Bisogna insegnare i fatti
dell’esodo giuliano dalmata, iniziato dal 1943-1945. Ecco cosa è emerso il 10
febbraio 2016 dalla cerimonia ufficiale del Giorno del Ricordo a Udine,
nell’auditorium Zanon, con poco più di un centinaio di partecipanti. Gran
cerimoniere dell’evento è stato l’ingegnere Silvio Cattalini, presidente dal
1972 del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia
Giulia Dalmazia (ANVGD).
Udine 10 febbraio 2016 - Fontanini porta il saluto della Provincia di Udine. Fotografia di Elio Varutti
Sono state le parole di Vittorio Zappalorto, prefetto di Udine, a scuotere l’animo dei presenti. «Per me questa
è la giornata del non ricordo – ha detto il prefetto – perché non ho vissuto
tali vicende e nessuno me le ha insegnate, tutto ciò che so è frutto della mia
esperienza e delle conoscenze ricevute da certe persone nel mio percorso, ma
quando esse non ci saranno più chi racconterà ai giovani tali fatti?». Allora è
necessario insegnare l’esodo dei 350 mila italiani d’Istria, di Fiume e della
Dalmazia fuggiti dalle loro case per le persecuzioni dei titini, che
realizzavano la pulizia etnica voluta dal maresciallo Tito.
Il prefetto ha
voluto poi aggiungere una nota personale: «Non c’era persona al mondo più
preparata di padre Flaminio Rocchi – ha detto – sapeva tutto di ogni famiglia,
guardando solo la copertina della pratica, lui mi ha fatto capire cosa è stato
l’esodo dei 350 mila esuli venuti via lasciando tutto là». A quel punto
Cattalini ha voluto far dono al prefetto Zappalorto di un fazzoletto azzurro da
collo con i tre leoni, effigie della Dalmazia, opera di Ottavio Missoni.
Ha avuto la parola poi il sindaco
di Udine. «La nostra città fu testimone silenziosa del passaggio qui da noi di
oltre 100 mila esuli d’Istria – ha detto Furio Honsell, sindaco di Udine – e
per loro ci fu la possibilità di ricostruire un progetto di vita che gli era
stato strappato». È stato un intervento molto centrato quello di Honsell che, tra
le sue ascendenze, può vantare una nonna di Buie d’Istria. Era presente in sala
anche Federico Pirone, assessore alla Cultura del Comune di Udine.
Ha parlato poi Pietro Fontanini,
presidente della Provincia di Udine, che fu tra i parlamentari che votarono nel
2004 la legge istitutiva del Giorno del Ricordo. «Quell’esodo non ha niente a
che vedere con chi scappa oggi dall’Afganistan e dal Pakistan – ha detto
Fontanini – e bisogna dire che la classe politica di allora non ha fatto molto
per gli esuli istriani». La Provincia di Udine è stata artefice della prima
intitolazione di un’opera edile ai Martiri delle Foibe; si tratta di un ponte
sul Torre a Remanzacco.
Udine, Auditorium Zanon - Paola Del Din, in prima fila. Alla sua sinistra: il prefetto Vittorio Zappalorto, Paride Cargnelutti, Francesco Peroni, Furio Honsell e Federico Pirone.
Fotografia di Elio Varutti
Secondo Francesco Peroni,
assessore regionale alle Finanze, intervenuto a nome della Giunta regionale «le
manifestazioni per il Giorno del Ricordo devono essere un evento attivo, oppure
rischia di diventare una liturgia vuota, perciò bisogna far luce, eliminare le
ombre del passato, ricostruire la verità in modo rigoroso». In questo modo, secondo
Peroni, si dà futuro alla memoria.
Anche Peroni ha voluto ribadire
che certi fatti di storia del confine orientale vengono appresi da adulti «come
per la strage di Vergarolla, del 18 agosto 1946, che ho conosciuto da assessore
regionale». A nome del Consiglio regionale sono intervenuti anche Silvana
Cremaschi e Paride Cargnelutti, il quale ha aggiunto una interessante nota
all’evento: «proprio in questi momento al Villaggio Giuliano di San Giorgio di Nogaro c’è un incontro di istriani, dalmati e fiumani - ha detto Cargnelutti - con i loro discendenti per
ricordare i tragici fatti dell’esodo».
