È stato Mauro Steccati, sindaco di Tarcento, a organizzare il
27 gennaio 2018 il Giorno della Memoria,
secondo i dettami della Legge 20 luglio 2000, n. 211 “in ricordo dello
sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e
politici italiani nei campi nazisti”. Tale
legge ha stabilito l’organizzazione di cerimonie, iniziative e momenti
di riflessione in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un
tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché
simili eventi non possano mai più accadere.
Giorno della Memoria 2018 a Tarcento. Foto di Giorgio Ganis
Nell’affollata sala della biblioteca civica di Tarcento, al cosiddetto
Centro Europeo di Arti e Comunicazioni Contemporanee “L. Ceschia”, in via Julia
13, alle ore 17,30, è stata Beatrice Follador, assessore alla Cultura del
Comune, ad aprire i lavori della conferenza. “Ciò che ascolteremo questa sera,
nella giornata dedicata alla Shoah, è storia nostra, non dobbiamo dimenticarlo ed
è una tragedia del territorio – ha detto – poi voglio giustificare l’assenza
del sindaco, in quanto influenzato, ma non voglio togliere altro tempo ai
relatori e, con piacere, passo a loro la parola”.
Bruno Bonetti, bibliotecario di Tarcento, è intervenuto per
elencare i rastrellamenti di partigiani da parte dei tedeschi. Le Waffen SS rastrellano 22 civili a
Flaipano il 13 dicembre 1943 e li rinchiudono, con altre 200 persone, nella
caserma della milizia di Oltretorre a Tarcento, oggi sede della Biblioteca. Ci
sono 11 arresti a Tarcento il 13 aprile 1944, dei quali 6 sono internati in
Germania. Bonetti ha aggiunto che sempre a Tarcento, il 10 luglio 1944, sono
citati 12 prigionieri dei tedeschi. Il giorno seguente a Flaibano vengono
imprigionate 70 persone, condotte a Tarcento e poi deportate.
Il 4 novembre 1944 si verificano 25 arresti a Sammardenchia e
quasi tutti vengono deportati. Lo steso giorno ci sono altri 18 catturati a
Tarcento, dei quali 11 mandati in Germania, col “trasporto” del 15 novembre
successivo. L’incendio nazista di Sedilis è del 28-29 novembre 1944. Bonetti ha
spiegato che il 6 gennaio 1945 gli uomini di Partistagno vengono condotti a
Tarcento sempre nella caserma della milizia di Oltretorre. Come pure il giorno
seguente si verificano ben 72 arresti a Racchiuso che sono portati a Tarcento.
La lunga lista di atrocità naziste nella stessa caserma tarcentina si chiude
con gli 8 condannati alla fucilazione del 1° febbraio 1945, dei quali uno si
salva.
Per Bonetti, la principale, ma non unica fonte della sua
ricerca, è la pubblicazione “I deportati politici friulani nei campi di
concentramento, 1943-1945”, di Flavio Fabbroni, edita a Udine dall’ANPI nel
2016, nella serie Quaderni della
Resistenza, n. 17.
Molte diapositive sono state mostrate dal professor Elio
Varutti, che ha presentato il tema della “Shoah dongje les cumieres di
Baldassarie. Deportazione e campi di concentramento. Luoghi e storie
1943-1945”. Sono stai fatti anche dei riferimenti alla stazione di Tarcento,
luogo di deportazione verso i lager nazisti di Auschwitz e Dachau, passando per
Tarvisio.
“Secondo i dati del 2016 di Mauro Tabor – ha detto Varutti –
la deportazione nei lager dalla Risiera di San Sabba a Trieste, fulcro del
concentramento nell’Adriatisches
Küstenland, avendo colpito anche l’ebreo misto, ossia l’assimilato e il discendente da individui di altra
fede, rintracciabile dalla sola evidenza del cognome, la cifra complessiva
degli internati va oltre le 1200 persone. Considerate che gli ebrei a Trieste,
nel 1938, ammontavano a oltre 6000 unità, tra le quali letterati, pittori,
scienziati, medici e amministratori d’aziende. Solo 1500 sono i sopravvissuti e
rientrati”.
