure l’acquaforte del Carso, o la foto dell’asilo ‘Ai Gelsi’.
In basso a sinistra si intravvede uno spargher,
la veccia cucina a legna; è la riproduzione di una sua acquaforte intitolata
affettivamente Il nido. Non potevano mancare la Cittavecchia, le vendette
politiche e personali del 1945, el
Cameron del Centro profughi Foscarini di Venezia, o il Collegio per orfani
Artigianelli. Il tutto rivisto a olio e vernici.
Hanno
scritto di lui - Tra i critici e gli esperti d’arte che
hanno scritto dell’opera di Carlo Mihalich troviamo: Elena Petras Duleba,
Angelo Dolce, Guglielmo Gigli, Renato Musetti, Guido Perocco, Filomena Spolaor,
Mario Stefani, Domenico Bon, Nereo Laroni, Fulgenzio Livieri, Oliviero Pillon e
Ferdinando Ranzato.
Conclusioni
– L’amore per la propria terra è assai forte tra le genti dell’esodo giuliano
dalmata. Ne è prova il seguente messaggio. “Sono Fiumana, padre Fiumano, madre
Istriana. Dalle scuole elementari fino alle superiori ho sempre frequentato la
scuola Italiana di Fiume. Poi ho continuato gli Studi Universitari a New York. Però
Fiume è sempre nel mio cuore. Un caro saluto, Iolanda Radovcich Ferri, da New
York”.
Vorrei chiudere questo
elaborato con le sagge parole di un esule istriano. È l’ingegnere Sergio Satti,
classe 1934, esule di Pola e vicepresidente dell’ANVGD di Udine dal 1987 al
2015, ai tempi della presidenza dell’indimenticato ingegnere Silvio Cattalini,
esule di Zara. “Il mio messaggio di pace – ha detto Satti – è rivolto a tutte
le genti istriane, fiumane e dalmate; siamo italiani rimasti e sparsi in tutto
il mondo per ricordare e non dimenticare le tragedie della guerra che non
risparmia vittime, senza distinzione tra vincitori e vinti”.
---
Fonti
orali e digitali – Le interviste sono a cura di Elio
Varutti che ha operato a Udine con penna, taccuino, macchina fotografica, se
non altrimenti indicato.
Miranda Brussich vedova
Conighi (Pola 1919-Ferrara 2013), esule da Fiume, int. a Ferrara del 21 agosto
2013 con Daniela Conighi.
Silvio Cattalini (Zara
1927-Udine 2017), int. del 10 febbraio 2016.
Carlo Mihalich, Fiume
1934, vive a Martellago (VE), messaggi in Messenger del 14-20 giugno e 6 luglio 2022.
Jolanda Radovcich
Ferri, Fiume 1937, esule a New York (USA), messaggio del 6 luglio 2022 in Messenger.
Sergio Satti, Pola
1934, esule a Udine, int. del 4 luglio 2022.
Carlo Mihalich, A tutti i defunti profughi giuliano-dalmati in ogni parte del mondo, incisione su lastra di zinco, acquaforte, cm 19,5 x 14,5, 1990. Opera ispirata ascoltando la Messa da Requiem K 626 di Mozart. Courtesy dell'artista.
Documenti
originali
Carlo Mihalich, Biografia e note critiche degli acquerelli,
testo in Word con fotografie, 2021, pp. 6.
Bibliografia
- Domenico Bon, “L’opera
pittorica di Carlo Mihalich”, «L’Arena di Pola», 3 dicembre 1988, p. 6.
- Angelo Dolce, “Saggio
sull’arte di Carlo Mihalich”, in Elena Petras Duleba et alii, Carlo Mihalich pittore fiumano di origine
veneziana…, cit.
- Guido Perocco et alii, Carlo Mihalich, opere 1970-1990, Provincia
di Venezia, Assessorato alla Cultura, Comune di Venezia, Assessorato alla
Cultura, Venezia 1991, p. 40.
- Elena Petras Duleba et
alii, Carlo Mihalich pittore fiumano di
origine veneziana tra le pietre d’Istria e i silenzi veneziani. Catalogo
antologico delle opere, D’EM Venice Art Gallery, Venezia Mestre, 2021, pp.
228.
- Ilaria Rocchi, “Romolo
Venucci maestro fiumano ed europeo”, «Panorama», Rjieka-Fiume, LXX, 11, 15
giugno 2022, pp. 37-39.
- Filomena Spolaor,
“Nelle opere di Carlo Mihalich angoli e colori della laguna”, «Il Gazzettino»,
Cronaca di Venezia, 11 gennaio 2022.
Carlo Mihalich, Fiume città... dolce... amara, tecnica
mista, olio e vernici su tela, cm 120 x 80, 2022. Courtesy dell'artista.
--
Recensione di Elio
Varutti, Docente di “Sociologia del ricordo. Esodo giuliano dalmata” –
Università della Terza Età, Udine. Testi di Carlo Mihalich. Ricerca e Networking
a cura di Girolamo Jacobson, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie
della collezione di Carlo Mihalich, che si ringrazia per la gentile concessione
alla pubblicazione delle sue opere; si è riconoscenti, in particolare, alla
“D’EM Venice Art Gallery” di Mestre (VE) per la valorizzazione artistica dello
stesso Mihalich.
Altri materiali
dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD),
Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo
piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario:
da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna
Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito
web: https://anvgdud.it/
30 x 22, 2000. Courtesy dell'artista.
Nessun commento:
Posta un commento