Renata Capria D’Aronco presidente
del Club UNESCO di Udine ha aperto i lavori del convegno tenutosi il 10
febbraio 2016 sul Giorno del Ricordo, alle ore 18, a Palazzo Toppo Wassermann,
in Via Gemona.
Udine - La professoressa Renata Capria D'Aronco presenta i relatori al convegno UNESCO sul Giorno del Ricordo il 10 febbraio 2016. Fotografia di Elio Varutti
Alberto Travain, presidente del
Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâ Civic” e del Circolo
Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, è intervenuto sul tema “Giorno del
Ricordo Euroregionale: alle radici di una tragedia iniziata il 6 luglio 1751”.
In tale data venne sciolto il Patriarcato di Aquileia dalla Serenissima
Repubblica di San Marco e così, secondo il relatore, iniziarono le divisioni
ecclesiali e civili della popolazione residente nei territori di frontiera, con
l’isolamento degli italiani ai tempi degli Asburgo, culminato con la violenza
jugoslava delle uccisioni nelle foibe nel 1943-1945. Il professor Travain ha
proposto ai presenti di dedicare un minuto di silenzio agli italiani d’Istria,
di Fiume e della Dalmazia esponendo la bandiera del Friuli che fu benedetta da
Papa Francesco, in una visita del circolo culturale a Roma, nel 2014.
Giuseppe Capoluongo e Alberto Travain a Palazzo Toppo Wassermann di Udine per il Giorno del Ricordo. Fotografia di Elio Varutti
Carlo Alberto Lenoci ha trattato
le questioni giuridiche col titolo “Ricordo di un dramma collettivo nel cuore
spezzato dell’Europa”. Giuseppe Capoluogo, scrittore e poeta, ha letto alcune
composizioni dedicate agli esuli di Rovigno, mentre l’insegnante Rosalba
Meneghini ha portato una testimonianza personale dei genitori istriani col titolo
“Il silenzio dei profughi”.
Molto toccante è stato
l’intervento di Tullio Svettini, nato a Rovigno d’Istria ed esule a Grado (GO),
fondatore e direttore dell’Associazione “Grado Teatro”. Quella di Svettini è
stata la testimonianza cruda sul soggiorno al Centro di Smistamento Profughi di
Via Pradamano a Udine, da dove passarono oltre cento mila esuli dal 1947 al
1960. «Con la mia famiglia siamo venuti via, dopo aver richiesto l’opzione per
l’Italia, nel 1949, ricordo le povere stanze del Campo profughi – ha detto
Svettini – la promiscuità e per fortuna ci siamo fermati lì solo due settimane,
poi siamo andati a Grado nelle case requisite dalla Post-bellica e si stava
meglio».
Svettini ha letto le “Elegie
istriane” di Biagio Marin, con l’accompagnamento musicale all’arpa dell'artista Ester Pavlic. Ha fatto seguito un breve dibattito.
La arpista Ester Pavlic e, sotto, il minuto di silenzio in memoria degli italiani d'Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Fotografie di Elio Varutti
Qui sotto: una foto di Tullio Svettini, da Internet
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