Il relatore ha mostrato vari documenti dell’Archivio di Stato
di Udine da cui si evince l’intenso traffico di ebrei, oltre che sui treni
della deportazione nazista, anche solo per il trasferimento di masse di ebrei
dal Centro Europa e dall’Italia, dopo le Leggi Razziali del 1938, verso la
Palestina, gli USA ed altri luoghi, partendo dal porto di Trieste. Anche i
sopravvissuti allo sterminio rientrano in Italia da Tarvisio, con gli aiuti
della Brigata Ebraica, per raggiungere la Palestina e poi, dopo il 1948,
Israele e gli USA.
La conclusione di Varutti è stata che “Nel 1944 vengono
arrestati quattro ebrei di Udine dalle Waffen SS, come ha riportato Pietro Ioly
Zorattini. Tra di essi c’è il barone e senatore Elio Morpurgo (1858-1944),
prelevato ultraottantenne e ammalato in ospedale il 26 marzo 1944. Deportato e
morto per strada. Morpurgo, oltre che presidente della Camera di commercio è
stato il primo sindaco ebreo del Regno d’Italia e il Gruppo culturale Alfredo
Orzan, di Udine, ha chiesto che gli sia dedicata una pietra d’inciampo vicino
al Palazzo donato al Comune di Udine in Via Savorgnana”.
Elio Varutti in un'immagine di Leoleo Lulu del 2018
Ci sono alcune figure poco note o del tutto sconosciute
riguardo all’aiuto prestato agli ebrei nel 1943-1945, ha aggiunto Varutti. Si
tratta dello scultore e incisore Aurelio Mistruzzi e di sua moglie. Mistruzzi è
nato a Villaorba di Basiliano il 7 febbraio del 1880 e muore a Roma nel 1960.
Sua moglie è Melanie Jaiteles, nata a Vienna nel 1886 e morta a Roma nel 1977.
Essi sono compresi tra i Giusti delle Nazioni nel Museo Yad Vashem di
Gerusalemme per aver aiutato gli ebrei perseguitati a Roma. A fare questa
eccezionale scoperta è stata la professoressa Gabriella Bucco, che ha
pubblicato un interessante articolo su «La Vita Cattolica» del 22 gennaio 2015,
col titolo “La storia di Aurelio Mistruzzi, l’unico artista friulano tra i
Giusti delle Nazioni nel Museo di Gerusalemme”.
Anzi Aurelio Mistruzzi – come ha scritto Gabriella Bucco – è
l’unico artista friulano tra i 610 giusti italiani, ricordati nel museo
israeliano, istituito nel 1953 per commemorare le vittime dell’Olocausto.
La seconda relazione del convegno di Tarcento, tenuta
dall’architetto Giorgio Ganis, ha evidenziato, con molte significative
immagini, i luoghi degli ebrei a Udine dal 1300 ad oggi. Si va dal piccolo
cimitero di vicolo Agricola, funzionante dal 1405, ai primi anni del
Settecento, fino alla località di Chiavris (“capre”, in friulano). Il toponimo
stesso deriva dalla famiglia ebraica dei Caprileis, che gestiva in zona nei
tempi antichi una locanda, un banco feneratizio (prestiti a usura) ed un negozio.
Giorgio Ganis in un'immagine di Leoleo Lulu del 2018
Il titolo del suo intervento era “Gli ebrei a Udine e in
Friuli. Sinagoghe, ghetti e cimiteri”. L’architetto
ha poi parlato dei vari cimiteri ebraici esistenti nel passato e di quelli
tutt’ora in funzione, come quello di San Daniele del Friuli. Ha poi dedicato
una sezione del suo documentato intervento ai luoghi degli ebrei a Tarcento,
come il cosiddetto “ghetto”, che pare esistesse in via Angelo Angeli e via Primo maggio,
data la presenza di imprenditori serici di fede ebraica, giunti nel Settecento
da San Daniele del Friuli.
