Mi
riferisco alla rassegna intitolata “Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana”, aperta dal 24 settembre 2015 al 24
gennaio 2016 a Palazzo Strozzi a Firenze. Nei primi giorni di dicembre era già
un evento record, con i suoi 75 mila visitatori.
Madonna
II
Edvard
Munch (Løten 1863-Ekely 1944), 1895-1902, litografia colorata a mano, mm 605 x
445. Collezione privata.
Ars
Longa, Vita Brevis/Tor Petter Mygland, Oslo
Vorrei
iniziare questa recensione con il frammento n. 1100 di Novalis, che recita: «Il
bello è il visibile per eccellenza». Ho visitato la mostra durante il ponte
dell’Immacolata, come dice la gente. Ciò ha favorito un maggiore afflusso
turistico, come dicono i commercianti. Anche a Palazzo Strozzi c’era il
pienone, con la lunga coda per il biglietto d’ingresso, come la si poteva
vedere nelle esposizioni degli anni Novanta.
Allora
sono proprio belle le opere esibite con un filo conduttore di eccellenza: una
bellezza da essere divina! A cominciare dal biglietto d’ingresso, che riproduce
la piccola Pietà di Vincent van Gogh,
del 1889 circa in possesso ai Musei Vaticani. È la stessa immagine riprodotta
nei bozzetti pubblicitari dei giornali stampati. C’è il Cristo con una barba
fulva e corta; è una formula iconografica fuori dai canoni estetici
tradizionali. La riflessione tra arte e sacralità qui vola per ogni sala
espositiva.
Che
piacere vedere nugoli di bambini accompagnati da un genitore o da altri! Ognuno
con la propria audioguida, essi erano impegnati a cercare il numero sotto
l’opera col simbolo di bambino. Poi tutti a bocca aperta ad ascoltare ciò che
dice la voce registrata. Certo, alcuni di loro correvano un po’ di qua e un po’
di là, ma educare all’arte è un compito sociale, non solo della collaudata
esperienza del team didattico di Palazzo Strozzi.
Pietà
Vincent
van Gogh (Groot Zundert 1835-Auvers-sur-Oise 1890), (da Delacroix) 1889 circa,
olio su tela, cm 41,5x34. Città del Vaticano, Musei Vaticani, inv. 23698.
Foto
© Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - Direzione dei Musei
Altri
artisti internazionali della mostra sono un giovane Pablo Picasso, col dipinto
del Cristo con la testa disumana, oppure un figurativo Max Ernst. La Madonna rappresentata da Edvard Munch
(1885-1902) ti lascia senza parole, con la sua espressione di dolore. Le occhiaie
affossate, il corpo nudo appena percepito ed altri stilemi classici del grande
pittore nordico trasmettono l’ansia, l’insicurezza, quasi la tragedia del
vivere quotidiano, ancor di più enfatizzati dai fatti di terrorismo e cronaca
nera di questi ultimi mesi del 2015.
Ci
sono poi opere di Jean-François Millet, Henri Matisse e due inquietanti volti
di Georges Rouault. I prodotti artistici in mostra sono oltre cento. Tra gli
artisti italiani si ricordano: Lucio Fontana, Emilio Vedova, Renato Guttuso,
Gino Severini, Felice Casorati, Gaetano Previati, Domenico Morelli e Manzù.
Un
ultimo frammento di Novalis che desidero menzionare, dopo aver visto la
interessante mostra fiorentina, è quello col n. 1111. Esso dice: «La cosa
interessante è la materia che si muove intorno alla bellezza. Dove c’è spirito
e bellezza il meglio di tutte le nature si accumula in vibrazioni concentriche».
Questa rassegna produce vibrazioni positive e fa meditare. Per quanto mi
riguarda è stata una soave esperienza-emozione.
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