Con “Gli appunti di Stipe” Franco Fornasaro ha scritto il suo
ottavo romanzo, edito nel 2015 dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia
Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine.
Paolo Montoneri, a sinistra, Franco Fornasaro e Elio Varutti a Pasian di Prato
L’autore, di origine istriana,
lo propone, dal dicembre 2016, in formato bilingue (italiano e croato), tanto
per dimostrare ancor di più il suo essere scrittore di frontiera, alla maniera
di Fulvio Tomizza, come egli stesso ama ricordare.
Oltre quindici partecipanti hanno potuto seguire la
presentazione nella sala “Franco Sguerzi” della Biblioteca “Pier Paolo
Pasolini” di Pasian di Prato, in provincia di Udine. L’evento, svoltosi il 5
ottobre 2017, nella rassegna Incontri con l’autore si è aperto con le parole di
Paolo Montoneri, consigliere comunale con delega alla Cultura del Comune di
Pasian di Prato, che ha portato il saluto del sindaco Andrea Pozzo.
Poi ha parlato il professor Elio Varutti, vice presidente
dell’ANVGD di Udine, ringraziando la Civica amministrazione che ospitava
l’incontro. «Porto i saluti di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine – ha
detto Varutti – e voglio ricordare il compianto presidente Silvio Cattalini,
che ha voluto fermamente questo volume, che ha un valore didascalico ed è stato
scritto con pacatezza e spirito di dialogo, proiettandosi in una dimensione
europea».
Pasian di Prato, Biblioteca "P. P. Pasolini", una parte del pubblico alla presentazione del libro di Franco Fornasaro del 5 ottobre
Poi ha parlato Fornasaro, che fa parte del Comitato Esecutivo
dell’ANVGD di Udine. «Mio papà, con antenati di Pirano, scappa nel
1947 da Cittanova – ha detto – con la mitragliatrice che si faceva sentire alle
spalle e io ho vissuto con questi pesi tra nazionalismi e interculturalità, ma
proprio a quest’ultima propende il mio sentimento di italiano e di ex ufficiale
della Marina militare».
Poi l’autore ha ricordato che la
cultura italofona va, lungo l’Istria, Fiume e la Dalmazia, da Muggia a Ulcinio,
in Montenegro, dove di recente e, nonostante quello che è successo con le guerre
balcaniche degli anni Novanta, 2017 cittadini si sono dichiarati di lingua e
cultura italiana. In seguito ha spiegato che il suo è un romanzo documentario,
perché cerca e cita i documenti storici dal Risorgimento in poi. «Da bambino –
ha aggiunto Fornasaro – ho dovuto assistere in un negozio di fruttivendolo alle
offese pronunciate nei confronti di mia madre, che erano del tipo: Bruta
‘sciava torna in Istria».
“Le vicende qui narrate – ha scritto nella prima edizione Silvio
Cattalini, presidente ANVGD di Udine, dal 1972 al 2017 – inquadrano le
sofferenze e le ricchezze di un popolo diviso dalla Storia, vale a dire gli
italofoni e gli italiani dell’esodo e dei rimasti”. Il testo, di 176 pagine, è
corredato da originali carte geografiche della Balcania, con tutti i
cambiamenti di bandiera subiti nel Secolo breve. Si pensi che alla metà del
Settecento, tutto l’Adriatico era per la Repubblica di San Marco, niente altro
che il Golfo di Venezia, considerati i porti e i territori veneziani posseduti
da secoli in Dalmazia, fino in Morea (Peloponneso) e oltre.
Franco Fornasaro in primo piano
Al termine della presentazione si è aperto un piccolo
dibattito. L’ingegnere Sergio Satti, esule da Pola, per decenni vice presidente
dell’ANVGD di Udine, ha detto: «La mia famiglia è venuta via dopo
l’attentato di Vergarolla, dell’agosto 1946 e siamo andati a Bolzano, mi
ricordo che al liceo mi vergognavo di dire che ero profugo, perché mi davano
subito del fascista, ma vorrei ricordare anch’io il grande merito del vecchio
presidente Silvio Cattalini, che per primo ebbe l’intuizione di aprire il
dialogo tra le due sponde dell’Adriatico, sin dagli anni 1990-2000, tra
gli italiani “andati” e quelli “rimasti” e le altre componenti etniche della
costa adriatica orientale». Sono intervenuti infine l’architetto Franco
Pischiutti, con parenti che lavoravano a Fiume e un signore sardo, che ha
ricordato i profughi istriani riparati a Fertilia, in Sardegna.
