Riceviamo e volentieri pubblichiamo nel blog un articolo di Laura Brussi, esule di Pola. La ringraziamo per le significative parole dedicate all’esodo giuliano dalmata e all’icona di quel fatto storico: Egea, la bambina con la valigia. La congiura del silenzio si sta sfaldando e dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo del 2004 sempre più esuli e loro discendenti hanno il coraggio di raccontare in pubblico la propria struggente testimonianza. Siamo convinti che così si recupera un pezzo di storia d’Italia negata per troppo tempo. Ecco il commovente testo di Laura Brussi.
(a cura di Elio Varutti)
La grande storia non è
fatta soltanto dal pensiero umano e dagli eventi che ne sono scaturiti, né
tanto meno dalle ideologie susseguitesi nel corso dei tempi. Al contrario, si
compone anche di un’immensa cifra delle storie personali che, alla fine, hanno
contribuito a determinare lo svolgimento di quella generale, e con essa, dei
grandi valori umani e civili, in lotta perenne con ricorrenti iniquità.
In queste storie
personali s’inserisce a buon diritto quella di Egea Haffner, la discreta “Esule
Giuliana 30001” che è diventata un simbolo della tragedia di Pola, trovando
spazio anche in un volume di riferimento
che la stessa Egea ha scritto assieme a Gigliola Alvisi, con il decisivo
supporto di “un importante Maestro”, il marito Gianni (La Bambina con la valigia: il mio viaggio tra i ricordi di esule al
tempo delle foibe, Edizioni Piemme, Milano 2022, pagg. 206) e che si legge
davvero di getto, a conferma di interesse e partecipazione coinvolgenti.
Nel tenebroso maggio
del 1945, mentre altrove trionfava la pace, una Pola atterrita assisteva
con sgomento alle violenze
indiscriminate del nuovo padrone, a cominciare da quelle che ebbero per
involontarie protagoniste le tante foibe del territorio circostante. In una di
queste voragini scomparve anche l’amato buon padre di Egea, persona integerrima
di soli ventisei anni, ucciso proditoriamente dai partigiani slavi, come tanti
altri, per la “sola colpa di essere italiano”.
Papà Kurt fu catturato
a tre giorni dalla “conquista” titina del capoluogo istriano, presenti i
familiari, con la consueta scusa di un semplice “controllo”. Purtroppo non
sarebbe più tornato, e la prova del suo infame destino sarebbe giunta dopo
qualche giorno, quando uno degli aguzzini fu visto in città con la sciarpa che
papà aveva indossato al momento dell’arresto. Per Egea, che aveva appena tre
anni, quella fu una tragedia tanto improvvisa quanto traumatica, seguita a
breve dal dramma dell’esodo, dapprima per la Sardegna e poi per l’Alto Adige.
Eppure, la vita doveva
continuare. Egea, diventata improvvisamente ben più matura della sua età
anagrafica, fu capace di reagire in maniera costruttiva alla sventura da cui
era stata colpita, al pari del “vir bonus” di Seneca posto davanti alla “mala
fortuna”. Di qui, la sua capacità di apprezzare quanto poteva esserle offerto,
come le limpide acque di un mare che ricordava tanto quello della sua Istria;
la “fortuna” di avere evitato i disagi e le promiscuità dei tristissimi campi
profughi; e più tardi, la scoperta di valide e serie attitudini professionali,
come accadde con la prima vendita “senza sconto” di un piccolo gioiello nel
negozio dello zio. Egea avrebbe
progredito bene anche nello studio, e non appena giunta in età idonea, fu
subito assunta dall’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Statali.
Mantenne un buon rapporto con la mamma che era rimasta a Cagliari dove, in
seguito, aveva costruito una nuova famiglia, ma volle rimanere a Bolzano con lo
zio Alfonso e con Ilse, che ebbe il dolore di perdere quando la zia era in età
ancora giovane.
Poi, ci fu l’incontro con Gianni, che sarebbe diventato l’uomo della sua vita e padre delle sue figlie Roberta e Ilse, e che dopo la laurea in Ingegneria avrebbe assunto posizioni di crescente rilievo professionale, fissando la residenza familiare nella bella casa di Rovereto, non lontano dalla Campana dei Caduti. L’Ing. Giovanni Tomazzoni, uomo giusto, coniuge e padre esemplare, è appena scomparso, ma Egea ha affrontato il dolore nella consapevolezza che, al pari del papà, è sempre accanto a lei, con una sommessa, costante, protettiva Presenza.
