Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Laura Brussi, esule da Pola e consigliere nazionale dell’Opera per i Caduti senza Croce. È un resoconto della Riunione-Stampa tenutasi presso la Camera dei Deputati a Roma il giorno 8 aprile 2025, cui ha presenziato. L’evento era sul tema della strage di Vergarolla del 18 agosto 1946 ed il grande eroe dottor Geppino Micheletti con l’illustrazione di una proposta di legge per istituire una Giornata nazionale per i martiri uccisi in quell’attentato. Ecco il testo di Laura Brussi. (Premessa di Elio Varutti, della redazione del blog - Cenni dal web: Presentazione PdL per istituzione giornata nazionale del ricordo dei martiri di Vergarolla - Conferenza stampa di Nicole Matteoni, 8 aprile 2025).
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La strage compiuta il
18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla, nei pressi di Pola, in cui caddero
oltre cento persone (1) che per la maggior parte erano donne e bambini, è
entrata a far parte della storia novecentesca come la più sanguinosa tra quelle
che ebbero luogo in tempo di pace nel cosiddetto “secolo breve” avendo causato
la morte straziante di tanti Martiri italiani, e nello stesso tempo, avendo
accelerato l’Esodo dal capoluogo istriano, facendolo diventare plebiscitario.
Non a caso, il 15 settembre dell’anno successivo, quando la sovranità
sull’Istria e sul capoluogo fu trasferita alla Jugoslavia in esecuzione del
trattato di pace che aveva fatto seguito alla Seconda Guerra mondiale, l’Esodo
aveva raggiunto una quota pressoché unanime, tanto da interessare oltre nove
decimi degli abitanti, mentre quanti decisero di non partire, perché vecchi,
ammalati o fautori del nuovo regime comunista, furono meno di tremila.
Con tutta evidenza si trattò di un vero e proprio plebiscito,
analogo a quello già avvenuto a Fiume, a Zara e nelle altre città dell’Istria e
della Dalmazia, con un’aggiunta negativa sul piano psicologico, perché a Pola,
che a guerra finita era rimasta una piccola “enclave” gestita dagli Alleati
americani e britannici, si era confidato in una soluzione favorevole all’Italia
fino a quando le trattative di pace dimostrarono chiaramente, nel luglio 1946,
che le scelte definitive erano state fatte a favore di Belgrado. In tale
ambito, la “strage degli innocenti” di cui in premessa fu uno strumento
criminale adottato da parte slava per convincere gli ultimi incerti e per
accelerare l’Esodo facendo leva sulla paura e sulla disperazione.
L’Esodo da Pola, a
parte la tempistica ritardata, ebbe un livello di concentrazione superiore a
quelli che lo avevano preceduto, perché si sarebbe completato nel breve giro di
alcuni mesi, terminando sostanzialmente entro il successivo marzo con
l’utilizzo prioritario del vecchio piroscafo “Toscana” che fece diversi viaggi
nelle direzioni rispettive di Ancona e di Venezia col suo dolente carico di
profughi, costretti a lasciare le proprie abitazioni, i propri beni e persino
le tombe degli Avi. in quest’ultimo caso, con qualche eccezione di alto valore
simbolico, come accadde per il feretro dell’Eroe nazionale Nazario Sauro.
All’inizio della primavera successiva, l’Esodo era stato pressoché completato,
tanto che nel successivo settembre, quando un ufficiale britannico avrebbe
consegnato simbolicamente le chiavi della città al famigerato Ivan Motika, Pola
apparve pressoché deserta, e come tale, in grado di assicurare immediata
ospitalità all’immigrazione slava. D’altro canto, qualsiasi ipotesi alternativa
non era stata possibile, tanto più che, per promuovere le partenze, al pari di
quanto era già accaduto altrove, gli Slavi non si astennero dal ricorrere alla
violenza programmata, come accadde con l’eccidio di Vergarolla e con i suoi
Martiri immuni da ogni colpa, salvo quella di essere Italiani.
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La proposta di legge
formulata dall’On. Nicole Matteoni e da una trentina di altri parlamentari
della Camera, volta all’istituzione di una “Giornata nazionale” in onore dei
Martiri di quella strage contro l’umanità, ha preso l’avvio nello scorcio
conclusivo del 2024 ed è stata oggetto di presentazione alla stampa in una
conferenza tenutasi a Montecitorio lo scorso otto aprile, alla presenza della
predetta prima proponente, e di vari esponenti prioritari del Gruppo “Fratelli
d’Italia” quali il Sen. Luca Ciriani, gli On. Galeazzo Bignami, Walter
Rizzetto, Alessando Amorese, e la stessa presentatrice del nuovo disegno
legislativo.
