giovedì 27 febbraio 2020

Luigi Del Vita, bersagliere da Montevarchi ucciso nell’eccidio di Tolmino, 1945


I massacri dei titini, dopo il 1945, anche in Toscana come in altre parti d’Italia hanno lasciato qualche famiglia che non si dà pace per la perdita di un proprio parente. C’è da dire che l’Italia di Mussolini, con Hitler e soci, aveva invaso la Jugoslavia nel 1941. Poi mutarono le sorti del conflitto.

Succede a Montevarchi, in provincia di Arezzo, un comune italiano di 24.481 abitanti. È il caso di Luigi Del Vita, un bersagliere diciannovenne del Reggimento Volontari “L. Manara”, I Battaglione “B. Mussolini”. È figlio di Mario, nato a Montevarchi (AR) il 14/09/1926. La data della sua scomparsa o uccisione è fissata al mese di maggio 1945 in località “Tolmino-Santa Lucia”, nella provincia di Gorizia del Regno d’Italia, oggi Slovenia. Questi sono dati contenuti nell’Elenco “Livio Valentini”, Caduti Repubblica Sociale Italiana, disponibile in Internet. Del Vita stava nello stesso reparto del tenente Oscar Busatti, di Ferrara, di cui il redattore del blog presente ha già scritto qualche giorno fa.
In una fotografia della collezione familiare Luigi Del Vita si è fatto ritrarre in sella ad una bicicletta, con la sigaretta in mano, forse per mostrare qualcosa di più dell’età che aveva e la dedica è tutta per la “mamma Pasqualina”. La famiglia Del Vita era molto nota a Montevarchi, tanto che si ricorda il nonno Giustino, perché sin dal 1902 aveva aperto un’edicola cartolibreria, che divenne un punto di riferimento in paese (Vezzosi; vedi in Bibliografia). Nonno Giusto in effetti è citato, a pag. 1626, come “cartolaio” del mandamento di Montevarchi nell’Annuario d’Italia, Guida generale del Regno, Roma, Bontempelli, anno XIV, disponibile alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
Il bersagliere Del Vita Luigi di Montevarchi, classe 1926, della 3^ compagnia è fra i 79 uccisi, dopo la fine della guerra, nella caverna a Tolmino. Poi i titini minano l’ingresso della grotta e fanno saltare in aria il varco, per cancellare le prove dell’orribile strage. Il suo nominativo sta nella lista ufficiale alla quale fa riferimento Onorcaduti Italia per il recupero delle salme, in collaborazione con la corrispondente Onorcaduti della Slovenia. Nel 2018 Onorcaduti della Croazia ha collaborato fattivamente per l’esumazione di nove resti umani nella fossa comune di Castua, presso Fiume, eliminati dai titini il 4 maggio 1945, tra i quali sono state identificate le spoglie del senatore Riccardo Gigante e del vicebrigadiere dei Carabinieri Alberto Diana. Alcuni di tali resti ossei, oggi, riposano nel Tempio Ossario di Udine.
Sebastiano Pio Zucchiatti, 79 bersaglieri uccisi dai titini nella caverna di Tolmino, pastelli su cartoncino, cm 21 x 29, 2020 (courtesy dell’Artista)

Anche in base alle ricerche di Luigi Papo: “Del Vita Luigi, nato nel 1926 a Montevarchi, bersagliere [risulta] prigioniero nella ‘gabbia’ di Tolmino, ucciso nei primi del maggio 1945”. Si allude, forse, ad una cancellata che chiudeva l’ingresso della caverna. È menzionato dal Ministero degli Esteri Sloveno lo stesso Del Vita Luigi, secondo Nataša Nemec, ricercatrice di Nova Gorica (Slovenia) con la seguente dicitura, mostrando un lieve errore nel cognome: “De Vita Luigi, bersagliere”.
Alcune notizie sono emerse da una comunicazione e-mail a Claudio Ausilio, del 20 febbraio 2012, di Francesca-Paola Montagni Marchiori, che gestisce l’archivio storico del battaglione ed è responsabile del gruppo famigliari dei caduti e assassinati del Battaglione presso I Battaglione Bersaglieri Volontari. “Gli artefici del ritrovamento – ha scritto Francesca-Paola Montagni Marchiori – sono stati i reduci con l’aiuto dell’esule da Tolmino Dott. Liberini che da bambino fu testimone dei fatti [allora egli] ha steso una accurata perizia consegnata dai reduci a Onorcaduti del Ministero della Difesa e che è il documento che identifica i siti e sul quale si sono basate le indagini geofisiche dei periti geologi. Inoltre il battaglione fu fondato e aveva il suo comando a Verona e nacque dalle ceneri dell’8 Reggimento”.
Luigi Del Vita, in abiti borghesi, in una fotografia della collezione familiare, con tenera dedica alla mamma Pasqualina

