Questo
documento non firmato esprime lo strazio di una figlia per l’imprigionamento
del padre italiano di Fiume da parte dei partigiani di Tito, dopo il 3 maggio
1945. In seguito a ricerche con i discendenti della collezione familiare si è
ritenuto di attribuire il manoscritto a Helga Maria Conighi, nata a Fiume il 16
ottobre 1923 e morta a Udine il giorno 20 del mese di aprile del 2000, in esilio.
Panorama di Fiume col porto, 1930-1940. Cartolina a cura del Libero Comune di Fiume in Esilio.
La
persona arrestata è il padre dell’autrice: Carlo Leopoldo Conighi, architetto,
nato a Trieste il 4 luglio 1884, vissuto a Fiume e morto a Udine il 5 gennaio
1972, in esilio.
Esistono
più versioni di questa lettera-supplica nella stessa collezione familiare. Ciò
significa che il dolore per l’arresto del babbo ha spinto l’autrice a formulare
più testi e a farli vedere a qualcuno per ottenere la migliore soluzione. Il
tono sembra colloquiale, nel senso che l’autrice pare che conosca il
destinatario. Sarebbe interessante effettuare un’analisi più approfondita del
testo. Si notano, infatti, la maiuscole rivolte al destinatario in segno di
rispetto della (nuova) autorità.
Non
si sa se tale lettera sia mai stata recapitata e se abbia ottenuto gli
obiettivi preposti. Di certo si sa che
l’architetto Carlo Leopoldo Conighi, funzionario delle Ferrovie italiane, ebbe
un lasciapassare / propusnica dalle autorità slave di Fiume il 2 giugno 1945,
per motivi di lavoro sulla linea ferroviaria “Fiume-Trieste-Postumia”.
In
seguito fu traferito a Udine, dove nel 1946 fece trasmigrare parte della sua
famiglia e dove si adoperò a favore dei profughi dell’esodo giuliano dalmata,
assumendo la carica di presidente della neonata Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, dal 1948 al 1954. Per la precisione dal dopoguerra al 1948 il
sodalizio recava questo appellativo: “Comitato Nazionale per la Venezia Giulia
e Zara”. Poi fu proclamato presidente onorario del medesimo sodalizio, in cui
operava pure attraverso la Lega Fiumana.
Banconota da mille corone dell'Impero Austro-Ungarico, stampata a Vienna nel 1902, cm 13 x 19. Usata a Fiume nel 1919-1920. Si noti in alto la sovrastampa in rosso "Deutsch:Osterreich". Finita esule pure essa a Udine. Collezione Conighi, Udine.
Il
testo qui riprodotto è scritto con penna stilografica a inchiostro nero,
cancellature con tagli di penna e aggiunte di parole sopra la riga su carta
bianca, fronte e retro, formato UNI di cm 21 x 29,70. Fa parte della Collezione
Conighi di Udine, che si ringrazia per l’autorizzazione alla pubblicazione. Si propone qui di seguito una trascrizione (diplomatica) del manoscritto-supplica. Nelle parentesi riquadrate ci sono alcune
spiegazioni del curatore per una migliore lettura del prodotto culturale.
Fiume, maggio 1945. Lettera-supplica di Helga Maria Conighi per chiedere la liberazione del padre arrestato dai miliziani titini. Collezione Conighi, Udine
«Compagno Zutti, mi rivolgo a Te perché solo Tu puoi aiutarmi. Più volte ho
tentato di parlare con Te, ma sempre mi hanno respinto.
