Ah!
Come dimenticare la Sala del Paradiso? Era detta così l’area sussistente tra il
Battistero e l’antica facciata della Basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze. La Sala
del Paradiso è stata ricostruita grazie ai disegni esistenti. Sono state
collocate le statue marmoree nelle apposite nicchie. È una magnificenza!
La
facciata del Duomo di Arnolfo di Cambio è stata ricostruita secondo un modello
in resina e polvere di marmo. È bellissima! Quella vera non fu mai terminata e venne distrutta verso il 1578. Quella
di oggi è del 1871. Dopo un concorso internazionale, vivaci discussioni e aspri
dibattiti, fu costruita una facciata vera e propria, su progetto di Emilio De
Fabris; alla sua morte il cantiere fu continuato da Luigi del Moro, fino alla
conclusione dei lavori nel 1887.
Tale
spazio è raggiungibile poco dopo l’ingresso al museo. L’atrio d’entrata, dove c’è la
biglietteria, è stato valorizzato con marmi spettacolari del ‘700. Essi sono
oggetto di fotografie dal cellulare di frotte di turisti americani appena
giunti al museo. Poi c'è il corridoio coi nomi degli oltre 500 artisti che hanno contribuito alla costruzione della cattedrale e del campanile, di Giotto.
È
stato valorizzato pure il sottoportico d’ingresso. «Di qui passarono
Michelangelo e Brunelleschi» recita una tabella turistica, oggetto di infuriati
selfie da parte dei giovani. Torniamo
alla maestosa Sala del Paradiso. È la n. 5. Mi sono piaciuti tanto certi
anziani turisti fiorentini stupirsi e restare a bocca aperta. Il loro
affascinate accento ti lascia imbambolato. Mi hanno fatto molta tenerezza.
Questa
sezione museale è stata da poco inaugurata. Contiene elementi innovativi nel
modo di pensare, progettare ed esporre l’oggetto della mostra. È stata
congegnata come uno spazio aperto, raggiungibile da più varchi. Si pensi che
persino alcune guide turistiche si perdevano e non riuscivano poi a trovare il
percorso dell’uscita. Sindrome di Stendhal in ogni dove? Non che sia un
labirinto. Le sale sono ben segnate, ma le aree d’accesso plurime la
trasformano in un sala tutta particolare.
Ci
si perde guardando tante cose belle. Ho visto qualcuno barcollare. Oltre alla
facciata ricostruita, ci sono poi le porte del Battistero. La porta più antica
è la meridionale, di Andrea da Pontedera, detto Pisano (1330-1336) con le
sintetiche venti Storie del Battista e l’allegoria delle otto virtù cardinali e
teologali, con aggiunte di altri artisti. La porta settentrionale, a formelle,
è di Lorenzo Ghiberti (1403-1424), con aiuti di Donatello, Paolo Uccello ed
altri. La porta orientale, a pannelli, definita da Michelangelo “degna del
Paradiso” è capolavoro di Lorenzo Ghiberti (1425-1452).
Secondo
me, ti abbacina la bellezza estrema di tali capolavori. Poi ci sono tutti i
lavori plastici di Arnolfo di Cambio, che trionfa in varie sale espositive.
Giri e rigiri per la sala. Molti fanno fotografie con la macchina fotografica,
col cellulare, col tablet. Manca solo la Polaroid.
La
sala n. 7 è intitolata Frammenti di magnificenza. Qui c’è il florilegio delle
decorazioni in marmo con inserti musivi sempre di Arnolfo di Cambio e della sua
bottega. È stato lui ad iniziare i lavori della chiesa il giorno 8 settembre
1296. Trovo tali riferimenti su una deliziosa guida storico artistica
intitolata Vedere e capire Firenze,
scritta da Piero Bargellini, nel 1953, per le edizioni Macrì e Arnaud.
Soffermatevi
nella sala de La Pietà Bandini, una
scultura marmorea alta 2,26 metri, capolavoro di Michelangelo Buonarroti,
databile al 1547-1555 circa. Da ricordare le cantorie di Donatello. È un’opera scolpita tra il 1433 e il 1438 e
posizionata davanti all'altra cantoria di Luca della Robbia. Sono considerate tra
i capolavori del primo rinascimento fiorentino.
Nelle
sale seguenti è un balletto continuo tra Donatello, Andrea e Luca Della Robbia,
oltre alle riproduzioni della Cupola del Brunelleschi. Tutti pezzi da novanta del
Rinascimento.
Giungo
alla sala n. 22 intitolata Santi e soldati. Mi colpisce la beltà di un
frammento di tarsia marmorea del XIV secolo. Non parliamo delle pitture, delle
sculture e delle architetture qui esposte. La sala n. 25 è l’ultima. Forse non
ho scritto di alcune opere molto importanti, ma mi sto organizzando…
Se
non ci siete ancora andati, visitate questo museo, perché vi darà grande
soddisfazione. È come un respiro dell’anima.
Nessun commento:
Posta un commento