Lo studente Francesco Cojutti,
del Liceo Marinelli, è intervenuto a nome della Consulta studentesca
provinciale, mostrando di avere una grande voglia di conoscere i fatti decritti
nella manifestazione del Giorno del Ricordo.
A parlare di come insegnare il
Giorno del Ricordo e l’esodo giuliano dalmata è stato il professor Elio Varutti, autore di due libri e di varie ricerche sui 100 mila profughi italiani
d’Istria, di Fiume e della Dalmazia, transitati per il Centro di Smistamento Profughi di Udine, attivo dal 1947 al 1960. È stato mostrato l’itinerario giuliano a Udine, costruito con gli allievi dell’Istituto Stringher nel 2013,
per ripercorrere i luoghi cittadini dell’esodo istriano e dalmata.
Udine, Parco Vittime delle Foibe, 10.02.2016 - L'intervento del sindaco Furio Honsell e il pubblico intervenuto alla cerimonia religioso patriottica. Fotografie di Elio Varutti
Lo storico della Dalmazia Sergio
Brcic, nato a Zara, ha voluto spiegare le motivazioni della distruzione di Zara
da parte dell’aviazione angloamericana su indicazione delle spie di Tito. Ha
poi spiegato il contrasto con gli studiosi croati circa il numero dei
bombardamenti di Zara e, persino, sul numero delle vittime. Secondo la
letteratura italiana gli attacchi aerei furono 54, ma i croati prima sostennero
solo 6, poi sono arrivati finora ad accettare il numero di 30.
Fulvio Salimbeni, docente di Storia
moderna all’Università di Udine, ha incentrato il suo intervento sulle gravi
lacune registrate fra i giovani riguardo allo studio della storia e, in
particolare, in quella del confine orientale d’Italia. «Se la Shoah viene
collocata correttamente nel contesto della storia del Novecento – ha detto –
non è così per i fatti dell’esodo istriano».
In seguito è stato mostrato un
filmato su Zara italiana bombardata nel 1943-1944 e sulla Zadar croata di oggi,
accogliente città turistica dell’Adriatico, opera di Fulvio Pregnolato e Silvio
Cattalini.
Oltre ai rappresentanti di
Carabinieri, Polizia e Questura erano presenti all’iniziativa altre autorità
militari, come Massimiliano De Luca, tenente colonnello della Guardia di Finanza.
Si sono notate le seguenti personalità: Paola Del Din, medaglia d’oro al valor
militare, Tiziana Ellero, collaboratrice di Anna Maria Zilli, Dirigente
scolastico dell’Istituto Stringher e Marina Bellina, in rappresentanza della
Dirigenza scolastica dell’Istituto Malignani. Per la verità l’Istituto
Stringher era ben rappresentato con lo studente Lorenzo Bidin (rappresentante in Consiglio d'Istituto), i professori
Elisabetta Marioni, Isabella Costantini (vice preside, in quiescenza) e Gianni
Nocent, oltre alla professoressa Maria Teresa Smeragliuolo alla guida della
brigata di accoglienza congressuale formata dai seguenti allievi: Nico Albano,
Giuseppina Martello, Jennifer Perabò, Denise Pertoldi, Alessandra Sasset,
Melissa Zanuttig (della classe 2^ B accoglienza turistica) , Sharon Bearzot e
Giada Tomasoni (della classe 5^ A accoglienza turistica).
Tutto ciò è avvenuto nella
mattinata. Nel pomeriggio, alle ore 15,30 si è tenuta la cerimonia religiosa e
patriottica presso il Parco Vittime delle Foibe, in Via Bertaldia, Via Manzini,
con la deposizione di una corona d’alloro al cippo monumentale e la recita
della preghiera dell’infoibato. Per la prima volta dalla intitolazione del
sito, avvenuta nel 2010, era presente il gonfalone del Comune, con il sindaco
Furio Honsell, Alessandro Venanzi, assessore comunale al Commercio e turismo ed
il consigliere comunale Renzo Pravisano (costui è un affezionato alle
iniziative in ricordo dell’esodo giuliano dalmata).
Udine, Parco Vittime delle Foibe, 10.02.2016 - Recita della preghiera dell'infoibato. Sotto la targa (sfregiata) sul monumento alle Vittime delle Foibe. Fotografie di Elio Varutti
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