Alla stazione di Udine si è svolta una breve cerimonia
domenica 28 gennaio 2018, alle ore 11, per ricordare le donne friulane che
aiutarono i deportati e gli ebrei nei vagoni per Auschwitz.
Stazione di Udine, Tiziana Menotti, Federico Pirone e Daniela Rosa
Davanti alla lapide
delle Donne resistenti, sul piazzale della stazione dei treni, ha parlato
Federico Pirone, assessore alla Cultura del Comune di Udine. Poi è intervenuta
Tiziana Menotti, citando il Talmud. La Menotti ha parlato in nome del Gruppo
culturale “Alfredo Orzan” della Parrocchia di San Pio X, organizzatore
dell’evento, patrocinato dal Comune. Hanno collaborato l’Associazione Insieme con Noi di Udine, presieduta da Germano Vidussi e il Gruppo Alpini di Udine sud, guidato da Antonino Pascolo. L’evento rientra nel calendario delle
attività del Comune di Udine per commemorare la Shoah e le deportazioni nei
campi di sterminio.
La relazione ufficiale è stata tenuta dalla professoressa
Daniela Rosa, presidente delle Donne Resistenti di Udine. Erano presenti anche
due ragazze del 1945, che recarono aiuto ai deportati di allora, come la
parrocchiana Fernanda Revelant, 90 anni, e Iris Bolzicco. “Raccoglievamo i
biglietti dei deportati, per scrivere alle loro famiglie sul loro passaggio a
Udine, diretti in Germania – ha detto la Revelant – e davamo loro un po’ di
acqua, un po’ di cibo, un abito pulito, rischiando perché le sentinelle
tedesche ci picchiavano col calcio del fucile”.
Tra il pubblico, Iris Bolzicco, in giacca scura e Fernanda Revelant, con basco rosso. Foto Vidussi
Alla piccola cerimonia era presente, tra gli altri, anche
Enio Agnola, consigliere regionale e Antonella Lestani dell’A.N.P.I. di Udine, componente
del gruppo del progetto Donne resistenti.
Ecco, qui di seguito, la relazione della professoressa
Daniela Rosa, pronunciata davanti alla lapide delle Donne resistenti a Udine.
28 gennaio 2018 - Per la posa della corona di fiori alla lapide
delle donne resistenti
In una intervista
raccolta nel 2008 dalla voce di Fidalma Garosi, la partigiana Gianna, insieme
ai ragazzi della classe IV AL
dell’Istituto Zanon di Udine, la professoressa Paola Schiratti ebbe modo
di sentire per la prima volta il racconto degli atti compiuti dalle donne
friulane che a partire dall’8 settembre del 1943 sono intervenute attivamente
per portare conforto, aiuto e sostegno agli internati militari prima, ai
deportati e alle deportate poi, diretti ai campi di concentramento del Nord
Europa. Prigionieri e prigioniere, racchiusi nei carri bestiame, facevano
cadere bigliettini di saluto destinati alle loro famiglie; le donne, all’epoca
giovanissime, si erano fatte onore di non lasciarne nemmeno uno a terra, per
poi scrivere ai famigliari dei prigionieri e avvertirli del passaggio da Udine
dei loro cari.
Il pubblico intervenuto il 28.1.2018. Foto Vidussi
I fatti poco conosciuti
vennero presentati il 22 marzo 2010 da Paola Schiratti, all’epoca consigliera
provinciale e vicepresidente della commissione provinciale di Udine delle Pari Opportunità, ad un gruppo di rappresentanti della varie
associazioni per proporre una iniziativa nata sui banchi di scuola e assieme a
me e alla collega Nadia Trovatelli, per impedire che queste azioni buone e
giuste andassero perdute e per dare il giusto riconoscimento al coraggio e alla
generosità di quelle donne. Si costituì informalmente il comitato “Donne
resistenti” che diede avvio al progetto “Una disubbidienza civile: le donne
friulane di fronte all’8 settembre 1943”. Ne facevano parte, oltre a me, Ivana
Bonelli (“Donne in nero”), Carmen Galdi (Commissione PPOO del Comune di Udine),
Antonella Lestani e Flavio Fabbroni (A.N.P.I.), Rosanna Boratto, Marisa Sestito
e Maila D’Aronco (Ass.C.O.R.E), Amanda Tavagnacco, Francesca Tamburlini, oltre
ai registi Paolo Comuzzi e Andrea Trangoni, con la collaborazione di Maria
Grazia Allievi. Il progetto si articolò in tre fasi: nel 2011 la posa di una
lapide in stazione di Udine, nel 2012 la produzione del docu-film “Cercando le parole” , nel 2013 con la pubblicazione del volume scritto da Rosanna Boratto e
dalla sottoscritta che ha lo stesso titolo del progetto.
I fatti ricostruiti
dall’intero progetto dimostrano che vi furono anche uomini a partecipare a
questi episodi, ma che soprattutto le donne vi portarono quei comportamenti
considerati propri della femminilità, come la cura e l’assistenza, che meritano
oggi di essere ricordate per la dignità, l’umanità e la civiltà dei loro atti.
Foto Vidussi
Desidero rendere
omaggio a due generazioni di donne: a quelle che furono protagoniste allora e a
quelle che hanno contribuito al progetto e alla sua riuscita. Desidero
ricordare Paola Schiratti citando le parole della introduzione del volume che
raccoglie e commenta le interviste “Forse oggi le cittadine, i cittadini del
nostro paese cercano fatti ed esperienze positivi cui riferirsi perché è
necessario trovare un senso del convivere civile e morale in questa nostra
Italia, un segno della direzione verso la quale rivolgersi. Queste donne hanno
compiuto gesti politici nel senso della politica come costruzione del bene
comune, come dedizione di sé per un bene collettivo, per rispondere alla
barbarie della violenza dei regimi dittatoriali e della guerra con gesti di
carità e solidarietà umana. Questi episodi di disubbidienza alle regole imposte
dal fascismo alla popolazione civile sono un passaggio fondamentale, il segno
che il paese aveva maturato il distacco dal regime e cercava un riscatto
innanzitutto morale e sociale. Erano i comportamenti premonitori che
anticiparono, poi accompagnarono e sostennero il movimento della Resistenza. Si
erano poste le basi culturali, sociali e politiche che, concluso il secondo
conflitto mondiale, hanno dato vita alla nostra Costituzione”.
Posa della corona d'alloro. Elio Varutti, Tiziana Corrado, Iris Bolzicco e Fernanda Revelant. Foto D&C, Udine
Dobbiamo ricordarcene
ogni giorno perché i vuoti di memoria generano mostri che invece vanno
contrastati con una nuova resistenza culturale come propone Lidia Menapace, con
interventi capillari nelle scuole, con la difesa della Carta Costituzionale,
memoria vivente della nostra Repubblica, ma soprattutto preparando una legge di
iniziativa popolare che renda immediatamente agibile ciò che è scritto sul divieto di ricostituire del partito fascista
nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione.
Daniela Rosa,
presidente di “le Donne resistenti”, Udine
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Servizio giornalistico e networking a cura di Girolamo
Jacobson e E.V. Fotografie di D&C, E. Varutti e Germano
Vidussi.
Foto di D&C
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