lunedì 21 gennaio 2019

Sulle ali della memoria. Gli esuli giuliano-dalmati di Sicilia ricordano, libro di Maria Cacciola


Ce ne fossero di libri così. È una fortuna che Maria Cacciola si sia impegnata a raccogliere numerose testimonianze sull’esodo giuliano dalmata per pubblicarle in questo volume, ricco inoltre di molte fotografie. 
Il fatto che siano stati sondati solo testimoni legati all’esodo verso la Sicilia, terra di grande accoglienza, non attenua il valore nazionale dell’intera opera. Il volume originale dell’Autrice ha molte qualità, che cercheremo di illustrare.
Qui si possono trovare “memorie personali e testimonianze drammatiche di dolorose esperienze che documentano fatti ed episodi di quella storia (patria) della Venezia Giulia che va dal settembre 1943 ai giorni nostri, quasi; – come scrive nella sua Presentazione Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani – vicende lontane nel tempo che sono però ancora così vive nella memoria di ogni giuliano e perciò opportunamente riunite in uno sforzo encomiabile indirizzato a mettere a disposizione di tutti le verità più precise ed inesorabili rispetto a quanto accadde a trecentocinquantamila profughi da Istria, Fiume e Dalmazia”.
La copertina, di Carmelo Samperi, mira a far conoscere la foiba al lettore comune. Viene artisticamente mostrata, infatti, la sezione di una voragine carsica, a volte abitata da colombi svolazzanti. Nel groviglio del bosco si trovano, in Istria, oltre 1.500 di queste buche naturali, alcune delle quali sono profonde centinaia di metri. È in questi anfratti che, dopo l’8 settembre 1943, i titini uccidono e gettano nel baratro i corpi degli italiani, per vendetta contro quanto vissuto sotto il fascismo, per pulizia etnica e per espansionismo nazionalista croato.
Maria Cacciola è presidente provinciale, a Messina, dell’Associazione Nazionale tra i Congiunti dei Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia (ANCDJ). In tale veste è impegnata a raccogliere le testimonianze e i ricordi degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia rifugiatisi in Sicilia e dei loro discendenti. Interessante è infatti l’apporto poetico, ad esempio, pubblicato nel volume, oppure la tenerissima produzione culturale di nipoti e pronipoti degli scomparsi per uccisione dei titini. Ci sono poi resoconti sulle intitolazioni di vie e piazze ai caduti in Istria, Fiume e Dalmazia, ma anche riguardo ai militari e civili deportati e eliminati a Gorizia e a Trieste durante l’occupazione titina del 1945. Qualche testo qui pubblicato è del mondo scolastico, come quello di Francesco Calvaruso, docente al Liceo Pedagogico di Palermo.

Nel volume c’è persino l’attualità, visto che viene riprodotta la celebre intervista di Lucia Bellaspiga a Giuseppe Comand, ultimo testimone delle foibe, pubblicata il 6 gennaio 2018 sul quotidiano «L’Avvenire». Dopo aver saputo di tale intervista, tra l’altro a un personaggio che risiede a Latisana, in provincia di Udine, il presidente della Repubblica Mattarella sei giorni più tardi lo ha nominato commendatore al merito.
Il professor Dario Caroniti, nella Prefazione al testo della Cacciola, traccia la storia di come è stato recepito il Giorno del Ricordo dal Comune di Messina. Si va dalla pubblicazione di un volume divulgativo nel 2008, a cura di Davide Gambale, fino al racconto a fumetti, con disegni di ragazzi sulle vittime delle violenze titine, edito nel 2010 a cura di Enzo Migneco. La stessa Civica amministrazione, nel 2010, ha posto una lapide in ricordo dei messinesi che persero la vita nella Venezia Giulia durante la Seconda guerra mondiale.
Il volume contiene dei cenni storici sull’Istria, Fiume e Dalmazia con l’ausilio di alcune carte geografiche, per arrivare alla seconda guerra mondiale e al Trattato di pace del 1947, fino al Trattato di Osimo del 1975 e alla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, del 2004. Mi hanno incuriosito le varie riflessioni riguardo al Giorno del Ricordo qui contenute.
Cartolina di Fiume negli anni Venti. Collezione E. Varutti