Nella sua qualità di
Ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani ha ricordato che la strage
in questione fu “una delle pagine più feroci del lungo dopoguerra” nelle zone
del confine orientale, e di quelle “strappate alla storia italiana per viltà o
per interesse” allo scopo di perseguire, quale obiettivo prioritario, quello di
“impedire ai nostri connazionali di rimanere nel loro territorio e nelle loro
case”. L’iniziativa, d’inusitata crudeltà, ebbe un’evidente matrice
anti-italiana, tanto da rendere assolutamente impossibile l’ipotesi di
continuare a vivere in siffatte condizioni, che oggi è legittimo e doveroso
ricordare, tanto più che “per guardare avanti bisogna conoscere il passato”. Di
qui, la proposta della nuova “Giornata nazionale” volta a far conoscere in
maniera più completa e meno episodica una vera e propria tragedia nazionale.
Dopo la votazione quasi
unanime dell’encomiabile Legge 30 marzo 2004 n. 92 istitutiva del Ricordo con
un “passaggio certamente decisivo” per la cancellazione di una “lunghissima
indifferenza” - ha proseguito Ciriani - nel Parlamento italiano sono emerse
attenzioni innovative per la tragedia del confine orientale, e più
specificamente, per una strage come quella del 18 agosto 1946 ordita a
Vergarolla, che “va ricordata perché volutamente anti-italiana”.
Dal canto suo, il Capo
Gruppo di “Fratelli d’Italia” alla Camera, Galeazzo Bignami, ha definito quello
della strage in questione come un “momento profondo di storia nazionale” di cui
si è perduta per troppo tempo una memoria condivisa, al pari di quanto è
accaduto per la lunga e angosciosa vicenda delle foibe, anche alla luce delle
analoghe espressioni di una “dinamica particolarmente cruenta e criminale”.
Proprio per questo, appare oggettivamente necessario proporre una memoria
nazionale per quanto possibile condivisa, alla luce di un’identità e di una
cultura patriottica presenti come non mai nello spirito del popolo, e in ogni
caso, da diffondere e da insegnare ulteriormente.
Walter Rizzetto,
Presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio, ha parlato di “evento
tragico” occorso a due soli mesi dalla nascita della Repubblica Italiana, che
non avendo ancora ottenuto i doverosi e necessari riconoscimenti, ha bisogno di
una nuova legge come quella in fase di proposizione, che s’inserisce “nel più
vasto contesto della testimonianza di un eccidio come quello degli Italiani di
Venezia Giulia e Dalmazia” e nel suo ambito, dell’opera altamente meritoria
svolta dal compianto Dr. Geppino Micheletti,
primario dell’Ospedale di Pola distintosi, nell’alacre ed eroica opera
di assistenza ai feriti di Vergarolla, nonostante la perdita dei due
figlioletti Carlo e Renzo, del fratello Alberto e della cognata. Dopo
l'esplosione Il corpo di Carlo venne rinvenuto, ma di Renzo restarono soltanto
o una scarpetta ed un calzino, che il medico avrebbe portato sempre con sé,
anche nell’esilio di Narni.
Sempre nell’ambito di
una memoria da condividere e da promuovere, Rizzetto ha accennato ai “Tremila
anni di storia” giuliana e dalmata di Carlo Cesare Montani quale utile
strumento di consultazione e valutazione storiografica (2) chiudendo il proprio
intervento nel senso che le istituzioni “hanno il dovere di ricordare” e di
promuovere la conoscenza della storia.
Infine, Rizzetto ha
aggiunto che esiste un’altra proposta, presentata in tempi precedenti d’intesa
con il Sen. Roberto Menia, primo
proponente della Legge istitutiva del Ricordo, dove è stata inserita nel titolo
stesso del provvedimento la definizione di “Martiri” sostitutiva di quella
riferita a “Vittime” perché proprio di questo si è oggettivamente trattato, col
conseguente obbligo di tramandare la verità storica a futura memoria.
Ha fatto seguito
l’intervento di Emanuele Merlino, che ha portato il saluto del mondo esule
ringraziando il momento politico per la particolare sensibilità manifestata nei
confronti del popolo giuliano, istriano e dalmata.
Il Capo Gruppo di FdI
nella Commissione Cultura della stessa Montecitorio, Alessandro Amorese,
premesso che il grande Esodo giuliano e dalmata sta diventando un patrimonio
comune del popolo italiano, ha formulato la proposta di un adeguato
riconoscimento pubblico per il Dr. Micheletti, nell’ambito delle iniziative in
fieri, spiegando che si tratta di iniziative fondamentali perché inserite “nel
lungo lavoro per riempire le pagine di storia con i capitoli strappati, per
toglierli dall’oblio e dalla polvere”. Oltre all’idea del Museo dell’Esodo, già
approvata, ne scaturisce anche quella di una “rete d’archivi sull’Esodo e sul
centinaio di Campi profughi” esistiti nel lunghissimo dopoguerra dei profughi
giuliani e dalmati.
