sabato 26 aprile 2025

Giuseppe Bentrovato, fotografo di Zara, potrebbe emigrare in Bolivia e altri in Australia, 1951

È una storia complessa e affascinante. A certi scossoni familiari si alternano grandi speranze e la voglia di una nuova vita altrove. Gli chiesero: Perché non vuole ritornare a Zara? “In quanto italiano avrebbe dovuto temere le persecuzioni dei comunisti jugoslavi” (As an Italian he would have to fear persecutions by the Yugoslav communists). “Molti italiani furono uccisi dai partigiani jugoslavi e molti deportati” (Many of Italian were killed by the Yugoslav partisans, and many deported), come si vedrà più avanti.

Documento d'assistenza IRO di Giuseppe Bentrovato su carta intestata dell'ANVGZ di Bergamo (Archivio di Arolsen), particolare
Era nato sotto l’Austria, a Lussinpiccolo, il 18 agosto 1905 da Giuseppe e da Maria Eterovich, originaria dell’Isola di Brazza, in Dalmazia. Conosceva la lingua italiana e quella serbo-croata. Si chiamava Giuseppe Bentrovato e frequentò le scuole italiane elementari e quelle tecniche secondarie a Zara fino al 1919. Si sposò negli anni ’20 con Teresa Gavazzi, nata a Bergamo nel 1907. La sua primogenita Iolanda nacque a Brembate (BG) il 16 maggio 1929. Il 16 novembre 1932 gli nacque la seconda figlia Anna a Stezzano (BG). Il 25 gennaio 1935, a Zara, la moglie Teresa mise alla luce il terzogenito Giuseppe.

A metà degli anni ’30, Giuseppe Bentrovato lavorava nel suo stabilimento fotografico a Zara, Regno d’Italia. È citato così nella Guida generale di Trieste e commerciale della Venezia Giulia, Fiume, Sebenico, Zara, tra i fotografi attivi a Zara: “Bentrovato G., Calle delle Carceri” (Guida… 1937 : 2087).

Dal mese di dicembre 1943, a causa della guerra, Bentrovato dovette sfollare presso parenti a Bergamo, dove lavorò come fotografo in proprio. Dal mese di ottobre 1944 fu arruolato dalla RSI tra i granatieri a Ponte San Pietro (BG) e poi venne trasferito a Vercelli. I partigiani jugoslavi di Tito occuparono Zara, enclave italiana in Dalmazia, il 1° novembre 1944, dopo che la città era stata distrutta da 54 bombardamenti angloamericani, poi i titini iniziarono a fucilare centinaia di italiani, oppure li gettarono in mare con una pietra al collo. Su 22 mila abitanti, oltre 2 mila furono i morti sotto le bombe alleate. Oltre 15 mila zaratini fuggirono per il terrore dei bombardamenti aerei e sapendo che Zara sarebbe finita nelle mani dei titini e anche i pochi rimasti se ne andarono dopo la presa del potere jugoslavo.

Nel mese di aprile 1945 il militare Giuseppe Bentrovato fu catturato dai partigiani italiani in Piemonte e portato dagli alleati al Campo di concentramento di Novara e, poi, in quello di Coltano, in comune di Pisa, fino al mese di ottobre 1945. Una volta libero, chiese ed ottenne il rilascio della carta d’identità al Comune di Bergamo, che la emise il 30 ottobre 1945. Poi Bentrovato esercitò il mestiere di fotografo in proprio a Bergamo fino al 1946, quando fece la separazione legale dalla moglie presso il tribunale di Bergamo in data 29 luglio 1946. In seguito lui, per lavoro, si spostò a Padova alle dipendenze del fotografo Greggio e, nel 1948, a Palermo, presso la ditta di fotografia Forzano, fino al mese di giugno 1950, quando perse il lavoro. Fu disoccupato fino al 1951, alloggiando presso la figlia Iolanda, a Bergamo in Via Carnevali 49. Frattanto, verso il 1948 i coniugi Giuseppe Bentrovato e Maria Eterovich, genitori del bravo fotografo di Zara, furono accolti nel Campo profughi di Novara.

Successe che dal 6 luglio 1948 la moglie separata Teresa Gavazzi e i figli minorenni Anna e Giuseppe Bentrovato, detto “Beppino”, si trovavano in Australia, partiti con i viaggi dell’IRO, via Germania, probabilmente dal porto di Bremerhaven.