Compagno Zutti [cancellato: Zutti] 12 giorni
fa hanno arrestato il mio papà, che ora si trova alle carceri [cancellato: che
ora si trova alle carceri] ignoro completamente il motivo di questo arresto e
lui pure [cancellatura illeggibile] vengo a te per supplicarti a mo
[cancellatura: a mo] in ginocchio di sollecitare ed affrettare il suo
interrogatorio, egli è vecchio ed ammalato ed ammalata è pure la mia mamma alla
quale ho tanto abilmente nascosto l’arresto del papà perché temo di perderla da
un giorno all’altro. Non c’è bisogno che io ti descriva lo strazio del mio
cuore perché so che Tu mi comprendi e comprenderai certo anche quanto prego
[cancellatura: prego] desideri [soprascritto: desideri] di avere il mio papà
[aggiunta: il mio papà] vicino papà [cancellatura: papà] in questi giorni tanto
tristi.
Papà è do [cancellatura: do] d’animo retto ed
onesto, Compagno [cancellatura: Compagno]e la sua unica colpa è stata quella di
essere idealista; lui dal fascio [cancellatura illeggibile] non ha avuto
cariche [cancellatura illeggibile] ma solo dispiaceri e delusioni; ha tenuto
per sé la sua idea, non l’ha imposta a nessuno e con essa non ha fatto del male
al prossimo [cancellatura: nessuno] e non solo io ti dico questo. Compagno
Zutti ma lo possono testimoniare tutti i 400 ferrovieri per [cancellatura: con]
i quali ha lavorato per tanti e tanti anni cercando sempre di far loro del bene
e di aiutarli in qualsiasi circostanza.
Della vita del mio papà [cancellatura:
Compagno Zutti] posso rispondere come della mia, per questo ti imploro di
affrettare e sollecitare il suo interrogatorio affinché egli possa venire al
capezzale della mamma che tanto lo chiama».
Banconota da 100 corone della Banca d'Austria Ungheria emessa nel 1922 a Vienna, cm 8 x 10,70. Usata a Fiume negli anni Venti.
Finita esule pure essa a Udine. Collezione Conighi, Udine.
Finita esule pure essa a Udine. Collezione Conighi, Udine.
Qualche considerazione conclusiva
- Non si sa il motivo dell’incarcerazione
dell’architetto Carlo Leopoldo Conighi da parte del Comitato partigiano di
Fiume.
Si sa
che erano
interrotti i trasporti tra Fiume e Trieste sia ferroviari che su strada, nel
mese di aprile 1945. Tale dato emerge, oltre che dalla letteratura già edita,
anche dal Diario Conighi, scritto dal padre dell’architetto imprigionato dai
titini. I trasporti erano impossibili a causa degli attentati e della pressione
militare dei partigiani di Tito tra i quali,
dopo l’8 settembre 1943, operavano pure dei reparti composti da italiani di Fiume, dell’Istria,
del Friuli e di altre parti del Regno d’Italia.
Ad esempio c’era il Battaglione italiano “Pino Budicin”, costituitosi il 4 aprile 1944 a pochi chilometri da Rovigno, appartenente alla 43^ Divisione Istriana alle dipendenze del NOVJ (“Narodno Oslobodilaćka Vojska Jugoslavije = Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia). Vedi in merito: Federico Vincenti, Partigiani friulani e giuliani all’estero, Udine, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), 2005, pag. 106.
Ad esempio c’era il Battaglione italiano “Pino Budicin”, costituitosi il 4 aprile 1944 a pochi chilometri da Rovigno, appartenente alla 43^ Divisione Istriana alle dipendenze del NOVJ (“Narodno Oslobodilaćka Vojska Jugoslavije = Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia). Vedi in merito: Federico Vincenti, Partigiani friulani e giuliani all’estero, Udine, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), 2005, pag. 106.
È evidente che al nuovo potere facesse comodo
qualcuno che fosse in grado di dirigere i lavori di ripristino dei trasporti
ferroviari tra Fiume, Trieste e Postumia. Forse questa è la spiegazione più
plausibile per la liberazione dell’architetto Carlo Leopoldo Conighi, aldilà
della lettera-supplica scritta dalla figlia e ora riemersa dall’oblio delle
vicende familiari.
