È un documento originale, inedito e assai interessante questo diario. Contiene la notizia dell’occupazione titina di Fiume, in seguito a cannoneggiamenti da Tersatto e alla fuga dei nazisti, oltre a scontati fatti di famiglia. I tedeschi, prima di scappare, su comando del colonnello Lothar Zimmermann distruggono metodicamente gli impianti portuali della città del Quarnero.
Qui sono descritti lo strazio della guerra, i sinistrati, le code per trovare alimenti con la tessera ed il senso di smarrimento causato dalla confusione dei poteri, nonché dagli avvenimenti precipitosi. C’è pure il senso della patria perduta, già descritto nei pensieri di un altro fiumano.
Fiume, 4 settembre 1930 - Elisa Ambonetti e l'ingegnere Carlo Conighi, nozze d'oro. Collezione Conighi, Udine
Proprio il senso della
patria perduta è stato colto nei Manoscritti
D’Arrigo, dei quali ho già scritto, con il titolo: La patria perduta. Profughi da Fiume, 1947. Lettere dell’esodo giuliano dalmata. In particolare ricordo che il memoriale di Giuseppe D’Arrigo mostra tutta la
disillusione del fiumano disegnatore ai Cantieri Navali di Fiume dal 1937,
mobilitato dal fascismo per le guerre contro la Francia, contro la Russia. Egli
nel 1947 viene cacciato da Fiume dagli jugoslavi che si annettono la città
portuale del Carnaro.
Pure qui, nel Diario Conighi, come nei Manoscritti D’Arrigo non c’è alcuna
consapevolezza sulla perdita dei territori per l’Italia: Istria, Fiume e
Dalmazia. Essi furono persi a favore della Jugoslavia, come accadde nel 1947,
oppure a favore della Germania che con la “Operazionszone Adriatische Küstenland” del 1943. Hitler aveva, in pratica, annesso entro i propri confini
le province di Fiume, Pola, Trieste, Gorizia, Udine, Lubiana, assieme a quelle
di Belluno, Trento e Bolzano con operazione militare analoga, la
“Alpenvorland”.
È incredibile, per noi
oggi, comprendere come mai per gli italiani dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia l’occupazione nazista, successiva al giorno 8 settembre 1943, viene
vista invece come una liberazione dai partigiani di Tito, che avevano iniziato
a fare le prime violenze, imprigionamenti ed eliminazioni nelle foibe, per
rivalsa contro i torti subiti sotto il fascismo o per pulizia etnica ed
espansionismo nazionalista jugoslavo.
Autore del diario è l’ingegnere Carlo Alessandro Conighi, nato a Trieste il 26 febbraio 1853 e morto esule a Udine il 5 agosto 1950.
Per la precisione i partigiani di Tito entrarono a Fiume il 3 maggio 1945 (e non il 4 maggio come si legge nel Diario Conighi qui proposto). Scesero da Drenova e intorno alle 10 e mezza passarono pure da Sussak, in fila per due molto guardinghi lungo Via Roma. Malconci, qualcuno era perfino scalzo, erano essi preceduti da reparti di sminatori jugoslavi.
Iniziarono di lì a poco i sequestri di beni e di persone, ad opera dell'OZNA, la polizia segreta jugoslava. Accadde così a Riccardo Gigante, prefetto della Provincia del Carnaro, proprio il 4 maggio, “arrestato dagli slavi, venne tradotto a Castua ed ivi subì il martirio”. (Bollettino di Informazioni, Centro Studi Adriatici, Roma, IV, supplemento al n. 141 del 10 ottobre 1953, f. 10-11, ciclostilato).
Come riferisce lo stesso Carlo Conighi il manoscritto qui presentato ha forma di “lettera diario”. Nel senso che succedendo gli avvenimenti in forma molto complessa, vengono essi riferiti ai parenti ed amici in modo più ordinato e comprensibile sotto forma di diario. Scritto a Fiume, è datato dal 18 aprile al 4 maggio 1945. Dal contesto si evince che parrebbe diretto al figlio primogenito Carlo Leopoldo Conighi, architetto, nato a Trieste il 4 luglio 1884, vissuto a Fiume e morto a Udine il 5 gennaio 1972, in esilio.
Dopo molto tempo impegnato a comprendere la calligrafia e il senso delle parole, il curatore è in grado di offrirlo al lettore interessato. È stata una grande emozione trovare questo manoscritto in una vecchia valigia, nella cantina della casa di Ferrara, ultima tappa dell’esodo da Fiume, per un ramo dell’ampia famiglia Conighi.