Il 7 febbraio 1951 il tale F. Frautschi, funzionario degli uffici IRO di Milano, segnò con un timbro sulla  pratica d’espatrio del fotografo Giuseppe Bentrovato: “Non rientra nel mandato IRO. Idoneo per l’assistenza discrezionale al reinsediamento e alla protezione legale” (Not within the Mandate of IRO. Eligible for discretionary resettlement assistance and L.P. protection). Il mandato dell’IRO (International Refugee Organization) in Italia riguardava la cura, il rimpatrio e il reinsediamento dei rifugiati Oltre Oceano. Vladimir Suneric, altro funzionario IRO, controfirmò la pratica di Giuseppe Bentrovato fotografo, che poteva partire per il reinsediamento e con la protezione legale.

Si tenga presente che l’IRO era l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati che organizzava le partenze delle navi da Bagnoli, presso Napoli, verso le Americhe e l’Oceania. La presente ricerca si basa sui rari documenti inediti nell’Archivio di Bad Arolsen (Germania), da poco disponibili nel web. La pratica d’emigrazione di Giuseppe Bentrovato all’Ufficio IRO di Bergamo è del giorno 30 agosto 1949, redatta su carta intestata dell’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (ANVGZ), Comitato Provinciale di Bergamo, perché il Bentrovato risiedeva in quella città presso l’abitazione della figlia Iolanda, sposata con Hans Liebschner (1927-2012), soldato tedesco, noto nel 2020 per i suoi filmati amatoriali degli anni ‘60. La firma del presidente dell’ANVGZ di Bergamo è: Antonio (ma il cognome è illeggibile). L’ANVGZ era già trasformata in ANVGD, ma si riciclavano i moduli.

Documento IRO per l'emigrazione in Bolivia di Giuseppe Bentrovato (Arolsen Archives)

Il fotografo Giuseppe Bentrovato dichiarò e firmò il Questionario al funzionario dell’IRO, il 7 febbraio 1951. In esso è scritto che non voleva tornare a Zara per una serie di motivi. Prima di tutto “si sentiva italiano e la sua città natale, Zara, era sotto un’amministrazione straniera” (He felt as an Italian and his home town Zara got under a foreign administration). “Non aveva nessuno o niente a Zara” (He had neither anybody or anything at all at Zara). “Non aveva parenti né in campagna nemmeno nella città di Zara” (Had no relatives in the country nor in the town of Zara). “Tutti i suoi beni andarono perduti con i bombardamenti” (All his property was lost with the bomabrdaments). “Non desidera trovarsi sotto un’amministrazione straniera, soprattutto se si tratta di un regime comunista” (He does not wish under a foreign administration, and espescially when this is a communist regime). “In quanto italiano avrebbe dovuto temere le persecuzioni dei comunisti jugoslavi” (As an Italian he would have to fear persecutions by the Yugoslav communists). “Molti italiani furono uccisi dai partigiani jugoslavi e molti deportati” (Many of Italian were killed by the Yugoslav partisans, and many deported). “Le informazioni fattuali mi sono state lette e certifico che corrispondono al fatto da me riferito” (The factual information has been read to mi and I certify it correspond with the fact I have related).

Il richiedente Bentrovato desiderava emigrare in Canada, Australia, o Nuova Zelanda. Il 10 maggio 1951, invece M. Connor, funzionario IRO di Bagnoli (NA) per l’emigrazione Oltre Oceano comunicò all’Ufficio IRO di Milano (Milan Area Emigration Office) che Giuseppe Bentrovato non si presentò per emigrare in Australia. Tra le tante località di questa storia si sa, sempre dai documenti IRO, che Bentrovato stava a Forlì, in Via F. Daverio 10, come da una comunicazione del 23 agosto 1951. Un ultimo documento del 30 settembre 1951 menziona il fotografo Giuseppe Bentrovato riguardo a una migrazione individuale in Bolivia, ma non si sa come finì.

Si ritiene che la cognata del nostro fotografo di Zara fosse Bentrovato Maria Irene, nata Gavazzi, del 1911 di Boltiere (BG). Dal 1924 risultò residente a Zara con i genitori e nel 1943 fu sfollata a Bergamo, in Via Carnevali 49 (proprio come il fotografo zaratino), con le figlie Graziella (nata a Zara nel 1937) e Giuliana (Zara 1943). Come dagli atti del tribunale di Genova dell’8 settembre 1949, essendo in quel periodo Maria Irene Gavazzi infermiera all’Ospedale “Gaslini” di Genova, pure lei si separò dal marito Ermenegildo Bentrovato, militare che fu internato in Germania. Maria Irene fece domanda per emigrare in Australia al solito Comitato di Bergamo dell’ANVGZ e fu dichiarata “Eligible”, ossia: idonea a partire con le figlie Graziella e Giuliana, nate a Zara.