All’evento erano presenti e silenziose anche due signore che
hanno perso i loro cari nella foiba. Si tratta di Bruna Travaglia, di Albona, componente del Consigli Esecutivo dell'ANVGD di Udine. Suo
nonno Marco Gobbo e la zia Zora Gobbo «furono gettati
in foiba nel 1943, probabilmente in quella di Vines, una località vicino ad
Albona, il nostro paese di origine». In loro memoria Bruna Travaglia ricevette a Roma, al
Quirinale, direttamente dalle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel 2010, l’onorificenza per le vittime delle foibe. Bruna
Travaglia aveva 13 anni nel 1947, quando partì con tutta la sua famiglia da
Pola, con la nave 'Toscana", che l’avrebbe portata in salvo a Venezia. Ma
un altro aspetto tragico della vita di Bruna Travaglia è che anche il padre di
suo marito, Giuseppe Rauni, è stato vittima delle foibe. «Nella mia famiglia –
conclude Bruna citata dal «Messaggero Veneto» del 10 febbraio 2010 – ci sono state tre vittime
delle foibe. Ma senza piangersi addosso i fiumani, gli istriani e i dalmati si
sono ricostruiti una vita in giro per il mondo».
Pasian di Prato, 5.10.2017 - Un altro scorcio della conferenza di presentazione de "Gli appunti di Stipe" di Franco Fornasaro. Tra il pubblico, il primo a destra è l'ingegnere Sergio Satti, per decenni vice presidente dell'ANVGD di Udine
C’era poi anche la signora Daria Gorlato, il cui babbo
Giovanni Gorlato, nato
nel 1900, notaio di Dignano d’Istria, venne prelevato, assieme ad un gruppo di
altri italiani del paese, da quattro militi titini armati giunti col camion di
sera, il 3 maggio 1945. Li hanno portati al castello di Pisino e poi non si
seppe più nulla di tutti loro. Fu detto che li avevano uccisi e gettati nella
foiba.
Ci si è posti il problema di trattare in questo articolo la
questione delle uccisioni nella foiba di Giuseppe Rauni, di Marco e Zora Gobbo e della scomparsa
del notaio Giovanni Gorlato. Allora si ricorda lo spirito di fondo della Legge 30
marzo 2004 n. 92, che istituì il Giorno del Ricordo, col fine di conservare e
rinnovare «la memoria della tragedia
degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre
degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa
vicenda del confine orientale».
Solo esponendo tali fatti, dunque, si può continuare ad abbattere il Muro del silenzio, eretto dal dopoguerra per non disturbare Tito che stava staccandosi dai paesi satelliti della dittatura di Stalin. Si ritiene che tale obiettivo possa essere raggiunto nell’alveo del dialogo tra le sponde dell’Adriatico, con le mete della pacificazione in una dimensione europea, andando oltre il cosiddetto Silenzio degli esuli istriani.
Solo esponendo tali fatti, dunque, si può continuare ad abbattere il Muro del silenzio, eretto dal dopoguerra per non disturbare Tito che stava staccandosi dai paesi satelliti della dittatura di Stalin. Si ritiene che tale obiettivo possa essere raggiunto nell’alveo del dialogo tra le sponde dell’Adriatico, con le mete della pacificazione in una dimensione europea, andando oltre il cosiddetto Silenzio degli esuli istriani.
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Riferimenti nel web
- Per chi fosse interessato a leggere altri commenti e recensioni sul libro di Franco Fornasaro
veda: E. Varutti, “Udine, nuovo libro di Fornasaro sull’Istria”, nel web dal 14
ottobre 2015.
- Una recensione è comparsa anche su «La Voce
del Popolo», Quotidiano dell’Istria e del Quarnero a firma di Rosanna Turcinovich Giuricin, “Gli appunti di Stipe in italiano e incroato perché i giovani conoscano le radici della storia”, nel web dal 31
dicembre 2016.
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Bibliografia
Il primo testo che rivelò la storia dei tre parenti di Bruna Travaglia infoibati a Vines probabilmente è il seguente: Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo 1945-2007, Anvgd, Comitato Provinciale di Udine, 2007. Vedi pag. 43.
Il primo testo che rivelò la storia dei tre parenti di Bruna Travaglia infoibati a Vines probabilmente è il seguente: Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo 1945-2007, Anvgd, Comitato Provinciale di Udine, 2007. Vedi pag. 43.
Per la vicenda tragica subita da Bruna Travaglia vedi inoltre: Renato
Schinko, “Non dimenticherò mai la notte in cui portarono via mio padre”, «Messaggero
Veneto» del 10 febbraio 2010.
Bruna Travaglia, al centro in prima fila a Pasian di Prato per la presentazione del libro di Fornasaro
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- Dal sito web di friulionline “Un popolo diviso dalla Storia Un libro a Pasian di Prato” del 15 ottobre 2017.
Ricerca storica e servizio di networking a cura di Sebastiano
Pio Zucchiatti, Girolamo Jacobson e di E. Varutti. Fotografie di Fulvio
Pregnolato, che si ringrazia per la collaborazione.
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