mercoledì 31 gennaio 2018

Corona d’alloro per le Donne resistenti in stazione a Udine

Alla stazione di Udine si è svolta una breve cerimonia domenica 28 gennaio 2018, alle ore 11, per ricordare le donne friulane che aiutarono i deportati e gli ebrei nei vagoni per Auschwitz
Stazione di Udine, Tiziana Menotti, Federico Pirone e Daniela Rosa

Davanti alla lapide delle Donne resistenti, sul piazzale della stazione dei treni, ha parlato Federico Pirone, assessore alla Cultura del Comune di Udine. Poi è intervenuta Tiziana Menotti, citando il Talmud. La Menotti ha parlato in nome del Gruppo culturale “Alfredo Orzan” della Parrocchia di San Pio X, organizzatore dell’evento, patrocinato dal Comune. Hanno collaborato l’Associazione Insieme con Noi di Udine, presieduta da Germano Vidussi e il Gruppo Alpini di Udine sud, guidato da Antonino Pascolo. L’evento rientra nel calendario delle attività del Comune di Udine per commemorare la Shoah e le deportazioni nei campi di sterminio.
La relazione ufficiale è stata tenuta dalla professoressa Daniela Rosa, presidente delle Donne Resistenti di Udine. Erano presenti anche due ragazze del 1945, che recarono aiuto ai deportati di allora, come la parrocchiana Fernanda Revelant, 90 anni, e Iris Bolzicco. “Raccoglievamo i biglietti dei deportati, per scrivere alle loro famiglie sul loro passaggio a Udine, diretti in Germania – ha detto la Revelant – e davamo loro un po’ di acqua, un po’ di cibo, un abito pulito, rischiando perché le sentinelle tedesche ci picchiavano col calcio del fucile”.
Tra il pubblico, Iris Bolzicco, in giacca scura e Fernanda Revelant, con basco rosso. Foto Vidussi

Alla piccola cerimonia era presente, tra gli altri, anche Enio Agnola, consigliere regionale e Antonella Lestani dell’A.N.P.I. di Udine, componente del gruppo del progetto Donne resistenti.
Ecco, qui di seguito, la relazione della professoressa Daniela Rosa, pronunciata davanti alla lapide delle Donne resistenti a Udine.

28 gennaio 2018 -  Per la posa della corona di fiori alla lapide delle donne resistenti
In una intervista raccolta nel 2008 dalla voce di Fidalma Garosi, la partigiana Gianna, insieme ai ragazzi della classe IV AL  dell’Istituto Zanon di Udine, la professoressa Paola Schiratti ebbe modo di sentire per la prima volta il racconto degli atti compiuti dalle donne friulane che a partire dall’8 settembre del 1943 sono intervenute attivamente per portare conforto, aiuto e sostegno agli internati militari prima, ai deportati e alle deportate poi, diretti ai campi di concentramento del Nord Europa. Prigionieri e prigioniere, racchiusi nei carri bestiame, facevano cadere bigliettini di saluto destinati alle loro famiglie; le donne, all’epoca giovanissime, si erano fatte onore di non lasciarne nemmeno uno a terra, per poi scrivere ai famigliari dei prigionieri e avvertirli del passaggio da Udine dei loro cari.
Il pubblico intervenuto il 28.1.2018. Foto Vidussi

I fatti poco conosciuti vennero presentati il 22 marzo 2010 da Paola Schiratti, all’epoca consigliera provinciale e vicepresidente della commissione provinciale  di Udine delle Pari Opportunità,  ad un gruppo di rappresentanti della varie associazioni per proporre una iniziativa nata sui banchi di scuola e assieme a me e alla collega Nadia Trovatelli, per impedire che queste azioni buone e giuste andassero perdute e per dare il giusto riconoscimento al coraggio e alla generosità di quelle donne. Si costituì informalmente il comitato “Donne resistenti” che diede avvio al progetto “Una disubbidienza civile: le donne friulane di fronte all’8 settembre 1943”. Ne facevano parte, oltre a me, Ivana Bonelli (“Donne in nero”), Carmen Galdi (Commissione PPOO del Comune di Udine), Antonella Lestani e Flavio Fabbroni (A.N.P.I.), Rosanna Boratto, Marisa Sestito e Maila D’Aronco (Ass.C.O.R.E), Amanda Tavagnacco, Francesca Tamburlini, oltre ai registi Paolo Comuzzi e Andrea Trangoni, con la collaborazione di Maria Grazia Allievi. Il progetto si articolò in tre fasi: nel 2011 la posa di una lapide in stazione di Udine, nel 2012 la produzione del docu-film “Cercando le parole” , nel 2013 con la pubblicazione del volume scritto da Rosanna Boratto e dalla sottoscritta che ha lo stesso titolo del progetto.
I fatti ricostruiti dall’intero progetto dimostrano che vi furono anche uomini a partecipare a questi episodi, ma che soprattutto le donne vi portarono quei comportamenti considerati propri della femminilità, come la cura e l’assistenza, che meritano oggi di essere ricordate per la dignità, l’umanità e la civiltà dei loro atti.
Foto Vidussi

Desidero rendere omaggio a due generazioni di donne: a quelle che furono protagoniste allora e a quelle che hanno contribuito al progetto e alla sua riuscita. Desidero ricordare Paola Schiratti citando le parole della introduzione del volume che raccoglie e commenta le interviste “Forse oggi le cittadine, i cittadini del nostro paese cercano fatti ed esperienze positivi cui riferirsi perché è necessario trovare un senso del convivere civile e morale in questa nostra Italia, un segno della direzione verso la quale rivolgersi. Queste donne hanno compiuto gesti politici nel senso della politica come costruzione del bene comune, come dedizione di sé per un bene collettivo, per rispondere alla barbarie della violenza dei regimi dittatoriali e della guerra con gesti di carità e solidarietà umana. Questi episodi di disubbidienza alle regole imposte dal fascismo alla popolazione civile sono un passaggio fondamentale, il segno che il paese aveva maturato il distacco dal regime e cercava un riscatto innanzitutto morale e sociale. Erano i comportamenti premonitori che anticiparono, poi accompagnarono e sostennero il movimento della Resistenza. Si erano poste le basi culturali, sociali e politiche che, concluso il secondo conflitto mondiale, hanno dato vita alla nostra Costituzione”.
Posa della corona d'alloro. Elio Varutti, Tiziana Corrado, Iris Bolzicco e Fernanda Revelant. Foto D&C, Udine

Dobbiamo ricordarcene ogni giorno perché i vuoti di memoria generano mostri che invece vanno contrastati con una nuova resistenza culturale come propone Lidia Menapace, con interventi capillari nelle scuole, con la difesa della Carta Costituzionale, memoria vivente della nostra Repubblica, ma soprattutto preparando una legge di iniziativa popolare che renda immediatamente agibile ciò che è scritto sul  divieto di ricostituire del partito fascista nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione.
Daniela Rosa, presidente di “le Donne resistenti”, Udine

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Servizio giornalistico e networking a cura di Girolamo Jacobson e E.V. Fotografie di D&C, E. Varutti e Germano Vidussi.
Foto di D&C


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