Infine, Nicole Matteoni
ha spiegato il significato della proposta di legge che reca la sua firma di
prima proponente. Dopo avere ricordato la triste priorità della strage di
Vergarolla nella storia della Repubblica uscita dal referendum istituzionale
del 2 giugno 1946, ha rammentato che nell’esplosione di decine di ordigni che
avrebbe cancellato tante vite incolpevoli nell’orrenda giornata del successivo
18 agosto, scomparvero oltre cento persone, di cui soltanto 64 ebbero la
possibilità di essere identificate, stante la violenza della deflagrazione.
Ebbene, proprio “per avere una memoria nazionale condivisa” si è ritenuto
congruo e funzionale presentare una proposta di legge (3) in grado di dare
“finalmente giustizia e verità a una pagina di storia italiana dimenticata”,
tanto più necessaria approssimandosi l’ottantesimo anniversario di quel
terribile delitto collettivo, che sottolinea, a più forte motivo, quanto sia
necessario e condivisibile promuovere la definitiva istituzionalizzazione della
memoria.
Laura Brussi, Esule da Pola, Opera per i Caduti senza Croce / Consigliere Nazionale
Annotazioni
(1) - in base alla storiografia più recente ed aggiornata, le Vittime della strage assommerebbero tra le 110 e le 116, cui si deve aggiungere anche la morte di uno tra i 54 feriti operati dal Dr. Micheletti, che del resto era giunto nella sala operatoria in stato ormai agonico. Giova ricordare che il medesimo medico, impegnato per due giorni e due notti in interventi pressoché ininterrotti, fu costretto a evitare le normali precauzioni per la sua persona, con la successiva conseguenza di perdere alcune dita delle mani a causa delle complicazioni sopraggiunte. Fra le proposte dell’On. Matteoni si deve menzionare anche quella di intitolare alla memoria del Dr. Micheletti un’aula dell’Università degli Studi di Trieste.
(2) - Cfr. Carlo Cesare Montani, Venezia Giulia Istria Dalmazia: Pensiero e vita morale, Seconda edizione ampliata, Aviani & Aviani Editore, Udine 2024, pagg. 416 (per la strage di Vergarolla si veda in modo particolare il cap. 16 della seconda parte, pagg. 183-186).
(3) - Conviene aggiungere che nella presentazione del disegno di legge si accenna, per completezza, a qualche residua riserva circa le matrici dell’attentato, in conformità a talune espressioni della storiografia più datata; nondimeno, a tale ultimo riguardo conviene rammentare che, dopo l’apertura degli Archivi britannici avvenuta nel sessantennio dalla strage, ogni residua interpretazione difforme fu accantonata, confermando quella che la “vox populi” aveva anticipato sin dal momento della strage.
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Un
approfondimento in coda
Come argomento in coda,
ci permettiamo di aggiungere quanto accaduto nel 2021 a Montevarchi, provincia
di Arezzo, grazie alla proposta di Claudio Ausilio, esule di Fiume a
Montevarchi, che collabora attivamente con l’ANVGD di Udine sul tema del Centro
raccolta profughi di Laterina (AR). Si riprendono le parole dal profilo
Facebook di Unione degli Istriani.
“Il Consiglio comunale
di Montevarchi (Arezzo), nella seduta del 25 febbraio 2021 ha approvato
all’unanimità un articolato documento finalizzato a ricordare la Strage di
Vergarolla ed onorare il ricordo del medico Giuseppe Micheletti, principale
artefice dei soccorsi alle vittime dell’esplosione avvenuta il 18 agosto 1946
sulla spiaggia affollata di Pola.
Con l’approvazione di
questo atto a pochi giorni di distanza dalle celebrazioni del Giorno del
Ricordo 2021, il Consiglio Comunale ha dato mandato al Sindaco Silvia Chiassai
Martini di avviare le procedure di intitolazione di uno spazio pubblico
all’interno del territorio comunale al medico chirurgo Giuseppe Micheletti per
l’inestimabile ed altissimo valore morale e di senso civico di un “Eroe
dimenticato” – ed al ricordo delle altre vittime di quella che è passata alla
storia come la più grande strage della repubblica italiana.
La prima cittadina di
Montevarchi è stata inoltre impegnata dall’assise cittadina ad avviare, assieme
agli altri sindaci del Valdarno aretino, un progetto di realizzazione
all’interno dell’ex campo profughi di Laterina di un monumento dedicato al
ricordo di Micheletti e delle vittime di Vergarolla, da realizzarsi con il
coinvolgimento degli istituti superiori del Valdarno aretino attraverso un
concorso di idee, affinché siano proprio le nuove generazioni gli artefici
della costruzione di un “processo del Ricordo”.
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Ricerche presso
l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD),
Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo
piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30.
Sito web: https://anvgdud.it/