Una parte speciale in questa modesta recensione meritano i testimoni che raccontano il loro vissuto e il loro dolore. Non è da tutti. C’è chi non vuole riaccendere il dolore straziante e quindi preferisce non parlare, non raccontare. Posizione da rispettare indubbiamente, ma è molto importante parlare. Così si può leggere il racconto di Rosalia Barrile, nata a Montona, di Nelly Berdar, esule da Fiume e di Anna Maria Bruno, nata a Caltanisetta, ma trasferita col padre poliziotto in questura a Fiume.
È nata a Rovigno d’Istria Grazia Bruno, un’altra preziosa testimone. È fuggita con la famiglia nel 1945, in seguito all’uccisione del padre nella foiba di Villa Bassotti, avvenuta nel 1943. L’Autrice stessa è nata a Dignano d’Istria nel 1941; la famiglia Cacciola è esule a Messina, dopo la scomparsa del padre catturato dai titini nel 1945, a guerra finita, senza riferire alcuna notizia ai congiunti.
Un altro contributo è di Sergio Campagnoli, classe 1923, esule da Fiume. Poi c’è un altro fiumano, Antonio D’Aliberti, figlio di un sottobrigadiere della Guardia di Finanza; i titini lo catturano il 3 agosto 1944 a Sicciole di Pirano. La madre dal dolore perse la ragione e il piccolo Antonio viene raccolto da una famiglia di contadini, che lo mettono a dormire in un magazzino di mele. Nel 1945 gli zii di Antonio lo rintracciano e, con la madre ancora sconvolta, rientrano a Messina.
Altre storie dell’esodo in Sicilia sono quelle di Maria Dusman, di Pola, di Luciana Favretto, nata a Umago, di Bruna Fiore, nata a Fianona, di Lucia Hödl, nata a Fiume ed esule a Palermo e di Rosa Vasile, pure fiumana, esule a Palermo e presidente provinciale dell’ANCDJ.

Due sono i passaggi a Udine per questi esuli italiani presso il Centro smistamento profughi di Via Pradamano. Bruna Fiore racconta come “raggiungemmo Udine e con altri esuli fummo radunati in uno stanzone, dove trascorremmo tante notti su pagliericci, al freddo” (p. 124). Lucia Hödl con i familiari è profuga al Silos di Trieste. Sostiene che quella fu la sua prima tappa dell’esodo. “La seconda tappa fu Udine – aggiunge la Hödl – dove restammo pochi giorni, poi ci fermammo a Gaeta per quasi un mese e quindi fummo trasferiti a Siracusa, una ridente città siciliana, dove saremmo voluti restare per sempre perché era un piccolo centro e il suo mare ci ricordava Fiume”. Invece altri sette anni la famiglia Hödl li passerà al Centro Raccolta Profughi di Termini Imerese, vicino a Palermo (p. 130).
L’interessante libro della Cacciola si chiude con due altri contributi nella Postfazione. Col primo intervento Milena Romeo effettua una breve panoramica sulla storia dell’esodo e su quanto di nuovo porti il volume miscellaneo della Cacciola. Secondo lei “la storia, la grande storia, accaduta a più riprese già prima e dopo la Seconda guerra mondiale, irruppe nei microcosmi di famiglie e persone che dovettero difendersi da sole da rastrellamenti, sparizioni, persecuzioni, infoibamenti prima e da un nomadismo forzato dopo, che non fu un fenomeno storico amorfo e indistinguibile, ma la migrazione di un popolo fatto di singole persone, di storie minute intrise di sangue, stenti, tristezza, nostalgia, sradicamento” (p. 208).
L’ultimo scritto, di Davide Rossi, vice presidente del Coordinamento adriatico, si intitola non a caso Dall’Istria, fin giù per tutto lo Stivale.

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Il libro recensito
Maria Cacciola (a cura di), Sulle ali della memoria. Gli esuli giuliano-dalmati di Sicilia ricordano, Terme Vigliatore (ME),  Giambra, 2018, euro 13, pp. 218.
ISBN 9788898311934
Per informazioni, vedi il sito web:    www.giambraeditori.com
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Riferimenti bibliografici e del web
- Marcello Crinò, Barcellona Pozzo di Gotto: il ricordo degli esuli giuliano-dalmati di Sicilia in un libro di Maria Cacciola pubblicato da Giambra, «Messinaweb.eu», on-line da febbraio 2018.

- Lucia Bellaspiga, Udine. «Io, a 97 anni ultimo testimone oculare delle stragi delle foibe», «L’Avvenire», 6 gennaio 2018.


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Recensione di Elio Varutti. Servizio redazionale e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.


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