È scritto con pennino a inchiostro rosso bordeaux, nero e matita su carta a righe di cm 22,2 x 28,70 strappata da un quaderno e piegata a metà. Fa parte della Collezione Conighi di Udine.
Si propone qui di seguito una trascrizione diplomatica del testo del Diario Conighi. Nelle parentesi riquadrate ci sono alcune spiegazioni del curatore per una migliore lettura del prodotto culturale. La fine della riga è segnalata con segno “ / ”, mente la fine pagina è così: “ // “. In qualche caso si è provveduto a sistemare la punteggiatura e le maiuscole, secondo l’uso corrente. Eccovi, dunque, questo… piccolo pezzo della storia d’Italia.
Diario di Carlo Conighi, Fiume aprile 1945. Collezione Conighi, Udine
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«Fiume 18. IV. 45
Ore 18. Ritorno ora dal comandante dei vigili [del Fuoco] /, dal quale speravo di ricevere notizie di Giorgio [Conighi, il figlio che è comandante a Trieste. Giorgio Conighi è nato a Fiume il 07.06.1892 e morto a Trento il 04.01.1977. Testo a inchiostro rosso]. Purtroppo non / ne ebbi e mi disse di non poter telefonare. Gli consegnai / una lettera diario 11-12 aprile pregandolo di spedirtela / alla prima occasione; ma ora i viaggi sono rari e incerti. /
Anche la lettera [macchia d’inchiostro rosso assorbita di cm 3 x 3,5] che io allo stesso scopo avevo consegnato / il giorno 11 non è partita; è ancora qui! Purtroppo le / comunicazioni sono sempre più difficili; treni non arrivano / e altri mezzi di trasporto non si arrischiano. Lo stesso co- / mandante da un mese e mezzo non ha notizie da Pola / dove ha lasciato tutta la sua roba; la moglie è però con lui / a Fiume. Mi promise di telefonarmi appena saprà quella / cosa.
- IV. [sottolineato] Oggi ricorre l’anniversario della morte di mamma [è la moglie dell’autore, Elisa Ambonetti, nata a Trieste il giorno 01.09.1859 e morta a Fiume il 20.04.1944]. / Alle ore 7 vi era la messa per Lei, Maria [è la figlia Maria Regina Conighi, nata a Trieste il 23.10.1881 e morta a Udine il 16.04.1955] ed io non ci siamo / andati per timore dei bombardamenti ed esplosioni causati / dalla distruzione del porto che si sta operando dal giorno 18. / quasi senza interruzione; ma in casa ci siamo concentrati nel / pensiero di Lei. Ieri una telefonata di Giorgio ci dava notizia del / suo felice arrivo da Milano. Almeno da questo punto siamo / tranquilli. I nostri inquilini Krulepil [?] mettono in libertà non / dalle due stanze da loro riempite, ma è [illeggibile, forse: evidente] che ci venga / fatta pressione per [cancellatura] dare quello che rimane ad un’altra / famiglia. [aggiunta successiva a matita] Ricevemmo con un soldato la lettera di Mercedes ed Elio [sono la nuora Merdedes Philippovich, seconda moglie di Giorgio Conighi, e il loro figlio Elio, nato a Fiume nel 1930 e morto a Trento nel 1986] del 14.IV.
- IV. Sera Siamo stati felicitati dalla visita brevissima di Giorgio / nel pomeriggio apportatore anche di quantità di alimenti / e ci sembra di non avergli dimostrato abbastanza i sentimenti / di affetto per lui e per voi tutti. Da domani vi saranno // nuove grandi restrizioni. Le finestre devono rimanere / sempre chiuse; è proibito l’essere in strada ad eccezione / di due ore in tutta la giornata, e cioè dalle 9 alle 10 e / dalle 17 alle 18. Tutto è così paralizzato, ogni attività / impossibile, gli acquisti difficilissimi! Quasi impossibile / quello del pesce che in un’ora le code non possono essere / esaurite e chi è in coda per il pane non può naturalmente / essere in un’altra coda per acquisti di altri generi. /Seguiremo col pensiero i viaggiatori e speriamo giunti / felicemente a Trieste, Giorgio, Miranda e il piccolo / Carletto [Miranda Brussich, nata a Pola il 11.08.1919 e morta a Ferrara il 26.12.2013, è la moglie di Enrico Conighi, nato a Fiume il 16.12.1914 e morto a Ferrara il 23.10.1995. Enrico è il secondogenito dell’architetto Carlo Leopoldo Conighi. Carletto è Carlo Cristiano Conighi, nato a Fiume il 24.07.1943 e morto a Ferrara il 15.10.2010, figlio di Enrico e Miranda. Carlo Cristiano Conighi fu professore associato di Genetica medica presso la facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi di Ferrara]. Quando potremo saperlo? /
29.IV. [testo a inchiostro nero]
Ho tralasciato di scrivere questi giorni nei / quali gli avvenimenti precipitano; le notizie si / susseguono contraddicenti ed il cannone si sente / quasi di continuo. Pure però si avvicina il momento dell’armistizio. Si potrà arrivarci / senza disastri per Fiume? Anche la nostra corrispondenza / è interrotta chi sa per quanto tempo!