Bentrovato Maria Irene Gavazzi, con la figlie Graziella e Giuliana, zaratine, nella pratica d'assistenza IRO per emigrare in Australia, dagli Archivi di Arolsen (Germania)
Per leggere altre testimonianze sull’emigrazione di istriani, fiumani e dalmati in Australia, come le vicende degli zaratini Carlo Mirelli-Mircovich e Illuminata Trentini, si può vedere ad esempio il libro di Guido Rumici e Olinto Mileta Mattiuz intitolato “Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate”, quarto volume: Il lungo dopoguerra (Mileta Mattiuz O, Rumici G, 2015 : 77-94). Si sa che dei 300 mila profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia, che costituiscono l’esodo giuliano dalmata, oltre 70 mila emigrarono in Canada, Argentina, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Brasile e altri parti del globo mediante l’intervento dell’IRO. Certi esuli, pur non ricevendo l’assistenza dell’IRO, se ne andarono negli USA con mezzi finanziari propri pur di abbandonare i disagi delle baracche o delle camerate dei Campi profughi.

Conclusioni

La presente analisi storica, così articolata, si basa sui documenti d’archivio e sulla bibliografia citata. Si sono cercate altre notizie, poiché potrebbero esserci dei risvolti ulteriori. Si capisce che l’amore non ha confini, nemmeno linguistici, dato che il militare tedesco Hans Liebschner sposò Iolanda Bentrovato, sfollata di Zara e figlia del noto fotografo di Calle delle Carceri nel capoluogo dalmata del Regno d’Italia. Quella gente, nel dopoguerra, è disponibile ad una grande mobilità territoriale. Le sorelle Gavazzi Teresa e Maria Irene, coniugate in Bentrovato, vissute tra Bergamo e Zara e separate legalmente dai rispettivi consorti, sono disposte a emigrare, o sono definitivamente emigrate in Australia. Altri di famiglia finirono in Bolivia.

Si comprendono, infine, i modi in cui la famiglia è stata definita e regolata nel Novecento – come ha scritto Chiara Saraceno – con le forme di interdipendenza tra organizzazione familiare, sistemi economici e mercato del lavoro (Saraceno C, Naldini M 2020), aprendo uno squarcio sulla condizione della donna nelle situazioni estreme, come quelle successive a un grande conflitto mondiale.

 

Bibliografia e siti web

- Guida generale di Trieste e commerciale della Venezia Giulia, Fiume, Sebenico, Zara, Trieste, Vitoppi Wilhelm & C., 1937.

- Olinto Mileta Mattiuz, Guido Rumici (a cura di), Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Quarto volume: Il lungo dopoguerra , Gorizia, ANVGD Gorizia-Mailing List Istria, 2015.

- Chiara Saraceno, Naldini Manuela, Sociologia della famiglia, 4^ edizione, Bologna, Il Mulino, 2020.

- Stefano Testa, Il secondo principio di Hans Liebschner, film documentario, Italia, 2020, durata 88 minuti.

- Lucio Toth, Storia di Zara dalle origini ai giorni nostri, Pordenone, Biblioteca dell’Immagine, 2016.

- Unterlagen von Bentrovato, Giuseppe, geboren am 18.08.1905, geboren in Lussinpiccolo und von weiteren Personen. Arolsen Archives (Germany).

- Unterlagen von Bentrovato, Maria, geboren am 22.08.1911, geboren in Boltiere Bergamo und von weiteren Personen. Arolsen Archives (Germany).

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Progetto di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Sergio Satti, Annalisa Vucusa (ANVGD di Udine) e i professori Ezio Cragnolini e Enrico Modotti. Copertina: Documento IRO di Giuseppe Bentrovato (Archivio di Arolsen). Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Fotografie dall’Archivio di Arolsen e studi presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin, che fa parte pure del Consiglio nazionale del sodalizio e, dal 2024, è Coordinatore dell’ANVGD in Friuli Venezia Giulia.  Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi.   Sito web:  https://anvgdud.it/


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