Titini a Gorizia coi consiglieri sovietici
È risaputo che l’occupazione di Gorizia da parte dei miliziani di Tito, assistiti da consiglieri sovietici, durò 40 giorni, durante i quali furono arrestati centinaia di italiani. Gli artificieri iugoslavi fecero persino saltare i ponti sull’Isonzo, rallentando così l’arrivo delle truppe alleate, per procedere meglio alla caccia degli italiani, innalzando i cartelli "Gorica je naša" (Gorizia è nostra). Poi puntarono sul Tagliamento. Esiste un elenco di 651 civili e militari arrestati a Gorizia e deportati dai titini fra il 1° maggio e il 12 giugno 1945 che, pur necessitando di ovvi aggiornamenti, rappresenta il teatro delle eliminazioni al confine orientale. In ogni pattuglia titina aggirantesi per la città con tanto di elenco, durante la cattura, partecipa pure un partigiano garibaldino italiano, per individuare meglio i potenziali catturandi (Scomparsi Da Gorizia, pag. 18).
Riguardo alla presenza di consiglieri russi Antonio Zappador, esule istriano, ha riferito che a Verteneglio due militari ucraini, in veste di consiglieri sovietici, avendo riconosciuto sua madre Olga Alexsandrovna Rackowsckij, della nobiltà ucraina, le si sono inginocchiati accanto baciandole la veste, alla faccia dell’uguaglianza socialista.
Luigi Del Vita, foto dal giornale "La Nazione", Cronaca di Arezzo del 1° agosto 1995, che si ringrazia per la pubblicazione e diffusione nel blog

Fonti orali e del web
- Comunicazione e-mail a Claudio Ausilio, di Montevarchi (AR) del 20 febbraio 2012, di Francesca-Paola Montagni Marchiori sull’eccidio della caverna di Tolmino.
- Antonio Zappador, Verteneglio 1939. Intervista di Elio Varutti del 23 febbraio 2020 a Fossoli di Carpi (MO).

Ringraziamenti
Per il presente articolo la redazione del blog è riconoscente al signor Claudio Ausilio, esule da Fiume e socio dell’ANVGD di Arezzo, che ha fornito gentilmente i materiali di ricerca, nonché la fotografia del bersagliere scomparso, contattandone i suoi familiari e proseguendo una tradizionale e collaudata collaborazione con l’ANVGD di Udine. Si ringrazia Giovanni Doronzo per la fotografia di Dignano d'Istria. Grazie a Daniela Zatta, discendente di Del Vita per l'immagine del suo caro parente.

Collezione familiare
Daniela Zatta, nipote di Luigi Del Vita, Montevarchi (AR), fotografia.

Cenni bibliografici
- Annuario d’Italia, Guida generale del Regno, Roma, Bontempelli, anno XIV.
- Associazione Congiunti dei Deportati in Jugoslavia, Gli scomparsi da Gorizia nel maggio 1945, a cura del Comune di Gorizia, Gorizia, 1980.
- Guglielmo Vezzosi, “Massacrato. A guerra finita”, «La Nazione», Cronaca di Arezzo, 1 agosto 1995 (o 1° settembre).

Sitologia
Giovanni Doronzo, Muro di Dignano d'Istria con storiche pitture, febbraio 2020 (courtesy dell'Autore)
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Servizio giornalistico e di Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Testi e ricerche di Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo che si ringraziano per la cortese concessione alla diffusione e pubblicazione nel blog presente e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI – 33100 Udine.– orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

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