3.V [riprende il testo a inchiostro rosso]
Giornate grandemente burrascose. La città / è stata giorno e notte continuamente intronata [meglio: rintronata] / di poderosi scoppi di mine, di cannonate. Parecchie / granate caddero in città e alcune fecero vittime. / Di faccia a casa nostra dalla parte del cortile fu colpita / una testa di camino. Di tutto ciò non si conosce la / provenienza [neanche si immaginavano i fiumani che i partigiani di Tito sparassero da Tersatto coi cannoni sulla città, come riportato nelle interviste sull’esodo da Fiume curate dallo scrivente in altri articoli, N. d. C.] e chi siano realmente i combattenti. / Pare che durante la scorsa notte tutti i tedeschi se ne sieno andati. Noi di famiglia stiamo tutti / bene, tranne Amalia molto debole. [Amalia Rassmann, nata a Trieste il 26.03.1887 e morta a Udine il 23.01.1954, è moglie dell’architetto Carlo Leopoldo Conighi] //
Io personalmente sono stato e sono perfettamente / tranquillo. Divenni fatalista, quasi indifferente a tutto, / né mi lascio impressionare, lasciando correre e / dicendomi: sarà quel che sarà. Pensiamo sempre ai / lontani, incerti di quando e di come ne avremo notizie. / Che ne è di Cesare? [Cesare Conighi, nato a Fiume il 14.05.1895 e morto a Roma il 10.12.1957, quintogenito dell’autore. Nel settembre 1943 fu imprigionato dai tedeschi e deportato nei Campi di concentramento nazisti di Norimberga e di Berlino, come ha scritto Elia Rossi Passavanti].
4.IV [recte: V, ossia, maggio]. Non ci sono più tedeschi. La città è occupata da serbo-croati.»
Fiume, 1942. A destra, il palazzo delle Ferrovie, dove abitava la famiglia Conighi. Fotografia di Francesco Slocovich
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RINGRAZIAMENTI - Si ringraziano per la consultazione dei documenti qui riprodotti i proprietari della Collezione Conighi di Udine.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITI WEB
- “Cesare Conighi cavaliere e patriota”, «Difesa Adriatica», XI, n. 46, 14-20 dicembre 1957.
- “Cesare Conighi cavaliere e patriota”, «Difesa Adriatica», XI, n. 46, 14-20 dicembre 1957.
- Lettera di Cesare Conighi a Gemma Harasim; Autore: Conighi, Cesare; Data: 1917; Dimensioni: 27,5x21,5 cm; Note: 30 maggio, 1917; Descrizione: Alla ...
- Cartolina postale di Elisa Conighi a Gemma Harasim: Cividale, 30 dicembre, 1914. Dà notizie della sua famiglia.-
- E. R. P. (Elia Rossi Passavanti), “Cavalieri scomparsi. T. Colonnello Cesare Conighi”, «Notiziario della Cavalleria Italiana. Associazione nazionale», III, n. 12, Roma, dicembre 1957, p. 4.
- E. Varutti, Cesare Conighi da Fiume ai lager di Dachau, Sachsenhausen e Polonia, on-line dal 5 settembre 2017.
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Documenti
- Documenti su Cesare Conighi con fotografia ante Grande Guerra, clicca qui: Conighi Cesare
- Documenti su Giorgio Conighi con fotografia ante Grande Guerra, clicca qui: Conighi Giorgio
- Cartolina postale di Elisa Conighi a Gemma Harasim: Cividale, 30 dicembre, 1914. Dà notizie della sua famiglia.-
- E. R. P. (Elia Rossi Passavanti), “Cavalieri scomparsi. T. Colonnello Cesare Conighi”, «Notiziario della Cavalleria Italiana. Associazione nazionale», III, n. 12, Roma, dicembre 1957, p. 4.
- E. Varutti, Cesare Conighi da Fiume ai lager di Dachau, Sachsenhausen e Polonia, on-line dal 5 settembre 2017.
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Documenti
- Documenti su Cesare Conighi con fotografia ante Grande Guerra, clicca qui: Conighi Cesare
- Documenti su Giorgio Conighi con fotografia ante Grande Guerra, clicca qui: Conighi Giorgio
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