Oggi, Egea dedica molto
tempo al Ricordo, compreso quello istituzionale di cui alla Legge 30 marzo 2004
n. 92, che ha voluto onorare i venti mila Martiri delle foibe o altrimenti
massacrati dai partigiani di Tito, e con essi, i 350 mila Esuli da Venezia
Giulia, Istria e Dalmazia, facendo contestualmente conoscere le “complesse
vicende del confine orientale”. In questa prospettiva si deve inquadrare, fra l’altro,
l’attività di Egea - con il cuore italiano sempre a Pola - nell’ambito delle
più recenti iniziative per onorare la memoria delle Vittime e il dramma degli
Esuli.
In tale ambito, una
realizzazione di alto spessore mediatico e simbolico è costituita dal Museo
“Egea” sorto a Fertilia dei Giuliani (Sassari) proprio nel suo Nome, e in
omaggio ai tanti profughi che costituirono il primo nucleo di un nuovo
aggregato comunitario programmato all’insegna della speranza e della fede nei
valori “non negoziabili”: per l’appunto, quelli della Bambina con la valigia.
Un contributo
fondamentale all’iniziativa sarda è stato conferito da Egea e da Gianni
Tomazzoni. Il Museo, voluto dalla Giunta Regionale nel complesso delle ex
Officine EGAS per onorare gli Esuli, a
cominciare dai pescatori dalmati che approdarono in Sardegna dopo avere
circumnavigato l’Italia, vide la posa
della prima pietra il 1° febbraio 2020 con l’intervento dell’Assessore Quirico
Sanna e della stessa Egea col marito,
mentre l’inaugurazione ha fatto seguito nel breve volgere di un anno, e
più precisamente nella primavera del 2021, grazie al solerte impegno dei
promotori.
Il Museo, dovuto al
progetto degli Architetti Govoni, Polese e Masala, è diventato realtà nel corso
di una concorde dimostrazione di patriottismo, con l’intervento del Presidente
della Giunta regionale Christian Solinas,
dello stesso Assessore Sanna e del Sindaco di Alghero Mario Conoci,
insieme al Presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia Piero
Mauro Zanin, testimoni di una comune volontà politica e morale. Ciò, come da
elette parole dello stesso Assessore Sanna, secondo cui il Museo “restituisce
dignità e memoria a un popolo involontario protagonista di una vicenda che lo
ha costretto a dividersi in tutto il mondo nell’indifferenza dei governanti” e
rimuove “un velo di omertà” non più accettabile nella realtà contemporanea.
In tutta sintesi, Egea,
anche attraverso il “suo” Museo, è diventata testimone perenne di una storia
finalmente conosciuta, e nello stesso tempo, di “egregie cose” finalizzate a
tradurla in impegni di fede, e di umana
civiltà. Conviene aggiungere che durante le interviste concesse alla RAI-TV e
alla stampa in occasione del “Giorno del Ricordo” (10 febbraio 2022) Egea ha
ulteriormente testimoniato il suo dramma di orfana e di esule, con qualche
aggiunta eticamente ragguardevole: ad esempio raccontando che quando tornò a
Pola per visitare il luogo in cui era stata scattata la celebre fotografia, e
per rivedere la casa dell’infanzia, venne ad aprire una donna, alla quale disse
che sarebbe stata lieta di dare uno sguardo alla sua cameretta di quel tempo lontano.
Per tutta risposta fu cacciata via, in omaggio al verbo collettivista della
nuova Jugoslavia!
Nell’epoca plumbea
delle foibe, il grande Vescovo di Trieste e Capodistria, Mons. Antonio Santin,
esortava a non disperare perché “le vie dell’iniquità non possono essere
eterne”. Purtroppo, il cammino è ancora lungo, ma la “linea del possibile” di
cui al pensiero di Benedetto Croce potrà avvicinarsi tangibilmente grazie a
chi, come Egea, onora un grande impegno di memoria civile, e con esso,
un’indomita speranza.
Laura Brussi, Esule da Pola
Note – Autrice principale: Laura Brussi. Progetto e attività di ricerca: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Tulia Hannah Tiervo e E. Varutti. Lettori: Laura Brussi e Sebastiano Pio Zucchiatti. Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie da collezioni private e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
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