Un altro testimone ha riferito sulla città di Fiume del 1946 e sull’importanza per i nuovi venuti di avere ferrovieri, seppur italiani. I trasporti erano essenziali per la rinascita del paese. È il macchinista ferroviere Ermes Del Fabro, nato a Udine nel 1909. Egli nel 1940 è destinato a Fiume, con la qualifica di capo deposito facente funzioni. «Se l’è vista brutta a San Pietro del Carso – ha scritto Mario Blasoni – quando un convoglio di tedeschi è stato attaccato dai partigiani e tre suoi colleghi sono morti. È stato testimone dell’occupazione slava ed è rimasto a Fiume fino al 1946. I titini non gli hanno torto un capello: In ferrovia il personale italiano era prezioso e poi il Compartimento era, allora, agli ordini del Comando inglese di Trieste».
Un altro testimone ha riferito sulla città di Fiume del 1946 e sull’importanza per i nuovi venuti di avere ferrovieri, seppur italiani. I trasporti erano essenziali per la rinascita del paese. È il macchinista ferroviere Ermes Del Fabro, nato a Udine nel 1909. Egli nel 1940 è destinato a Fiume, con la qualifica di capo deposito facente funzioni. «Se l’è vista brutta a San Pietro del Carso – ha scritto Mario Blasoni – quando un convoglio di tedeschi è stato attaccato dai partigiani e tre suoi colleghi sono morti. È stato testimone dell’occupazione slava ed è rimasto a Fiume fino al 1946. I titini non gli hanno torto un capello: In ferrovia il personale italiano era prezioso e poi il Compartimento era, allora, agli ordini del Comando inglese di Trieste».
- In un altro documento della Collezioni Conighi
di Udine si è trovata traccia dell’imprigionamento a Fiume dell’architetto
Carlo Conighi. Si tratta di un testo dattiloscritto inviato o da inviare alla
direzione di qualche organo di stampa nel 1956. L’architetto Conighi in questo
dattiloscritto si firma “Italico”, come in altri scritti per la stampa. Se ne
riproduce la parte che menziona le prigioni di Fiume, non senza fare un cenno
di ironia. Il testo è intitolato. “Visite di cortesia”.
«(…)
Nel maggio 1945 chi scrive era ospite non volontario di un certo caseggiato di
Via Roma a Fiume assieme a molti altri benemeriti concittadini e a un numero
infinito di graziose bestioline (...) ospiti abituali e permanenti (…). Italico».
Fiume, 29 giugno 1932, classe 3^ A della scuola "Adelaide Cairoli". 45 alunne di 9 anni con la maestra. Helga Maria Conighi è la quinta da destra seduta sulla panca. Fotografia R. Carposio, Fiume. Collezione Conighi, Udine.
Contributi dal web
Il signor Rudi Decleva (che ringrazio sentitamente), il giorno 11 marzo 2017, nel social media di Google mi ha scritto questo messaggio: <<Il compagno Zutti probabilmente è Oskar Piskulic', presunto capo della Polizia segreta jugoslava OZNA di Fiume, chiamato "Zuti" >>.
Da certi siti Internet si sa che "Zuti" significa: "Il Giallo". Anche altri lettori in Facebook hanno segnalato l'accostamento di "Zutti, o Zuti" al capo della polizia segreta jugoslava di Fiume.
Cenni bibliografici
Il signor Rudi Decleva (che ringrazio sentitamente), il giorno 11 marzo 2017, nel social media di Google mi ha scritto questo messaggio: <<Il compagno Zutti probabilmente è Oskar Piskulic', presunto capo della Polizia segreta jugoslava OZNA di Fiume, chiamato "Zuti" >>.
Da certi siti Internet si sa che "Zuti" significa: "Il Giallo". Anche altri lettori in Facebook hanno segnalato l'accostamento di "Zutti, o Zuti" al capo della polizia segreta jugoslava di Fiume.
Cenni bibliografici
Mario Blasoni, “Ferroviere
con la passione per l’arte”, in M. Blasoni, Cento udinesi raccontano, Udine, La Nuova Base, volume I, 2004, pp.
231-233.
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