Il pubblico in sala ha seguito con grande interesse questa
parte dell’incontro, scattando molte fotografie con i telefoni cellulari. Si
sono notate persone di Gemona, San Daniele del Friuli e di Udine. Giorgio Ganis
ha concluso il suo discorso con l’elenco delle sinagoghe o stanze di culto
ebraico della piccola comunità di Udine, che nell’Ottocento sfiorò i 150
aderenti, mentre nel 1949 erano ridotti in 37 individui.
Al termine dell’incontro, cui hanno presenziato anche i consiglieri
comunali Nadia Dri, Silvia Fina e Luca Paoloni, oltre a Luca Toso, vice sindaco
di Tarcento, c’è stato un vivo dibattito, con domande e interventi brevi sul
tema tra gli oltre 70 partecipanti, tra i quali si sono notati alcuni giovani.
Per il Giorno della Memoria a
Tarcento il Gruppo culturale “Alfredo Orzan” ha anche allestito una piccola
mostra fotografica sul tema della “Shoah a Udine sud” nell’atrio della
biblioteca.
Bibliografia suggerita
Bruno Bonetti, Manlio
Tamburlini e l’albergo nazionale di Udine, Pasian di Prato (UD), L’Orto
della Cultura, 2017.
Gabriella Bucco, “La storia di Aurelio Mistruzzi, l’unico
artista friulano tra i Giusti delle Nazioni nel Museo di Gerusalemme”, «La Vita
Cattolica», 22 gennaio 2015.
P.C., “L’orrore dei treni dei deportati in biblioteca Ebrei a Udine”, «Messaggero Veneto», 27 gennaio 2018, Cronaca
di Tarcento.
Miriam Davide, Pietro Ioly Zorattini (a cura di), Gli ebrei nella storia del Friuli Venezia
Giulia. una vicenda di lunga durata, Atti della Fondazione Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, IV, Firenze, Giuntina, 2016.
Flavio Fabbroni, I
deportati politici friulani nei campi di concentramento, 1943-1945, «Quaderni della Resistenza», n. 17, Udine,
ANPI, 2016.
Giorgio Ganis, “La sinagoga di Porta Manin”, «La Vita
Cattolica», Cultura, 11 gennaio 2017, p. 3.
Giorgio Ganis (a cura di), Ebrei a Udine. Luoghi e storie fra deportazioni e campi di
concentramento, Udine, Parrocchia di San Pio X, 2017.
Mauro Tabor, “Lo strappo della Shoah, la chiusura e a lenta
riapertura all’esterno in un’ottica di continuità”, in Miriam Davide, Pietro
Ioly Zorattini (a cura di), Gli ebrei
nella storia del Friuli Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata, op.
cit., (p. 331-338).
Elio Varutti, “La Shoah dongje les cumieres di Baldassarie”,
in Giorgio Ganis (a cura di), Ebrei a
Udine. Luoghi e storie fra deportazioni e campi di concentramento, Udine,
Parrocchia di San Pio X, 2017.
Sitologia
E. Varutti, Ebrei a Udine sud e dintorni, 1939-1948. Deportazione in Germania e rientri, on-line
dall’11 novembre 2016.
E. Varutti, Shoah, ebrei di Fiume salvatisi in Friuli e il ruolo dei Mistruzzi, on-line dal 10
gennaio 2018.
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Servizio giornalistico di Sebastiano Pio Zucchiatti, in
collaborazione con E.V. Fotografie di Giorgio Ganis, E. Varutti e Leoleo Lulu.
Networking e ricerche a cura di Gabriele Anelli Monti.
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